"... io ... noi ...
nn sappiamo kosa il futuro ha in serbo x noi ... so solo ke ho bisogno di
respirare attraverso le tue parole ... la tua voce kalda ... il tuo parlare
sempre ... le tue date, il tuo pc, la storia dei tuoi libri ..." ti
adoro" ... RP
Gli animali hanno pochi
dubbi e molte certezze. Non bisogna mai perdere troppo tempo, l'indugio è molto
pericoloso; capire cos'è quel rumore tra i cespugli anziché scattare via, può
risultare fatale. Il
cervello con pochi conflitti procede come un pilota automatico.
L'uomo invece indugia, e verso ad esempio il tabacco, l'alcol, le droghe, il
cibo, il sesso, i dolci, escogita una serie
di espedienti per vincere l'eccesso.
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Premiamo o puniamo i nostri comportamenti;
ci congratuliamo, dilazioniamo gratificazioni, ci rimproveriamo. Siamo il
risultato in fondo di strategie di autocontrollo. Se non fossimo almeno due non
avrebbe senso controllarsi, valutarsi, rimproverarsi.
La doppia mente
Sentiamo la nostra coscienza come un'esperienza
soggettiva, ricca di pensieri, parole, emozioni,
umori, riflessioni in prima e in terza persona. La sua nascita sarebbe il
risultato, secondo Julian Jaynes
(1), di un lungo percorso. All'inizio
l'uomo non sapeva di essere un soggetto. La sua natura era scissa e mentre la
parte dirigente era chiamata dio, l'altra era soggetta ai suoi voleri. Come un
robot, l'uomo ubbidiva agli ordini provenienti da fuori. Le “voci” del
linguaggio del pensiero erano affermazioni utili per prendere decisioni
importanti, in una psicologia che aumentava i suoi dubbi davanti
alla molteplicità di scelte possibili.
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Questo sistema di controllo esterno della condotta umana, per il quale ogni uomo era lo schiavo di voci udite ogni volta che insorgeva una situazione nuova, fu gradualmente sostituito dalla costruzione interiore della coscienza. Dei due emisferi uno presiede al linguaggio e domina la vita cosciente, l'altro, secondo Jaynes, (2) è abitato dalle voci degli dèi e la struttura della mente “bicamerale” spiega la nostra irriducibile divisione in due entità: divisione che un tempo fu quella fra l’individuo e il suo dio. Quando crollerà, per motivi storici e culturali, la mente uditiva sarà sostituita da quella visiva. La mente però rimarrà doppia, insieme al suo io. Ciò che noi chiamiamo storia, dice Jaynes, è il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine. La dominanza dell’emisfero linguistico coesiste con l’altra metà del cervello, muta ma altrettanto importante.
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Cervelli nascosti
L'opinione pubblica condanna o rimane turbata di
fronte a certi inspiegabili comportamenti criminali o immorali di persone
altrimenti ritenute oneste e stimabili. La maggioranza di questi casi rivela
una grave e sconcertante 'scissione' della personalità, per cui due soggetti sembrano coesistere
uno accanto all'altro in un'unica mente. Abbiamo un modo di concepirci e
rappresentarci che può essere impossibile da abbandonare, indipendentemente dai
risultati della ricerca scientifica, per esempio per quanto riguarda l'unità
della persona. Qualcuno ipotizza che i due
emisferi, essendo funzionalmente diversi, possano costituire due centri di
coscienza separati. Il caso più famoso di comportamenti duali, fino ad essere
opposti, è quello del dottor Jekyll e Mister Hyde. Il nostro cervello visto
dall'esterno, sembra costituito da due parti simmetriche attaccate in mezzo
(tramite il corpo calloso) e, come il frutto di una noce, quando si spezza
rimangono due metà identiche. Le due metà
cerebrali appaiono uguali, come due reni o due polmoni, ma ci sono notevoli
differenze.
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L'emisfero cerebrale sinistro
controlla la parte destra del corpo e il destro la
sinistra, le vie motorie che scendono (e quelle sensitive che
salgono) alla base del cervello, si incrociano e vanno dall'altra parte.
E' un punto assai delicato, un colpo di karate sotto la nuca può risultare
fatale.
Se non c'è scambio d'informazione, i due emisferi agiscono come separati in casa. Non sempre tale divisione è netta, e le parti risultanti non sono mai equivalenti, né per la frequenza né per la durata della loro permanenza; tuttavia, per l'individuo che la vive, si tratta di un'esperienza di separazione, di un altro mondo parallelo e coesistente. Ogni emisfero contiene la sua 'mente', anche se noi non ci accorgiamo di essere doppi. Tuttavia le patologie sono molto istruttive in questo campo.
Se non c'è scambio d'informazione, i due emisferi agiscono come separati in casa. Non sempre tale divisione è netta, e le parti risultanti non sono mai equivalenti, né per la frequenza né per la durata della loro permanenza; tuttavia, per l'individuo che la vive, si tratta di un'esperienza di separazione, di un altro mondo parallelo e coesistente. Ogni emisfero contiene la sua 'mente', anche se noi non ci accorgiamo di essere doppi. Tuttavia le patologie sono molto istruttive in questo campo.
