In Italia si chiama amore
L’ultimo
libro di Melissa P.
Melissa Panarello, meglio
conosciuta sotto
lo pseudonimo di Melissa P. (1985 – vivente), scrittrice, personaggio televisivo e
saggista italiana.
- Le incrostazioni sono dure a togliersi dal cuore. Ma forse il cuore può pulsare così tanto da rompere in mille pezzi la corazza che lo circonda. (da Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, Fazi, 2003)
- Io volevo ancora violenza, violenza fino a non poterne più. Mi sono abituata, forse non posso più farne a meno; mi sembrerebbe strano se un giorno la dolcezza e la tenerezza venissero a bussare alla mia porta e mi chiedessero di entrare. La violenza mi uccide, mi logora, mi sporca e si nutre di me, ma con e per essa sopravvivo, di lei mi nutro. (da Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire)
Melissa Panarello |
In Italia si
chiama amore (libro
pubblicato nel 2011)
"Il sesso è la cartina di
tornasole di una società: racconta gli individui, la loro specificità, rivela i
difetti e le virtù di ogni esistenza. E il nostro è il paese degli scandali,
delle trasgressioni che occupano gli appartamenti delle periferie così come i
dorati palazzi del potere. È il paese degli esibizionisti che rispondono alla
larga richiesta di un numerosissimo
popolo di guardoni. Nonostante l'ostentazione pornografica a cui dagli
anni Ottanta in poi siamo stati abituati, in Italia regna un pudore sconsiderato, lo stesso
di quaranta o cinquantanni fa. E non vengano fraintesi i comportamenti e
i costumi odierni,
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decisamente più libertini di quelli di ieri: una minigonna
inguinale può rivelarsi una maschera tanto quanto una gonna sotto il ginocchio.
Un tempo, almeno, l'ipocrisia aveva una veste
adeguata. Oggi invece è un'ipocrisia scollacciata, travestita da
libertà. Da quando ho pubblicato "100 colpi di spazzola", centinaia
di persone mi hanno fatto domande sulla mia intimità. Vogliono sapere come, con chi, dove, quanto lo
faccio. E si sono stupite nel trovarsi di fronte a una creatura
estremamente noiosa dal punto di vista sessuale, che non ha niente o pochissimo
da spartire col
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personaggio letterario che abita le loro fantasie. Ecco perché,
a un certo punto, ho deciso di passare dall'altra parte. Ho girato per le città d'Italia
e ho cominciato a chiedere agli italiani come lo fanno, senza pruriti
voyeuristici né ambizioni da scienziata. Osservandoli, ascoltandoli,
raccogliendoli."
Nel 2003 il Moige mi impedì di partecipare
a un'intervista televisiva. La rete era Rai 1, il
programma Domenica In, presentava Mara Venier. L'accusa sosteneva che
una ragazzina della mia età – all'epoca avevo diciassette anni – non potesse
dichiarare
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all'Italia intera, ostaggio della fascia protetta, di condurre una
vita sessuale e di esserne persino contenta. Cosa avrebbero pensato i nonni dei
propri nipoti? Come si sarebbero giustificate con
papà le quattordicenni dall'ombelico libero? Meglio tacere, ottima
soluzione per nascondere i nostri peccatucci a favore di finte innocenze.
Qualche settimana dopo quell'episodio di ostracismo, alle otto e mezzo di sera
Eva Henger mostrava la
linea verticale del suo sedere alle telecamere di Canale 5. Benedette
sempre siano Eva e la
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sua Sacra Linea, tuttavia mi chiesi cosa stesse
infettando il paese in cui mi ostino a vivere: perché il corpo può essere
esibito, mentre vige il divieto di raccontarlo? Cosa c'è di indicibile sul
corpo, così indicibile che nemmeno il corpo stesso
riesce a dire?
Citazioni
- Il sesso è la cartina di tornasole di una società: racconta gli individui, la loro specificità, rivela i difetti e le virtù di ogni esistenza. Se però viene ingoiato e consumato come un pasto da fast food,
- non solo se ne perde il gusto essenziale, ma si fatica a comprendere tanto la propria sessualità quanto quella altrui.
