Matilde di Canossa: donna passionale, carnale e spirituale
“ La Gran Contessa inviò migliaia di armati al confine della
Longobardia a prendere il Duca, lo accolse con onori, organizzò una festa
nuziale di 120 giorni con un apparato di fronte al quale sarebbe impallidito
qualunque sovrano medioevale. Cosma di Praga, autore del Chronicon Boemorum,
riporta che dopo il matrimonio, per due notti, il duca aveva rifiutato il letto
nuziale ed il terzo giorno Matilde si presentò nuda su una tavola preparata ad
hoc su alcuni cavalletti dicendogli “Tutto è davanti a te e non v'è luogo dove
si possa celare maleficio”. Ma il Duca rimase interdetto; Matilde, indignata,
lo assalì a suon di ceffoni e sputandogli addosso lo cacciò con queste parole:
Vattene di qua, mostro, non inquinare il regno nostro, più vile sei di un
verme, più vile di un'alga marcia, se domani ti mostrerai, d'una mala morte
morirai.... “
La Grancontessa Matilde di Canossa, o Mathilde, o Matilde di Toscana; Mantova, marzo 1046 – Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115), fu contessa, duchessa, marchesa e regina medievale. Matilde fu una potente feudataria ed ardente sostenitrice del Papato nella lotta per le investiture; donna di assoluto primo piano per quanto all'epoca le donne fossero considerate di rango inferiore, arrivò a dominare tutti i territori italici a nord degli Stati della Chiesa. Fra il 6 e il 10 maggio 1111 fu incoronata con il titolo di Vicaria Imperiale - Vice Regina d'Italia presso il Castello di Bianello (Quattro Castella, Reggio Emilia) dall'imperatore Enrico V.
Miniatura del codice della Vita Mathildis di Donizone di Canossa Biblioteca Vaticana (1115) |
Nel
1076 entrò in possesso di un vasto territorio che comprendeva la Lombardia, l'Emilia, la Romagna
e la Toscana, e che aveva il suo centro a Canossa, nell'Appennino
reggiano. La Grancontessa (magna comitissa) Matilde è
certamente una delle figure più importanti e interessanti del Medioevo italiano:
vissuta in un periodo di continue battaglie, di intrighi e scomuniche, seppe
dimostrare una forza straordinaria, sopportando anche grandi dolori e
umiliazioni, mostrando un'innata
attitudine al comando. La sua fede nella Chiesa del suo tempo le valse
l'ammirazione e il profondo amore di tutti i suoi sudditi.
L'infanzia
Matilde
nacque forse a Mantova nel 1046, terzogenita della potentissima famiglia feudale italiana dei
Canossa, marchesi di Tuscia (già Ducato di Tuscia), di origine e madrelingua longobarda. Il padre, Bonifacio di Canossa detto "il Tiranno",
era l'unico erede della dinastia canossiana, discendente diretto di Adalberto
Atto (o Attone), fondatore della casata degli Attoni.
Enrico IV invoca l'Abate di Cluny e Matilde perchè intercedano presso Gregorio VII a Canossa |
La madre, Beatrice di Lotaringia, apparteneva ad una delle
più nobili famiglie imperiali, strettamente imparentata con i duchi di Svevia, i duchi di
Borgogna, gli Imperatori Enrico III ed Enrico IV, dei quali Matilde era
rispettivamente nipote e cugina prima, nonché
con il papa Stefano IX. Essendo figlia del signore della Tuscia, a Matilde
spettava il titolo di marchesa. La parola germanica Markgraf qualificava
difatti i "conti di confine". Tuttavia la Tuscia era stata nell'Alto
Medioevo una circoscrizione del Regno longobardo,
come tale definita "ducato". Ecco perché a Matilde si attribuiscono
sia il titolo di "marchesa" che quello di "duchessa". Poco
si sa dell'infanzia di Matilde, sia perché le cronache del tempo preferirono
occuparsi della fanciullezza dei due fratelli maggiori, Federico (legittimo
erede di Bonifacio) e Beatrice, sia perché le fonti in nostro possesso si
concentrano soprattutto sulle imprese compiute da adulta. Tuttavia, si può
affermare con certezza che il nome, come per i fratelli, le fu imposto dalla madre Beatrice che in questo modo intendeva affermare
la propria superiorità nobiliare rispetto al marito, infatti il casato di
Ardennes-Bar, a cui ella apparteneva, era senza dubbio di stirpe regia.
