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martedì 30 aprile 2013

I costumi sessuali nella Grecia Classica (Caterina Balivo)









“ L amore tra noi non è un letto o un vestito sexy! E molto, ma molto di più! Non siamo diventati così perchè ci siamo incontrati, lo eravamo già prima! L incontro ha solo fatto detonare un micidiale esplosivo che era dentro di noi! Allora due spiriti che già invocavano questo tipo d amore, non hanno creduto esistesse per davvero! E ora non vivono se non pensando all altro! L altro è la speranza, la vita, il desiderio, la felicità! L altro è l altro, l assolutamente speciale che solo per il fatto di esistere ci rende felici, sicuri, appagati! La singolarità sta nel fatto di avere nelle mani l amore come nei sogni, ma perfettamente svegli! “ GV


Probabilmente, il rapporto numerico tra uomini e donne (circa 6:1), la posizione geografica e socio-culturale dell’antica Grecia possono aiutare a capire i liberi costumi sessuali di questo popolo la cui civiltà è posta ad esempio.





Caterina ..... Calda imperatrice di tutte le Russie!






Anche alcune scuole di pensiero, come l’ Edonismo o i grandi filosofi, come Epicuro, ci vengono in aiuto per meglio comprendere questa grande civiltà.
Per la maggior parte dell’anno gli uomini lasciavano le isole dell’Egeo per dedicarsi alla vita militare e al lavoro e forse per questo si affermò l’omosessualità maschile e femminile. Ma, considerato che le isole erano densamente abitate, tale pratica non influenzò minimamente la virilità degli uomini e la femminilità delle donne e quindi la prolificità, tanto meno il sentimento amoroso o la passione se si considerano i numerosi testi e poemi amorosi dell’epoca.  






Caterina ..... Calda imperatrice di tutte le Russie!  2






Ad Atene, l’uomo era libero di esprimere i propri istinti e le proprie passioni e mentre l’omosessualità maschile era vista ”impudicamente” come un’espressione della sua virilità, quella femminile era considerata una forma di corruzione e di deviazione. Qualcuno afferma che la Grecia giustificò, talvolta, l’amore omosessuale con originali teorizzazioni filosofiche e artistiche che nell’antica Roma, più materialista, per esempio, mancarono.
Il fallo, spesso in forma di erma (pilastro di marmo o bronzo, con testa di Ermes e organi genitali maschili) era un oggetto di culto come simbolo di fertilità, mentre un’idea della sessualità femminile da parte degli uomini era che esse invidiavano il loro pene. 





Caterina ..... Imperatrice di tutte le Russie!  3






La bellissima dea dell’Amore (e del sesso) Afrodite era nata dalla spuma provocata dalle onde del mare in cui erano stati gettati i genitali di Urano, evirato dal figlio Kronos. L’Amore inteso come sessualità era visto, quindi, come qualcosa di irruento ma che tendeva al “bello”.  Bello non solo da un punto di vista di istinti e di sensi ma, fisico e spirituale prima di tutto. Bello inteso come “bene” e “armonia” e la figura dell’efebo, corpo acerbo in cui si fonde il meglio dell’incipiente bellezza maschile e femminile, ne era la rappresentazione per eccellenza. Da un punto di vista spirituale, questo era il motivo che spingeva l’uomo verso il “nobile” efebo mentre quest’ultimo trovava nell’uomo un maestro, una guida ed un amico, oltre che un amante. 






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Aristofane diceva che “solo i migliori e più virili fanciulli godono abbracciare e giacere con gli uomini in quanto loro simili”, per poi farlo loro stessi una volta divenuti adulti. 
Anche se si dice che le penetrazioni anali fossero considerate, comunque, rozze e volgari.  I primi documenti riguardanti relazioni omosessuali derivano, difatti, da rapporti pederastici ovvero da rapporti, anche affettivi, tra un adulto (erastes) ed un ragazzo (eromenos), entrambi ispirati dall’amore simboleggiato da Eros, dove l’erastes offriva istruzione, consigli e regali al suo eromenos, che in genere diventava suo alunno e assistente. Nell’antichità le relazioni pederastiche non coinvolgevano bambini, ma solo giovani ragazzi (di circa 12 anni) e quindi il termine pederastia non va confuso con pedofilia. 