- Solo dove il senso del peccato è vivo e forte possono esistere lo scandalo e la trasgressione. E il nostro è il paese degli scandali, delle trasgressioni che occupano gli appartamenti delle periferie così come i dorati palazzi del potere. È il paese degli esibizionisti che rispondono alla larga richiesta di un numerosissimo popolo di guardoni. È il paese in cui, ancora oggi, pronunciare la parola "sesso" fa scappare la risatina tipica dei bambini che non sanno come affrontare
- una cosa più grande di loro. Nonostante l'ostentazione pornografica a cui dagli anni Ottanta in poi siamo stati abituati, in Italia regna un pudore sconsiderato, lo stesso di trenta o quarant'anni fa. E non vengano fraintesi i comportamenti e i costumi odierni, decisamente più libertini di quelli di ieri: una minigonna inguinale può rivelarsi una maschera tanto quanto una gonna sotto il ginocchio.
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Pur avendo perso eleganza e grazia,
l'Italia di oggi non ha tuttavia acquisito una maggiore libertà sessuale. Un
tempo, almeno, l'ipocrisia aveva una veste adeguata. Oggi invece è un'ipocrisia
scollacciata, travestita da libertà.
- In realtà non c'è niente di promiscuo nell'atteggiamento sessuale degli adolescenti, non più di quanto ce ne sia in quello degli adulti. La differenza è che loro lo fanno in maniera molto più rumorosa, più goffa, con tutto il coraggio e l'impudicizia della giovinezza.
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Ma da cosa li si vuole salvare
davvero? Dal sesso, dall'amore o dalla scoperta del dolore? Quale bene
inestimabile si vuole proteggere, a scapito della presa di
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coscienza di ciò che
si è, di ciò che si desidera? La paura genera mostri, e più i ragazzi sono
impauriti dagli ordini, dalle regole e dai cattivi sentimenti degli adulti,
meno sono disposti a raccogliere la gioia che il
sesso appena scoperto intende loro consegnare. Si troveranno così a
inseguire la trasgressione, la storia bugiarda che i grandi hanno inventato
come reazione alla legge divina.
- Silvio Berlusconi è l'emblema dell'arretratezza culturale e sessuale che continua a brutalizzare il nostro paese. "O fai tutto quello che ti viene chiesto, o vai a casa," dice una ragazza intercettata all'amica, riferendosi alle feste di Arcore. Quindi, o la femmina si sottomette al volere del maschio, asseconda i suoi
- istinti primitivi, concede corpo e sorriso a Dracula, o viene allontanata, annullata, ferita. Da tutta questa storia non emergono né emancipazione, né libertà sessuale. Vecchi e bambine, femmine e maschi, potenti e precarie, giornalisti e vallette si succhiano il sangue a vicenda, saccheggiando all'eros, al desiderio, all'amore e all'indipendenza il loro valore primario: la possibilità di scegliere, la gioia di essere scelti e la soddisfazione di essere corrisposti.
- In questo senso siamo tutti vittime di un razzismo dell'immagine, laddove a una molteplicità di attitudini, desideri, gusti e criteri estetici, si contrappone l'unicità della forma e dell'immagine plastica delle vallette televisive, presentate come prive di intelletto anche quando non lo sono. Oppure, al contrario, i dibattiti politici e culturali sono affidati a donne estremamente intelligenti e capaci che,
- per paura di essere confuse con le vallette, rinunciano a qualsiasi forma di seduzione, regalandoci un'immagine di donna forte e determinata poco disposta a compiacere il maschio. In realtà esiste una via di mezzo fra valletta e donna impegnata, ma la televisione e chi la fa sembra non farci caso.
- Forse, penso mentre guardo un tronista di Uomini & Donne con le sopracciglia depilate e i pantaloni finto-usurati, forse è tempo che la televisione smetta di pretendere di educarci alla bellezza, insinuandola nelle nostre case con tanta violenza, senza perdono. Dobbiamo tutti attrezzarci affinché dalle nostre case la bellezza esploda. Un big bang d'amore, erotismo, grazia, compassione, tolleranza. Diventare noi, tutti noi, tutori dell'eros, coloro che ne conservano il suo istinto originario. Strappare lo scettro ai finti liberati, regnando ognuno nella propria esistenza come individui liberi, insostituibili, speciali e, per questo, immensamente erotici.
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