Ma tutto è diverso, infinitamente diverso, se ama ed è
riamata, e lui risponde. Allora si realizza ciò che lei cerca sempre: che i corpi si confondano in modo armonico.
Nell'armonia l'uomo non afferra né con forza né con rabbia. Non la schiaccia
con il suo peso. È attento alla sua fragilità. Non la soffoca, eppure la
stringe a sé. Si adagia su di lei, è come se il suo corpo diventasse morbido, i
gesti flessibili e lei un fiore delicato, generoso. Allora
le pare che le braccia dell'amato ed il suo corpo siano costituiti da una
sostanza ad un tempo solida e fluida. Questa
fluidità del corpo dell'uomo le permette di rilassarsi, di
offrirsi, di far
vibrare il suo corpo, abbarbicandosi a lui senza costringerlo.
Mentre il corpo dell'uomo passa da stati di grande
energia a profonda rilassatezza dopo l'orgasmo, quello della donna vibra fra
due diverse polarità. La prima di enorme energia e di enorme forza, anche
fisica. Il secondo è, invece, uno stato di infinita debolezza o fragilità di
cui ha paura e da cui, nello stesso tempo, è attratta. Perché sa che, allora,
può dare all'amato il massimo, il suo dono più bello. Quando
si abbandona è come se tutto il suo sesso, che lei sente come formato da tre
segmenti separati da divisori, diventasse un unico lungo corridoio costituito
non più da sostanza flessibile, ma da essenze fluide. È il
corrispondente dell'eiaculazione maschile
in cui anche l'uomo si dissolve in un
fluido. Ma nell'uomo questo dura un istante.
Nella donna, invece, questo
fluido sembra staccarsi dalla psiche, libero di fremere, in uno stato di
continuo orgasmo. E la mente non riesce a dare l'ordine, l'impulso
nervoso perché i tre corridoi tornino a separarsi, le porte a chiudersi. Ciò
che rende il corpo fragile e vulnerabile è lo stato di eccitamento, di
vibrazione liquefatta in cui scivola. La donna
desidera che 1'amato 1'abbracci perché si sente naufragare. Ma le braccia
dell'amato devono essere morbide come 1'acqua. Ha la sensazione di navigare
nel1'aria con la psiche: percepisce il proprio corpo come staccato da sé, e non
ne ha più il controllo.
Un corpo che giace in sostanze liquide, come se
fosse anch'esso liquido. E’ una emozione-smarrimento, come essere su una corda
tesa, come se, in ogni attimo, potesse cadere nell'abisso e lasciare il proprio
corpo sulla corda. È 1'uscire da sé, 1'exstasis,
1'estasi. Ma anche un modo di abbracciare 1'anima dell'amato, di
conoscerla nella sua essenza, perché in quel momento anche lui è emotivamente
coinvolto in modo così profondo che non può mentire. Nessun
linguaggio è più sincero di questo linguaggio del corpo innamorato.
Vi sono dei momenti, fondamentali sul piano
dell'esperienza, del conoscere e del
rapporto, in cui 1'uomo riesce a capire, a
intravedere, la natura dell'erotismo femminile. Momenti
in cui, nella sua donna, afferra un universale, una essenza che è diversa dalla
sua, ma che gli si fa trasparente. Invaso dell'erotismo femminile,
riesce ad avvertire la femminilità nella sua assoluta diversità e specificità.