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D’altronde, per i greci, lo sperma era una fonte del sapere e della conoscenza. Mentre i rapporti pederastici erano quasi un istituzione, i rapporti omosessuali tra uomini adulti erano appena accettati e non favoriti. Aristofane con le sue opere esaltò anche la prepotente eterosessualità del suo popolo, eterosessualità che, comunque, prevaleva sull’omosessualità. Sebbene la posizione delle donne, in una società gestita da soli uomini, era subordinata, esse facevano sentire la loro voce rivendicando il loro ruolo; si pensi alle figure di Lisistrata e Prassagora che rivelano la presenza di una sorta di movimento “femminista” già a quei tempi. 





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Oltre questi due principali aspetti della sessualità, ai tempi dei greci erano conosciute anche altre manifestazioni di sesso da noi classificate come  perversioni. Alcune di queste erano la zoofilia (atti sessuali con gli animali), l’incesto (sesso tra consanguinei), la scopofilia o voyeurismo (eccitamento nell’assistere ad un atto sessuale) o il narcisismo (attrazione per il proprio corpo) di cui la mitologia greca ci da per ognuno di essi alcuni esempi. E anche l’autoerotismo (masturbazione) doveva essere una pratica molto diffusa  che accompagnava i ragazzi fin dall’adolescenza, ma anche dalle donne che facevano largo uso di falli artificiali, realizzati da sapienti artigiani. Molto diffusa era inoltre la prostituzione se si pensa al simposio, ovvero il banchetto alla fine del quale si svolgevano spettacoli “a luci rosse” che si ispiravano a scene della mitologia. 





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Non mancavano bordelli dove le schiave venivano fatte prostituire e col cui ricavato si costruivano perfino opere pubbliche come il tempio di Afrodite. Il matrimonio, che era una istituzione sociale di unioni libere, avveniva solo in età matura, mentre il mero rapporto sessuale veniva ricercato al di fuori della famiglia e questo spiega le frequenti nevrosi nell’ambito familiare e l’immagine delle mogli come bisbetiche ed aggressive di cui la moglie di Socrate ne è un modello. In proposito Ippocrate diceva che: “l’utero, se non impregnato dallo sperma abbastanza frequentemente, provoca un reflusso sanguigno nel resto del corpo delle donne dando origine a quella malattia chiamata isteria, che si guarisce con il matrimonio sessuale”. Per i greci non esisteva un sesso debole per natura, i soldati in Grecia restano uomini, e agli uomini spetta l’autorità nella famiglia, il potere di comandare nella politica, l’organizzazione stessa nella società e tutto quanto concerne il sesso. 






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Questa organizzazione prevedeva la distinzione tra un livello familiare, nel quale la sessualità era socialmente indirizzata, e un livello di rapporti extraconiugali, nei quali la sessualità era orientata al puro piacere. Per questo motivo la prostituzione era necessaria e accettata, con varie classi di prostitute, da quelle di strada a pagamento a quelle consacrate, come le migliaia presenti nel tempio a Corinto. Lo stupro, almeno in un contesto bellico, era accettato dal momento che era d’uso comune, come in molte altre civiltà barbariche nei secoli a venire, stuprare le donne delle popolazioni sottomesse come un diritto di dominazione. Sembra, in definitiva, che ogni manifestazione sessuale ispirata dai personaggi dell’Olimpo la si ritrovasse poi nel comportamento dei greci. D’altra parte, proprio questa pan-sessualità ha facilitato, attraverso tutti i suoi aspetti artistici e letterari, la diffusione della cultura ellenica nel mondo. Da sottolineare, infine, come i comportamenti sessuali più remissivi dei Spartani e quelli più democratici e permissivi degli Ateniesi abbiano portato a due strade diverse. 






