(nato a Couvet, 8 settembre 1906
– morto a Ginevra, 6 dicembre 1985) è stato uno scrittore,
filosofo e saggista svizzero. Famoso tra l’altro per il saggio “L’amore è
l’occidente”
L'infanzia e gli studi
Nato
l'8 settembre 1906 a Couvet, nel Cantone svizzero di Neuchâtel, figlio del pastore Georges de Rougemont
e di Anne Sophie Bouvet,
è educato rigidamente nella tradizione protestante,
nel pensiero di Calvino, Lutero, Karl Barth, e, soprattutto, Kierkegaard . Frequenta, tra il 1912 e il 1918 la
scuola pubblica di Neuchâtel, e da questa esperienza nascerà più tardi l'opera
Méfaits de l'Instruction Publique (1929). Dal 1918 al 1925 frequenta prima il
Collège latino, poi il Ginnasio di Neuchâtel. In quegli anni scopre la sua
vocazione letteraria, e nel 1923 pubblica nella Semaine littéraire de Genève il suo primo
articolo, "Henry de Montherlant et la morale du football". Si laurea
in lettere nel 1930, completando i suoi studi tra Ginevra, Vienna e Neuchâtel
(studente, tra gli altri, di Jean Piaget).
Denis De Rougemont 1947 |
L'esordio come scrittore
Nel
1930 si stabilisce a Parigi, dove resterà fino al 1933. Nella capitale francese
trova lavoro nelle casa editrice protestante "Je sers" come direttore
letterario, e prende a frequentare gli ambienti protestanti e barthiani della città. In
questo contesto entra in contatto con l'esperienza personalista, e collaborerà
con Gabriel Marcel, Emmanuel Mounier, Alexandre Marc, Arnaud Dandieu,Robert
Aron. Spinto da Alexandre Marc e sedotto dallo slogan Ni individualistes, ni
collectivistes, nous sommes personnalistes (Né
individualisti, né collettivisti, siamo personalisti), mette la sua scrittura
al servizio del movimento, ritrovandosi cofondatore della rivista Hic et Nunc (una rivista di ispirazione barthiana), e
collaboratore di Esprit (fondata da Mounier,) e del non-conformista Ordre Nouveau. Collabora
inoltre con la rivista Plans e con la Nouvelle Revue Française, sulla quale,
nel 1932, presenta un "Cahier de revendications de la jeunesse
française".
Nel
1932 Rougemont scrive il suo primo libro, Le paysan du Danube e nel 1934
raccoglie in Politique de la Personne - che riapparirà nel 1946 in un'edizione
riveduta e corretta - la maggior parte degli articoli scritti in quegli anni
sulle pagine di Esprit. Erano gli anni dei Il tramonto dell'Occidente di Spengler, La crisi della civiltà di Huizinga e La crisi dei valori di Scheler. Gli stessi temi
verranno poi ripresi e sviluppati in una seconda raccolta, Penser avec les
mains, del 1936, in cui Rougemont si porrà (esplicandovi una religiosità
personale sorretta dal Cristo e dal Vangelo
quali riferimenti morali invariabili) il problema della cultura occidentale e della crisi del pensiero,
partendo dalla constatazione che il disordine del mondo moderno ha creato una
profonda dicotomia tra il pensiero e l'azione, e tra la cultura e la vita.
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L'anteguerra
Nel
1933 Denis de Rougemont sposa Simone Vion
(dalla quale divorzierà nel 1951), dalla quale avrà due figli, Nicolas e
Martine. Nello stesso anno, si chiude la prima esperienza parigina, dopo il
fallimento delle Edizioni Je sers, che fa di Denis de Rougemont fino al 1935 un
intellettuale disoccupato
nel sud-ovest della Francia. Il periodo della disoccupazione diviene il
pretesto per un'opera che verrà edita nel 1937 sotto forma di un “diario
non-intimo” dal titolo Journal d’un Intellectuel en chomage, nella quale
Rougemont esprime il desiderio e il gusto di provare l'esperienza di una
povertà materiale che lo hanno spinto in quella direzione.
Dopo
la disoccupazione, è poi il momento nel 1936 del soggiorno come lettore all'Università di
Francoforte, descritto poi in Journal d’Allemagne (pubblicato nel 1938).
L'esperienza nella Germania hitleriana spinge Rougemont a percepire con forza
la necessità di una rinascita spirituale, e allo stesso tempo di una riforma
morale e politica in grado di instaurare autorità e istituzioni capaci di
formare uomini e cittadini responsabili.