Matilde di Canossa visita le sue terre con un fattore |
Matilde
trascorse la sua gioventù tra i freddi laghi ed i nevosi boschi padani e a
differenza di molte nobildonne del suo tempo, trascorse molto tempo dedicandosi
alla cultura letteraria. A tal proposito, il biografo Donizone afferma: “Fin da
piccola conosceva la lingua dei Teutoni e
sapeva anche parlare la garrula lingua dei Franchi.”
Trascorse
i primi anni della propria esistenza in agiatezza e serenità nel castello di Canossa,
teatro di grandi banchetti e feste sontuose organizzate dal padre. Tuttavia a
soli 6 anni, Matilde assistette al primo evento che cambiò radicalmente il
corso della sua vita: il 6 maggio 1052, il padre
Bonifacio fu ucciso a tradimento durante una battuta di caccia da uno
dei suoi vassalli, che lo trapassò alla gola con una freccia avvelenata.
L'agonia del duca durò alcune ore; nella tarda serata dello stesso giorno spirò. La madre rimasta vedova con
tre figli piccoli aveva difficoltà a reggere il ruolo di Bonifacio. Nel 1053
Matilde ed i suoi fratelli ottennero un privilegio di protezione personale dall'Imperatore Enrico III,
ma in quello stesso anno i due fratelli maggiori di Matilde morirono a causa di
un maleficio (probabilmente un avvelenamento).
Donizone offre il suo poema a Matilde in trono. Città del Vaticano |
Alla morte di papa Leone IX, parente di entrambi
i genitori di Matilde, venne eletto con l'appoggio imperiale, papa Vittore II (1054). Papa Vittore II era ospitato ad
Arezzo dai Canossiani, quando morì nel 1057, lasciando come successore papa
Stefano IX. Visto il crescente potere della Casa di Canossa e la scomparsa del
loro alleato Leone IX, Enrico
III prese in ostaggio Matilde, che aveva solo 10 anni, e sua madre e le portò
in Germania; ma dopo un anno anche Enrico III morì e così Matilde
ritornò in Italia. La madre Beatrice cercò una nuova protezione risposandosi con Goffredo il Barbuto, fratello di
papa Stefano IX. Goffredo, figlio di Gozzellone, Duca di Lotaringia, era un
aristocratico dedito alle armi ed alle arti guerresche di indole belligerante. Fu lui a
succedere a Bonifacio come signore della Tuscia. La famiglia dei Canossa,
padrona dell'Italia centrale e della Lotaringia, imparentata con Papi e
influente sugli imperatori, era in quel momento la famiglia più potente
d'Europa.
Mappa delle Terre di Matilde di Canossa |
Dopo la morte di Enrico III, Goffredo il
Gobbo tentò di approfittare del temporaneo vuoto di potere per farsi
incoronare Imperatore in terra tedesca; ma non ci riuscì per la morte del papa
in Tuscia, cioè in terra canossiana. Per evitare il pericolo di sottomettersi
in futuro all'imperatore, il papato decise di introdurre un sistema di elezione
interna, il conclave dei cardinali, tuttora
in vigore. Allontanatosi così dall'impero, il pontificato si affidò alla tutela dei Canossa
che, grazie al diritto-dovere dell'accompagnamento dei Pontefici, finirono col
determinare la scelta dei Papi e quindi le loro sorti. Anche il nuovo papa
Benedetto X ebbe vita breve; morì infatti, sempre alla corte dei Canossa, nel
1061. Dopo di lui vennero eletti due papi: l'imperatore scelse il Vescovo di
Parma Cadalo, che prese il nome di Onorio II,
mentre la Chiesa elesse il Vescovo di Lucca, nonché ecclesiastico dei Canossa Anselmo da Baggio, che
prese il nome di Alessandro II. Dopo varie
vicissitudini si concordò di tenere un nuovo concilio nel cuore dei domini
canossiani, a Mantova.
Prima tomba di Matilde di Canossa a San Benedetto in Polirone |
Papa Onorio II preferì non partecipare per timore di perdere
la vita e comunque Alessandro II dimostrò la legalità della propria elezione; i
Canossa, giudici dai quali dipendeva il Paparum Ducatus, decisero quindi di
assegnare il papato al loro candidato Alessandro II. Matilde si ritrovò di
nuovo con un papa suo alleato, che inizialmente
si aiutarono a vicenda ma che dopo divennero nemici per questioni personali.
