Kamasutra, Tantra,
Taoismo, Nirvana sono le strutture di pensiero orientali che fanno del sesso
una scienza, una filosofia, un’armonia, una fusione tra l’uomo e gli dei!
India
La cultura indiana può
essere considerata tra le più antiche, con l’antica civiltà della valle dell’Indo che,
contemporanea a quella dell’antico
Egitto e dei Sumeri, si diffuse in tutta l’India e il Pakistan
più di 4000 anni fa. Durante questo periodo, non si sa molto sui loro
atteggiamenti sessuali mentre sono noti i riti di fertilità.
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La prima prova del loro
atteggiamento verso il sesso viene da antichi testi di induismo, buddismo e giainismo, il primo
dei quali, il Veda, è forse il più antico esempio di letteratura religiosa presente al mondo. Questi testi,
insieme ai poemi epici dell’antica India, hanno avuto un importante
effetto sulla cultura di tutto il sud-est asiatico. Alcuni testi parlano di una grande varietà di pratiche sessuali non-vaginali che, se eseguite
con un uomo o una donna, erano puniti con il grado più basso di ammenda. Il rapporto
omosessuale maschile, venendo trattato come un reato molto minore,
lasciava intendere che era alquanto permesso.
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In merito a quello femminile, era punito maggiormente
quello tra una donna
adulta ed una ragazza in caso di perdita della verginità piuttosto che
il rapporto omosessuale tra due giovani o tra due donne non più vergini. Questo comportamento
lascia anche capire che non c’erano molte discriminazioni tra omosessualità
maschile e femminile.
L’India, con la sua religione,
ebbe un ruolo significativo nella storia del sesso attraverso il primo testo scritto, il Kamasutra, che ha trattato il rapporto sessuale come una
scienza. Sotto questo punto di vista, l’india è stata una pioniera
nell’utilizzo dell’educazione sessuale attraverso l’arte e la letteratura,
sebbene anche qui troviamo differenze di costumi sessuali tra la le caste più
elevate e la gente comune, con i primi che indulgevano in uno stile di vita più
edonistico.
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Il classico Kama Sutra
indiano si occupava, senza ambiguità o ipocrisie, di tutti gli aspetti
della vita sessuale: eterosessualità, omosessualità, matrimonio,
adulterio, prostituzione, sesso di gruppo, sadomasochismo e anche
travestitismo. Il testo dona un
affascinante ritratto di un’India la cui apertura alla sessualità lascia
intendere uno sviluppato senso
erotico e di parità.
Questi testi fanno anche
capire che nell’antica India il sesso era un affare privato e, nel matrimonio,
era un dovere reciproco per
marito e moglie trarre uguale piacere e usare qualunque sistema per
raggiungerlo. Il sesso era generalmente visto sia come un dovere morale di ciascun
partner in una relazione a lungo termine come il matrimonio, ma anche come un
desiderio che poteva ostacolare il completo distacco spirituale.
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Invece,
secondo certe scuole di filosofia
indiana, come il Tantra, il sesso diventava un dovere sacro o un
cammino per arrivare all’equilibrio ascetico o all’illuminazione spirituale. La stessa
eiaculazione era vista come una forma di energia per arrivare a tale
illuminazione.
In India esisteva una
categoria di donne, le Devadashi, alle quali era affidato
il compito di esercitare, nei templi, la funzione di “prostituta degli dei”. Il sesso come strumento per ricongiungersi a Dio. Le
tavole del Kamasutra, che illustravano le varie posizioni dell’amplesso sessuale per il raggiungimento del
piacere, erano perfino poste all’interno dei templi indiani.
