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mercoledì 23 gennaio 2013

ANAIS NIN Racconti erotici









                              ANAIS NIN  
Racconti erotici



Ad un certo punto, un misterioso cultore della letteratura erotica, chiese ad Anais Nin di scrivere dei racconti molto spinti in cui, specificò, ci fosse più sesso che filosofia. E lei, un po' per la necessità di guadagnare, un po' forse per sfida e divertimento, accettò la sua proposta. Nacquero così tutta una serie di brevi storie (poi riunite nei volumi intitolati "Il delta di Venere" e "Uccellini") in cui la giovane scrittrice affronta tutta la gamma 




Anais Nin - Henry e June 




delle sfumature erotiche possibili. Dall'incontro saffico al voyeurismo, dall'incesto tra fratelli e sorelle, alle avventure di una serie di disinvolte modelle alle prese con pittori giovani e vecchi dai voraci appetiti sessuali. C'è la storia di Bijou, regina delle puttane, convinta che "vivere costantemente con un pene dentro rende affascinante una donna" e quella di Lilith "sessualmente fredda", ma che il marito riesce a risvegliare fingendo di somministrarle una potente dose di cantaride, portandola al desiderio ossessivo di sperimentare ogni genere di afrodisiaco esistente. Com'è evidente si tratta di storie variopinte e trasgressive, a volte addirittura surreali, che Anais Nin rivendica quasi con orgoglio nel racconto intitolato "Marianne"  ( "Mi chiamerò la madame di una casa di prostituzione letteraria, la madame di un gruppo di scrittori  





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affamati che producevano letteratura erotica per venderla ad un collezionista. Io fui la prima a scrivere per lui..." ) raggruppando i propri sogni, le fantasie e le curiosità più inconfessabili senza falsi pudori, ma guidata dal piacere puro di fantasticare liberamente attorno ad un tema che certo le era congeniale. Diversamente non avrebbe riversato tanta bruciante passione nelle pagine del diario in cui il suo amore per Henry Miller diventa protagonista assoluto ( "Henry & June" - Bompiani). Ma è infatti, proprio raccontando in prima persona che la scrittrice riesce a sviscerare appieno tutta la carica sensuale che la contraddistingue. I brani che seguono sono così intensi e accorati, così vibranti di desiderio e piacere da divampare come fuochi a distanza di ottant'anni e nonostante le numerose riletture.





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Dal racconto "Artisti e modelle" - IL DELTA DI VENERE - Bompiani.

"La sollevò dal letto e la depose sul pavimento, appoggiata alle mani e alle ginocchia, e le disse: "Muoviti". Louise incominciò a muoversi carponi lungo la stanza, coi lunghi capelli biondi che la coprivano per metà, e il peso della cintura che le faceva inarcare la schiena. Allora lui le si inginocchiò dietro e inserì il pene, con tutto il corpo sopra di lei, muovendosi a sua volta sulle ginocchia ferree e le braccia lunghe. Dopo che l'ebbe goduta da dietro, fece scivolare la testa sotto di lei in modo da poter succhiare i suoi seni generosi, come fosse un animale, trattenendola in questa posizione con le mani e la bocca. Ansimavano e si contorcevano entrambi, e solo allora egli la sollevò, la mise sul letto, e alzò le gambe per appoggiarsele sulle spalle. La prese violentemente e furono scossi dai tremiti mentre venivano insieme."




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Tratto dal “Delta di Venere” di Anais Nin

Egli le toccò la gola e attese. Voleva essere sicuro che dormisse. Poi le toccò i seni e Bijou non si mosse. Con cautela e destrezza Le accarezzò il ventre e con la pressione del dito spinse la seta nera del vestito in modo da sottolineare la forma delle gambe e lo spazio tra di loro. Dopo aver dato forma a questa valle, continuò ad accarezzarle le gambe, senza però toccargliele sotto il vestito. Poi si alzo silenziosamente dalla seggiola, andò ai piedi del divanetto, e si inginocchiò. Bijou sapeva che, in questa posizione, poteva guardarle sotto il vestito e vedere che non portava niente. L'uomo guardò a lungo. Poi sentì che le sollevava leggermente l'orlo della gonna, per poter vedere di più. Bijou si era allungata tutta sul divano con Le gambe leggermente divaricate. E ora si scioglieva





