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martedì 11 dicembre 2012

La chimica dell'amore (Raoul Bova)





 Cervello e sostanze dell'innamoramento



 


Cosa succede nel nostro cervello quando siamo tristi, felici, impauriti o furiosi? È possibile definire un 'cervello emotivo'? E perché le emozioni esistono? Le emozioni rappresentano un duplice enigma. In primo luogo occorre chiedersi quale sia la funzione di processi che così pesantemente influenzano il nostro comportamento, il nostro pensare ed i nostri ricordi. Certamente non possono essere uno scherzo della natura. In secondo luogo, occorre chiedersi quale sia il correlato cerebrale di un vissuto così intenso e personale.
Certamente le emozioni semplici sono nate per controllare la motivazione, cioè per 



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guidare il comportamento dell'individuo verso alternative che sono vantaggiose per i suoi geni. A questo punto è evidente perché il piacere sessuale susciti una reazione positiva così forte. Ma quali sono i correlati chimici di questo piacere?
Nel 1954 i due ricercatori Olds e Milner effettuarono un esperimento che rappresenta una delle pietre miliari nello studio del cervello. Inserirono in diversi punti del cervello di un ratto un sottile elettrodo stimolante. Premendo una leva, il ratto chiudeva un circuito, stimolando elettricamente la regione cerebrale nella quale l'elettrodo era infisso. Quando l'elettrodo era posto in alcune regioni critiche situate alla base del cervello, il ratto premeva la leva fino quasi allo sfinimento senza farsi distrarre neanche dall'offerta di cibo o acqua. Questo esperimento suggerì l'esistenza di un particolare circuito neuronale la cui 



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attivazione agisce come una ricompensa, detto altrimenti, di centri del piacere nel cervello. Studi successivi hanno dimostrato l'esistenza di 'centri del piacere' nel cervello delle scimmie e anche di pazienti umani. Queste regioni si trovano nella parte anteriore del cervello e se stimolate producono una sensazione simile all'anticipazione di un orgasmo. Studi successivi hanno dimostrato che alla base di queste sensazioni c'è una sostanza chimica detta dopamina. La dopamina è prodotta da alcuni neuroni e viene rilasciata quando questi sono attivi elettricamente. Il rilascio di dopamina in queste regioni del cervello provoca una sensazione di piacere e molte sostanze stupefacenti, direttamente o indirettamente, agiscono sulla dopamina. È possibile che lo stesso meccanismo sia attivato, in misura minore, anche da un sigaro cubano, da un bicchiere di ottimo 



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vino, dai tagliolini al tartufo e chissà, forse anche dai concerti brandenburghesi di Bach. Infatti, la dopamina è generalmente associata a sensazioni piacevoli, ma i meccanismi che generano la specificità di questi piaceri sono ancora sconosciuti.
Cosa si può dire invece dell'emozione associata all'innamoramento? Studi effettuati nei roditori indicano che due ormoni, la vasopressina nel maschio, e l'ossitocina nella femmina, sono di fondamentale importanza. Se questi ormoni sono bloccati le bestioline non formano coppie. Anche negli umani questi stessi ormoni vengono rilasciati al momento dell'orgasmo ed è stato suggerito (ma non provato) che possono contribuire a rendere più saldo un legame sentimentale.
Questi stessi ormoni negli animali sono alla base dell'attaccamento della madre ai 



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piccoli: l'evoluzione crea la possibilità di un legame di coppia sfruttando i meccanismi dell'amore materno già esistenti e dirigendo verso il partner la risposta emotiva generata nella madre dai propri cuccioli.
Una caratteristica interessante collegata al corteggiamento e all'amore è l'uso di espressioni e toni vocali che normalmente vengono usati quando si parla o gioca con dei bambini. Quando due innamorati parlano, il tono della loro voce sale diventando più acuto ed è molto comune riferirsi all'amato con vezzeggiativi che sono sinonimo di bambino o cucciolo. Se questo non suona certo come una novità, è interessante osservare come questo comportamento sembri universale e non ristretto alla nostra cultura. Il rivolgersi nei confronti del proprio amato come si farebbe verso un bambino 



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potrebbe quindi essere espressione di un meccanismo evolutivo simile a quello ha portato alla nascita della monogamia nei roditori.
L'amore è certamente la più sfuggente delle emozioni ed è impossibile rispondere alla domanda che tutti si pongono "perché lui/lei e perché ora"? La biologia potrà forse un giorno spiegare le sensazioni associate alle emozioni, così come già oggi spiega perché la paura aumenta il battito cardiaco, ma non può spiegare gli stimoli, le idee, i pensieri che scatenano le nostre emozioni.
Si sente spesso dire però che l'amore è una questione di chimica, e si possono proporre congetture ben informate sul tipo di cambiamenti nella chimica dei neuroni che sono all'origine della tempesta emotiva che scuote il cervello degli innamorati.
Prima di cercare di capire cosa accade nel cervello degli innamorati, vediamo di capire cosa succede nel loro corpo, ricordando che mente e corpo partecipano entrambi



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all'esperienza di un emozione.
L'aumento del battito cardiaco alla vista della persona amata è uno dei sintomi più classici dell'infatuazione. Questo effetto è sicuramente causato da un attivazione del sistema nervoso simpatico ed è mediato dal neurotrasmettitore noradrenalina. Alle stesse cause può essere ricondotta l'involontaria dilatazione della pupilla che ha luogo quando si guarda una persona attraente, il cambiamento del respiro e molte altre sensazioni fisiche che ben conosciamo. Se i cambiamenti chimici e ormonali che sono alla base delle sensazioni fisiche degli innamorati possono essere facilmente compresi sulla base di conoscenze basilari di fisiologia, molto più arduo è invece affermare con un certo grado di certezza quali cambiamenti nella chimica del cervello siano alla base della sensazione 



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emotiva collegata con l'amore.
Alcuni psichiatri hanno suggerito l'esistenza di due componenti nell'amore che lo accomunano a specifici disturbi psichiatrici: una componente euforica e una componente ossessiva.
L'euforia è quella che ci tiene svegli la notte, che permette di fare cose che si credevano impossibili, e che ci rende felici. È possibile che la dopamina sia in qualche modo coinvolta nell'euforia. Un gruppo di psichiatri pisano ha posto invece l'accento su di una seconda sostanza chimica, la serotonina, e sul suo coinvolgimento nelle ossessioni. Alcune coppie di innamorati 



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hanno accettato di sottoporsi a un prelievo di sangue, ed è stato rilevata una variazione della serotonina simile a quella osservata in pazienti ossessivi. Un anno dopo però, la concentrazione di serotonina nel sangue degli innamorati si è normalizzata. D'altronde, c'era bisogno di complesse misurazioni chimiche per dimostrare che l'amore rende folli?
Alessandro Cellerino


Alessandro Cellerino è ricercatore in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. 

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