"Ma allora questo signifika ke nn ho mai amato? Eppure sn stata
ragazza anke io, ma certe fantasie così sfrenate nn le avevo... Oggi ke mi
aspettavo una pacata maturità, brucio kome un adolescente …" VV
A farci
scegliere l'auto (e il partito) è la parte più antica
del nostro cervello. Ipotesi: senza il consenso dello strato più primitivo della mente
quello ereditato dai rettili, non possiamo fare le nostre scelte. Il cervello
razionale serve solo a giustificarle.
Che cosa induce un milanese
il cui tragitto quotidiano è un unico viale, da piazzale Loreto (dove
abita) a San Babila (dove
lavora), che non ha possedimenti terrieri e trascorre i week end in Liguria
(tutta autostrada), a comprare
un fuoristrada a 4 ruote motrici? «Il suo cervello rettile» risponde Clotaire Rapaille, antropologo culturale ed esperto
di marketing.
L'ebreo errante |
E infatti per far centro con i messaggi pubblicitari Rapaílle
studia la parte più antica del nostro cervello,
quella che si è evoluta all'epoca dei rettili, la sede di odori, violenza, sesso
e altri istinti primordiali. «Certo, la scelta dell'acquisto coinvolge anche
la parte razionale del cervello, la corteccia: numeri o prezzo sono elaborati
qui, nella sede dell'intelletto, ma si
limitano in genere a fornire l'alibi al cervello rettile» spiega Rapaille.
«Anche l'amigdala, il cervello mediano che controlla le emozioni, dirà la sua, soprattutto
sull'estetica, ma la forza dominante nell'acquisto, quella che vince sempre, è il cervello rettile».
Il modello di Rapaille ha guidato le vendite della FT Cruiser, la macchina
della Chrysler diventata un successo
commerciale. Rapaille è l'asso nella manica delle grosse aziende: ha ben 50
clienti fra le 100 top company
elencate dalla rivista Fortune. Ma
Rapaille non studia l'inconscio di ogni singolo individuo.
Il figlio nero! |
Studia l'inconscio culturale collettivo,
che secondo lui è molto più importante di età, gruppo socioeconomico, geografia
o genere. Chi ci fa desiderare un uomo o una donna con
attributi sessuali superdotati, dalle misure fuori del normale e poi
convolare a giuste nozze con l’amica
delle elementari? E’ sempre il cervello rettile,
l’antico degli antichi! Quello che pur di avere una prole feconda, faceva
desiderare ai nostri progenitori una Venere di Willewndorf, matura, grassa, seni enormi e un bacino
immenso! E tale archetipo torna sempre. Dopo le maggiorate degli anni ‘50, le
donne grissino degli anni ‘60 e ‘70, sono tornate le misure grosse, al punto
che maschi e femmine si rivolgono al chirurgo estetico per ingrandire ora
questo, ora quello.
Le
guide invisibili
Secondo il famoso psicanalista Carl Jung, esistono immagini dette
"archetipi", come l'ombra,l'anima, il vecchio saggio, il buono, il
cattivo, che si sono formate da tempi immemorabili, sono universali, di tutta
l'umanità, ed esistono nello strato profondo dell'inconscio collettivo.
Il cervello rettile nella nostra mente |
Ci
sono però anche altri archetipi che non sono universali, ma diffusi in gruppi
più ristretti: un popolo, una classe sociale, una generazione. Questi archetipi guidano il
comportamento inconscio di ogni suo membro: il suo modo di vedere la
famiglia, l'onestà, la guerra e via elencando. Gli archetipi
culturali Usa sono diversi da quelli francesi e ancora diversi da quelli
giapponesi. Da essi discende il comportamento nei confronti degli immigrati e
il risultato delle elezioni politiche. E sono importanti anche nelle scelte dei
consumatori.
In
america prevale l’igiene in Francia le carezze
A Rapaille si è rivolta per esempio un'azienda casearia francese
che voleva esportare i suoi prodotti in Usa. Aveva tradotto lo spot di
successo usato in Francia per trasmetterlo oltre oceano: una donna accarezza sensualmente, tocca e annusa un formaggio.
Ma era stato un flop e nessuno capiva perché. Rapaille scoprì che per la
cultura francese il formaggio è "vivo"; e infatti al mercato la
donna francese prende il formaggio in mano, lo palpa e lo annusa. Negli Usa
invece nessuno lo vorrebbe palpare e tanto meno annusare. Anzi, tutti quei
palpamenti danno un'idea di scarsa igiene.
Rapaille consigliò di enfatizzare la sicurezza del suo incarto di plastica. La nuova campagna di spot incrementò
le vendite del 50%.