Il matrimonio con Goffredo il Gobbo
Goffredo
il Barbuto, sposando Beatrice, era diventato signore della Tuscia. Una clausola
del contratto di matrimonio
stabilì che il figlio naturale di Goffredo, Goffredo il Gobbo, avrebbe sposato
la figlia naturale di Beatrice, Matilde, per consolidare il suo potere e quello
dei Canossa, e per non dover in seguito dividere i possedimenti delle
rispettive casate. I due promessi sposi erano così
cugini di quarto grado.
Matilde di Canossa e i Vescovi di Modena e Reggio. |
Le
nozze furono anticipate al 1069, allorché Goffredo si trovò in punto di morte.
Matilde alla fine dell'anno accorse al capezzale del patrigno in Lotaringia;
prima della sua morte Matilde
e Goffredo il Gobbo si unirono in matrimonio. Il marito era un giovane
coraggioso e retto ma afflitto da alcuni difetti fisici (tra gli altri gozzo e gobba), comunque Matilde, conscia dei
doveri nobiliari per i quali era stata educata e con la persuasione della
madre, seppur riluttante restò in Lotaringia coabitando col marito e ne rimase incinta. Tra la fine del 1070 e l'inizio
del 1071 partorì una bambina che chiamò Beatrice, per poter rinnovare il nome
della madre (nome molto frequente in Lotaringia). Il parto però non fu facile e
dopo pochi giorni la piccola Beatrice morì,
il 29 gennaio 1071. Il 29 agosto la Beatrice madre eresse il Monastero di Frassinoro,
nell'Appennino Modenese, com'era usanza tra i nobili, per "la grazia
dell'anima della defunta Beatrice mia nipote". La permanenza di Matilde in
Belgio (Orval) fu breve quanto difficile e rischiosa. Matilde rischiò la vita
non solo per i postumi di un parto difficile,
che nel Medioevo spesso si risolveva con la morte della madre, ma anche per
l'ira del casato di Lotaringia che accusò la Grancontessa di portare il malocchio, in quanto non aveva dato
un erede maschio al suo "Signore", compito principale, se non unico, per le mogli
dell'epoca. Nel gennaio del 1072 fuggì appena le circostanze le
offrirono la possibilità, e rientrò a Canossa, presso la madre.
Matilde di Canossa visita le sue terre con un fattore2 |
Tra il 1073 ed
il 1074 il marito Goffredo scese nella penisola italiana per riconquistare
Matilde offrendole possedimenti ed armate, ma la risposta della Grancontessa fu
estremamente ferma e rigida. Sul suo atteggiamento si è costruito il mito di
una donna priva di debolezze. Goffredo il Gobbo nel
1076 cadde vittima di un'imboscata nelle sue terre nei pressi di Anversa.
Lamberto di Hersfeld riporta che durante la notte, spinto da bisogni corporali, si recò al
gabinetto e un sicario che stava in agguato gli conficcò una spada tra le natiche lasciandogli l'arma piantata
nella ferita. Sopravvisse, ma una settimana dopo, il 27 febbraio 1076, morì, lasciando Matilde vedova.
Molti commentatori dell'epoca l'accusarono di essersi macchiata personalmente
del crimine per liberarsi di un coniuge brutto e ingombrante; comunque come
colpevole viene indicato più verosimilmente il conte fiammingo Roberto I delle
Fiandre. In ogni caso Matilde non versò al clero
neppure un obolo per l'anima del marito ucciso, né fece recitare una
messa o gli dedicò un convento, com'era d'uso fare tra i nobili.
L'abate Ugone di Cluny e l'imperatore Enrico IV a Canossa, di fronte a Matilde. |
40 anni di regno
Il
18 aprile 1076 muore Beatrice, la madre di Matilde, e da questo momento, anche
se prima aveva già regnato affiancata alla madre, diviene a 30 anni l'unica sovrana incontrastata di tutte
le terre che vanno dal Lazio al lago di Garda.
L'umiliazione di Enrico IV
Nel
1073 era salito al soglio pontificio Ildebrando di
Soana, col nome di Gregorio VII. Nello stesso anno il nuovo imperatore
Enrico IV, dopo aver riorganizzato il territorio tedesco, si era rivolto verso
i suoi possedimenti in Italia. Cominciò tra i due personaggi un duro duello,
che vide contrapposta l'autorità della Chiesa a quella dell'Impero (lotta per le investiture).
Nel 1076 il papa decise di scomunicare l'imperatore
che da questa iniziativa papale subì un doppio danno, vedendosi estraniato dai riti religiosi e trovandosi con sudditi non più sottomessi. Matilde si ritenne
libera di agire secondo la sua completa volontà e si schierò con decisione al fianco di papa Gregorio VII, nonostante
l'imperatore fosse suo
secondo cugino.
Matilde di Canossa eroina popolare nel risorgimento italiano |
La scomunica indusse Enrico IV a venire a patti col
papa. L'imperatore scese in Italia per parlare personalmente col pontefice. Gregorio VII lo ricevette nel gennaio 1077 mentre
era ospite di Matilde nel
castello di Canossa. In quell'occasione l'imperatore, per ottenere la
revoca della scomunica da parte del papa, fu costretto ad attendere davanti al portale
d'ingresso del castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo
cosparso di cenere. Il faccia a faccia si risolse con un compromesso (28
gennaio 1077): Gregorio revocò la scomunica a Enrico, ma non la dichiarazione
di decadenza dal trono. Nel 1079 Matilde con abile mossa donò al papa tutti i suoi
domini, in aperta sfida con l'imperatore, visti i diritti che il sovrano
vantava su di essi, sia come signore feudale, sia come parente prossimo. Ma in
due anni le sorti del confronto tra papato ed impero si ribaltarono: nel 1080 Enrico IV convocò un Concilio a Bressanone in cui
fece deporre il papa. L'anno seguente decise di scendere una seconda
volta in Italia per ribadire la sua signoria sui suoi territori.
Enrico IV a Canossa |
Decretò Matilde deposta e bandita dall'impero. Ma la Grancontessa non se ne diede per vinta e,
mentre Gregorio VII era costretto all'esilio a Salerno, Matilde resistette e il
2 luglio 1084 riuscì a sbaragliare inaspettatamente l'esercito imperiale nella famosa battaglia di Sorbara, presso Modena
riuscendo nella formazione di una coalizione favorevole al papato a cui aderirono i bolognesi
contrapposti alla lega imperiale.
Il matrimonio con Guelfo V
Nel
1088 Matilde si trovò a fronteggiare una nuova discesa
dell'Imperatore Enrico IV e si preparò al peggio con un matrimonio politico, dato che l'attuale pontefice
disgiungeva il potere vaticano da quello canossiano, com'era stato sino a
questo momento, per ultimo fino a Gregorio IV. Matilde scelse il diciannovenne Duca Guelfo V (in tedesco
Welf), erede della corona ducale di Baviera.
Le nozze facevano parte di una rete di alleanze di cui faceva parte anche il
nuovo papa, Urbano II, allo scopo di contrastare efficacemente Enrico IV.
Enrico IV a Canossa |
La quarantatreenne Matilde inviò una lettera al suo futuro
sposo: « Non per leggerezza femminile o per temerarietà, ma per il bene
di tutto il mio regno, ti invio questa lettera accogliendo la quale tu accogli
me e tutto il governo della Longobardia. Ti darò tante città tanti castelli tanti nobili palazzi, oro ed
argento a dismisura e soprattutto tu avrai un nome famoso, se ti renderai a me
caro; e non segnarmi per l'audacia perché per prima ti assalgo col
discorso. È lecito sia al sesso maschile che a quello femminile aspirare ad una
legittima unione e non fa differenza se sia l'uomo o la donna a toccare la
prima linea dell'amore, solo che raggiunga un matrimonio indissolubile. Addio.
» La Gran Contessa inviò migliaia di armati al confine della Longobardia a prendere
il Duca, lo accolse con onori, organizzò una festa nuziale di 120 giorni con un apparato
di fronte al quale sarebbe impallidito qualunque
sovrano medioevale.