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L'amour et l'Occident
Lasciata
la Germania, tra il 1938 e il 1939 si dedica alla redazione dell'opera che gli
dona la celebrità, L'amour et l'Occident,
che trae spunto dal tentativo di una codificazione pessimistica del matrimonio,
il quale piano piano stava perdendo la sua caratteristica religiosa per un'altra più laica, più passionale.
Aspetto che poi enfatizzerà ancor di più nel 1954 quando la rielaborò per
l'editore T.S. Elliot.
Rougemont
sottolinea il fatto che la società e l'amore hanno due canoni diversi, ed il
secondo per sopravvivere deve trasgredire alcune leggi
della prima. Il rapporto amore - morte,
diventa quindi una scelta di vita, affinché l'amore possa sopravvivere, almeno
idealmente. In questo modo non è più soggetto a canoni di critica arbitraria,
ma rimane permeato in un'
aurea che lo rende, seppure impalpabile, vivo dal punto di vista della
consistenza. Anche in questo caso si rende inalienabile profeta. Siamo a
ridosso di un periodo di pura sensualità, con Herbert
Marcuse, Norma Brown e i neo freudiani Lacan,
Deleuze e Guattari, che spogliano definitivamente questo legame di ogni radice religiosa, il matrimonio come istituzione,
esaltandone invece il solo legame
passionale, a due, come radice primaria di sostentamento. Non più
componente, ma elemento insostituibile. Esalando il suo pessimismo, il De Rougemont sintetizza la crisi del matrimonio,
come la conseguenza dell'incompatibilità tra ciò che si prova e ciò che si può immaginare.
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Il periodo della guerra
Fino
allo scoppio della guerra, Rougemont pubblica ancora numerosi articoli su
Esprit, la Nouvelle Revue
Française, la Revue de Paris, e su Le Figaro. I tempi che seguono il suo
ritorno dalla Germania sono caratterizzati da un crescente interesse per il
problema politico del nazismo, segnato dalla paura per la sorte dell'Europa
minacciata da un pericolo che vede sempre più reale. Scrive sui giornali
svizzeri e su quelli francesi, paragonando il totalitarismo
ad una malattia infettiva che non può
essere contenuta da nessuna frontiera.
Quando
la Germania ha ormai coinvolto
nella guerra tutta l'Europa, Rougemont sta per mandare in scena la sua
unica opera teatrale, Nicolas de Flue (musicata da Arthur Honegger), con il
dichiarato intento di rinforzare lo spirito civico e spirituale svizzero di
fronte alla minaccia totalitaria.
Denis
de Rougemont è poi luogotenente nell'esercito mobilitato del “piano Wahlen”,
quando il 15 giugno 1940 le truppe di Hitler entrano a Parigi. Pubblica allora
sulla Gazette de Lausanne, “À cette heure où Paris…”, un
articolo in cui esprime tutta l'angoscia di quei momenti drammatici.
L'articolo, scritto durante l'arruolamento, suscita proteste diplomatiche che
gli costano due settimane di prigione militare
(che sconta però nel suo studio).
Denis
de Rougemont fonda allora la Lega del Gottardo,
un gruppo svizzero di resistenza ai fascismi europei, e ne redige il Manifesto,
che sarà pubblicato su settantaquattro giornali svizzeri. L'attività di
Rougemont in seno alla Lega si limita ai primi tempi dell'estate del 1940,
prima della sua partenza per gli Stati Uniti e
prima dello sviluppo di tendenze conservatrici e nazionaliste in seno alla Lega
stessa. Il tema della guerra, dell'impegno e della neutralità si ritrovano
anche nei testi delle conferenze e saggi tenuti tra il 1937 e il 1940 in
Svizzera, e poi pubblicati nel 1940 nella raccolta Mission ou Démission de la
Suisse.
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L'«esilio» negli Stati Uniti
La
situazione si fa sempre più delicata, sul piano internazionale, e per la
Confederazione Svizzera diventa pericoloso tenere Rougemont in
patria. Nell'ottobre del 1940 viene così inviato negli Stati Uniti per
tenere delle conferenze sull'Europa e sull'hitlerismo. Quella che era prevista
come un’assenza di pochi mesi, si prolunga invece fin’oltre la fine della
guerra, fino al 1947. Dopo aver redatto The
Heart of Europe: Switzerland, viaggia in Argentina da luglio a novembre, frequentando
il circolo “Sur”, riunito da Victoria Ocampo, della quale è ospite. Rientra a
New York alla vigilia dell'attacco a Pearl Harbor.