Il
rettile giuda l’archetipo
Fra gli archetipi culturali ci sono anche pregiudizi e stereotipi.
Anche questi inconsci. Non solo: secondo le ultime ricerche un adulto può
avere convinzioni consce in contraddizione con quelle inconsce. Anche chi
crede di essere privo di pregiudizi, facendo i
test di Mahzarin Banaji, docente di psicologia a Yale, scopre di non esserne
immune. «A livello inconscio siamo tutti razzisti» dice Banaji.
Gli zingari |
Il ricercatore
presenta ai volontari una serie di aggettivi positivi o negativi, ognuno
abbinato a un cognome tipicamente "bianco" o "nero". Per
esempio "elegante sig. Bianchi" e "elegante - sig. Ali".
Cognome e aggettivo appaiono insieme sullo schermo di un pc e chi fa il test
deve premere un tasto che indica se l'aggettivo è "positivo" o
"negativo". La maggior parte dei soggetti che partecipano all'esperimento
(sia bianchi sia neri) risponde più velocemente quando l'aggettivo positivo è
abbinato al cognome "bianco" o l'aggettivo negativo a quello
"nero". «La nostra mente elabora più velocemente queste
associazioni perché è più abituata a farle» dice Banaji. Vi ricordate? La mente
inconscia elabora le informazioni in 12 millisecondi, quella razionale il
doppio! Le emozioni ci mettono nei guai!
A
5 anni si subiscono gli archetipi!
Come si spiega la nascita di questi archetipi
culturali? Per comprendere il mondo, il cervello umano lo divide in
categorie: persone, luoghi, cose. «Questa suddivisione è una componente
importante dell'intelligenza» dice Banaji. «Ma gli stereotipi sono l'eccesso».
Gran parte di ciò che è depositato nel nostro inconscio viene dalla cultura
che ci circonda. Quando si infilano nella mente gli stereotipi?
La volpe e l'uva |
«A 5 anni molti bambini hanno stereotipi già
assimilati su chi sono i neri, chi le donne, chi gli anziani» dice Margo Monteith,
docente di psicologia all'University of Kentucky. «A 5 anni non si è in grado di scegliere se
accettare o rifiutare queste idee: manca l'esperienza per farsi un'idea
personale». E così il pregiudizio insegna che gli
zingari sono ladri, le donne emotive, i carabinieri non molto intelligenti...
«Gli stereotipi non devono essere veri per ottenere il loro effetto» dice
Monteith. E così l'inconscio influenza irrazionalmente il comportamento non
solo dei singoli, ma anche delle culture. Pensate
agli Ebrei, ossessione di Hitler, e il conto torna.
Inoltre abbiamo bisogno di sentire di far parte di
un gruppo, un villaggio, una contrada e la nostra identità è attaccata a
classificazioni ancor più ambigue, come razza e classe sociale. Vogliamo sentirci bene grazie al gruppo
cui apparteniamo e allora denigriamo chi non ne fa parte. Tendiamo a
vedere i membri del nostro gruppo come individui, e quelli degli altri
gruppi come una massa indifferenziata.
«Se pure lo stereotipo contenesse un po' di verità, porta comunque a errori di valutazione: si
applica a un singolo una generalizzazione relativa a un gruppo» dice John
Bargh, docente di psicologia sociale alla New York University «ed è ingiusto:
le persone vanno giudicate come individui, non come membri di un gruppo».
Gabry, are Daisy Jones of London, I have to give you information. Check if it is true that the cerebellum also means love and affection. I am sending you this item on the net. You are unique, but its the only one that compares love with reality, anatomy and physiology, while maintaining the high voltage level and charming. For he who touches these keys is either a doctor or a poet. You are both! I live in London and here in England I think we are a hundred that look at your blog. I like you so much. Daisy63
RispondiEliminaGabry, sono Daisy Jones di Londra, devo darti un informazione. Verifica se è vero che il cervelletto implica pure l’amore e l’affettività. Ti invio l’articolo in rete. Sei unico, ma proprio l’unico che confronta l’amore con la realtà, l’anatomia e la fisiologia, mantenendo sempre il livello di tensione alto e affascinante. Infatti chi tocca questi tasti o è un medico o un poeta. Tu sei entrambi! Risiedo a Londra e qui in Inghilterra credo siamo un centinaio che guardiamo il tuo blog. Mi piaci tanto. Daisy63
Sai già che abito a Rio de Janeiro, ti ho scritto altre volte. Ho trovato interessati tutte le storie e le filosofie che descrivi. Vorrei pubblicassi qualcosa su l’amore del ‘700, definito il secolo dei libertini, almeno a Venezia. Complimenti per il Blog è veramente bello. Ti saluto LanaDias62
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