Matilde di Canossa dona i suoi beni alla Chiesa |
Cosma di Praga, autore del Chronicon
Boemorum, riporta che dopo il matrimonio, per due notti, il duca aveva rifiutato il letto nuziale ed il terzo
giorno Matilde si presentò nuda su una tavola
preparata ad hoc su alcuni cavalletti dicendogli “Tutto è davanti a te e
non v'è luogo dove si possa celare maleficio”. Ma il Duca rimase interdetto; Matilde, indignata,
lo assalì a suon di ceffoni e sputandogli addosso
lo cacciò con queste parole: Vattene di qua, mostro,
non inquinare il regno nostro, più vile sei di un verme, più vile di un'alga
marcia, se domani ti mostrerai, d'una mala morte morirai.... Il Duca fuggì; per questo fu soprannominato Guelfo
l'impotente. Matilde e il giovane marito si separarono dopo pochissimi giorni;
ovviamente i due non ebbero mai figli. Successivamente
Matilde sobillò i due figli dell'imperatore, Corrado di Lorena ed Enrico
e ne appoggiò le rivolte contro il padre; si appoggiò inoltre alla potente
casata comitale dei Guidi
in Toscana, per ostacolare un'altra dinastia, gli Alberti, fedeli
all'impero.
La vittoria contro l'imperatore
Dopo
numerose vittorie, tra le quali quella sui Sassoni, l'imperatore Enrico si prepara nel 1090 alla sua
terza discesa in terra italica, per infliggere una sconfitta definitiva
alla Chiesa. L'itinerario fu quello solito, il Brennero e Verona, confine coi
possedimenti di Matilde che iniziavano a partire dalle porte della città. La
battaglia si accentrò presso Mantova. Matilde si assicurò la fedeltà degli
abitanti esentandoli da
alcune tasse come il teloneo ed il ripatico e con la promessa di essere
integrati nello status di Cittadini Longobardi col diritto di caccia, pesca e
taglialegna su entrambe le rive del fiume Tanaro.
Gianlorenzo Bernini, Monumento a Matilde di Canossa nella Basilica di San Pietro, Roma. |
La città resistette fino al tradimento del giovedì santo, nel quale i cittadini
cambiarono fronte in cambio di alcuni ulteriori diritti concessi loro
dall'assediante Enrico IV. Matilde
si arroccò nel 1092 sull'Appennino reggiano attorno ai suoi castelli più
inespugnabili. Sin da Adalberto Atto il potere dei Canossa si era basato su una
rete di castelli, rocche e borghi fortificati situati
nella Val d'Enza, che costituivano un complesso sistema poligonale di
difesa che aveva sempre resistito ad ogni attacco portato sull'Appennino. Dopo alterne
e sanguinose battaglie, il potente esercito imperiale venne preso in una morsa.
Nonostante l'esercito
imperiale fosse temibilissimo, fu distrutto dalla vassalleria matildica
dei piccoli feudatari ed assegnatari dei borghi fortificati, che mantennero
intatta la fedeltà ai Canossa anche di fronte all'Impero. La conoscenza
perfetta dei luoghi, la velocità delle informazioni e degli spostamenti, la
presa delle posizioni strategiche in tutti i luoghi elevati della val d'Enza,
avevano avuto la meglio sul potente imperatore. Pare che la stessa contessa
avesse partecipato, con un manipolo di guerrieri scelti e fedeli, alla battaglia, svoltasi a Bianello
verso Canossa, galvanizzando gli alleati all'idea di combattere una guerra
giusta. L'esercito imperiale fu preso a tenaglia nella vallata, ma la sconfitta
totale fu più di una guerra persa: Enrico IV si rese conto dell'impossibilità
di penetrare quei luoghi asperrimi, ben diversi dalla Pianura Padana o della
Sassonia: non si trovava più di fronte ai confini tracciati dai fiumi
dell'Europa centrale, ma a scoscesi
sentieri, calanchi, luoghi impervi protetti da rocche turrite, da casetorri che
svettavano verso il cielo, dalle quali gli abitanti scaricavano dardi di
ogni genere su chiunque si avvicinasse: lance, frecce, forse anche olio
bollente, giavellotti, massi, picche infocate. Con queste armi chi si trovava
più in alto aveva spesso la meglio.
Dopo
la vittoria di Matilde molte città come Milano, Cremona, Lodi e Piacenza si
schierarono con la Contessa canossiana per sottrarsi al controllo imperiale.
