Una pellicola tesa e asciutta dalla cruda lucidità di sguardo
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Una villa nella Francia del Sud.
Un medico, Samuel, e la moglie, Suzanne, che decide a quarant'anni di rimettersi al lavoro come
fisioterapista. Mentre segue i lavori di costruzione del suo nuovo
ambulatorio, conosce Ivan, un operaio di origine catalana, che è stato in
prigione e vive di lavoretti precari. La passione tra i due è tale che Suzanne lascia
tutto quel che ha per vivere con lui, ma il marito le dichiara guerra e la
priva di ogni mezzo di sussistenza.
L'amante inglese, traduzione impoverente dell'originale Partir, non enuncia nessun nuovo teorema sul triangolo marito-moglie-amante e non è citando a man bassa Truffaut, dal quale prende a prestito con successo la musica de La signora della porta accanto, o Flaubert (anche la sua Emma Bovary era moglie di un medico), che il film si alza magicamente dalla sua medietà. Non accade. Eppure è proprio nel rifiuto del costume melodrammatico e nella sua cruda lucidità di sguardo che la pellicola di Catherine Corsini trova un suo carattere. Non certo nella storia d'amore tra la signora e il proletario, ma nel modo in cui un vertice di questo triangolo, la casella del marito, viene portato in su fuori misura, abbandonando gli altri due a terra, letteralmente. La regista punta il dito contro la condizione sfavorita della donna, economicamente ricattabile e (ancora letteralmente) imprigionabile in un film privo di grandi sottotesti, evidentemente, diremmo quasi superfluo, se non fosse per una fattura tesa e asciutta, che scarta la noia, e per qualche interessante luce sinistra che emana dalla coppia Yvan Attal/Kristin Scott Thomas e permette, per esempio, la scena hitchockiana del marito che aiuta la donna che ha distrutto a bere, per rimettersi in piedi. Ma proprio perché lo scarto rispetto al meló da feuilleton è stato già effettuato, anche con la proposta di un'eroina che rifiuta di piangersi addosso, non si comprende fino in fondo la scelta di un finale improntato ad un revanscismo femminile che è brutta copia di quel maschilismo d'antan rappresentato da Samuel. Un gesto vano in partenza, che il finalissimo si premura di chiudere, di fermare di un'unica interpretazione possibile, nuovamente nell'ottica pessimistica dell'impossibilità e dell'equazione amore uguale follia uguale distruzione.
1) Comment “L’attrazione, la
passione, le conseguenze” dice la locandina del film. Una delle
conseguenze è un colpo di fucile sparato in una bella
abitazione della Languedoc (F), lo stesso colpo con cui il film comincia e
finisce. Tra l’inizio e la fine ci sono sei mesi della vita di un’elegante donna sui 45-50 anni, con due figli adolescenti ed un marito
medico; famiglia benestante e dalla vita che scorre su binari apparentemente
dritti, scontati. Questa donna, Suzanne, è Kristin Scott-Thomas (Il paziente inglese, Ti amerò
per sempre, oltre a un ruolo minore in Quattro matrimoni e un funerale) che
come sempre sa dare intensità e sofferenza – questa quando occorre - ai suoi
personaggi. Il miglior apprezzamento su questa attrice l’ho sentito
dall’addetto tuttofare del piccolo cinema d’essai dove il film veniva
proiettato: “Se anche ci fossero 10 film con K.S.T., con piccole variazioni
nel suo ruolo, andrei a vederli tutti”. “Partir” è il titolo
originale che in spagnolo (siamo nel sud della Francia, vicino alla Spagna
catalana) significa
rompere, dividere, distruggere o caso mai – dal francese – fuggire,
andarsene. Nella versione italiana è stato grossolanamente intitolato
L’amante inglese (forse nell’intenzione dei titolatori italiani la parola amante attrae più
spettatori). Invece nel film c’è rottura di quei binari soliti su cui
tante coppie sono avviate, vite senza più storia, scontate. C’è la fuga dal
prevedibile, ricerca di nuovi volti, luoghi e ambienti nuovi, come il
rimescolamento di ingredienti che trovano la loro giusta collocazione. C’è il bisogno di una passione,
anche rinunciando al benessere, allo status sociale e alle sicurezze.
Trova, Suzanne, questa passione in un operaio spagnolo, uscito di galera,
papà di una bambina che ama tanto; egli frequenta casa loro per una ristrutturazione.
Bravissime la regista e l’attrice a mostrarci l’interesse per l’altro che
sale, la passione che invade. Il marito reagisce come molti mariti farebbero,
col ricatto dei soldi,
i “vuoi distruggere ciò che abbiamo costruito” con i “non ce la farai mai
senza di me”, con “hai
scopato con lui, quante volte, dove l’avete fatto?”. Non riesce ad
accettare i sommessi e ineluttabili “non posso fare altrimenti” o “è successo” della donna. C’è ben
altro che un’ “amante”: c’è
la condizione di una donna che assolve il suo ruolo di oggetto di lusso
acquisito e posseduto, di preparare i pasti e tirar su i figli e,
ancora più avvilente, di corpo da usare per i bisogni fisiologici
del marito … . Un colpo di fucile rompe questa prigione.
