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sabato 11 maggio 2013

L’imprinting e i primi amori (Ornella Muti)










“ Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense! “
(Dante Alighieri)





Ornella Muti - il più grande imprinting dopo il weekend!






Le  esperienze  precoci  si  radicano  a  fondo  nella  nostra  psiche,  rispecchiando  un fenomeno noto come “imprinting”. Si tratta di un processo che è stato osservato nel comportamento  degli  animali  superiori  sin  dalla  seconda  metà  del  1800  e  il  cui studio approfondito rese popolare l’etologo austriaco Konrad Lorenz. L’imprinting è netto nei volatili nidifugi, ma si osserva in vario modo in molte altre specie. Durante il suo sviluppo neurofisiologico il cervello di molti animali attraversa dei periodi in cui  risulta  particolarmente  plasmabile  dalle  esperienze  compiute  nell’ambiente. 






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Dopo queste finestre temporali critiche  i circuiti neurali si irrigidiscono. Nell’uomo permane  tuttavia  una  notevole  plasticità  residua,  utile  per  un  apprendimento protratto. Il primo amore non si scorda mai. Se andiamo con  la memoria a quegli  istanti di vita  riemerge  in noi  il senso pieno della passione giovanile che scatenò  tempeste di pulsioni e sentimenti. In genere, gran parte degli anni verdi incidono indelebilmente il nostro  animo  con  odori,  voci,  visi  familiari. E' noto che alcuni animali  restano attaccati al primo essere vivente su cui posano gli occhi alla loro nascita ; anche noi umani, in fondo in fondo, restiamo attaccati a persone o oggetti che in particolari situazioni della vita si hanno particolarmente colpito







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il compagno/a del  primo giorno di scuola, la prima amicizia sotto casa che poi nel corso della vita scompare, l'insegnante delle superiori, il primo amore, un 'automobile particolare , il/la collega di lavoro nei primi giorni di assunzione, una casa dove sogneresti di abitare ecc. Le esperienze della vita poi ci fanno spostare il tiro ma questi primi  "amori" non te li scordi più.  Raramente  esperienze  anche  potenti compiute in età più matura penetrano così in profondità nel tessuto mentale. 






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Gli  psicologi  affermano  che  all’inizio  dell’esistenza  la  psiche  è  esposta all’imprinting. Come  la definizione  tecnica  lascia  intendere, si  tratta di un’impronta precoce che  la mente subisce nell’interazione col mondo esterno.  I bambini sono  in questo  senso  estremamente  delicati.  Eventi  tragici  vissuti  in  tenera  età  possono alterare la personalità in maniera devastante. A che si deve questa condizione rilevata in origine da Sigmund Freud? Le  dinamiche  mentali  non  sono  visibili  o  misurabili  e  restano  inesorabilmente relegate  nella  sfera  soggettiva. 







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Abbiamo  tuttavia  l’agio  di  valutarne  alcuni  riflessi neurofisiologici. Le  prime  indicazioni  utili  non  sono  venute  tuttavia  dagli  studi  sul cervello,  bensì  dal  confronto  tra  specie,  dato  che  la  spiccata  sensibilità  alle  prime esperienze è un tratto comune di vari organismi superiori. In particolare, l’imprinting è stato osservato nella seconda metà del XIX secolo dal biologo inglese Douglas Spalding, uno dei fondatori dell’etologia, la disciplina che si focalizza  sul  comportamento  degli  animali.  






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Il  fenomeno  assunse  una  posizione eminente nelle scienze naturali solo dopo il 1940, a seguito dei suggestivi esperimenti
eseguiti su anatre e oche selvatiche dall’etologo Konrad Lorenz (Nobel nel 1973). Hanno  fatto  il  giro  del  mondo  le  immagini  del  celebre  studioso  viennese  che cammina  serafico,  mentre  precede  una  teoria  di  barcollanti  palmipedi,  quasi  si trattasse  di  altrettanti  cagnolini  che  calcano  affezionati  le  orme  del  padrone. Molti   ricercatori  hanno  replicato  il  risultato,  testimoniando  che  la  devozione  indotta dall’imprinting può spingere  i pennuti a volare per centinaia di chilometri dietro un soggetto umano mentre questi guida l’auto o, addirittura, pilota un piccolo aereo. 