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La scienza
Nei pazienti split-brain, con
cervello 'diviso', una lesione ha reciso la parte di collegamento. Nella vita quotidiana non ci
si accorge di niente e solo strumenti raffinati rivelano che i due emisferi
svolgono funzioni diverse. L'emisfero sinistro, nei
più, è specializzato nel pensiero astratto, nelle abilità linguistiche e nel
calcolo matematico. Il destro si occupa di
spazio, geometria, riconoscimento di persone, individuazione del tono emotivo
del linguaggio, musica e mimica facciale. Il
premio Nobel R. Sperry
e il suo allievo M. Gazzaniga, negli anni hanno scoperto molte novità in
proposito. L'uscita dell'informazione
linguistica sembra essere quasi esclusivamente il prodotto dell'emisfero
sinistro.
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Se due parole differenti sono trasmesse alle due metà del campo
visivo (es. matita e spazzolino da denti) senza che l'altra se ne avveda e si
dice di ritirare l'oggetto da dietro uno schermo utilizzando le due mani,
quelle cercheranno l'oggetto in modo indipendente. Un odore inviato alla narice
sinistra (che stimola l'emisfero destro) produrrà una negazione, se però si
chiede di indicare un oggetto con le mani, la sinistra indicherà lo spicchio
d'aglio, protestando contemporaneamente che non sente nulla, per cui non è
certamente possibile che indichi quello che sente. Se l'odore è
sgradevolissimo, come quello di uova marce, continuerà a negare ma,
contemporaneamente, storcendo la bocca e naso ed emettendo esclamazioni
gutturali di disgusto. I due emisferi
s'addormentano insieme e si svegliano insieme. Tuttavia nel suonare il piano, abbottonare la camicia, giocare a carte,
collaborano in modo ammirevole. In un altro esperimento famoso
l'emisfero sinistro riceve solo l'immagine di una zampa di pollo, mentre il
destro solo un paesaggio nevoso.
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Alla richiesta di accoppiare una carta
all'immagine, la mano sinistra guidata dalla corteccia destra, afferra la carta
con l'immagine della pala da abbinare al tema della neve; mentre la destra afferra
quella di un pollo da abbinare alla zampa. Ciò mostra che ciascuna parte della corteccia è
in grado di riconoscere la sua immagine e di fare un'associazione
appropriata. Pensiamo con grande attenzione a quello che è successo. Quando è
stato chiesto il perché della scelta, la risposta della parte sinistra è stata:
la zampa è associata al pollo mentre la pala serve a pulire il pollaio. Dunque,
la parte sinistra ha visto la zampa della gallina, ma non la scena invernale,
perciò ricostruisce una storia per far sembrare queste scelte sensate.
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Anche se
in teoria potrebbe dire (ma non lo fa) 'senti non ho la minima idea del perché
abbia scelto la pala'. All'emisfero di destra di
una paziente vennero presentate da un esaminatore maschio fotografie
pornografiche. Lei arrossì e cominciò a ridacchiare in modo del tutto
coerente con il contenuto del materiale presentatole; ma non fu in grado di riconoscere la fonte del suo imbarazzo. Un
particolare molto interessante in tali situazione è che il paziente giustifica
il suo comportamento in un modo che assomiglia a quello che gli psicanalisti
chiamano “razionalizzazione”, adducono ciò spiegazioni del tutto plausibili
delle motivazioni di quel comportamento, che sono del tutto lontane dalle reali
origini.
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I nostri “io”
Quante volte si è dovuto scegliere tra due possibilità
ugualmente attraenti. Cioccolata o crema, lo prendo o lo lascio, quest'auto o
quella, vado o non vado, tali dubbi sollecitano in noi un caratteristico stato
di impasse. Si forma un fastidioso stato di equilibrio, un'antipatica
sospensione, che può sfociare perfino, nei casi gravi, in difficoltà e dolore,
in una sofferenza della scelta. Si vorrebbe che la via fosse chiara e univoca,
e quando finalmente giungiamo a schierarci da una parte o dall'altra, c'è sollievo.
Infine può rimanere il rimpianto: se avessi scelto, se fossi rimasto, se avessi
fatto questo o quello. Forse c'è anche una base biologica, specificamente umana
in tutto ciò.
Da secoli i filosofi hanno meditato sui nostri modi diversi di approcciare e conoscere il mondo.
Da secoli i filosofi hanno meditato sui nostri modi diversi di approcciare e conoscere il mondo.
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La tentazione di identificare almeno due modalità
nettamente distinte ha infatti profonde radici. Si
sono sempre contrapposti ad esempio un modo creativo, emotivo, intuitivo e
artistico ad un altro critico, analitico,
intellettuale e razionale di pensiero conscio. Ulisse sapeva che il suo 'io futuro' poteva cambiare e cedere al canto
delle sirene, e allora con l''io attuale' si
lega all'albero della nave. Anche i greci s'erano confrontati col problema
della dualità. Platone sosteneva che l'ignoranza offuscava
l'irrazionalità, mentre Aristotele distingueva tra ragione e passione. Medea
supplica la propria mano, mossa da passione vendicativa, di non uccidere i
propri figli. Tommaso d'Aquino sottolinea come la ragione possa
essere ogni tanto sconfitta
dal desiderio. Adam Smith postula una divisione tra un io superiore che
osserva e uno inferiore,
o agente, che agisce.