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Ad una decadenza economica e alla sterilizzazione della cultura nei primi e al rifiorire della cultura e all’aumento della popolazione nei secondi, con unione delle classi sociali e alla creazione di misure collettive di protezione per la famiglia e per la società che poi, malauguratamente, degenerò per ragioni politiche e militari. Nella Grecia antica la prostituzione era legale e moralmente accettabile. Gli antichi davano infatti per scontato che i vincitori di ogni battaglia avessero il diritto di catturare e schiavizzare il maggior numero di persone che potevano reperire nella zona conquistata. Molte erano dunque le donne prigioniere che venivano vendute all’asta per essere poi messe a lavorare nei bordelli. A seconda dell’età, dell’aspetto, della personalità, ma anche del talento personale (e della fortuna), esse potevano diventare prostitute di diverso tipo. Le meno fortunate erano le prostitute (pornai) che facevano questo mestiere per potersi procurare il cibo. Queste si offrivano nelle tante locande del Pireo, mentre le più fortunate erano le etère (etàirai, che in greco antico significa “compagne”). Le etère erano donne istruite e, a differenza delle donne “rispettabili”, tenute nell’ignoranza e poco considerate, a livello familiare, sociale, culturale e legale, queste erano spiritose, abili nella conversazione ed anche ottime compagne e consigliere per gli uomini. 






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Peraltro le etère erano le sole donne, nell’antica Grecia, che avevano il diritto di amministrare da sole il proprio denaro. Luciano di Samosata (II sec d.C.) così descrive un’etèra: “Prima di tutto è curata ed elegante. E’ allegra con tutti, ma non ride fragorosamente … Sorride in maniera ammaliatrice, poi tratta gli uomini con abilità, senza ingannare quelli che le fanno visita o che la portano a casa loro, né si offre senza essere sollecitata. Nei banchetti a cui viene portata fa attenzione a non ubriacarsi … E a non buttarsi sul cibo in modo indecente. Parla solo se necessario, non ride dei commensali, guarda solo colui che l’ha pagata. Per questo la desiderano tutti. Quando è il momento di andare a letto con lei non si mostra né troppo disponibile, né indifferente, cerca solo di rendersi gradevole al suo amante e di conquistarlo”.
La maggior parte delle etère riceveva gli uomini nella propria casa durante il giorno, mentre la sera partecipava alle riunioni maschili (simposi), dove le mogli e le figlie non erano ammesse. In questi banchetti si mangiava, si beveva e, insomma, si dava soddisfazione allo spirito e al corpo. Un simposio poteva essere, a seconda delle circostanze, una elitaria riunione filosofica o un’orgia sfrenata (i dipinti nei vasi ci mostrano le etère nei simposi nude o succintamente vestite, mentre suonano il flauto o danzano). Sappiamo che nel IV secolo a.c. ad Atene era stato stabilito un prezzo massimo di due dracme per un intrattenimento serale. Ciò era più di quanto guadagnava un lavoratore maschio per un giorno intero di lavoro. C’erano poi degli “extra” per le prestazioni sessuali ed infatti Ateneo di Naucrati ci dice che era consuetudine che a fine serata vi fosse una sorta di asta di queste ragazze, al miglior offerente. Spesso le etère trovavano un uomo potente che le prendeva sotto la loro protezione. E’ il caso di Aspasia di Mileto (470-400 aC), compagna di Pericle, uno dei padri della democrazia ateniese. Malgrado fosse donna e non ateniese di nascita, riuscì ad inserirsi nella società che contava, grazie alle sue doti di sapienza e di astuzia, come ci racconta Plutarco. Dopo molti anni di convivenza, Aspasia riuscì anche a farsi sposare dal generale ateniese, con il quale ebbe un figlio. Se per caso state pensando che, da allora, poco è cambiato, sono perfettamente d’accordo con voi … !