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Non  è  l’amabilità  degli  etologi  a  risultare  discriminante  per  l’insolito  feeling  tra specie,  ma  lo  sfruttamento  di  un’attitudine  degli  uccelli  nidifugi,  quelli  che abbandonano presto il nido. Nella veloce maturazione di questi volatili si riscontra un passaggio  drastico  per  lo  sviluppo  della  socialità.  È  in  tale  fase  che  avviene l’imprinting  e  che  si  possono  cambiare  le  carte  in  tavola.  Il  lato  interessante  della faccenda è che l’interpretazione dei risultati è nei suoi principi portanti applicabile a buona parte del regno animale superiore, umani inclusi. Ma procediamo per gradi. 







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Dopo  la schiusa delle uova  i neonati sono calamitati dalla presenza di una  forma grande  e mobile  che marchia  a  fuoco  la  loro memoria  e  che  in  condizioni normali corrisponde alla madre. Se l’etologo si sostituisce ad essa i piccoli seguiranno lui sino a  diventare  adulti  e  dopo  tenderanno  persino  a  fargli  la  corte,  preferendolo  ai consimili. Tuttavia, nulla di ciò accade se il rimpiazzo viene praticato oltre un certo intervallo che in alcuni casi finisce poche ore dopo la nascita. Gli  studiosi  sanno  che  l’apprendimento  si  fonda  sul  consolidamento  dei collegamenti nervosi  in presenza di  stimoli  reiterati  (associazione). 







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Ma  l’imprinting degli uccelli non esige ricorrenza; spesso basta un unico evento, un po’ come accade nell’impressione  di una pellicola  fotografica.  Si  desume  ch’esso  dipende  da  un  fattore innato forte, ma, essendo  l’esperienza comunque necessaria per stabilire  l’affezione, anche  da  una  notevole  modellabilità  dei  circuiti  nervosi  acerbi.  Il  fenomeno  è  in effetti osservabile al microscopio ed è tecnicamente noto come plasticità neurale. Possiamo  dire  che  i  cervelli  evoluti  dispongono  di  un’intelligenza  intrinseca. 







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Provvedere  a una  serie di  istruzioni genetiche  che  stabiliscano  per  filo  e per  segno come un individuo debba reagire in tutte le possibili condizioni ambientali sarebbe un compito troppo dispendioso per un controllo dello sviluppo; l’evoluzione ha pensato bene,  per modo  di  dire,  di  aggirare  il  problema,  realizzando  un  substrato  cerebrale solo grossolanamente definito dalle direttive ereditarie e che per il resto si plasma da sé in funzione del vissuto. Come  abbiamo  visto,  l’imprinting  avviene  solo  in  un  periodo  circoscritto  e  si accompagna a un successivo  irrigidimento degli schemi reattivi. 







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Il decremento della plasticità neurale, questo sì, sembra geneticamente condizionato in un’ampia gamma di  animali. Ebbene,  anche  qui  abbiamo  a  che  fare  con  un  processo  intelligente. La strategia  evolutiva  sottostante  consiste  nel  conferire  all’individuo  un’architettura neurale stabile dopo che questi ha sperimentato varie condotte e preso confidenza con l’ambiente. Sono  ben  conosciuti  nelle  neuroscienze  i  cosiddetti  periodi  critici.  In  essi  una pronunciata  plasticità  contraddistingue  volta  per  volta  talune  porzioni  cerebrali.  I circuiti si comportano come se fossero una creta malleabile che si rapprende infine in un calco perenne. 







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Ad esempio, è in un tipico periodo critico che gli uccelli canterini imparano  i  loro  vocalizzi.  Se  un  animale  cresce  in  esso  senza  la  possibilità  di ascoltare i suoni articolati dei consimili non svilupperà mai più un canto normale.   Una condizione similare si ha nell’uomo. Si può osservare che  i soggetti bilingui attivano aree corticali differenti  rispetto a quelli che apprendono un secondo  idioma da  adulti, ( vedi “Acquisizione e apprendimento nell’ipotesi di Krashen”) idioma  che  peraltro  di  solito  non  dominano  alla  perfezione.  Nei  casi drammatici  in cui  addirittura  le vicissitudini  esistenziali ostacolino  l’apprendimento del  linguaggio  l’individuo  si  porterà  appresso  per  sempre  dei  disturbi  di  tipo espressivo. 