Il periodo americano è marcato dalla redazione di due opere, La Part du Diable e il Journal des deux mondes, che ripercorre
la vita dell'autore negli anni 1939-1940 inSvizzera e in quelli dell'esilio
statunitense dal 1940 al 1946. Dal 1942 è professore alla École Libre des Hautes Etudes (Università francese in
esilio) a New York, e diviene poi redattore alla sezione francese dell'Office
War Information (OWI), che realizza trasmissioni in lingua francese dedicate
alla Francia e ritrasmesse dalla BBC di Londra. Incontra Saint-John Perse,
Saint-Exupéry, Marcel
Duchamp, André Breton, Max Ernst, André Masson, Bohuslav Martinů, Edgar
Varèse, e incontra il conte Coudenhove-Kalergi.
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Il dopoguerra, l'impegno europeo e la maturità
Nel
1946 Denis de Rougemont pubblica a New York le “Lettres
sur la Bombe atomique”, in seguito alla devastazione di Hiroshima e di
Nagasaki, che l'hanno profondamente colpito. In aprile dello stesso anno torna
finalmente in Europa, e da questo momento le sue attività letterarie e
filosofiche saranno relegate ad un piano secondario, la precedenza spetterà
invece all'attività politica. Dalle prime conferenze internazionali a Ginevra
nel settembre del 1946, s'impegna affinché gli europei
si uniscano in virtù della
loro comune cultura, in un sistema federalista nel quale lo spirito
sappia avere un primato sull'economia e sulla politica. Nuovamente negli Stati
Uniti, nel 1947 Rougemont incontra Albert Einstein a
Princeton, e con lui discute dei problemi dell'unione dell'Europa. Nel
mese di luglio dello stesso anno rientra definitivamente in Europa, e si
stabilisce a Ferney-Voltaire, nella casa che fu di Voltaire. Impegnato a favore
della costruzione europea, Denis de Rougemont pronuncia alla fine del mese
d’agosto del 1947 il discorso inaugurale del primo Congresso dell'Unione
europea dei Federalisti (UEF) a Montreux, da cui nascerà il Congresso dell'Aia
nel 1948, e promuove l'istituzione di un Centro
europeo della cultura, di cui sarà più tardi direttore, e da cui sono
uscite numerose istituzioni europee (tra cui anche il CERN).
Redattore del rapporto culturale del congresso dell'Europa e del “Messaggio
agli Europei” a L'Aia nel maggio 1948. Scrive e pubblica “L'Europe en jeu” e la
“Suite neuchâteloise”. In novembre, è eletto delegato generale dell'“Unione
europea dei Federalisti”. Nel 1949, Rougemont
apre a Ginevra, sotto gli auspici del Movimento europeo, un "bureau
d'études" incaricato di preparare la Conferenza europea della cultura, che
si sarebbe tenuta a Losanna dall'8 all'11 dicembre 1949, sotto la presidenza di
Salvador de Madariaga.
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Nel
1950, Denis de Rougemont prende parte a Berlino alle manifestazioni che daranno
vita al Congresso per la
libertà della cultura, che presiederà poi dal 1952 al 1966. Scrive
all'Assemblea consultiva del Consiglio d'Europa delle “Lettres aux Députés
européens” e scrive l'Appello che sarà letto a nome di 6 000 studenti europei manifestanti davanti
al Consiglio d’Europa. In L'aventure occidentale de
l'homme (1957) descrive i principi di coerenza, le implicazioni
filosofiche e le credenze che danno un senso e una ragione d’essere alla sua
cultura. Al principio distruttore dello Stato-nazione, origine di tutte le
guerre in Europa, oppone un federalismo creatore, basato sui comuni e sulle
regioni. La base di questa Europa è la sua cultura. Fonda nel 1963 l'Istituto universitario di studi europei (IUEE),
che – dopo essere stato chiuso nel 1991 – riaprirà in seno all'Università di
Ginevra con il nome di Istituto europeo dell'Università di Ginevra (IEUG).
