Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Lucrezia Grimaldi
L’amore,
rappresenta il bisogno e la capacità di
trascendere noi stessi e, insieme ad un
altro, creare una realtà
nuova. Talvolta, quando si altera l' equilibrio tra il dare e il
ricevere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, l'amore può trasformun'occasione di
crescita e arricchimento, in una gabbia senza prospettive
di fuga, con pareti fatte di dolore. Questo è quello che succede quando
si scivola nella dipendenza affettiva. La
dipendenza affettiva è una
Magnifica ossessione di Douglas Sirk - Jane Wyman e Rock Hudson |
forma patologica di amore caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva,
in cui l'individuo, “donatore d'amore” a senso unico, vede nel legame con un altra persona, spesso problematica o sfuggente, l'unico scopo della
propria esistenza e il riempimento dei propri vuoti affettivi. Non sempre
la differenza tra amore e dipendenza affettiva è netta. Può addirittura
accadere che i due fenomeni si confondano.
La chiave di distinzione sta nel grado di
autonomia dell'individuo e nella sua capacità di trovare un senso in se
stesso. Diversamente da quanto comunemente si crede, l'amore nasce dall'incontro di due unità, non di due metà.
Solo
se si percepisce nella sua completezza è possibile donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell'altro.
Chi è affetto da dipendenza affettiva, non essendo autonomo, non riesce a vivere l'amore nella sua
profondità e intimità. La paura dell'abbandono, della
separazione, della solitudine generano un costante stato di tensione. La
presenza dell'altro non è più una libera scelta ma è vissuta come una questione di vita o di
morte: senza l'altro non si ha la percezione di esistere. I propri bisogni e desideri
individuali vengono negati e annullati in una relazione simbiotica. La
dipendenza affettiva, diversamente da quanto a volte si
manifesta all'evidenza,
non è un fenomeno che riguarda una sola persona, ma
è una dinamica a due. A volte il partner del “dipendente affettivo” è un
soggetto problematico, che maschera la propria dipendenza affettiva con una
dipendenza da droga, alcol o gioco d'azzardo.
In questo caso i problemi del compagno diventano la giustificazione per
dedicarsi interamente all'altro bisognoso, non prendendosi il rischio di
condurre un'esistenza per sé. Altre
volte la persona amata è rifiutante, sfuggente o irraggiungibile, per esempio sposata o non interessata alla relazione. In
entrambi i casi quello che seduce
è la
lotta: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da
chi non ci ricambia in modo soddisfacente, e cresce
in proporzione al rifiuto, anzi se non ci fosse quest'ultimo, il
presunto amore non durerebbe. La persona
che ha una dipendenza affettiva di solito soffoca ogni desiderio e interesse
individuale per occuparsi dell'altro ma inevitabilmente viene delusa e il suo amore prende la forma del risentimento. Allo stesso tempo non
riesce ad interrompere la relazione, in virtù di ciò che definisce “amare
troppo”, non rendendosi conto che questo
comportamento
distrugge l'amore che richiede invece autonomia e reciprocità. Nella
dipendenza affettiva, ciò che viene sperimentato come amore diventa una droga.
I sintomi della dipendenza sono gli stessi :
ebbrezza:
il soggetto prova una sensazione di
piacere quando sta con il partner, che non riesce ad ottenere in altri modi e
che gli è indispensabile per stare bene.
tolleranza:
il soggetto cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicare al partner, riducendo sempre di più il proprio tempo autonomo e i contatti con l’esterno.
astinenza: il soggetto sente di esistere solo
quando c'è l'altro, la sua mancanza lo getta
in uno stato di allarme.