Nel 1093 il figlio secondogenito dell'Imperatore, Corrado di Lorena, sostenuto
dal papa, da Matilde e da una lega di città lombarde, veniva incoronato Re
d'Italia. Matilde liberò e diede rifugio persino alla moglie dell'imperatore, Prassede, figlia del Re di Russia ed ex vedova del
Marchese di Brandeburgo, che aveva denunciato al Concilio di Piacenza del 1095 le inaudite porcherie
sessuali che aveva preteso Enrico da lei e per le quali veniva relegata in una
specie di prigionia-alcova a Verona. Si accese dunque una lotta
all'interno stesso della famiglia imperiale, che indebolì sempre più Enrico IV.
Alla fine della fiera, Matilde prima umiliò
l’imperatore a Canossa, poi lo sconfisse a Sorbara, indi aizzò i figli contro il
padre, ancora lo domò nella battaglia della Val d’Enza e infine si servì della
moglie! Una femmina da prendere con le molle!
|
Regina d'Italia
Enrico IV morì ormai sconfitto nel
1106; alla
deposizione e morte di Corrado di Lorena (1101), il figlio terzogenito del
defunto imperatore e nuovo imperatore, Enrico V del
Sacro Romano Impero, riprese a sua volta la lotta contro la Chiesa e
l'Italia. Stavolta l'atteggiamento della Granduchessa nei confronti della casa
imperiale dovette modificarsi e Matilde si conformò ai voleri dell'imperatore.
Nel 1111, sulla via del ritorno in Germania, Enrico V la incontrò al Castello
di Bianello, vicino a Reggio Emilia. Matilde gli confermò i feudi da lei messi
in dubbio quando era vivo suo padre, chiudendo così una vertenza che era durata
oltre vent'anni. Enrico V conferì alla Granduchessa un nuovo titolo. Così il figlio del
suo vecchio antagonista creò Matilde "Regina
d'Italia" e "Vicaria Papale".
La morte
Matilde morì di gotta nel 1115. Venne prima sepolta in
San Benedetto in Polirone (San Benedetto Po), poi, nel 1633, per volere del
papa Urbano VIII, la sua salma venne traslata a Roma in Castel Sant'Angelo. Nel
1645 i suoi resti trovarono definitiva collocazione nella Basilica di San
Pietro a Roma, unica donna insieme alla regina Cristina di Svezia e alla
polacca Maria Clementina Sobieski, consorte di Giacomo Francesco Edoardo
Stuart. La sua tomba, scolpita dal Bernini, è detta Onore e Gloria d'Italia.
|
Matilde non aveva
lasciato eredi diretti; di conseguenza il suo immenso patrimonio andò disperso.
Dopo la sua morte, attorno a Matilde venne a crearsi un alone di leggenda. Gli agiografi ecclesiastici ne mitizzarono il personaggio facendone una
contessa semi-monaca dedita alla contemplazione e alla fede. Qualcuno invece
sostiene che si sia trattato di un personaggio di forti passioni sia spirituali sia carnali. Si
narra che dopo la morte di Anselmo, Matilde, che soffriva di un eczema, per
curarsi si coricasse senza vesti sul tavolo dove era stato lavato il monaco
defunto. In realtà nel Medioevo il culto delle reliquie (e la certezza
riguardante i loro poteri miracolosi) era molto sentito. Si dice che Matilde
conservasse tra le reliquie anche un anello vescovile, che utilizzava per
calmare i frequenti attacchi di epilessia.
