Marilyn Monroe
L’icona e il mito (1)
Dobbiamo tutto a Marilyn Monroe. Ma
ancora di più dobbiamo a quella giovane attrice che si era fatta Marilyn
Monroe. Una celebre maschera di seduzione che lei stessa aveva creato, come uno
schizofrenico alter ego che
sapeva usare sessualità e pietà nella giusta misura, che sapeva farsi
perdonare quando sbagliava, che sognava di rimanere sempre bella, ma anche di
superare quella cronica insicurezza d'interprete con una perfezione recitativa
degna delle colleghe che le stavano intorno o che l'avevano preceduta. «Se
avessi rispettato tutte le regole, non sarei arrivata da nessuna parte»,
diceva. E questa consapevolezza di aver osato troppo
e, nell'osare, di essersi
spinta lì dove il confine fra sola bellezza e stupidità era sottilissimo, le causò un'infelicità
autentica. «Non sono mai stata abituata alla felicità: è qualcosa che
non ho mai dato per scontato, pensavo che sarebbe arrivata con il matrimonio».
Ne ebbe tre, ma nessuno di quei tre la salvò dalla sofferenza che provava.
Nessuno dei tre matrimoni riuscì a instillare in quel corpo burroso la gioia di
vivere. L'unica cosa che
contava per Marilyn, per Norma, era il pubblico. Il sentirsi apprezzata
come una brava attrice, piuttosto che come una attrice sexy. Quello e
l'ottenere il rispetto: «Se sei famosa la gente crede di avere il diritto di
dirti in faccia qualunque cosa, come se questo non potesse ferirti … A volte,
penso che sarebbe meglio evitare la vecchiaia e morire giovani. Ma vorrebbe
dire non completare la propria vita, non
riuscire a conoscersi completamente».
E non la completò quella sua esistenza. La morte la chiamò a soli 36 anni. Le sue ultime
parole, pronunciate alla fine di un'intervista concessa poche settimane prima
di morire furono: «La prego, non mi faccia apparire ridicola». Se solo potesse
sapere, oggi, che il suo talento è stato pienamente riconosciuto … Se solo
potesse sapere, oggi, il grande affetto che il pubblico nutre per lei, al di là
della sua bellezza. Scatta sempre qualcosa quando si vede Marilyn Monroe sul
grande o sul piccolo schermo. Qualcosa
che non ci azzarderemo a definire transfert. È più una venerazione. Un
rapporto di sacra tenerezza e ammirazione che va oltre la versione
cinematografica e viene direttamente dal suo privato. In tanti decenni, ci
siamo appassionati a lei, alla sua storia di crescita e di sbagli, spesso ci
siamo divertiti nel sentire le sue battute e spesso ci siamo anche arrabbiati
per le scelte che ha fatto. Ma ormai, l'attrice fa parte di un
mondo parallelo,
quello degli dei, quello delle star, dei nostri sogni. Il suo lato migliore
stava nella grande capacità di affiancare il glamour patinato alla vita tormentata, il lusso alla
perfezione esasperata, i suoi personaggi alle cose reali della sua
esistenza fra cui problemi, delusioni sentimentali, aspettative professionali.
Marilyn amava i punti interrogativi. Amava rispondere alle domande con quella
finta leggerezza che nascondeva una riflessione profondissima sulle sue
relazioni e sui suoi errori… Sapeva che erano stati gli errori a
determinare il
suo destino. Sapeva che senza quelli la sua vita non avrebbe avuto lo stesso
senso. Probabilmente, se non avesse cambiato rotta non sarebbe diventata ciò
che è stata. Non era uno stereotipo. Non era una di quelle bionde maggiorate
stupidine che si vedevano sul grande schermo. Sicuramente, ce n'erano state
molte prima di lei, ma era anche vero che proprio perché unica nel suo genere
rendeva impossibile alle altre trovare elementi autobiografici. Non c'è
identificazione con Marilyn. Manca il processo che fa si che una volta entrati
al cinema, ci si immedesimi completamente in lei e nella sua storia. Un'altra
cosa che depone a suo favore è che, con il passare del tempo, il suo nome non è rimasto incollato
all'immagine di bambolone siliconate e plastiche, ma è rimasto a definire solo
la sua persona. Non abbiamo avuto il piacere di vederla andare oltre i
quarant'anni, non l'abbiamo conosciuta con il viso segnato dalle rughe. Non
abbiamo potuto. Ce l'hanno portata via prima. Rimane l'incredibile universalità
della sua immagine, quella che non la vuole così
vuota come si vuol far
credere, quella che, in mezzo all'estetica a tutti i costi, si muovevano spunti
e riflessioni. Non si possono pretendere molti realismi dai film nei quali
recitava. Le pellicole funzionavano come un fumetto in cui si proiettavano i nostri desideri
sessuali verso di lei. Era una donna da vedere, da ammirare, da amare, tenendo il
giudizio critico in tasca, lasciandosi andare, ballandole intorno come in Facciamo l'amore, guardandola ridere tutta imbacuccata in un orrido
impermeabile in Niagara, posando la nostra testa sulla sua in
Come sposare un milionario o ascoltandola
cantare sopra un pianoforte in La magnifica preda… Una starlette che era
stata tale solo in Giungla d'asfalto e che forse aveva recitato
il ruolo più vicino a se stessa nel doloroso Gli spostati. Qualcuno sogna ancora le sue
lunghissime gambe avvolte nelle calze a rete che comparivano in Fermata d'autobus… Ma la sua vita non era un
film. Era reale. Era una vita.
Una vita da sogno con un brutto finale, ma pur sempre una vita…
You posted the myth par excellence! Marilyn Monroe a woman with a hard life in a mysterious death. I will read it carefully, you say it's the first part. Ok. We will follow you forever. Abigail59
RispondiEliminaHai postato il mito per eccellenza! Marilin Monroe una donna con una vita difficile a una morte misteriosa. La leggerò con attenzione, dici che è la prima parte. Ok. Ti seguiamo sempre. Abigail59
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RispondiEliminaAs usual the photos are the choice of the winning post of Marilyn Monroe, although clear and contrasted to 60 years. Waitin 'for the rest. Happy holidays in Italy. Abigail59
RispondiEliminaAl solito sono le foto la scelta vincente del post su Marylin Monroe, chiare e contrastate anche se di 60 anni. Aspetto il resto. Buone vacanze in Italy. Abigail59