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sotto il tocco e gli sguardi di lui. Com'era bello sentirsi guardare, mentre fingeva di dormire, e sentire che l'uomo era completamente libero. Sentì che la seta veniva sollevata, le gambe scoperte. E lui le guardava.
Con una mano gliele accarezzava dolcemente, lentamente, godendosele senza problemi, sentendo le linee armoniose, i lunghi passaggi serici che salivano sotto il vestito. Era difficile per Bijou rimanere assolutamente immobile. Avrebbe voluto aprire di più le gambe. Come si muoveva lenta la mano di lui. La sentiva seguire i contorni delle gambe, soffermarsi sulle curve, fermarsi sul ginocchio, poi continuare. Poi si interruppe, proprio prima di toccarle il sesso. L'uomo probabilmente Le aveva guardato il viso per vedere se era profondamente ipnotizzata. Poi, con due dita, incominciò a toccarle il sesso, a palparlo.





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Quando sentì il miele che affluiva lentamente, egli nascose la testa sotto la gonna, si nascose tra le sue gambe, e incominciò a baciarla. La sua lingua era lunga e agile, penetrante. Bijou dovette trattenersi dallo spostarsi verso la sua bocca vorace.
La piccola lampada emanava una luce così tenue, che Bijou si azzardò a socchiudere gli occhi. L'uomo aveva ritirato la testa da sotto la gonna e si stava togliendo lentamente i vestiti. Era in piedi accanto a lei, magnifico, alto, simile a un re africano, con gli occhi brillanti, i denti scoperti, la bocca umida.
Non muoverti, non muoverti, se vuoi che faccia tutto quel che vuole. Cos'avrebbe fatto un uomo a una donna ipnotizzata, che non doveva intimorire o compiacere in alcun modo?




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Nudo, egli torreggiò su di lei e, circondandola con entrambe le braccia, la rigirò delicatamente. Ora Bijou gli offriva le sue natiche sontuose. Egli le sollevò il vestito e le allargò i due monti. Fece una pausa, per riempirsi gli occhi. Le sue dita erano sicure, calde, mentre le apriva la carne. Si piegò su di lei e incominciò a baciarle la fessura. Poi Le fece scivolare le mani intorno al corpo e la sollevò verso di se, in modo da poterla penetrare da dietro. All'inizio trovò solo l'apertura del culo, troppa piccola e stretta per potervi entrare, poi trovò l'apertura più larga. Ondeggiò dentro e fuori di lei per un momento, poi si interruppe.
La rivoltò di nuovo, in modo da potersi vedere mentre la prendeva da davanti. Le sue mani cercarono i seni sotto il vestito e li schiacciarono con carezze violente. Il suo sesso era grosso e la riempiva completamente. Lo introdusse con tanta violenza che Bijou temette di avere un orgasmo e di tradirsi. Voleva prendersi il suo piacere




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senza che lui lo sapesse. Lui la eccitò talmente con il suo ritmo sessuale incalzante che, quando scivolò fuori per accarezzarla, lei sentì arrivare l'orgasmo. Ora tutto il suo desiderio era teso a provare un nuovo orgasmo. Egli cercò di spingerle il sesso nella bocca semiaperta e Bijou si trattenne dal reagire e aprì solo un po' di più la bocca. Impedire alle sue mani di toccarlo, impedire a se stessa di muoversi, era per lei un grande sforzo. E tuttavia voleva provare ancora quello strano piacere di un orgasmo rubato, come lui provava il piacere di quelle carezze rubate.
La passività di Bijou lo spinse all'orlo del parossismo. Ormai aveva toccato il suo corpo dappertutto, l’aveva penetrata in tutti i modi possibili, ed ora si sedette sui ventre di lei e le spinse il sesso tra i due seni, stringendoseli intorno mentre si muoveva. Bijou sentiva i suoi peli che strusciavano contro di lei.
E finalmente perse il controllo. Aprì contemporaneamente la bocca e gli occhi. L'uomo grugnì di piacere, le premette la bocca contro la sua e si struscio contro di lei con tutto





