La sessualità dalla preistoria alle prime civiltà
La vita ci rende forti, è vero, ma ci rende anke
"impermeabili" a certe emozioni e ci fa abbottonare … Non conoscevo tante
sfumature dell amore ... tante sensazioni dimentikate o mai provate ... kose ke
pensavo esistessero sl nei film ... invece qnt kose ci xdiamo! RP
Fin dal
periodo paleolitico, siamo nella preistoria dell'umanità, nella figura femminile vengono esaltate le doti
sessuali: i seni, i
fianchi, le natiche abbondantemente tondeggianti, insomma tutto ciò che
naturalmente suscita il desiderio dell'uomo. Già nelle prime rappresentazioni
queste caratteristiche fisiche della donna hanno un rilievo primario,
abbastanza spesso e volentieri esagerato. Il monte di
Venere, il pube, è sempre evidenziato nelle statue e nelle primitive
raffigurazioni femminili, a dimostrazione che é proprio questo che stimola
l'interesse del maschio.
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Sovente nelle stilizzazioni, ad esempio nella Venere di Lespugne, tali tratti fortemente
stilizzati si configurano in un triangolo, formato dalla piega del basso ventre
e dall'inizio delle cosce. Probabilmente il piacere che provavano di fronte a
siffatte rappresentazioni sessuali gli uomini di quella remota e primitiva
cultura derivava dal fatto che avevano scarse opportunità di vedersi nudi uno
di fronte all' altra, dal momento che si coprivano per difendersi dal freddo. Nell'era glaciale gli
uomini uscivano dalle loro caverne solo pochi mesi all'anno per andare a
caccia; le donne ancora meno. Pertanto i maschi potevano goderne le sembianze femminili
in tutti i suoi particolari solo rarissimamente. Ad ogni buon conto, anche in
quel lontano periodo della storia dell'umanità, i
rapporti sessuali non furono mai sfrenati brutali.
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Anzi dai reperti
archeologici che ci sono pervenuti - il più antico è senza dubbio un
bassorilievo scoperto nella caverna di Laussel,
si possono vedere figure di uomo e donna teneramente accoppiati. Da
un'incisione su osso rinvenuta in una caverna in territorio francese c'é una
delicata scena erotica che conferma come nell'età della pietra il rapporto amoroso fosse del tutto costumato. L'atteggiamento
della figura maschile con le mani sollevate pare quasi implorante, con lo
sguardo rivolto in alto verso una donna completamente svestita. Non si trova in questa scena alcun
segno di brutalità, tanto meno di violenza, ma
c'é quasi un'adorazione
nei confronti della femmina che in questa antichissima incisione non sembra
particolarmente bella ed é fisicamente anche più robusta del suo spasimante.
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Nasce proprio in questo periodo tanto lontano quella specie di culto per la figura femminile, culto che
ritroveremo anche nei secoli più avanti, fino ai tempi vicini ai ostri. Di
questa sorta di culto si é voluto da parte di alcuni studiosi, ad esempio l'archeologo francese Reinach
e il sociologo scozzese
Franz, entrambi nel XIX secolo, attribuire un carattere
magico-religioso: in tal senso sono stati interpretati nelle più remote
rappresentazioni di genere sessuale il triangolo e le freccette della scena d'amore cosiddetta di Isturitz,
dal luogo di ritrovamento. Ogni figura femminile che si portava al collo,
magari ricavata su osso o su legno, poteva essere un amuleto cosi come le
statuette di Venere dovevano essere intese come simboli di prosperità e
fertilità.
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Ma accanto a queste idealizzazioni le figure femminili che sono
state scoperte nella regione della Russia
meridionale si trovano vicine a un focolare e questo dimostra che
potrebbero essere state concepite come divinità
tutelatrici della casa, del fuoco domestico. Quello che colpisce comunque in tali
raffigurazioni del paleolitico é che i ritratti di donna sono puntati
soprattutto sulle caratteristiche sessuali, e
non su quelle della fecondità.
Risale a circa sedicimila anni a. C. una delle prime rappresentazioni della donna intenta a lavorare.
Risale a circa sedicimila anni a. C. una delle prime rappresentazioni della donna intenta a lavorare.