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Oggi sappiamo che ogni emisfero controlla la metà del corpo contro-laterale e, se non c'è scambio d'informazione, agiscono come fossero autonomi. Un ragazzo, per controllare una epilessia gravissima, fu sottoposto al taglio della connessione tra i due emisferi cerebrali, dopo un po' il ragazzo si comportava in modo strano: si abbassava i pantaloni con una mano e li tirava su con l'altra. Una donna, cui una lesione aveva leso le vie di collegamento tra gli emisferi, con un braccio tentava di strangolarsi, perché si odiava e voleva mettere in pratica vecchie tendenze suicide, veniva però salvata dall'altra mano, per niente convinta [N.d.r. si legga il post “La donna che si voleva strangolare”]. Queste sindromi, chiamate 'da disconnessione' rivelano quanto sia importante l'unità dei due emisferi per l'unità della mente.
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I due emisferi contengono due
menti e due io, e le loro connessioni tengono insieme l'unità del Sé. Se cambiano le connessioni, può
cambiare persino la personalità. Il Sé dunque è un'entità delicata e fragile: è
certamente una constatazione sconcertante.
L’uomo più bello scelto oggi è: - Jensen Ross Ackles (Dallas, 1º marzo 1978) è un attore ed ex modello statunitense. È principalmente conosciuto per i
suoi ruoli televisivi di Eric Brady (Il tempo della nostra vita), Alec (X5-494) (in Dark Angel), Jason Teague (in Smallville) e, più recentemente, Dean Winchester (in Supernatural).
Noto per il suo libro Il crollo della mente bicamerale e
l'origine della coscienza (1976), nel quale egli affermò che i
popoli primitivi non erano consapevoli nella moderna accezione del
termine, e che la mutazione del modo di pensare umano sarebbe avvenuta nello
spazio di alcuni secoli tremila anni or sono.
Jaynes nacque a West Newton (Massachussetts) e frequentò l'Università di Harvard, frequentò la McGill University laureandosi e conseguendo il
dottorato di ricerca presso l'Università Yale. Jaynes fu lettore presso la
facoltà di psicologia dell'Università di Princeton dal 1966 al 1990, e sembra che fosse un insegnante
molto apprezzato se fu invitato talvolta a tenere conferenze presso altre
università.
Le teorie di Jaynes sulla coscienza si dimostrarono a
dir poco molto controverse. La sua interpretazione di un Achille guidato da voci interiori era
indubbiamente originale. Quando uscì l'Origine della coscienza, egli fu
criticato aspramente per aver cercato di ingraziarsi il grande pubblico senza
avere prima sottoposto l'opera ad un attento esame da parte dei colleghi.
Tuttavia come opera scientifica divulgativa ebbe un certo successo, tanto da
venire candidata al National Book Award nel 1978.
Le polemiche suscitate dal libro hanno nel complesso
messo in ombra le altre sue numerose scoperte, soprattutto nel campo del
comportamento animale e dell'etologia. Tra gli insigni scrittori e
scienziati le cui opere furono influenzate o ispirate dalle teorie di Jaynes vi
furono Daniel Dennett e Steven Pinker.
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2) Il crollo della mente bicamerale e
l'origine della coscienza è un saggio dello psicologo statunitense Julian Jaynes pubblicato nel 1976.
Il saggio, che è strutturato in tre parti, una
premessa e un post scriptum, affronta il problema della coscienza. Nella prima parte intitolata
"La mente dell'uomo", viene affrontata la
questione della coscienza della coscienza, della mente dell'Iliade, del doppio cervello, dell'origine della civiltà.
Nella seconda parte, "La testimonianza della storia" lo studioso tratta di dèi, tombe e idoli, di teocrazie della coscienza, della nuova mente
in Mesopotamia, della coscienza intellettuale
della Grecia e della coscienza morale dei khabiru.
Nella terza parte, "Vestigia della mente
bicamerale nel mondo moderno" vengono trattati argomenti diversi: la
ricerca dell'autorizzazione, i profeti e la possessione, la poesia e la musica, l'ipnosi, la schizofrenia, gli auspici della scienza.
Nucleo dell'opera è la controversa teoria della mente
bicamerale, secondo la quale fino a c.a il 1000 a.C. una grandissima parte
degli uomini non possedevano ancora una mente cosciente nel senso moderno del termine ma
erano guidati da voci interiori, che venivano attribuite agli dei ma che in
realtà erano frutto della manipolazione mentale messa in atto da coloro che la
coscienza l'avevano già acquisita, una sorta di plagio che in fondo prosegue
tuttora senza grande scandalo.
Nel libro, Jaynes presenta indizi ricavati dall'archeologia e dai libri più antichi (Iliade, Odissea, Bibbia). Secondo questa teoria, la schizofrenia sarebbe un residuo vestigiale di
quella antica struttura della mente.
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