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il corpo. La lingua di Bijou batteva contro la bocca di lui, mentre le morsicava le labbra.
All'improvviso egli si interruppe per chiederle: "Vuoi fare una cosa per me?"
Bijou annuì.
"Io mi sdraierò sul pavimento e tu verrai ad accucciarti sopra di me, e mi lascerai guardare sotto il vestito." Egli si allungò sul pavimento e Bijou si accovacciò sopra di lui, reggendo il vestito in modo che poi cadesse coprendogli la testa. Egli le prese le natiche tra le mani come un frutto e le passò la lingua tra i due monti, più volte. Poi le accarezzo il clitoride, il che fece ondeggiare Bijou avanti e indietro. La lingua di lui sentiva ogni reazione, ogni contrazione. Piegandosi su di lui, essa vide il suo pene eretto vibrare a ogni gemito di piacere.





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Tratto da "Il Delta di Venere", Anaïs Nin
Dal racconto "Artisti e modelle":

Mi mise un dito nel sesso. "Ora voglio che tu ti contragga intorno al mio dito. Hai un muscolo lì, che può contrarsi e allentarsi intorno al pene. Prova."Provai. Il suo dito era un piacevole tormento. Dato che non lo muoveva, cercai di muovermi io, dentro alla vagina, e sentii il muscolo di cui mi aveva parlato aprirsi e chiudersi, dapprima debolmente, intorno al dito. Millard disse: "Sì, così. Più forte adesso, fallo più forte."Così feci, aprendo e chiudendo, aprendo e chiudendo. Dentro era come una piccola bocca, che si stringeva intorno al dito. Volevo prenderlo dentro, succhiarlo, così continuai a provare. Poi Millard disse che avrebbe inserito il pene senza muoversi, mentre io avrei dovuto continuare a contrarmi dentro. Cercai di imprigionarlo con forza sempre maggiore. Il movimento mi eccitava e sentivo che avrei potuto raggiungere l'orgasmo in qualsiasi momento. Ma, dopo che l'ebbi stretto molte volte, succhiandogli il pene, si mise a gemere all'improvviso di piacere e incominciò a spingere più in fretta, incapace a sua volta di trattenere l'orgasmo. Io continuai il movimento intorno e raggiunsi l'orgasmo a mia volta, nel modo più meravigliosamente profondo, fin giù nell'utero.





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Da "Il Basco e Bijou":

Fu costretta a pregarlo: "Infilalo ancora dentro." Allora lui lo fece entrare solo a metà, in modo che lei potesse sentirlo senza tuttavia poterlo stringere, senza poterlo trattenere. E finse di volerlo lasciare così a mezza strada per sempre. La donna voleva muoverglisi incontro, e avvolgerlo tutto, ma si trattenne. Avrebbe voluto urlare. La carne che lui non toccava bruciava alla sua vicinanza! In fondo al ventre c'era carne che chiedeva di essere penetrata, si incurvava, si apriva per succhiare. Le pareti di carne si muovevano come anemoni di mare cercando di risucchiare il sesso di lui, che però si avvicinava solo quel tanto che bastava a scatenare correnti di un piacere torturante. L'uomo si mosse di nuovo, guardandola in viso, e vide che apriva bocca. La donna avrebbe voluto





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sollevarsi sul corpo e prendere il sesso di lui completamente dentro di sé, ma aspettò. Con questa lenta tortura, il Basco la portò sull'orlo dell'isteria. Viviane aprì la bocca come a rivelare la disponibilità del suo grembo, la sua fame, solo allora egli spinse fino in fondo e sentì le sue contrazioni.

Dal racconto "La donne sulle dune" - UCCELLINI - Bompiani.