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Tutta la parte settentrionale di quella che oggigiorno si chiama Europa é in quell'era ricoperta di ghiacci e gli
uomini vivono sempre più rintanati o trasmigrano nelle regioni meridionali, e
specificamente nella Spagna dove difatti si
sono scoperti documenti di vita agreste-famigliare: compaiono figure umane
mentre raccolgono il miele e lo depositano in un cesto, aggrappate a una
primitiva scala di corda. Ci sono anche figure femminili. Le caratteristiche
sono di esseri umani, maschi e femmine, di tipo afroide. Finita l'epoca della
grande glaciazione, mitigato il clima in Europa, anche la vita sessuale si trasforma.
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L'uomo non si dedica solamente alla caccia ma passa a coltivare
la terra, compare il grano che sembra abbia avuto origine in Asia e si sia
propagato presto nella zona dell'Alto Nilo. E' a questo punto che gli uomini si
rendono conto del concetto di fertilità insito nella
donna. Si studiano i cicli naturali, i cicli della luna in modo che,
quando si volevano avere figli, ci si atteneva ai periodi favorevoli forniti
dai segni celesti. La fertilità si coniuga con il
sesso. Dalle testimonianze che si hanno nel periodo di diffusione
dell'agricoltura le donne assumono un ruolo via via più importante nella vita
quotidiana.
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La donna non era solo impegnata nell'opera dei campi; in
quell'epoca, in cui gli uomini smisero i vestiti di pelli e cominciavano a indossare capi di lana,
ecco che si scopri il fuso, al quale si dedico
la donna. Di conseguenza la figura femminile
venne ad assumere un ruolo rilevante nell'economia della conduzione della casa.
Ed é proprio li che si instaura una sorta di ius maternum. All'origine gli
uomini vivevano in promiscuità sessuale. Cosi nessuno poteva sapere chi fosse
il padre di un bambino.
Con l`affermarsi dell'attività della donna in campagna o in casa, ogni figura
femminile veniva tenuta in grande considerazione.
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Venne la famiglia monogama, in cui il padre diventava il
padrone assoluto della comunità con diritto di vita e di morte: era il
principio della patria potestà. Tale principio
lo ritroviamo in età moderna, anche in America tra le popolazioni Irochesi. Circa i rapporti
sessuali, essi avvenivano - secondo taluni studiosi tra i più accreditati -
secondo una gradualità di relazioni valide sia tra i popoli primitivi, sia tra
le tribù "selvagge" ancora superstiti fino a un secolo e mezzo fa.
Ognuna delle tribù era divisa in gruppi, ogni uomo
poteva scegliere una donna appartenente a un gruppo diverso dal proprio.
La coppia viveva in comunità, anche dopo la procreazione di figli.
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Solo quando
i due si rendevano economicamente indipendenti si costituiva il gruppo
famigliare in cui 'uomo aveva ogni diritto di proprietà con la donna che cadeva anche sessualmente sotto il dominio del
maschio fino alla sua morte. Scendendo nei millenni troviamo nell'antica
Cina ancora situazioni di promiscuità. Non
esiste colà un matrimonio come l'intendiamo noi. Quando le ragazze compivano
vent'anni e gli uomini trenta dovevano unirsi. Per il contadino esiste solo un'associazione tra uomo e donna.
Il matrimonio come tale c'é soltanto nelle classi più elevate. Dobbiamo arrivare in Egitto per constatare che il popolo riesce ad
ottenere questo diritto attorno al 2000 a. C. quando con quella che viene
definita la rivoluzione
sociale ha il diritto di possedere case e terreni.
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Diverso quel che
avviene in Mesopotamia, dove i più poveri
non godono con il matrimonio di alcun vantaggio. Solo i ceti agiati potevano passare da un
matrimonio all'altro, trasferendo patrimoni ereditari. Si capisce pertanto come la plebe non
potesse proprio che vivere in monogamia, non avendo ricchezze da trasmettere
passando da un'unione all'altra. Era rigorosamente punito l'aborto dal momento che i sovrani avevano bisogno
di uomini per le loro
guerre. Cosi si da il caso che in Mesopotamia venivano protette le
nascite e si incentivavano anche le classi più deboli. Previsti i lavori
forzati per chiunque provocasse anche incidentalmente un aborto.
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Stefania Sandrelli mi ha sempre fatto MAGNIFICAAAMENTE arrapare ogni volta che ho visto sue foto o sue scene filmiche... È MAGNIFICAAAAAAAAAA!!!
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