Questo
libro di 150 pagine, apparso nel 1979, ha suscitato un grande interesse a
livello mondiale. Solo in Italia ha avuto 45
edizioni ed ha venduto oltre un milione di copie. Il suo successo dipende dal fatto di essere
il primo studio dell'innamoramento dopo la celebre opera di Stendhal - De l'amour del 1832.
Per Alberoni l'innamoramento è un processo della stessa natura della
conversione religiosa o politica. Noi ci innamoriamo quando siamo pronti a mutare, quando i
tentativi di salvare le nostre relazioni amorose precedenti sono
falliti.
Allora avviene in noi un rapido processo di destrutturazione-ristrutturazione
chiamato stato nascente.
La precedente relazione va in pezzi e noi ricostruiamo
il nostro mondo e il nostro futuro facendo perno sulla persona amata.
Nello stato nascente l'individuo diventa capace di fondersi con un altra
persona e creare una nuova
collettività ad altissima solidarietà. Di qui la celebre definizione:
l'innamoramento è lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due
sole persone.
L'amore
è sempre rivelazione sempre rischio. Per sapere se è veramente innamorato, il
soggetto si sottopone a delle prove (prove di verità) e, per sapere se è
ricambiato, sottopone la priva amata alle prove di reciprocità. Questo delicato
processo può portare a equivoci e anche alla catastrofe dell'amore nascente.
Nell'innamoramento
la persona amata viene trasfigurata perchè ciascuno diventa il capo carismatico dell'altro. Il processo di fusione,
però, è sempre bilanciato dal desiderio di affermare se stesso. Questo
conflitto da al processo amoroso un carattere drammatico e passionale. Se i due
innamorati non riescono a creare un progetto o quando perché i loro progetti
individuali sono troppo diversi e incompatibili, il
processo amoroso può naufragare.
La
fenomenologia dell'innamoramento è la stessa nei giovani e negli adulti, nei
maschi
e nelle femmine, negli omosessuali e negli eterosessuali perché la
struttura dello stato nascente non cambia.
Il
libro, in contrasto con le vedute della psicoanalisi, non considera
l'innamoramento una regressione. Anzi lo fa nascere dallo slancio verso il
futuro, verso il cambiamento e lo considera fondamentale per la formazione
della coppia amorosa. Scritto con un linguaggio rigoroso ma poetico, è un opera
fondamentale per gli studiosi ed una lettura cara agli innamorati.
Estratto
- Quando ci innamoriamo, per molto tempo continuiamo a dire a noi stessi di non
esserlo. Passato il momento in cui ci si è rivelato l'evento straordinario, noi
ritorniamo nella vita quotidiana e pensiamo che sia
stato qualcosa di effimero.
Con nostra meraviglia però ci
ritorna in mente e crea un desiderio, uno struggimento che si placa
soltanto sentendo la voce o rivedendo quella persona. Ma poi scompare ancora,
diciamo a noi stessi che era una infatuazione e che non ce ne importa nulla. Se però quel desiderio riappare, e riappare di nuovo e ci si
impone, allora siamo innamorati.(...) Quando siamo innamorati non
possiamo raggiungere e tenere lo stato di tranquillità serena. Il nostro amore
non è nelle nostre mani, ci trascende, ci trascina e ci costringe a mutare. Per
riuscire a trasformare questa cosa in serenità quotidiana occorre distruggerla.
E molte persone, uomini e donne, non hanno pace fino a che non hanno
trasformato l'essere splendente del loro amore in
qualcosa di controllabile, circoscritto, definito. Tutto ciò che serve
per raggiungere l'amato e
farsi amare da lui è essenziale. Il resto non conta nulla. E' molto bello mangiar
bene se fa piacere
all'amato, ma da soli non ce ne importa nulla. Per incontrare lui, per stare con lui, siamo disposti a
fare viaggi più faticosi, a non mangiare e a non dormire, e non ci costa fatica, anzi siamo
felici e tutte le cose che nella vita quotidiana ci sono insopportabili
le facciamo senza accorgercene. Ciascuno dà secondo le sue possibilità e
ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Non c'è nessuna contabilità fra ciò che do e ciò che
ricevo. Ciascuno fa all'altro dei doni: le cose che gli sembrano belle,
qualcosa che parli di sé, che lo ricordi all'amato. Ma anche cose che piacciono
all'altro, che l'altro ha nominato o ha guardato. Il dono spesso è un atto improvviso, un gesto spontaneo
che simbolizza il dono di sé, la propria disponibilità, totale. Ma il
dono non aspetta
un altro dono, non aspetta di essere ricambiato. Facendo il dono il conto è subito
pari: basta che l'altro lo apprezzi, che sia contento. La gioia
dell'altro vale più di qualsiasi oggetto. Così fra i due c'è un farsi dei doni,
ma senza scambio. Quando incomincia una contabilità dei
doni, un "io ti ho dato e tu no" allora l'innamoramento sta per
finire. Quando ciascuno esige contabilità, del dare e dell'avere, allora
è finito completamente.