domenica 28 aprile 2013

Sesso e amore nell’antico Egitto











“ Questa nostra intesa! Questa complicità senza fine! Questi abbracci sussultanti! Queste smanie sotto pelle, mi danno il termometro del nostro amore! E' come un vulcano sempre pronto all’eruzione! Una forza della natura! Lo amo da morire! Se non ci fosse dovrei inventarlo! “ GV



In Egitto il sesso era vissuto con estrema naturalezza e veniva esaltato senza pregiudizi o sensi di colpa.
La nudità non era insolita perché le donne andavano in giro poco vestite o coperta da abiti trasparenti, mentre gli uomini coperti solo da leggeri drappi.  Già era presente l’arte della seduzione con l’uso di sostanze ritenute afrodisiache, trucchi, tatuaggi e gingilli vari atti a sedurre e far apparire più attraenti. Per evitare gravidanze indesiderate si ricorreva all’uso di una sorte di profilattico fatto di pelle o di lino oppure la donna assumeva pozioni o lozioni che come la cipolla si riteneva evitassero la gravidanza. 





circoncisione presso gli antichi egizi





La donna aveva un ruolo importante nelle vita sociale e religiosa (vi sono state anche donne faraone e altre che influenzavano enormemente l’operato del faraone) anche se il matrimonio agli inizi (prima della rivoluzione sociale del 2000 a.C.) era riservato solo alla classe aristocratica. Presso gli antichi egizi era praticata la circoncisione rituale come segno di affiliazione a Ra, il dio del Sole, che aveva circonciso sé stesso. Era un segno di passaggio dall’infanzia all’età adulta e riservata prevalentemente alle caste più elevate, per avere accesso agli antichi misteri.





Festa erotica antico Egitto con balli e canti





L’incesto era normale in Egitto, soprattutto nelle famiglie nobili ed in particolare in quella del faraone, delle quali si voleva, in tal modo, preservare la purezza del sangue. La coppia di consanguinei è l’immagine dell’unione più assoluta, sul piano dinastico e religioso. Del resto nella religione egiziana l’incesto era rappresentato addirittura da tre delle massime divinità: Iside, sorella e sposa di Osiride, dal quale partorisce Horo, il dio-falco. Ed anche nell’ambito delle civiltà dei Medi e dei Persiani, stando almeno a quanto ce ne dicono gli storici Eròdoto e Strabone,  l’incesto, a livello delle famiglie regnanti, era notevolmente presente, come fu anche nell’Egitto all’epoca dei Tolomei (dopo il 323 a.C.). Cleopatra VII sposò due dei suoi fratelli più giovani mentre sua madre e suo padre (Cleopatra V e Tolomeo XII), erano a loro volta sorella e fratello. 





Nudità egizie





Nei tempi antichi l’incesto era una pratica alquanto comune anche presso le famiglie nobili Inca e hawaiane. In un censimento romano-egizio risulta che i matrimoni tra fratelli e sorelle rappresentava il  20%  di tutti i matrimoni. La prima immagine di una coppia omosessuale di cui si ha notizia nella storia egiziana, che ne è diventata  simbolo, è quella di Khnumhotep e Niankhkhnum, una coppia di ragazzi egiziani che visse intorno al 2400 a.C.  I due sono dipinti in una posizione in cui si baciano sul naso, la più intima posizione nell’arte egiziana, circondati da ciò che sembrano essere i loro eredi. 





cosmesi donne egizie





Ma le persone omosessuali e transgender erano comuni anche in altre civiltà pre-coloniali come Aztechi, Maya, Quecha, Mochica, Zapotechi ed i Tupi del Brasile. In Persia l’omosessualità e le espressioni omoerotiche erano tollerate in molti luoghi pubblici, monasteri, seminari, taverne, campi militari, nelle terme e nei luoghi di ritrovo. In Egitto non mancano neppure testimonianze relative alla necrofilia (l’accoppiamento con un cadavere), dove una delle massime preoccupazioni dei parenti di una giovane defunta risulta essere quella di evitare che gli imbalsamatori della Casa dei morti ne profanassero sessualmente il cadavere. In una società di costumi così liberi non poteva mancare l’autoerotismo e l’Antico Egitto ci testimonia, addirittura, una forma particolare di autoerotismo, quello definito “sacrale” o religioso, così come c’erano le “prostitute sacre”. 