2) Comment In una famiglia
perfetta, borghese e senza problemi economici,con due figli
adolescenti, arriva un
terremoto. La coppia, formalmente,tranquilla di un medico affermato e
di una chinesiterapista di mezza età, viene travolta e sconvolta dall'arrivo
di un operaio,ex carcerato. Tra la moglie e quest'ultimo nasce una passione incontrollabile, un amore dirompente che fa saltare tutti gli schemi. Quando lei
fugge e rifiuta di rimanere a casa ,viene ,insieme al suo uomo,inseguita
dalla vendetta del marito che la distrugge economicamente e le fa terra bruciata intorno. La
vendetta maschile nei tradimenti subiti e la punizione delle donne traditrici
non rappresenta certo una novità, ma ,in questo film ,si sente e si vive la
disperazione e la ricerca di autodeterminazione del personaggio femminile.
Alcuni comportamenti, alcuni tentativi, alcune scelte sembrano ,più che atti
eroici, gesti fuori misura,che non valutano rischi e conseguenze. Sicuramente
in un mondo perfetto e ben
costruito sul benessere economico l'innamoramento senza regole , la passione
per un uomo diverso , viene giudicato come una follia oppure come dice
il marito il "desiderio di una donna in
calore". L'appartenenza dell'amante ad un ceto sociale diverso ha
molta importanza: non è un borghese nè un professionista.La rivalità tra i
due si gioca sul piano erotico sessuale o, almeno,questo è il terreno di
confronto del marito. Questo è,inoltre, l'insulto più forte che sembra voler
rivolgere alla moglie, dando alla sua passionalità un'accezione animalesca.
La storia tra i due, invece, è anche altro: è tenerezza, solidarietà
,giornate tra mare e prati verdi. E' lavoro , umiliazione e ricerca di un
futuro. Si traduce tutto in un tragico sogno , in un gesto dirompente e in un
abbraccio disperato. Gli attori, anche per le loro caratteristiche, sono
adeguati ai ruoli. Lei tenera e passionale,fragile ma determinata, l'amante
un ruvido catalano avvolgente e focoso ed il marito prevedibile nel suo amore
cinico ed opportunista.
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3) Comment Una
storia d'amore di un eroina tragica
Una bella villa nel sud della Francia, un marito ricco, due figli non più bambini. E la passione che entra travestita da operaio spagnolo, non chiede nulla e nulla ha da offrire, ma si prende tutto, perché la muove la forza del destino. Catherine Corsini si confronta con una storia d'amore e con la costruzione di un personaggio femminile eroico e tragico. Peccato solo che le esigenze commerciali della distribuzione italiana trasformino l'originale Partir, titolo che conteneva più di un significato, nel banale L'amante inglese.
Come motiva la scelta di Sergi Lopez per un ruolo tanto sensuale?
Corsini: I gusti a livello di attrazione sono molto personali e io trovo che Sergi doni qualcosa di voluttuoso al personaggio. C'è in lui qualcosa di carnale, di forte ed di emozionante, non mi interessa la bellezza plastica. A dirla tutta, lo trovo molto più sensuale di Kristin Scott Thomas e credo che sia lui che avvolge anche lei in un'aura di sensualità. Non sarà Jeremy Irons ma è certamente meno cerebrale e io volevo fare un film su una passione amorosa e non morbosa, viva, potente e anche gioiosa. Lei, non a caso, si innamora veramente di lui.
Lo spettatore è portato a prendere le parti di Suzanne, la protagonista, ma il suo gesto finale rischia di allontanarci bruscamente
Corsini: Il film adotta prima il punto di vista di lei ma poi anche quello del marito, che prima soffre e poi però diventa violento. Quando le dichiara guerra, una guerra economica, l'unico modo che ha lei per sopravvivere è quello di farsi schiacciare o di fare altrettanto e di adottare un'arma di guerra, com'è il fucile.
Il film pare non tenere conto delle conseguenze di ciò che accade sui figli
Corsini: è curioso come oggi parliamo molto delle conseguenze sui figli ma anche Madame Bovary era una madre e Anna Karenina; la letteratura e il cinema hanno sempre raccontato il lato estremo di queste storie ma mi accorgo che oggi c'è uno sguardo più morale e i figli assumono un'importanza di gran lunga maggiore rispetto a quello che succedeva in passato.
Tra i modelli del film è chiaramente riconoscibile “La signora della porta accanto” di Truffaut. Conferma quest’ispirazione?
Corsini: Ho pensato molto a Truffaut, perché è uno dei miei cineasti preferiti, specie per come mostra la tragedia della condizione umana. Ho pensato a lui anche nella costruzione del racconto: anche nella Signora della Porta accanto, infatti, sappiamo fin dall'inizio che c'è stato un dramma, perché li vediamo entrambi morti. Nella prima versione del mio film, Suzanne si suicidava ma poi ho preferito mettere in scena una donna che dissotterra l'ascia di guerra, perché credo che l'aspetto romantico e romanzesco del film ci porti comunque, a quel punto, a comprendere quel gesto, anche se è un atto estremo.
Lui è stato in prigione, lei ha vissuto in una prigione dorata, ma il film suggerisce che anche con l’amante la vita non avrebbe smesso di essere una prigione per lei. È così?
Corsini: Credo molto al determinismo, la vita delle persone mi appare fortemente determinata da quello che fanno e da dove vengono. Il personaggio di Ivan sa già come andrà a finire, intravede l'esito tragico, perché conosce il prezzo delle cose e, anche se ammira la forza di lei, la sua voglia di libertà e di vita, già presagisce il peggio. La mia è una visione piuttosto pessimista delle cose.
Il film evita di mostrare la lacerazione della donna, presa tra la famiglia e la nuova vita. Perché?
Corsini: C'era una scena che parlava di questo, una scena con Suzanne e i figli. È stata girata e Kristin avrebbe voluto mantenerla ma io trovavo che non funzionasse abbastanza bene. Io credo che in realtà ci sia il discorso sul senso di colpa anche se non a livello immediatamente visibile, ma si sente il fatto che decide per esempio di non andarsene da Nimes, perché i figli possano andare a trovarla a casa. Ciò detto, non volevo incentrare il film su questo aspetto, il senso di colpa nei confronti dei figli è meno forte della passione che racconto, anche perché i ragazzi non sono più così piccoli.
Lei descrive sempre mondi che implodono e osserva la società francese borghese con occhio duro. Qui le cose materiali hanno una certa importanza. C'è un giudizio dietro la loro messa in scena?
Corsini: Yvan Attal, per interpretare il ruolo del marito di Suzanne, si è ispirato alla figura del primo ministro Francois Fillon e quindi è chiaro che attraverso questo personaggio critico una certa società francese contemporanea per cui i primi valori sono la bella casa, i quadri, la bella vita.
Cos'ha amato di questo personaggio?
Lopez: Ho la fortuna immensa di lavorare con dei registi che hanno un rapporto quasi politico con il cinema. Non faccio film per divertirmi Ho bisogno di sentirmi in sintonia non tanto con il personaggio -perché posso anche interpretare un fascista- ma con la posizione che il regista prende, in questo caso con la questione della femminilità. È un triangolo classico ma c'è un rovesciamento di ruoli tra la donna e il suo amante. Ivan è un uomo che cerca di sfuggire al prototipo di maschio che sta sempre un passo avanti alla donna e deve imporsi su di lei, lui è capace di stare un passo indietro e anche se intravede la fine tragica sta con lei, non smette di amarla.
Come ha lavorato con Kristin Scott Thomas?
Lopez: è andata molto bene, è stato facile far finta che eravamo innamorati. Lei è un extraterrestre e anch'io lo sono, ma veniamo da pianeti diversi perché il nostro accento rivela un passato diverso e siamo diversi nel modo di affrontare il lavoro dell'attore. Però sapevamo che dovevamo creare un universo comune, che non poteva venire dalla sceneggiatura ma avrebbe fatto parte di quella che definiamo la magia del cinema. È un'attrice che trema quando recita e lavorare con una persona così intensa è stimolante. Anche le scene di sesso, che sono sempre faticose, con lei non sono state difficili.
Cosa cerca nei ruoli che le offrono?
Lopez: Mi deve piacere la storia. Potrei dire che mi piacerebbe interpretare un mafioso, ma se poi mi arrivasse una sceneggiatura nella quale faccio il mafioso ma la storia non mi dice niente, non accetterei.
Di Truffaut c’è anche un’idea di romanticismo tragico, che esclude i giudizi morali ma partecipa emotivamente della vicenda e la stessa Kristin Scott Thomas ha qualcosa della bellezza elegante ed eterea delle eroine del regista francese.
Corsini: è vero ma Truffaut è molto più letterario di me, ha dei dialoghi eccezionali che io non ho. Io volevo un'attrice che fosse un po' come un'eroina hitchcockiana, che avesse qualcosa di emblematico, una grazia particolare, anche un po' sinistra. Anche Nimes è un personaggio, volevo mescolare la Spagna, il sud della Francia, l'Inghilterra e veder interagire tra loro personaggi tanto diversi.
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