Pensare la propria vita senza l'altro è
inimmaginabile. L'altro è visto come l'unica fonte di gratificazione, le
attività quotidiane sono trascurate, l'unica cosa importante è il tempo trascorso con l'altro. (A
onor del vero, però, nell’innamoramento profondo l’ebbrezza, l’astinenza e la
tolleranza quasi si confondono con la dipendenza affettiva. ndr)
Incapacità di controllare il proprio comportamento: una riduzione di lucidità e
capacità critica che crea vergogna e rimorso e che in taluni momenti viene sostituita
da una temporanea lucidità, cui segue un senso di prostrante sconfitta e una ricaduta nella dipendenza,
che fa sentire più imminenti di prima i propri bisogni legati all’altro. Questi
processi si colorano di rabbia e senso di colpa. Inoltre,
a differenza delle
droghe, che sono più facilmente disponibili, si può generare una paura ossessiva di perdere
la persona amata, espressa con gelosia e possessività, che si alimenta
smisuratamente ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce.
La
posizione paradossale che caratterizza la dipendenza affettiva è: “non posso stare con te”
(per il dolore in seguito a umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti) “ne senza di te”, (per
l'angoscia al solo pensiero di perderti). La dipendenza affettiva affonda le
sue radici nel rapporto con i genitori
durante l'infanzia. Le persone dipendenti da bambini hanno ricevuto il messaggio che
non erano degni di essere amati o che i loro bisogni non erano
importanti. Queste persone di solito provengono da famiglie in cui i bisogni emotivi sono stati trascurati
in virtù dei bisogni materiali. La crescita copre la ferita, ma la lascia insanata. Attraverso
l'identificazione con il partner le persone dipendenti cercano di salvare se
stessi e colmare le proprie carenze affettive. Nella vita di coppia si riattribuiscono,
più o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a
quello vissuto con i genitori, nel tentativo di cambiare il finale.
L'assenza della possibilità di sperimentare una sensazione di sicurezza
nell'infanzia genera il bisogno di controllare l'altro, nascosto dietro un'apparente tendenza all'aiuto. Il principale problema nella risoluzione
delle dipendenze affettive è l’ammissione di avere un problema. Esistono,
infatti dei confini estremamente sottili tra ciò che in una coppia è normale e ciò che
diviene dipendenza.
La
difficoltà nell’individuazione del problema risiede anche nei modelli distorti
di amore che possono far ritenere determinati abusi e sacrifici di sé come
“normali”. Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere il
problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento
impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati dei copioni da cui è difficile uscire.
Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il
fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di
sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico. E'
questo il momento in cui si è più disposti a chiedere aiuto, e può essere l'occasione
per iniziare un percorso psicologico di cambiamento, finalizzato
alla costruzione di legami sentimentali più appaganti.
Ciao, Gabry
RispondiEliminaTi ho già scritto l'altro ieri e se non ti ricordi di me tra cinquantamila femmine, io sono Debora Zanella. Faccio parte anch’io del cosiddetto club di Padova, Lunardi e company. Insegno in città Psicologia al Liceo Pedagogico. Queste tue ferventi sostenitrici mi sommergono di domande strane e devo dire che leggendoti hanno ragione. La tua Psicologia è più farcita di rifermenti d’autore che la Divina Commedia! Spazi dalla Letteratura alla Poesia, dalla Psicologia alla Biochimica, dal fatto di costume alle varie teorie sull’amore. Sei un casino! Quando sembra che si viene a capo di un argomento ne tiri fuori un altro che mi destabilizza. Non che non siano documentati. Per carità ce n’è anche troppi. E’ la disinvoltura di come tratti gli argomenti più disparati che mi mette in crisi. E io per motivi di lavoro e professionali li tratto da 30 anni! Quantunque non sempre mi districo bene. Ad esempio, lo spregiudicato accostamento religioso in un blog ricco di eros e passione. Solo tu potevi conoscere “Bergmann - Anatomia dell’amore” che tratta l’amore nelle varie culture. Negli ultimi tempi sei più commerciale ma vedo che hai superato i 53.000 iscritti! Come vedi non si vive di solo ….. cultura! Ma a me interessa l’amore come lo descrivi tu, pertanto il tutto non fa una grinza, se serve a mantenere il Blog. Debora57