Nudità della terra nel mito di Osiride - Papiro di greenfield





In alcuni rappresentazioni figurative si vede il faraone che si masturba eiaculando il suo sperma verso il cielo (che nella mitologia egiziana è divinità femminile, Nut, mentre divinità maschile è la terra, Geb), e tale atto assumeva un significato simbolico e religioso. Il primo manuale del sesso, rinvenuto in un fragile vaso di terracotta è un papiro dell’antico Egitto, conservato nel museo Egizio di Torino e toglie il primato al Kamasutra, celebre trattato indiano che contiene i segreti dell’arte amatoria. Il documentario trasmesso da History Channel ci presenta una visone di un Egitto cosmopolita, aperto all’esterno e con un sano senso dell’erotismo.
Immagini sorprendenti, insolite per noi abituati a geroglifici e scene di vita quotidiane raffigurati sule pareti delle  tombe egizie, che ci hanno tramandato un’idea di popolo rigido e represso. 




papiro_erotico Museo  Egizio di Torino 1




Queste immagini invece descrivono con dovizia di dettagli le acrobazie sessuali più antiche della storia.  Il papiro erotico, esemplare rarissimo e unico nel suo genere,  ci permette di confrontare le emozioni e i desideri degli egizi di cui non sappiamo nulla. Greci e romani dalla sessualità spiccata hanno lasciato molte tracce, ma sull’Egitto la storia per pudore, ha calato il silenzio. Ancora oggi alcune immagini non vengono mostrate al pubblico.  Nella valle dei re, in una caverna, c’è un’immagine nascosta, un graffito antico, dipinto probabilmente da un artigiano  raffigurante la regina impegnata in un atto sessuale, presa da dietro dal suo amante.





papiro_erotico Museo  Egizio di Torino 2






Nei templi le immagini riportano erezioni prodigiose dal forte significato simbolico, rimandano al trapasso e  la morte è l’inizio di una nuova vita quindi  sessualità e fertilità sono associati e fondamentali per l’inizio della vita ultraterrena.
Per poter rinascere nell’oltretomba è necessario avere una prorompente attività sessuale. Agli occhi degli egizi la valenza erotica e la procreazione sono il lasciapassare anche per un’intensa vita erotica nell’aldilà. Il fallo, la virilità, la potenza sessuale permea la cultura egizia.
Il sesso ha un ruolo centrale nella loro vita, il mondo è nato dal rapporto sessuale degli dei e se sono discreti nel rappresentare il sesso terreno in quello divino raggiungono la pornografia. Il fallo  non è altro che l’esaltazione della potenza degli dei.
La nudità era un fatto naturale tanto è vero che le donne vestivano abiti trasparenti e giravano tranquillamente a seno nudo coperte solo da un perizoma, esistevano danzatrici che allietavano con le loro danze le serate dei nobili per poi scatenarsi in orge frenetiche, la prostituzione era praticata comunemente e non censurata.





papiro_erotico Museo  Egizio di Torino 3





Non hanno confini, il rito dell’amore è naturale. Quando non erano impegnati nel lavoro svolgevano un’intensa attività sessuale. Sono stati trovati canti e liriche d’amore, certo di tono più raffinato, ma comunque a sfondo sessuale e le parole ci insegnano come vivevano l’amore. Un giusto modo di vivere,  sano e consapevole il ciclo della vita e del piacere. Musica e sesso vanno a braccetto nell’antico Egitto, amore fisico e spirituale sono un tutt’uno, espressione serena della natura. Uomini, come super eroi e donne che escono dall’acqua con vesti bagnate  che sottolineano le forme del corpo.
Fantasie erotiche e appetiti simili ai nostri.
Atti sessuali piuttosto espliciti ed immagini pornografiche che non sono state esposte nei musei per questioni di pudore ma che ci associano al loro immaginario fornendoci  l’equivalente storico delle riviste porno attuali.





Museo Egizio di Torino, ingresso






Il Papiro erotico di Torino
Di lui si sa poco. Poteva essere un sacerdote o, più probabilmente (così farebbe pensare il suo aspetto), un contadino. Lei era un'avvenente cortigiana, esperta in arti amatorie. L'incontro tra i due avvenne 3 mila anni fa, in una casa di piacere egizia. Lui dovette andarsene piuttosto soddisfatto, a giudicare dalle immagini che, su un papiro del 1100 a. C. circa, descrivono con dovizia di dettagli e sorprendente senso dello humour le loro acrobazie sessuali. Questo papiro satirico-erotico, abbastanza famoso perché unico nel suo genere, è sempre stato conservato al Museo egizio di Torino. 





coito graffiti antico Egitto





Non dalla parte «a luci rosse» però, bensì da quella, più «rispettabile», del testo scritto. L'autore, uno scriba che visse durante il Nuovo regno, lo eseguì per divertimento, o magari su commissione. Il papiro, scoperto verso i primi anni del 1800 nel villaggio di Deir el-Medina, dovette stupire non poco: quella donna seminuda che si trucca seduta a gambe larghe su una giara e quell'uomo che la guarda estasiato (la sua reazione è, per dirla in modo elegante, di vigoroso apprezzamento) rilanciavano un'immagine dell'antico Egitto ben lontana dall'idea che l'Occidente se n'era fatto.





ceramica egizia - ballerina






Tanto che Jean-François Champollion (il decifratore dei geroglifici), che lo vide a Torino, nel 1824, commentò nei suoi appunti: «C'erano immagini di un'oscenità mostruosa che mi diedero un'impressione assai singolare della saggezza e compostezza egiziana...».
«Ma la civiltà egizia non era affatto remota e astratta, tutta tesa verso l'aldilà come magari si pensa tuttora. Anzi. Era un popolo pragmatico, realista e amante della vita» assicura Francesco Tiradritti, docente di egittologia a Napoli.
«Questo papiro racconta un momento di vita reale: la donna egizia si preparava a un incontro erotico non spogliandosi e struccandosi, come avviene oggi, ma aggiungendo elementi, come belletti, parrucca, fiori sui capelli». 





Antico Egitto -  proprietà afrodisiache della lattuga 





Il fiore di loto, ben visibile sopra il capo della cortigiana, aveva un valore particolare: era un simbolo di bellezza e desiderio e, sminuzzato, si riteneva avesse effetti afrodisiaci. E la giara su cui è seduta conteneva con ogni probabilità unguenti e grassi profumati, da spalmare sui capelli e sulle parti intime.
«L'Egitto di questo periodo era cosmopolita, aperto all'esterno, con un senso sano dell'erotismo» conferma Patrizia Piacentini, egittologa all'università Statale di Milano. «Sono stati trovati canti e liriche d'amore, certo di tono più raffinato, ma comunque a sfondo sessuale. E le donne dell'epoca erano emancipate, potevano gestire eredità e divorziare, avevano garanzie e diritti».
Che sia per questo che quella raffigurata nel papiro, pur indaffarata nelle posizioni più scomode e improbabili, mantiene un'espressione serena, si direbbe serafica? Forse. E forse, prima di accogliere il suo «cliente», gli avrà sussurrato: «Vieni, passiamo un'ora felice», che era la tipica (e bella) espressione di allora per dire «facciamo l'amore».      


egizi - masturbazione sacra