"…qualunque cosa stesse facendo con la testa tra le gambe dell'uomo, sembrava provare un tale piacere, che le tremava il culo e le si irrigidivano le gambe come fosse sul punto di spiccare un salto. Ogni tanto l'uomo le posava la mano sulla testa come per rallentarne la frenesia. Quando cercò di allontanarsi, lei lo leccò abilmente e gli si mise sopra, a cavalcioni sulla faccia. L'uomo non si mosse più. Il suo viso era esattamente sotto il sesso di lei, che gli veniva offerto dal ventre proteso. Mentre l'uomo era inchiodato sotto il suo corpo, era la donna a muoversi per cercare la sua bocca, che non l'aveva ancora toccata. Louise vide il sesso dell'uomo ergersi e allungarsi, mentre cercava con





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mettersela sopra. Ma lei rimaneva ad un certa distanza, osservando, e godendosi lo spettacolo del suo bel ventre, dei suoi peli e del suo sesso così vicini alla bocca di lui. Gli si muoveva contro sempre più lentamente, con la testa lievemente piegata, osservando la bocca scomparire tra le sue gambe. Rimasero in quella posizione a lungo."

Da "Henry & June" - Bompiani.

"…Più tardi una stanza piccola, scura, trasandata, come un'alcova profondamente incassata. Immediatamente, la ricchezza della voce di Henry, la sua bocca. La sensazione di affondare in un mare di sangue caldo. E lui, travolto dal mio calore e dai miei umori. Penetrazione lenta, con pause e contorsioni, che mi mozzano il fiato per il piacere. Non ho parole per esprimerla; era tutto nuovo per me…"
"…Sono andata a farmi fare un massaggio. La massaggiatrice era piccola e carina. Indossava un costume da bagno. Le vidi il seno quando si piegò su di me, piccolo ma pieno. Sentii le sue mani sul mio corpo, la sua bocca vicina alla mia. Per un attimo





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la mia testa si trovò vicino alle sue gambe. Avrei potuto baciarle con facilità. Ero follemente eccitata. Immediatamente mi resi conto della frustrazione del mio desiderio. Quello che avrei potuto fare non mi sembrava abbastanza soddisfacente. Dovevo baciarla? Intuii che non era una lesbica. Intuii che mi avrebbe umiliata. Il momento passò, ma che mezz'ora di squisita tortura!…" (non condivido!!! Ndr)
"…M'incammino su per le scale. Henry mi ferma a mezza strada per baciarmi. Siamo nella stanza. Con la sua calda risata, mi dice: "Anais, sei un diavolo." Io non dico niente. E' così impaziente che non ho neanche il tempo di spogliarmi. E qui vacillo, a causa dell'inesperienza, abbacinata dall'intensità





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scatenata di quelle ore. Ricordo solo la voracità di Henry, la sua energia, la sua scoperta delle mie natiche, che trova bellissime, e lo scorrere del miele, il parossismo di gioia, ore ed ore di coito. L'eguaglianza! Gli abissi che desideravo tanto, le tenebre, la finalità, l'assoluzione. Il fondo del mio essere toccato da un corpo che domina il mio, che inonda il mio, che insinua la sua lingua infuocata dentro di me con tanta potenza. Henry grida: "Dimmi, dimmi quello che senti." E io non posso. Ho il sangue agli occhi, alla testa. Le parole vengono sommerse. Voglio gridare selvaggiamente, senza parole - grida inarticolate, prive di senso, dal fondo più primitivo del mio essere, che sgorgano dal mio ventre come il miele. Una gioia lacerante, che mi lascia svuotata, senza parole, conquistata, zittita. Dio, ho conosciuto una giornata tale, una tale sottomissione femminile, un tale dono di me stessa che non può esserci più niente da dare."