Nel1967
riceve il Premio della Città di Ginevra. Il 17 aprile 1970 l'Università di Bonn
gli conferisce il premio e la medaglia Robert Schuman per la sua opera, in
particolare per Vingt-huit siècles d'Europe e Les chances de l'Europe, et e
nella sua qualità di direttore del Centro europeo della cultura. Nel 1971
riceve un dottorato
honoris causa dalla Facoltà di Diritto dell'Università di Zurigo. Negli
anni settanta contribuisce allo sviluppo del movimento ecologista. È membro
fondatore del “Groupe de Bellerive” (1977), organo di riflessione sugli
orientamenti della società industriale, e autore di numerosi lavori sul
pericolo del nucleare. Sempre nel 1977 in L'avenir
est notre affaire esamina a fondo la crisi globale del sistema
socio-politico, provocata anche da una gestione catastrofica del pianeta. Crea
con Jacques Ellul il gruppo Ecoreupa e, nel 1978, la rivista Cadmos. L'11 novembre
1976 riceve un diploma delll'Accademia di Atene. Nel1981 riceve un dottorato
honoris causa dall'Università di Galway in Irlanda. Nel 1982 è vincitore del
Gran premio Schiller.
Muore
a Ginevra il 6 dicembre 1985 ed è sepolto al Cimetière des Rois.
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In
particolare Denis de Rougemont, nel suo celebre
e discusso saggio “L’amore e Occidente”, dedica un capitolo al teorema amoroso di Stendhal. Il “De l’Amour”
sarebbe una “giustificazione” al bisogno di passione; un bisogno condannato dalla ragione e dallo
scetticismo del mondo. Ortega, per
primo, osserva sulla cristallizzazione
“che questa celebre teoria finisce per fare dell’amore appassionato un semplice
errore. […] Il caso di Stendhal è indubbio: si tratta di un uomo che non amava realmente;
che, soprattutto, non fu realmente amato” (“Über die Liebe”). E
Rougemont continua: “Tristano amava, Don Giovanni
era amato; ma colui che del primo ha solo la nostalgia e del secondo
l’incostanza si vede a definire l’amore come una
malattia dello spirito.[…] la sua descrizione è mirabile per vivacità,
esattezza, talvolta profondità; ma è totalmente pessimistica, poiché si tratta appunto d’un errore”.
L’amore
è quindi per Stendhal un errore di cui si rammarica e una malattia che lo rende felice.
Per questo motivo rovescia le leggi naturali;
è il
dolore il fulcro della passione amorosa. Scrive sul “de l’amour”: “Poche
sono, nella vita, le pene morali che non ci vengan rese care dall’emozione che eccitano”.
Tuttavia, la questione è analizzata, ma non spiegata, quindi non risolta.
Conclude Rougemont:
“…
la verità è che Stendhal è la vittima d’un fenomeno spirituale che le sue credenze
materialistiche non sono più in grado di giustificare. Vittima
felice, del resto, e questo basta a
impedirgli di spinger oltre la sua inchiesta. Cos’è infine, questo libro che ci lascia?
La testimonianza di un’inquietudine provata dall’intelletto lucido dinnanzi al
mito: non ch’egli davvero desideri di liberarsene, ma
ne ha perduto la chiave.
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Gabry! Sono ancora Luca Labate. Non avevo visto bene tutti i post del tuo blog! Sono più di 300! E quante splendide figliole. Passo l’estate a guardarlo e mettere via quello che mi piace. Oggi hai postato Kim Kardashan, il lato B più maiuscolo che si conosca. E poi tutte donne mature splendide e provocanti, ci sono anche dei maschietti, che personalmente non gradisco, ma questa non è una rivista per soli uomini. Come tu dici “L'amore come non lo hai mai visto! Innamoramento, passione, psiche, arte e scienza del sentimento più antico del mondo!” Infatti ci sono articoli sul cervello da rompersi la testa. Aspetti religiosi molto impostanti. Citazioni. Biografie ecc. Proprio bello e interessante. Leggo che ci sono 170 iscritti e 107 collaboratori, anzi collaboratrici, ci sono solo 6 maschi e 101 femmine. In totale ora sono 138.750 visite! Tosto, eh! Io sono calabrese ma vivo al nord. Sono appassionato del Medioevo. E mi fa piacere che tu sia di Napoli, come mi è sembrato di capire. Ti seguo sempre. Per ottime cose. Luca58
RispondiEliminaGabry, sono Giovanni Del Prete, ti leggo e ti “Guardo” da un po’! Mi piace tutto quello che scrivi e le foto che cerchi, salvo qualcuna, sono tutte azzeccate. Tutte le immagini suscitano qualcosa di erotico e misterioso. Attirano la vista e il … cervello! Sono tutte soft e ritraggono i divi del cinema e dello spettacolo con dovizia di particolari. Volevo solo dirtelo. Ciao Gianni66
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