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Lo sviluppo della visione binoculare avviene pure in periodi critici. E così per molte abilità motorie, nonché per le attitudini sociali. Gli  esempi  potrebbero  riempire  una  lunga  lista  e  ci  fanno  capire  che  il  danno peggiore  che  un  cervello  giovane  può  subire  è  quello  conseguente  a  deprivazione sensoriale.  Diversamente  da  un  computer  che  ha  un  hardware  rigido,  un  cervello biochimico si modifica strada facendo. Gli stimoli durante la gioventù sono per esso un alimento cruciale. Va sottolineato comunque che l’uomo è nella biosfera l’animale che  mantiene  la  più  elevata  aliquota  di  plasticità  neurale  residua.  È  grazie  a  tale immaturità  protratta  che  siamo  in  grado  di  modificare  i  nostri  schemi comportamentali, facendo tesoro di ogni nuova esperienza anche in età matura







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Non  possiamo  pretendere  di  tenere  il  cervello  flessibile  com’era  agli  inizi  della
vita,  ma  giova  ricordare  le  semplici  parole  di  Arnaud  Desjardins,  documentarista francese e maestro spirituale: “Il Saggio è un bambino felice”. Oltre a farci riflettere sulla nostra maturazione, questo punto di vista ci può aiutare nell’educazione di figli, nipoti o allievi.



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1 commento:

  1. Salve Gabriele,
    sono Laura Beghetto. Ho letto il tuo blog. Finalmente uno decente sull’amore! Ho visto che ci sono più di 100.000 persone che lo seguono! 80 collaboratori e 1000 commenti da tutto il mondo! Spero non mi deluderai nel tempo se ti faccio i complimenti. Ho visitato tanti siti, blog, scritti e foto sull’amore, ma nessuno mi ha preso come questo. Leggo le cose che ho vissuto, le emozioni che ho provato e che ora non provo più! Non ho paura a dire che ho 50 anni, ma ne dimostro, a detta di tanti, meno di 40. Tu quanti me ne dai? Però devi essere sincero. Guarda bene le foto, ci tengo al tuo parere. Non è per il mio ex marito o i miei ex amanti, ma nessuno che avesse osato dire una sola parola di quelle che tu distribuisci a piene mani. Ma anche il linguaggio e i contenuti sono pieni di fascino. Ti leggo incuriosita mentre cerco “Amore come passione” un saggio di Luhmann e ho incrociato “L'innamoramento profondo è uno stupore e una paura” nel tuo blog. Non ti dico, ho rivisto tutti, ma dico tutti, i miei sogni d’amore della mia giovinezza. Ho cercato le tue immagini e ho trovato un uomo maturo di bell’aspetto. Sono soprattutto i tuoi guizzi che mi fanno morire. In ogni caso mi sono detta, se esiste un altro essere vivente che la pensa così allora siamo in due. Oggi altre mie amiche che sono venute da me sono entusiaste anche se un po’ guardinghe. Ma è una meraviglia. Ho pure vinto la scommessa quando ho mostrato i tuoi “pensieri e parole”. Sono genuini e si sente. Sono più belli di tutti gli articoli. Fanno vibrare e mi entrano come se fossero miei. Come le poesie di Prevert, anzi meglio perché sono veramente per qualcuna. Ho scoperto una chicca, secondo me i “pensieri e parole” sono tuoi, gli aforismi come “Lei - L’altra” ecc sono di una tua spasimante, mentre alcuni post sono diretti a qualcuna che come dici nel testo ti ha tradito! Mi sbaglio? Poi questo fiorire di foto di Anna Galiena da settembre 2012 potrebbe significare che la tua attuale “lei” somiglia questa attrice. Sono nel giusto? Comunque, siamo tutte entusiaste, ieri sera dal parrucchiere non abbiamo letto più i gossip sui giornali, ma parlavamo di te. Sento che alcuni post appartengono a qualcuna (che invidio), ma sono contenta che condividi le emozioni con gli altri. Abbiamo pensato di fare un blog sulle “emozioni femminili” spero che tu ci dia una mano. A Pasqua aspettati una sorpresa! Non so se sei sposato, ma mi fai morire come una quindicenne. Al solo pensiero che posso vederti mi tremano le gambe e se lo sanno le mie figlie mi fulminano. Non so che dire, se penso che mi leggerai m’incanto. Un bacio e un abbraccio. Arrivederci. Laura50

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