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La poligamia era ammessa ma praticata solo dalle
classi più agiate mentre come per le altre culture musulmane del Medio Oriente,
le pratiche egalitarie o elitarie dell’omosessualità erano mantenute più nascoste. Come
alcuni reperti dimostrano e come il caldo clima esigeva, era normale per questo
popolo tenere coperta solo la parte inferiore del corpo; solo dopo la fondazione
dei sultanati di Delhiela messa a punto di diversi Stati musulmani,tra
il 14.mo e 15.mo secolo, che in India i costumi islamici sulla
copertura del corpo femminile e dei costumi sessuali comincia a cambiare. Successivamente, nel
medio-evo, la colonizzazione da parte di potenze coloniali tra cui il
Portogallo (cattolico) e l’Inghilterra (dell’epoca vittoriana) ebbe un impatto negativo sul liberalismo sessuale ancora presente
in India.
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Cina
Il confucianesimo porta l’antica Cina ad avere un
comportamento alquanto sessista
nei confronti delle donne, viste come merce di scambio e la cui verginità come unico valore che portava gli uomini
a sposarsi con la donna prescelta dal padre e a scegliersi, poi, concubine più desiderabili dal punto di vista
erotico, risorse permettendo. Accettate erano anche le pratiche omosessuali tra maschi, tenute
comunque con una certa riservatezza mentre più rare quelle tra femmine, tenute in maggior
segreto.
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L’interpretazione
classica del Confucianesimo ha
alla base il principio secondo cui ogni uomo deve assumere nella vita un
comportamento conforme al genere sessuale attribuitogli dalla natura e
impegnarsi nei ruoli sessuali che sono congeniali alla riproduzione e altrettanto valeva per la donna.
Idem per il Taoismo, che pur dando molta importanza all’atto
sessuale, enfatizzava il mantenimento dell’armonia naturale esistente tra le forze dello Yin e dello Yang,
(sempre secondo un’interpretazione tradizionale) e quindi non poteva approvare
una completa relazione omosessuale
(Yang-Yang), mentre
incoraggiava atti
sessuali con più donne. Fin dalla pubertà, le giovinette venivano
preparate al ruolo di mogli o concubine e l’uomo a diventare un buon
amatore affinché lo yang potesse nutrirsi il più a lungo
possibile dello yang, raggiungendo il massimo livello di piacere durante
la “fusione cosmica”. Pertanto, l’erotismo divenne una forma d’arte con la nascita di una precisa farmacopea
e di oggetti atti a migliorare e favorire il piacere del sesso considerato come
essenza della vita.
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Nel Buddismo, infine, il desiderio sessuale (sia
esso eterosessuale che omosessuale) era visto come un ostacolo per l’anima; come una zavorra
legherebbe lo spirito al mondo reale impedendogli di raggiungere il Nirvāṇa e per questo, le pulsioni sessuali diventavano inappropriate.
D’altra parte però risulta necessario evidenziare come nessuna di queste tre religioni cinesi
condanni il comportamento sessuale così duramente come il Cristianesimo nel corso dei secoli. Se effettuassimo
una comparazione tra cultura cristiana e confucianesimo, per esempio, nella
lista dei peccati mortali
di questo ultimo non troveremo affatto la sodomia.
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Nel Confucianesimo, come detto, l’obiettivo prioritario era la riproduzione del
nucleo sociale di riferimento, una volta adempiuto a tale dovere, restava una
realtà secondaria e privata il fatto che si avessero poi relazioni sessuali o
amorose con altre persone o con lo stesso sesso. Successivamente, nonostante
l’interpretazione e l’orientamento delle religioni, in Cina l’adulterio e gli altri “crimini” legati alle attività sessuale ritenute “licenziose” o “promiscue”, furono duramente puniti.
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Giappone
La fede scintoista non considera il sesso
come un tabù e nell’antico Giappone erano più che altro le influenze buddiste a
limitarne la pratica. Come per le antiche culture occidentali, il sesso in
Giappone non era concepito in termini di moralità, ma piuttosto in termini di piacere e di posizione
sociale. Qui la sessualità era governata dalle stesse forze sociali che rendono
la sua cultura molto diversa da quella di Cina, Corea, India, o Europa. E’ noto
che dal 15.mo secolo i cinesi, coreani e
altri visitatori orientali
frequentavano i bordelli in Giappone.
