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lunedì 11 febbraio 2013

Le tappe dell’innamoramento (Elisabetta Canalis)






“Mai intesi tali parole (amore, gentilezza, passione) senza un colpo al cuore, un improvvisa attesa, una voglia di volare E. Dickinson” R.P.




Ricostruiamo ora brevemente le tappe che ci condu­cono all'innamoramento.
Conduciamo una vita "normale", siamo soddi­sfatti di molti particolari della nostra vita, per esem­pio di avere dei figli, un lavoro interessante. Però ci sentiamo intimamente inquieti ed insoddisfatti.





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Percepiamo che ci manca qualcosa, che la nostra vita non è piena, intensa. Proviamo un grande e insoddisfatto desiderio erotico, il bisogno di nuove esperienze. Guardandoci attorno, ci sembra che gli altri abbiano un'esistenza più intensa, ricca di sti­moli, che si divertano, che siano felici. Li vediamo uscire in compagnia di un uomo, di una donna, li sentiamo ridere eroticamente. Allora li invidiamo perché hanno qualcosa che a noi manca e di cui sen­tiamo dolorosamente l'assenza. Loro sono liberi, mentre noi ci trasciniamo schiacciati dai doveri quo­tidiani, schiavi di infiniti obblighi





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e impegni che ci avviluppano da ogni parte. Loro vivono per il piace­re, noi solo per il dovere.
Tutti questi doveri, obblighi, abitudini non ci sono stati imposti da un legislatore esterno, da un magistrato. Ce li siamo costruiti a poco a poco noi stessi nel corso della vita, con le nostre scelte, gli impegni che abbiamo contratto, con le abitudini che abbiamo preso. Ma, ormai, costituiscono un tutto compatto, solido come una roccia. Tutti i nostri comportamenti reciproci sono regolati da leggi non scritte, patti, convenzioni, abitudini che nessuno si sogna di infrangere. Non c'è un parlamento che le





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ha emanate, non c'è una magistratura che vigila su di esse, una polizia che ne impone il rispetto. Ma, se li rompiamo, scatta automaticamente il senso di colpa, la protesta scandalizzata, il rimprovero, la lite.
Per molto tempo i nostri desideri vitali riescono a soddisfarsi anche in questo labirinto di norme. Ma se esiste un motivo di insoddisfazione profondo, radicale, diventano sempre più pesanti. Facciamo un esempio. Ci eravamo innamorati di qualcuno che non ci aveva ricambiato e, per dimenticarlo, per consolarci, abbiamo finito per convivere o sposare un'altra persona. Oppure desideravamo condurre





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una vita libera ed avventurosa, ma ci siamo adattati ad un lavoro monotono e sicuro. O pensavamo di dedicarci all'arte, ma non lo abbiamo fatto ed ora ci accorgiamo di aver perso la poesia della vita. Resistiamo e ci rimproveriamo di non saper apprez­zare tutte le belle cose che abbiamo, cí sentiamo col­pevoli per il nostro desiderio di evasione, e raddop­piamo i nostri sforzi per essere ancora più solleciti, attenti ai nostri doveri. Ma questi diventano sempre più pesanti, faticosi.  Poi, per una qualsiasi causa, per esempio perché abbiamo avuto rapporti con un ambiente più stimo­lante,




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abbiamo conosciuto persone che, con il loro esempio ci hanno mostrato che è possibile avere di più, oppure perché qualcosa ci ha esasperato, la nostra insoddisfazione cresce pericolosamente. Incominciamo a sentire gli obblighi e le abitudini come pesi, come catene. E sentiamo che esistono altre possibilità, altri modi di essere. Abbiamo biso­gno di stringere i denti per continuare a fare il nostro dovere. La nostra mente torna nel passato. Proviamo l'impulso di rivedere le persone che abbiamo desiderato e amato, nell'assurda e ine­spressa speranza di poter tornare indietro, di rico­minciare da allora. E incominciamo a interrogarci sulla nostra





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vita chiedendoci: "Abbiamo fatto bene? Abbiamo fatto male? In che modo siamo diventati ciò che siamo?".
Allora ci rendiamo conto che il nostro essere attua­le deriva dall'aver compiuto certe scelte e non altre. Perché ci siamo fidati di alcune persone, perché in certi momenti abbiamo esitato o avuto paura. Sarebbe bastato capire meglio, avere più pazienza, o più coraggio e la nostra vita sarebbe stata diversa. Quante occasioni perdute, quanti errori, quante incertezze! E ora, ora cosa dobbiamo fare? Il periodo che





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precede l'innamoramento, è caratterizzato dalla recriminazione e dal rimpianto. E più il nostro dis­agio, la nostra insoddisfazione crescono, più aumenta il nostro desiderio di nuovo, di rinnovamento.
Il processo di esplorazione del nostro passato inco­mincia prima dell'innamoramento. E mentre esploriamo il passato, incominciamo a esplorare con occhio diverso anche il mondo che sta attorno a noi. Guardiamo gli altri uomini o le altre donne con occhi nuovi, abbiamo nuove curiosità. Incominciamo a compiere delle piccole trasgressioni all'abitudine. Ma il ribollire di desideri e di curiosítà non ci porta anco­ra a rotture radicali, a conseguenze rivoluzionarie.





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A questo punto siamo predisposti a innamorarci, pronti all'innamoramento. Basta un fattore scate­nante per mettere in moto il processo. Se incontria­mo una persona che, col suo aspetto, il suo compor­tamento, i suoi gesti, le sue parole ci fa intravedere di potere realizzare con lei un modo di essere più conforme alle nostre potenzialità, le difese che abbiamo eretto contro la tentazione di cambiare, possono cadere bruscamente. Ci sentiamo interessa­ti, attratti, proviamo il desiderio di rivederla, di par­larle, di stare con lei. E in certi casi avviene il "colpo di fulmine", il "rapimento", l'inizio esplosivo del­l'innamoramento.
Qualche volta la rottura è accelerata da circostan­ze esterne, favorita da situazioni facilitanti. Tutti sanno che, durante le lunghe vacanze, è molto più facile innamorarsi. Perché la vacanza è come un'iso­la separata dal resto del mondo. I legami abituali sono allentati, i freni inibitori diminuiti e lo slancio vitale può facilmente travolgerli. Per lo stesso moti­vo





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l'innamoramento è più probabile quando un gio­vane o una giovane vanno all'università o iniziano un nuovo lavoro. È un nuovo mondo, una nuova vita che li allontana dal passato e li apre ad un nuovo modo di essere e, quindi, ad un nuovo amore. Alcune persone si innamorano quando cambiano lavoro e città, soprattutto se restano a lungo lontani dalla moglie o dal marito. I vecchi rapporti appaio­no lontani, affievoliti. Il marito o la moglie non par­tecipano ai loro problemi, non possono essere il compagno e il complice. Mentre sul lavoro c'è un collega, un uomo o una donna, con cui passano gior­nate insieme, con cui lottano, con cui fanno proget­ti, viaggi. A poco a poco diventano amici, entrano in intimità, anche erotica. Ed è facile allora che si inna­morino l'uno dell'altro. È una cosa che capita con una certa frequenza agli artisti del cinema o del tea­tro, quando lavorano per molti mesi fianco a fianco con un collega dell'altro sesso, in un paese straniero, magari rappresentando una storia d'amore. In que­sto caso si trovano in una situazione che assomma insieme la comunione di interessi, l'isolamento della vacanza e l'intimità.
Da quanto abbiamo detto deriva un corollario fon­damentale: l'innamoramento avviene quando siamo interiormente cambiati, insofferenti del passato, oscuratamente insoddisfatti del presente e aperti ad esperienze nuove. Ma noi non cambiamo mai da soli. Cambiamo solo quando ci uniamo agli altri, quando entriamo a far parte di un gruppo, o camminiamo nella vita insieme ad una persona che amiamo. Questo ci offre l'innamoramento.



4 commenti:

  1. Ciao Gabry,
    sono Vale e ti scrivo in forma anonima! Tu sai che sono persa per te, penso a te, cerco di vederti, cerco di esserti accanto. Ma tu non mi pensi. O meglio, mi vuoi bene, questo lo so, ma non come io voglio. Vorrei tanto che ti sbloccassi. Ma anche se non dovessi riuscirci io sarò li, ti cercherò, ti aiuterò, anche se devo esserti solo amica. Eppure ai miei occhi tu ami un’altra! Non so chi è, ma ami un’altra! E non è quella di una volta. A tratti quando parli ti contraddici come se ci fosse un'altra persona. Spero di sbagliarmi! Ma anche se così fosse io voglio studiare con te, mangiare con te, sentire la tua voce! Studi le mie stesse carte e poi devi farmi il blog, altrimenti lo dico a Elena che ti picchia! Ah! Ah! Ah! Sei sempre con me. Se mi affaccio quasi ti vedo! Notte Vale60