Non come idea astratta. Ma come corpo, come sensi, come emozione. Afferra la natura dell'abbraccio femminile, del desiderio
femminile, del suo amore e ne è stupito e commosso. Allora non usa più,
nemmeno mentalmente, la parola «donna», ma quella più
specifica, «femmina», perché
ne sente il valore. Valore è la differenza
insostituibile, unica, preziosa. Sente che, fra le sue braccia, c'è la femmina
che lo ama. Ne comprende l'amore erotico nella pelle serica, tesa, vibrante che
aderisce al suo corpo, nella morbidezza infinita del seno che lo sfiora, che lo
accarezza. Lo sente nell'aprirsi della vagina, come un'orchidea che si copre di
rugiada al suo ingresso. Sente 1'utero che si spinge in
avanti e che apre la sua bocca per incontrare la bocca del glande come in un
bacio, e vuol accoglierlo. Sente che la femminilità è una successione di porte
che si aprono per lui. Che si aprono per accoglierlo in una parte più profonda
di sé, più intima e più amorosa. Che quell'aprirsi
dentro l'aprirsi, è
un accoglimento d'amore. Più avanzato, più totale. Allora vede e capisce il
significato del volto accaldato, delle labbra fredde, di quel corpo che resta
abbracciato e non si staccherebbe mai, di quella pelle che sussulta e spasima
non appena viene toccata, e sa che questa è la forma corporea dell'amore
femminile per lui.
Vi sono poi i momenti in cui 1'uomo, guardando il
corpo della sua donna, spesso un particolare, come le spalle, o la curva del
seno, o la forma della bocca, o gli occhi, vorrebbe
fermare il tempo. Vorrebbe che quella bellezza divina, quella
perfezione, non dovesse più scomparire. Non c'è
nessun mito, né in oriente né in occidente, che racconta questo desiderio di
bellezza e di eternità. In oriente i mistici tendono a trascendere
il desiderio e la stessa bellezza. In occidente 1'unica beatitudine
beatificante è sempre stata cercata in Dio. Goethe ha addirittura sottolineato il bisogno continuo di
trascendenza dell'essere umano, per cui non potrà mai dire «attimo fermati, sei bello». Molti, come
Lacan,
scrivendo sull'innamoramento e 1'amore, hanno insistito sul fatto che 1'amore è
sempre il non ancora». Invece questa esperienza esiste e costituisce,
forse, il culmine della felicità erotica. Perché
non c'è più passione, non c'è più desiderio di qualcosa d'altro, non c'è più
attesa. L'oggetto del desiderio è fra le nostre braccia
o davanti ai nostri occhi. Noi vediamo e sentiamo la perfezione dell'istante.
Ci dovrebbe perciò essere un mito in cui 1'essere umano chiede a Zeus di
soddisfare questo desiderio: «Zeus fa' che
ogni cosa resti così, senza mutare
in nulla, in eterno. Che, per 1'eternità, io possa contemplare questa
struggente bellezza. Struggente perché precaria, perché fra un istante svanirà
nel tempo. Il mio desiderio è che non svanisca. Non
voglio vedere altra cosa che questa, provare altro sentimento che questo.
Questa è 1'eternità che ti chiedo, questa la beatitudine che ti scongiuro di
darmi".
Anche la donna vive questo stesso tipo di esperienza.
Non visiva, come 1'uomo. Non sarà un particolare del corpo ad affascinarla. Ma una sensazione tattile, un abbraccio, un odore, un
suono, uno sguardo d'amore. Spesso, quando
la donna dice che non c'è bisogno del rapporto sessuale per vivere 1'amore nel
modo più intenso, si
riferisce a questo tipo di esperienza, che è più profonda del più profondo orgasmo, che riempie
il cuore e la mente. «Vorrei che non te ne
andassi mai, dice. Vorrei tenerti stretto a me per sempre». Sono queste
le frasi femminili in cui il bisogno di continuità e di contiguità della donna
si avvicina al bisogno di fermare il tempo dell'uomo. Forse addirittura le due
esperienze sono la stessa cosa, e solo le parole diverse. Nell'uomo
come nella donna 1'erotismo, in questi istanti di eternità, va al di là del
sesso. Il sesso è sempre un fare, è sempre nel tempo. L'aspirazione ultima, il
luogo ultimo dell'incontro erotico, è la contemplazione beatifica, fuori del
tempo.
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