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Le Case
chiuse erano permesse dal governo che le controllava
e ne traeva profitto. Inoltre, in tempi antichissimi, il Giappone ebbe il record in fatto di rapporti omosessuali. La
sodomia non era vista come un peccato sia per la società che per la religione,
e solo alla fine del 19.mo
secolo, a cause delle influenze del
pensiero occidentale le cose cambiarono. I monasteri
buddisti sembrano essere stati i primi centri di attività omosessuale nel
Giappone antico, dove la maggior parte dei monaci
ritenevano che il voto di castità riguardasse solo il sesso eterosessuale e
così i rapporti di amore e di sesso, specialmente tra monaci (nenja) e giovani accoliti (chigo) diventarono la
norma.
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Anche qui, come in Grecia, il rapporto era profondo e coinvolgeva adolescenti solo fino
all’età della maturità. Entrambe le parti erano incoraggiate a trattare con
serietà il rapporto e a condurre la faccenda
con onore, dove spesso il giovane era tenuto perfino a
sottoscrivere un voto
formale di fedeltà.
Questo stretto rapporto
lo si ritrova anche nell’ambiente militare (wakashūdo) dove era consuetudine per i giovani
apprendisti seguire la formazione delle arti marziali dei Samurai ed affidarsi
ad uno di loro. Col consenso
del ragazzo il samurai lo accoglieva come suo amante fino alla maggiore età ma, con una sorta
di “contratto di
fratellanza”, giuramento o sodalizio che univa i due fino alla
morte.
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Non era esclusa neanche
l’attività sessuale tra giovani maschi, tra giovani maschi e donne o fra donne, mentre la prostituzione era largamente accettata. Infatti, tradizionalmente, le donne erano asservite agli
uomini e soprattutto ai loro mariti.
Storicamente, la nascita
della pornografia giapponese
(shunga) la si può far risalire a
questo periodo, pornografia intesa, però, come letteratura erotica e non nel
modo sessuofobico tipico del cristianesimo. Probabilmente, tale forma di
erotismo trae origini dai più antichi culti shintoisti legati alla fertilità
della terra e a quelli fallici di natura rurale.
Riti che ancora oggi
vengono rivisitati in alcune zone del Giappone così come la pornografia
contemporanea dei manga o anime trova radici nella precedente cultura
edonistica.
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Cinque anni fa ho iniziato una relazione con un uomo più giovane di 43 anni (da notare 13anni di differenza). Mi aveva corteggiata per molti mesi, ma io facevo finta di non capire perchè era sposato ed io uscivo da un'altra storia molto dolorosa e lacerante. Sia come sia, la storia è cominciata. Io, separata da diversi anni, l'ho presa con voluta leggerezza, ma ... col tempo mi sono innamorata. (Ricorda però che lui è sposato! ndr) Grosso guaio, visto che la situazione era molto "sofferente": una delle sue due figlie era gravemente ammalata. Ma il tempo ci ha portato ad una sempre maggior unione. Si è creata intimità, confidenza, amicizia e il rispetto e stima reciproci si sono consolidati. (Ma di cosa parli questo non è Amore! ndr) dopo due anni di amore vissuto intensamente, ma solo tra le quattro mura di casa (vivo da sola) la figlia malata è morta. Son certa che non ci sia bisogno di dire cosa ha provato il "mio lui" e nemmeno cosa ho provato io. Sono quegli avvenimenti che ti mettono di fronte al senso della vita e .... non lo trovi. La nostra relazione è continuata e, col tempo, si è ulteriormente consolidata. Io, però, io ho cominciato ad entrare in crisi: mi sono resa conto che la malattia della figlia era una sorta di alibi per me: se non faceva una scelta di separazione era per sua figlia non perchè io non meritavo di essere amata veramente!!! Perciò ho cominciato ad avanzare qualche richiesta, come, ad esempio, di uscire a cena qualche volta. Lui aveva paura di essere scoperto dalla moglie, ma, a quel punto, le sue paure non avevano più grosse giustificazioni per me: dopo tanto tempo ritenevo di aver diritto anch'io ad un amore alla luce del sole. Dammi una risposta! Maria 62