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Poesia - Guardami stasera
Non c’è nessuna tragedia, se riesci a seguirmi in questa equazione. Ci sono equazioni che sono più evidenti. Una potrebbe essere questa: io ti amo e pertanto rinuncio al mondo e alla vita per te. E tu ti troveresti con una suora prostrata davanti a te, avvelenata dalle richieste che tu non potresti esaudire e che ti ucciderebbero.
Ma guardami stasera.
Stiamo andando a casa insieme. Io ho conosciuto il piacere. Ma non ti chiudo fuori. Entra nel mio corpo dilatato e gustalo. Io porto la vita. E tu lo sai. Non





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puoi vedermi nuda senza desiderarmi. La mia carne ti sembra innocente e completamente tua. Potresti baciarmi dove Henry mi ha morso e provare piacere. Il nostro amore è inalterabile. Solo la conoscenza potrebbe farti male. Forse sono un demone, a riuscire a passare dalle braccia di Henry alle tue, ma una fedeltà letterale per me è priva di significato. Non posso vivere rispettandola. La vera tragedia è che noi viviamo insieme e vicini senza che tu riesca a indovinare questa conoscenza, che siano possibili questi segreti, che tu sappia solo quello che io decido di dirti, che non ci sia traccia sul mio corpo di quello che ho vissuto. Ma anche mentire è vivere, mentire come faccio io.
(Anaïs Nin _ Henry &June)





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Poesia - Vita, nonostante.

“Quando questo finirà non ci toccheremo più, prometti.”
Lui ride, la guarda al di sopra dell’orlo del bicchiere che si sta portando alla bocca, il bicchiere si ferma a mezz’aria.
“Cosa intendi?”, ma lo sa benissimo.
Gli occhi di lei sono una pozza calma. Gli sorride. “Lo sai.”
“Il desiderio”, mormora lui.
“Il desiderio.” ripete lei. E le labbra si curvano in un sorriso.
“Vuoi dire che dovrà finire tutto?”
“No. Solo il contatto. Non ci toccheremo, non faremo rivivere gesti vuoti, spolpati, non reciteremo la passione, non ci proveremo nemmeno. La onoreremo.”
“Addirittura.”
“Di più. La celebreremo, la commemoreremo, con religioso rispetto.”
Lui beve un sorso d’acqua, che per poco non gli va di traverso. Sta ridendo.
“Quando accadrà”, anche lei sta ridendo ora, “siederemo qui, perfettamente distanti e composti, o altrove…”
“Composti.”
“O scomposti, se vuoi. Ma niente pacche sulle spalle, niente carezze sulla mano, niente abbracci goffi e niente tentativi di farlo comunque.”
“L’amore?”
“L’amore!”
Lo sguardo di lui si ferma sulle labbra di lei, ancora arrossate, stropicciate dai baci.  Una vampata di calore si diffonde alla base della colonna vertebrale. Quando questo finirà… è giusto.
“Rideremo” dice lei, “del nostro passato, di quando stavamo così a guardarci, frastornati di desiderio, senza riuscire a levarci le mani di dosso. Rideremo come ridono in quella foto, Anaïs Nin e Henry Miller.”
“Quale foto?”






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Poesia – Tempeste di luna
È sera! Dopo una settimana di tempesta di luna – pace improvvisa, senza motivo. Niente cambia intorno a me. Quando esco dalla mia folie de doute, sento la voce di Henry al telefono: “Vorrei vederti.”
Mi sono resa conto che per una settimana al mese, la settimana che precede le mestruazioni, sono pazza! Vedo tutto ingigantito, tragico, carico di presagi negativi; i miei dubbi, le gelosie e le paure si intensificano, diventano enormi: pessimismo, critica distruttiva, azioni distruttive scatenate dall’intensificazione del dolore. Per questo non c’è rimedio. Proprio grazie a queste intensificazioni io creo!


1 commento:

  1. Gabry! Hai pubblicato le foto di William Levy, l’uomo più bello del mondo: uuaaaoooo!!! Che fico e che foto! Sei veramente unico, un altro uomo non l’avrebbe fatto. Sei unico insuperabile, in una parola grande!!! Grazie, le posto sul mio Samsung cosi tutte schiattano di rabbia! 3 baci e un abbraccio. Nina Volpe66

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