L’innamoramento,
quello vero, è l’esperienza più sconvolgente di tutta la vita di un essere
umano! Gli studi sul cervello limbico ne testimoniano l’autenticità! GV
Allora, da dove
dobbiamo partire per la nostra ricerca sull'amore di coppia? Da quali tipi di
legami? La coppia è una relazione stabile, che dura nel tempo. Dobbiamo perciò
guardare ai legami forti.
Federica Pellegrini - Da crisalide a "Che femmina!" |
Se domandate alla gente perché si è sposata, vi
risponde «perché ero innamorata». Perciò dobbiamo guardare all'innamoramento. Eppure,
se sfogliamo le riviste e gli articoli che trattano dell'amore di coppia,
vediamo che non ne parlano, non lo studiano. Prevale l'idea, nata con Freud,
che l'amore sorga a poco a poco dall'attrazione erotica soddisfatta. Incomincia
con lo sguardo ricambiato. Se 'altro risponde nello stesso modo, si passa
all'incontro graduale dei corpi: le mani si sfiorano, si stringono.
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Poi il
primo bacio, il primo appuntamento amoroso. Quando tutto va bene, segue la
relazione sessuale, la fusione fisica. Ancora un po' più in là compare la tenerezza,
la passione, l'intimità. Perché secondo questa tesi, I'amore diventa tanto più
forte quanto migliore è l'intesa, la soddisfazione reciproca. Finché l'altro
non ci appare indispensabile e sentiamo con dolore la sua mancanza. Allora
siamo innamorati. Insomma l'innamoramento sorgerebbe, a poco a poco, dalla
soddisfazione reciproca. Questa concezione gradualista dell'innamoramento è
smentita dalla realtà. L'amore, dopo un avvio graduale ed incerto, di solito
esplode rapidamente.
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In inglese ed in francese, infatti, si usa l'espressione fall in love e tomber
amoureux. Spesso due persone si innamorano prima di aver avuto esperienze
sessuali, si desiderano
prima di essersi conosciute a fondo, si cercano anche quando non sono
corrisposte! La passione amorosa non cresce gradualmente in rapporto alla
reciproca soddisfazione sessuale. Erompe inattesa
fra due estranei e li trascina, loro malgrado, l'uno verso l'altro. E
non è solo desiderio sessuale, non è solo tenerezza. È
qualcosa di diverso. È uno stato emotivo nuovo, sconosciuto, inatteso ed inebriante. Il
massimo dell'intensità dell'amore, del desiderio, della passione, si ha proprio
all'inizio del rapporto.
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Semmai declina nel tempo con la conoscenza e l'intimità.
Esattamente il contrario di quanto dovrebbe accadere secondo il meccanismo del
rafforzamento graduale. Per capire il processo amoroso non bisogna partire dal
basso, dall'attrazione sessuale e poi salire gradualmente, ma partire
dall'alto, dall'esplosione, dall'innamoramento.
E l'innamoramento non è solo erotismo o piacere. È una esperienza unica ed inconfondibilé,
uno sconvolgimento radicale della sensibilità, della mente e del cuore, che
fonde insieme due persone diverse e lontane. L'innamoramento produce una
trasfigurazione del mondo, una esperienza del sublime. È follia, ma anche scoperta della propria verità,
del proprio destino. È fame, brama ma, nello
stesso tempo, slancio, eroismo, dimenticanza di
sé.
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«Ti amo», per noi, per la nostra tradizione, non vuol dire solo «mi piaci», «ti voglio», «ti desidero», «ti sono
affezionato», «provo dell'affetto», ma «tu per me sei l'unico volto fra gli
infiniti volti del mondo, l'unico sognato, l'unico desiderato, l'unico a cui io
aspiro sopra ogni altra cosa e per sempre». Come dice il Cantico dei cantici: «Ci sono sessanta regine,
ottanta concubine e fanciulle senza numero; ma la
mia colomba, la mia perfetta, è l'unica». Se vogliamo aderire ai fatti,
dobbiamo studiare il processo di formazione della coppia partendo
dall'innamoramento. Quindi da un evento discontinuo, esplosivo, straordinario.
Intendiamoci, non sosteniamo che tutte le coppie si formino in questo modo.
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Ci
sono coppie basate sull'attrazione erotica, il piacere di stare insieme,
l'abitudine, l'aiuto reciproco, il bisogno economico e su altri meccanismi che
studieremo in seguito. Ma il meccanismo fondamentale con cui nella vita adulta
si formano i legami amorosi forti, è l'innamoramento. Quando siamo innamorati
il nostro amato non è confrontabile e rimpiazzabile da nessun altro. Egli è l'unico, assolutamente l'unico, essere
vivente capace di darci gioia. Chiunque altro incontriamo, fosse anche il
nostro divo preferito,
non ci basta. Se non c'è il nostro amato, il
mondo resta arido, vuoto. L'innamorato che si domanda se è corrisposto, l'innamorato
che sfoglia la margherita, sa
che nessuna forza potrà ormai sradicare il suo amore, mentre teme che il
suo amato possa ancora essere sedotto, portato via.
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Perciò gli domanda
contínuamente: “mi ami?”. E non si stanca di
sentire la stessa risposta: «sì, ti amo».