(...) Quando una persona si innamora di un'altra suscita sempre in lei un
risveglio, una emozione. Chi ama tende a trascinare l'amato nel suo
amore. Se
anche l'altro è disposto all'innamoramento ne può nascere un incontro e
addirittura un innamoramento.
Può
però avvenire che l'altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora
la poesia d'amore dell'innamorato risveglia sì il
suo amore, ma per l'altro. Essa viene trasportata su un piano superiore
di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati.
(...) Anche se lo si desidera intensamente, non ci si può innamorare. Però, se
lo si vuole, si può fare innamorare qualcuno di noi perché si trova sempre chi è preparato
all'innamoramento, pronto a gettarsi nel tutto e nel nulla di una vita
nuova. Ciò è possibile se, nel momento adatto, una persona si presenta a lui
mostrandogli che lo capisce in profondità, se si dichiara disposta a
condividere con lui il rischio del futuro restandogli accanto spalla a spalla,
dalla sua parte, per sempre.
Qualunque persona può far innamorare un'altra che attendeva la
chiamata
se gli fa udire la voce che lo chiama per nome e gli dice che il suo tempo è
venuto. (...) L'innamoramento è un succedersi di prove. Innanzitutto quelle che
poniamo a noi stessi. Essere innamorati è anche un resistere all'amore, un non
voler cedere al rischio esistenziale del mettersi completamente nelle mani
dell'altro. Noi perciò cerchiamo la persona amata,
ma desideriamo anche di farne a meno. Spesso, nei momenti di felicità,
ci diciamo "ecco che ho
raggiunto il massimo che mai potrò ottenere, ora posso perderla e tornare così
come ero portandone con me solo il ricordo; ho ottenuto quanto ho
voluto, ora basta". Ottenere il massimo possibile e poi farne a meno,
questa è la fantasia della sazietà. In un certo senso riusciamo ad abbandonarci
totalmente solo perché pensiamo che quella sia l'ultima volta. In tal modo però
ci mettiamo alla prova perché, dopo
il distacco, ci accorgiamo che il desiderio ritorna e che continuiamo ad amare,
a desiderare disperatamente e abbiamo bisogno di un'altra "ultima
volta". E l'ultima volta" diventa così un nuovo inizio e la
necessità di un nuovo inizio. Negli atti dell'altro
cerchiamo le prove che ci
ama; prima che sulle margherite, il "m'ama, non m'ama" è cercato nei comportamenti dell'altro: "se fa
così vuol dire che... se non fa così vuol dire che..." Ma il significato
non è mai limpido. Può arrivare in ritardo trafelato, e cosa significa? Che si
era dimenticato di me oppure che ha fatto fatica ad arrivare da me e perciò il
suo ritardo è una prova d'amore? D'altra parte, anche quando la prova è
negativa basta una sua
spiegazione, un suo sguardo, una sua carezza per farcela dimenticare,
per rassicurarci. (...) Se
la gelosia appare nell'innamoramento, allora significa che uno dei due, in
realtà, non vuol innamorarsi o non è innamorato. La gelosia è scoprire
che l'amato dipende, per la realizzazione dei suoi desideri, da qualcosa
che un
altro possiede e noi no; che l'altro, non noi, dispone di qualcosa che ha valore per lui. Se questo qualcosa per
lui è importante e se quella persona gli è indispensabile, se preferisce lui a
me, allora vuol dire che non mi ama. Avrà affetto per me, tenerezza, gli piacerà la mia compagnia, ma non mi
ama. L'innamorato, dapprima cercherà di lottare, di conquistarlo col
fascino, col canto, con ogni cura e dedizione, cambiando se stesso in ogni modo
ma, quando ha capito che
l'altro non l'ama, non può che impugnare la spada del distacco. La forza
che gli resta gli consente di tagliarsi le mani
che si protendono verso l'amato, di accecarsi gli occhi
che lo cercano ovunque. A poco a poco, per non desiderare chi ha amato, dovrà
trovare in lui ragioni per disinnamorarsi, dovrà cercare di rifare ciò che ha
vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato. L'odio sarà il suo tentativo di distruggere il passato,
ma è un odio impotente. (...) Come facciamo a sapere che siamo
innamorati ? Perché ci innamoriamo di nuovo, perché
ci ri-innamoriamo continuamente della stessa persona. Quando siamo
innamorati ci sono dei periodi in cui abbiamo l'impressione che non ci importa
nulla di quella persona. Vogliamo farne a meno, talvolta la incontriamo e non
ci dice nulla, ci è indifferente. Poi ci riappare. Quel
viso indifferente diventa l'unico viso, quella voce l'unica voce; la sua
mancanza diventa intollerabile, la sua presenza una gioia infinita. Tutto di
lei ci commuove, tutto di lei è nostalgia e appagamento. (...)
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina