Ma di chi ci si innamora? (Belen Rodriguez)

Ma di chi ci si innamora?

Alcune persone si innamorano quando cambiano lavoro e città, soprattutto se restano a lungo lontani dalla moglie o dal marito. I vecchi rapporti appaio­no lontani, affievoliti. Il marito o la moglie non par­tecipano ai loro problemi, non possono essere il compagno e il complice. Mentre sul lavoro c'è un collega, un uomo o una donna, con cui passano gior­nate insieme,

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con cui lottano, con cui fanno proget­ti, viaggi. A poco a poco diventano amici, entrano in intimità, anche erotica. Ed è facile allora che si inna­morino l'uno dell'altro. È una cosa che capita con una certa frequenza agli artisti del cinema o del tea­tro, quando lavorano per molti mesi fianco a fianco con un collega dell'altro sesso, in un paese straniero, magari rappresentando una storia d'amore. In que­sto caso si trovano in una situazione che assomma insieme la comunione di interessi, l'isolamento della vacanza e

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l'intimità. Da quanto abbiamo detto deriva un corollario fon­damentale: l'innamoramento avviene quando siamo interiormente cambiati, insofferenti del passato, oscuratamente insoddisfatti del presente e aperti ad esperienze nuove. Ma noi non cambiamo mai da soli. Cambiamo solo quando ci uniamo agli altri, quando entriamo a far parte di un gruppo, o camminiamo nella vita insieme ad una persona che amiamo. Questo ci offre l'innamoramento.

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Di chi ci innamoriamo?

Ma chi è quella persona particolarissima attraverso la quale possiamo rinascere, cioè rinnovare noi stessi e il mondo? E cosa vuol dire "attraverso la quale?". Essa non è un semplice tu, qualcuno che comprendiamo o che ci comprende in modo approfondito. No, è una persona unica, esclusiva e inconfondibile. È lei. L'innamorato ha l'impressione di averla sempre aspettata, sempre cercata. Questa esperienza è espres­sa molto bene nel mito che Aristofane racconta ne Il Convito di Platone: l'anima aspetta l'altra metà dí se

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stessa da cui è stata separata e, nell'innamoramento, finalmente la trova. Prima era lacerata, incompleta, smarrita, inconsapevole di sé. Ora è compiuta, total­mente se stessa, felice, divina.

Ma noi sappiamo che possiamo ínnamorarci di una persona diversa al cambiare delle circostanze. Sarà romana se andiamo a Roma, americana se andiamo negli USA, giapponese se viviamo in Giappone. Eppure sappiamo anche che essa deve avere alcune qualità che corrispondono in modo particolarissimo ai nostri desideri profondi, come noi ai suoi.

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Per spiegare il fenomeno ricorriamo perciò a un'altra immagine, meno poetica di quella di Aristofane, però più aderente alla realtà. Immaginia­mo un potentissimo esplosivo formato da due com­ponenti di cui ciascuno, da solo, è inerte. Esso defla­gra solo quando al primo si unisce l'altro compo­nente. La persona amata è unica perché costituisce il secondo elemento, quello indispensabile per sca­tenare il processo.

Ma quali sono le caratteristiche particolarissime dell'altro che, combinandosi con le nostre, formano una miscela esplosiva? Quali sono i segni

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grazie ai quali io posso riconoscere, in mezzo a mille, che è quella persona e solo lei? Gli psicoanalisti hanno immaginato fosse qualche particolare che ci ricorda gli oggetti d'amore infantile, in particolare nostra madre. Qualcosa che abbiamo già conosciuto e amato, per cui l'innamoramento sarebbe una regres­sione, ripetizione di quella esperienza. Ma questa tesi non è sostenibile. L'abbiamo appena dimostrato. Se io vado a vivere in Giappone mi innamorerò di una giapponese piccola e bruna, in Russia scoprirò il mio elemento mancante in una russa alta e bionda.

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L'elemento unico e insostituibile non può essere perciò una proprietà permanente ed esclusiva della persona. Deve essere piuttosto un certo modo di fare e di apparire nel momento particolarissimo in cui l'individuo è predisposto a innamorarsi. Questo è, ricordiamolo, una rinascita, uno stato nascente, un risveglio. Nel momento del risveglio, noi siamo aperti, protesi verso la rivelazione di qualcosa di nuovo e meraviglioso. Attendiamo un segnale, un invito, una guida. Se, in quel particolarissimo perio­do, incontriamo una persona che, col suo comporta­mento, o le sue parole, simbolizza il nostro processo di liberazione ci fa sentire che può soddisfare

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i nostri desideri più intensi, ci mostra dove possiamo o vogliamo andare, allora essa diventa per noi la porta insostituibile per entrare nel nuovo mondo. E ce ne innamoriamo.

Noí perciò ci innamoriamo della persona che ci comunica con segnali, simboli, come crescere, come realizzare le nostre nuove possibilità. Che ci consen­te di andare in una direzione che risponde alle nostre esigenze interne, alle spinte che la società esercita su di noi. Se la persona amata assomiglia a nostra madre o a nostro padre, oppure ad una qual­siasi altra immagine, vuol solo dire che riassume in sé tantissimi miei sogni e mie speranze. Se abbiamo amato, ammirato sognato un attore o

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un'attrice famosa, se abbiamo desiderato una donna o un uomo che non abbíamo potuto avere, la persona di cui ci innamoriamo ce la ricorderà. Ma scegliamo lei perché giunge nel momento opportuno, perché, almeno sul piano simbolico, ci appare idonea a risol­vere il nostro problema esistenziale attuale, perché ci apre il futuro a cui siamo rivolti ora. Le caratteri­stiche della persona amata sono dunque frammenti di un disegno, di un puzzle che sta configurandosi dentro noi stessi, e che quel pezzo improvvisamente completa.

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