Perché quella risposta è l'unico punto fisso su cui ricostruire il mondo. Tutto
il suo universo ha cambiato centro, si muove attorno alla persona amata. Il suo
amore è la precondizione di qualsiasi altro desiderio, di qualsiasi altra
attività. La persona innamorata si trova in una condizione straordinaria. Vive
una sorta di ebbrezza, di estasi. Platone consi- derava l'innamoramento un delirio ispirato dal dio, una
follia divína.
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Come l'ispirazione artistica e il dono profetico.
L'innamorato vede ogni cosa trasfigurata. La natura, l'aria, i fiumi, le luci,
i colori sono più luminosi, più intensi. Si sente trascinato da una forza cosmica
che lo porta verso la sua meta e il suo destino. Le contraddizioni della vita quotidiana perdono di senso.
Egli si sente schiavo e prigioniero, eppure,
nello stesso tempo, libero e felice. Soffre,
si tormenta, ma non vorrebbe mai e poi mai rinunciare al suo amore. L'innamoramento
agisce sulla psiche come la temperatura sui
metalli. Li rende fluidi, incandescenti e possono così mescolarsi, saldarsi
insieme, assumere nuove forme che poi diventano permanenti. L'amore rende le
persone plastiche, le fonde insieme, le trasforma, le salda. In questo modo produce legami forti che possono resistere a
traumi, conflitti, delusioni.
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Noi possiamo lottare contro il nostro
amore, rifiutarlo, fare ogni sforzo per restare lontani dalla persona che amiamo,
per dimenticarla. Possiamo
giudicarla cattiva, crudele, possiamo odiarla. Possiamo considerare il
nostro amore una malattia. Tormentarci con il dubbio, la gelosia. Però il
nostro amore continua ugualmente. Ci si impone,
prevale. È qualcosa che va contro il giudizio
dell'intelletto o che riesce sottilmente a sedurlo. Anche quando il
nostro amato ci tratta male, siamo sempre pronti a trovare una scusante.
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Pensiamo che, se riuscissimo a toccare certe corde del suo cuore, cambierebbe.
L'innamorato è convinto di conoscere l'amato meglio
di quanto lui stesso si conosca. E pensa che, se si conoscesse nello
stesso modo, non potrebbe non ricambiare il suo amore.
L'innamoramento, anche se poi svanirà, ci fa
pensare che ameremo per sempre, qualunque cosa accada. Ci mette
spontaneamente in bocca le parole del matrimonio. «Sei tu disposto a prendere
in matrimonio questa persona e ad amarla nella buona e nella cattiva fortuna,
nella ricchezza e nella povertà, nella salute e nella malattia, finché morte
non vi separi?» L'innamoramento ci fa amare l'altro per ciò che
egli è, rende amabili anche i suoi difetti, anche le sue mancanze, anche
le sue malattie. Quando ci
innamoriamo è come se aprissimo gli occhi. Vediamo un mondo meraviglioso
e la persona amata ci appare come un prodigio dell'essere.
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Ogni essere è in se
stesso perfetto, diverso dagli altri, unico, inconfondibile. Così ringraziamo il nostro amato di esistere, perché la
sua esistenza arricchisce non solo noi stessi, ma il mondo. Scrive Properzio: «Tu mihi sola domus, tu Cynthia sola parentes omnia tu
nostrae tempora laetitiae». Egli non dice solo “mi piaci, ti
desidero», ma «tu sei la mia sola casa; tu sei tutta la mia famiglía, tu sei la
delizia della nostra epoca». È così che una
madre vede il suo bambino e il bambino sua madre. Eppure il legame dell'innamoramento
emerge improvviso fra due persone che non si sono mai incontrate. Grazie all'innamoramento due
sconosciuti sentono fra di loro una affinità profonda, una sostanza comune che va al di là delle loro
persone coscienti. Per questo possono dirsi: «Io sono te e tu sei me».
Ne Il convito, di Platone, Aristofane spiega questo tipo di esperienza dicendo
che gli esseri umani un tempo erano una unità indivisa, che Zeus ha poi separato in due parti, perennemente alla ricerca della metà perduta.
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Tuttavia,
a differenza del legame di sangue che «esiste», che «è scontato», questo legame
è anche tutto da costruire, da realizzare. Gli amanti sentono il compimento del
loro amore come un dovere sacro, una
chiamata come quella della patria, della fede. La persona innamorata si sente
obbligata interiormente ad impegnarsi, a stabilire un patto, un giuramento. L'amore perciò
non è solo piacere, desiderio, sentimento, passione,
è anche impegno, giuramento, promessa. Non è
solo costretto a «pensarsi per sempre», ma è costretto anche ad «impegnarsi per sempre».
È progetto di edificazione di qualcosa che si propone di durare nel tempo.
Gabry! Non mi dici più niente. Spesso non rispondi a telefono! Come mai? Hai già trovato chi ti ha guarito dai fantasmi del passato? Ti ha fatto così male questa donna da te definita di mal affare? Scordala, non ne vale la pena, se ti ha venduto per 30 danari! Vorrei guarirti ma penso che sei in buona compagnia. Quando vengo a giugno dimmi tutto. Un abbraccio. Lucrezia.
RispondiEliminaP.S. Abbiamo trovato casa dalle tue parti, ti faremo una sorpresa!