Salve Gabriele,
RispondiEliminasono Laura Beghetto. Ho notato che da maggio, al momento della mia adesione ci sono quasi 170.000 persone che ti seguono! 70.000 in più in 3 mesi! Notevole! 115 collaboratori, 300 attivisti e 1150 commenti da tutto il mondo! Ti faccio i miei migliori complimenti. Ripeto ho visitato tanti siti, blog, scritti e foto sull’amore, ma nessuno mi ha preso come questo. Leggo le cose che ho vissuto, le emozioni che ho provato e che ora non provo più! Non ho paura a dire che ho 50 anni, ma ne dimostro, a detta di tanti, meno di 40. Tu quanti me ne dai? Però devi essere sincero. Guarda bene le foto, ci tengo al tuo parere. Quello che mi prende è il linguaggio e i contenuti sono tutti pieni di fascino. Non ti dico, ho rivisto i miei sogni d’amore della mia giovinezza. Cambia un po’ le tue immagini e fatti vedere sei un uomo maturo di bell’aspetto. Oggi altre mie amiche che sono venute da me sono entusiaste anche se un po’ guardinghe. Ma è una meraviglia. Ho pure vinto la scommessa quando ho mostrato i tuoi “pensieri e parole”. Sono genuini e si sente. Sono più belli di tutti gli articoli. Fanno vibrare e mi entrano come se fossero miei. Ho scoperto una chicca, secondo me i “pensieri e parole” sono tuoi, gli aforismi come “Lei - L’altra” ecc sono di una tua spasimante, mentre alcuni post sono diretti a qualcuna che come dici nel testo ti ha tradito! Mi sbaglio? Poi questo fiorire di foto di Anna Galiena da settembre 2012 potrebbe significare che la tua attuale “lei” somiglia questa attrice. Ho sollevato tutto questo da tempo, ma tu sei muto come un pesce! Sono nel giusto? Sento che alcuni post appartengono a qualcuna (che invidio), ma sono contenta che condividi le emozioni con gli altri. Abbiamo pensato di fare un blog sulle “emozioni femminili” spero che tu ci dia una mano. Non so se sei sposato, ma mi fai morire come una quindicenne. Al solo pensiero che posso vederti mi tremano le gambe e se lo sanno le mie figlie mi fulminano. Non so che dire, se penso che mi leggerai m’incanto. Un bacio e un abbraccio. Arrivederci. Laura50
Gabry,
RispondiEliminasono Renata D’Elia.
Ti ho già scritto e riporto il commento di maggio! Ma tu non rispondi mai! Eppure pensavo di vederti in qualche occasione a Napoli! Ma mi snobbi bellamente! Scusami!
“Ti seguo dai primi timidi post dell’estate scorsa. Sei sorto dal nulla e ora si vedono, commenti in inglese, francese, russo, arabo e anche giapponese. Ma chi sei veramente? Diccelo, ti crediamo lo stesso siamo curiose noi del club che da poco si è formato a Napoli! Se esisti davvero possiamo vederti, almeno telefonare in una chat? Ora sono a casa, dovevamo partire per il fine settimana. Ti contatto con un nuovo smartphone che mi ha regalato mio figlio, grazie al tuo modo di scrittura, ti leggo benissimo anche senza occhiali e coi colori ho quasi imparato la tua tecnica! Chissà quante persone ti leggono! Vedo un numero superiore a centomila! Possibile? Sarai pieno di pc e tel ultimo tipo e contatti tutti da dove ti trovi? Ho letto anche il blog didattico, ma sei un mostro! Mio marito lavora in un’agenzia scientifica e gli hanno detto che ciò che dici è tutto vero! Ma allora se sei vero perchè non ti senti con una di noi? Ti ho mandato la mia mail, mandami altre foto, se puoi, oltre quella che si vede. A parlare con persone intelligenti e passionali apre la vita. Renata 67”
Gabry, sono Anna Stabile, una nuova cattura del tuo Blog, che ritengo sublime! Mai vista tanta dovizia di particolari e precisione nei commenti! Traccia un po’ il pensiero di Andrea Cappellano.
RispondiEliminaTu sai che Andrea Cappellano (1150 – 1220) è stato un religioso francese. Quello che ti espongo presumo sia il suo pensiero. Che cosa dici al riguardo? Lui riteneva che i presupposti del “De Amore” fossero:
1 Il vassallaggio nel rapporto d'amore e la relativa subordinazione del cavaliere alla sua dama.
2 Il vero rapporto amoroso deve avere sempre luogo fuori dal matrimonio.
Sono ancora validi questi schemi, che a suo tempo anticiparono l’Amor Cortese?
Rispondi, grazie. Anna64
Gabry sono Rebecca Baldi. Grazie per aver pubblicato parte del mio lavoro su Gesù!
RispondiElimina“Gesù di Nazaret era sposato? Molto probabilmente no. Praticava il celibato? Quasi sicuramente sì, vista la sua vicinanza alla setta ebraica degli esseni. Ma che amasse le donne è un fatto accertato dagli storici: non solo le amava come persone, ma riconosceva loro anche dignità e rispetto. Secondo la teologa americana Elisabeth Schussler, che ha approfondito forse più di tutti i rapporti fra Gesù e il sesso femminile, le donne di oggi devono sapere che il primo femminista fu, oltre 2 mila anni fa, proprio lui, il Messia.”
Parecchi mi inviano mail e comunicazioni sul lavoro. Puoi pubblicarne un altro mentre mi organizzo? Tvb Rebecca67