RispondiEliminaCiao Gabry,
RispondiEliminasono Adele Rossi, iscritta da poco e rispondo al tuo post “Perché le donne tradiscono?” del 25 apr u.s. Nel forum la russa Domitilla consiglia di schiacciare il capo a donne che tradiscono marito e amante! Non sono d’accordo! E’ tempo di imitarle dopo secoli di soprusi maschili. Anche se spregiudicate e un po’ puttane, fanno pagare agli uomini quello che hanno dispensato per lungo tempo a noi donne. La cosa che non mando giù, però, è il suo comportamento con un uomo innamorato! Perché solo un uomo innamorato, libero e da lei scelto, poteva sopportare tanta mostruosità. Doveva infierire con i mascalzoni sposati che cercano vittime giovani e indifese. Ma non credo che lei abbia il mio stesso senso combattivo e di rivolta. Una che si tiene il marito, dopo una storia di 10 anni, che lei definisce grande amore, è solo una grande stronza! Certamente il marito le serve per il suo perbenismo e forse per i suoi soldi. Deve essere una che ha solo smania di seduzione e protagonismo. Oppure una prostituta d’alto borgo, che sfrutta gli uomini in cambio di favori. Certo che se dovessi infierire contro un uomo che amo, non mi comporterei così. Lo farei solo con gli stronzi e quelli che si danno tutte quelle fottute arie! Restano a suo carico 10 lunghi anni con lo stesso uomo. Ma parlare di grande amore non sta ne in cielo ne in terra. Chi ama si mette in gioco, perde la testa, non si fa sfuggire il Grande Amore! Più che una donna innamorata sembra una Mata Hari, una che sale e scende dall Orient Express pronta e disponibile con tutti ma a tradire tutti, il marito per primo e poi tutti gli altri. Ma ha dei figli, una famiglia regolare o vive sotto copertura? Vorrei altri particolari, ma solo per dare corpo alla mia ipotesi di Gran Puttana! Una che tradisce il marito senza cercare le basi dell’amore, tradisce solo per il gusto di tradire. Amore, che poi dice di aver trovato, ma tradisce anche quello. Tali comportamenti mi ricordano tanto Madame Bovary e lei sembra solo una “Serpe nel seno”. Sono femminista e detesto gli uomini di cacca, ma che io possa sprofondare, se questo non è un comportamento di una Donna di Merda di una lontana Prima Repubblica! Adele 67
Gabry sono Giusy Dandolo e do un consiglio al tuo collega che è sbattuto in quella che chiamano Mata Hari! Non so se mi legge, ma lo invito a ragionare. Che si aspettava da una che ha decine di storie ed è sempre sposata? Una che non ha mai amato e che non si è mai messa in discussione? Una che gioca coi sentimenti ma va aletto con tutti? Non sono moralista, ma questo non è amore, è solo “cazzi propri” va bene tradire per amore o per curiosità, ma tradire per vizio mai. Lo dice pure il diavolo, errare è umano perseverare è diabolico! Ciao Giusy66
RispondiEliminaCiao, sono Nina Volpe, ti ricordi di me, erano gli inizi del blog nell’estate scorsa? Dici pure al tuo amico che quella donna che lo fa soffrire è solo una masnadiera, una donna che non ama nessuno, egoista, falsa e spergiura. Chi ama, ama e basta! Non ho mai sentito di donne sposate, frivole che cercano l’amante per avere uno straccio d’amore! Chi ha i soldi fa questo per sport, per noia o per vizio. Una donna vera, una femmina innamorata, non baratta l’amore con un avventura. Se ha problemi in famiglia o li risolve o si innamora, ma non cerca amanti a ripetizione. Anche se dopo decine di anni. Se cerca l’amore, e dice di averlo trovato, non lo abbandona per un altro. Le storie d’amore vere non si esauriscono, si esauriscono solo le “storie” fatte di sesso, pressappochismo, noia e menzogne! Per me, io ho avuto una vita tempestosa, ma dopo ho trovato l’amore e sono 15 anni che voglio solo vivere la mia storia. Ciao Nina66
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