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  2. Sono Emma, ho riportato uno dei tuoi pensieri sul Fascino. Quello che mi ha stravolto di più. Non ho mai letto aforismi come questo. Ora lo hai inserito nel target dei titoli di testa del Blog. “Non mi prende la tua femminilità, ma come la porti! Come porti quel vestito, come ti muovi, come mi guardi, come sorridi! Chi ha fascino non deve far nulla per colpire, basta che sia se stessa! Più lo leggo e più per me è l’apoteosi della tuo pensiero sulla femminilità. Ogni donna ama essere femminile, fascinosa, ma non avevo mai pensato che il fascino non è solo femminilità ma portamento. Sei straordinario! Sembra quasi che il fascino sia un vestito da indossare, da portare. E’ da come si “indossa” la femminilità che si crea la magia del fascino. Sono decenni che sono me stessa ma nessuno dice che ho fascino. (Mi hanno detto “bella gnocca” “tocco di figa”- scusa ma a te voglio dire le cose come le sento). Questo per chiarire che non sono da buttare, devo postare delle foto da spiaggia che a detta di tanti sono belle. Ma nessuno ha usato argomenti come i tuoi. Sono convinta che se mi vedi saprai dare il giusto valore ai miei attributi. Una che da tempo vuole conoscerti. Emma Fontana61

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  3. Caro Gabry,
    Ti inoltro, aggiornato, il mio commento di 4 mesi fa! Fammi un resoconto! “Cercavo su google delle foto di innamorati per il matrimonio di mia figlia e mi sono imbattuta nel tuo blog per la parola passione! Ho chiesto al tuo motore "cerca" la parola passione in tutti i post me ne ha date 257. Mi sono incuriosita, il tuo blog è nato il 4 giu 2012, hai avuto il primo commento il 7 giu 2012, ora sono 691! Hai inserito 70 post in 1 mese! Pensa mia figlia ha un blog da 1 anno e ne mette 1 a settimana, eppure finora sono solo 48 e i suoi post sono da 2 paginette! Tu invece metti a volte anche 10 foto ad alta risoluzione e a largo campo. Ma come fai? Sono tra la curiosità e la meraviglia. Nell altro tuo blog sulla didattica, ti occupi di argomenti da far venire su i capelli dritti! Mia figlia che è biologa mi ha sequestrato l indirizzo mentre leggevo! Ha detto che dopo il viaggio di nozze non vuole perdere una parola! Ha ripetuto che, a parte la tua immagine che è bella così, tu seduci per i contenuti, per gli scritti e per tutto un modo di fare e di esprimere molto personale. Infatti mio fratello che è medico ha chiosato "ci sono molti contenuti e poche fanfaluche" Da oggi avrai 3 nuovi lettori!” Oggi a febbraio 2013, rileggendo annoto 57.000 lettori! 14.000 visite mensili! 196 post! 691 commenti! E ogni giorno da 600 e 700 lettori! Ti farò scrivere da mia figlia vuole collaborare con te. Pubblica altre tue foto. Mi piaci e piaci a tutta la famiglia! Ciao. Luisa Damiani57

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  4. Ho scritto della tua introduzione iniziale al blog sul “Convegno” di Alciati.
    “I baci desiderati e appassionati incontrano le tinte e le atmosfere del dirompente “Il convegno” di Ambrogio Antonio Alciati (1878-1929). Un bacio voluttuoso anche se i corpi dei due amanti non possono stringersi perché separati da un’inferriata. Questo dipinto appartiene al genere della Scapigliatura, e certamente ha subito l’influenza di Tranquillo Cremona, non solo nello stile pittorico, ma anche nel soggetto rappresentato: i due amanti si avvinghiano appassionatamente come l’edera all’inferriata, che la donna, con il braccio proteso verso l’alto, sembra voler superare. Le pennellate sono vibranti e vaporose, intorno a loro domina il verde del giardino. Un capolavoro.”
    Non so se lo hai letto, ma tempo fa riproposi la descrizione, oggi la sento più vibrante che mai. Ho visto che hai inserito dei post su Ambrogio Alciati e Tranquillo Cremona. Mi piaci ogni giorno di più! SerenaSoriente64

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