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giovedì 3 gennaio 2013

Tinto Brass - Senso 45 (2002) (Anna Galiena 14)







 Tinto Brass - Senso 45 (2002)

Brass tenta la carta Galiena per rilanciare il suo cinema


Marzo 1945. Asolo. Livia Mazzoni, moglie di un gerarca fascista, deve raggiungere a Venezia Helmut Schultz, un SS tanto perverso quanto attraente che è diventato il suo amante. Nel corso del viaggio la donna ripensa al suo cedimento nei confronti di una sensualità sempre più morbosa. La stessa città che l'attende vive giorni di corruzione diffusa. Senso '45, ovvero il tentativo di rifarsi una verginità da parte di



Anna Galiena - Senso 45 - Tinto Brass
  



Tinto Brass. Perché Brass sa fare cinema ma negli ultimi decenni ha preferito fare soldi. Quando si è accorto di incassare meno è tornato sui suoi passi. Non nel senso del sesso (che non può mancare) ma in quello della ricercatezza formale e della recitazione. Così questa volta abbiamo Morricone alla colonna sonora e non più un'anatomia da scoprire ma un'Attrice che (come la Sandrelli de La chiave) osa. Se ci aggiungiamo un bello da calendario come Garko il gioco è (o sembra) fatto. Anche se il richiamo a Visconti è francamente eccessivo. 





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Una deriva passionale...



Non cominciamo a dire idiozie: "Senso" di Visconti non c'entra nulla. Alla base del film di Brass infatti non vi è il capolavoro di uno dei nostri più grandi registi, ma il medesimo racconto di Boito. Brass sa provocare, e travolge lo spettatore in un vortice di immagini scintillanti e di notevole suggestione formale. Il sesso c'è, ma è qui più del solito al servizio del racconto. La maestria di Tinto Brass, sicuramente uno dei migliori registi che ci siano rimasti in Italia, si afferma qui per l'ennesima volta in un film vigoroso, emozionante, solare, anarchico (gli scavalcamenti di campo ci sono, ma fanno parte di una provocazione che nacque in Godard e che Brass porta avanti da decenni). Anna Galiena sa osare, oltre ogni previsione. Sicuramente uno dei migliori film erotici Brass, con "La Chiave" e "Paprika". 



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Roma città aperta, ma scherziamo!

All'alba del 25 marzo 1945 Livia Mazzoni, moglie di un funzionario del Minculpop, lascia Asolo (TV) in auto, accompagnata dall'avv. Ugo Oggiano, suo spasimante e spia del marito, per raggiungere a Venezia l'amante Helmut Schultz, tenente delle SS. Il viaggio è scandito in quattro sequenze, ciascuna segnata da un impedimento, e da lunghi flashback in cui Livia rievoca la storia della sua passione per il giovane nazista nella cornice di un mondo sordido in putrefazione, quello della RSI. Dalla medesima "storiella" (1883) di C. Boito che ispirò L. Visconti, T. Brass cava il suo film



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più cupo, livido e mortuario, non a caso legato agli acquerelli di G. Grosz, che vi sono citati. C'è chi ha elogiato la galleria di certe figurette di contorno, ma sono momenti che non riscattano il suo abituale erotismo fangoso, l'esibizionismo ginecologico, la premeditata ridicolaggine dei dialoghi spinti (Zuccoli e Pitigrilli più che H. Miller), la sarabanda delle citazioni tra cui quella stupidamente dispettosa di Roma città aperta, la filodrammatica spocchia della recitazione. Fotografia: Daniele Nannuzzi; musiche di Ennio Morricone.


Anna Galiena decisamente in forma, molto bella, ma sinceramente poco sensuale. Senso '45. Che dire? Di film così se ne vedono pochi. Per fortuna. Non è solo un film brutto, ma decisamente mal fatto. L'audio è fuori sincrono, i dialoghi assurdi e poco 



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realistici, le controfigure troppo diverse dagli attori, il trucco esagerato, i gridolini isterici e poco consoni alle occasioni...
Il regista dice di essersi ispirato al capolavoro di Visconti, Senso, ma sinceramente della prima pellicola, qui non c'è che un pezzo di titolo! La storia, liberamente (troppo!) tratta dal romanzo di Camillo Boito, si svolge in un solo giorno.
Livia Mazzoni (Anna Galiena - "La Scuola"), moglie di un Papavero del Minculpop deve raggiungere Venezia per incontrare l'amante Helmut Schultz (Gabriel Garko - "Le Fate Ignoranti"), e nel viaggio si fa accompagnare



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dall'avvocato di suo marito, nonché suo spasimante, Ugo Oggiano (Franco Branciaroli). Durante il viaggio, Livia ripercorre la sua storia con il tenente delle SS. Ma a Venezia le cose non vanno come lei le aveva immaginate. In questa trama scarna e poco coinvolgente, si muove una Anna Galiena decisamente in forma, molto bella, ma sinceramente poco sensuale. Spesso si ha la sensazione che si forzi la mano: molte scene non sono necessarie ai fini della storia, e sono anche di cattivo gusto. Ad un certo punto ce n'è una che lontanamente (molto lontanamente!) potrebbe ricordare quella di "Roma Città Aperta" di Rossellini, in cui la Magnani viene fucilata mentre tenta di raggiungere il



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camion sul quale stanno deportando il suo uomo. Ma quell'attimo di "poesia" viene bruscamente interrotto dall'inquadratura della donna stesa al suolo con le gambe aperte e senza biancheria. Decisamente troppo! Le musiche sono di Ennio Morricone, che aveva già collaborato con Tinto Brass per "La Chiave". I temi realizzati dal compositore si rifanno alla grande sinfonia dell'Ottocento ma non disdegnano le canzonette tipiche degli anni '40. Per quanto riguarda il protagonista maschile, Gabriel Garko, si può dire che è all'altezza del ruolo che deve interpretare: un toro da monta instancabile, poco espressivo, quasi muto, che si limita a rantolare e chiedere soldi. I capelli platinati gli stanno decisamente male, anche se porta l'uniforme con un certo stile. Si poteva però evitare che facesse sesso con i mutandoni di lana infilati nei calzettoni militari... davvero molto poco eccitante!!!


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