Masters e Johnson e la rivoluzione sessuale
Se oggi parliamo con disinvoltura di disfunzioni sessuali, di
clitoride e di orgasmi, è solo grazie al lavoro di William Masters e Virginia
Johnson.
Virginia Johnson
è venuta a mancare lo scorso 25 luglio, all’età di 88 anni: era considerata una delle scienziate più influenti del
secolo scorso, in quanto fu la prima donna ad interessarsi di
sessuologia a livello scientifico, insieme al marito e
collega William Masters. I due studiosi crearono infatti le basi su cui
poté nascere la “rivoluzione sessuale” negli anni
sessanta, cioè quell’evento socio-culturale che riuscì a modificare le
abitudini sessuali in tutto il mondo occidentale.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Prima di loro si era distinto
nella ricerca sessuologica solo il lavoro di Alfred
Kinsey, svolto negli anni
Trenta e Quaranta. Kinsey, per studiare la sessualità, si era servito solo di questionari, mentre Masters e Johnson fecero
un salto di qualità, studiando l’attività sessuale in
situazioni di laboratorio, attraverso l’uso di strumenti tecnologici per
misurare le reazioni
fisiologiche durante l’orgasmo. I dati sulla sessualità non venivano più
dunque semplicemente riferiti dagli interessati, ma essi venivano studiati
attraverso l’osservazione diretta, nel coito e nell’autoerotismo (circa 10.000 osservazioni cliniche della fase orgasmica, su
382 donne e 312 uomini fra i 18 e gli 89 anni). Attraverso un poligrafo
venivano registrati
numerosi dati, come il battito cardiaco, l’attività cerebrale e il
metabolismo.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Vennero anche creati strumenti tecnologici ad hoc per compiere le
ricerche, come nel caso del fallo mobile in plexiglas
con telecamera incorporata, chiamato “Ulisse”. Queste loro ricerche durarono in tutto circa
11 anni. Se Kinsey aveva dunque turbato i suoi lettori raccontando che anche le donne si masturbavano, Masters e Johnson
stupirono i loro, spiegando che il livello massimo
di eccitazione sessuale femminile lo si raggiunge durante la masturbazione
e non durante il coito, dal momento che l’organo principale del piacere nella donna è il clitoride e non la vagina
(anche se la vagina è un organo sensibile che risponde alla stimolazione
sessuale e che, insieme al clitoride, consente la risposta sessuale femminile).
I due studiosi spiegarono che “la femmina umana spesso non è soddisfatta di una sola esperienza orgasmica
negli episodi di auto manipolazione del clitoride.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Se non vi è una tensione
psicosociale che viene a reprimere l’eccitazione sessuale, molte donne mature possono godere di tre, quattro
esperienze orgasmiche, prima di raggiungere un apparente senso di
appagamento”. La sessualità femminile
dunque, in seguito a queste osservazioni, risultava essere, per le potenzialità
orgasmiche e la complessità degli organi interessati al piacere, superiore o quanto meno uguale a quella maschile.
Questo concetto fu utilizzato dalle femministe per rivendicare il loro diritto
alla sessualità e al piacere sessuale. (Peraltro, la stessa definizione di
risposta sessuale “umana” implicava un riconoscimento di parità fra i generi). Nella
terapia sessuale, Masters e Johnson enfatizzarono
il possibile trattamento dei sintomi, superando
così la visione freudiana, teorica e clinica, che riteneva i disturbi
sessuali come una conseguenza di uno sviluppo psicosessuale problematico.
Virginia Johnson, icona della rivoluzione sessuale |
I due
sessuologi non avevano la stessa formazione di base. Masters
infatti era un ginecologo (si interessava di terapia ormonale
sostitutiva nelle donne in post menopausa) presso la Washington University, a
St Louis, mentre la Johnson non aveva titoli
accademici, ma solo intelligenza, spigliatezza e buona volontà. William
Masters aveva iniziato i suoi studi sull’attività sessuale negli anni cinquanta, osservando il
comportamento di persone (uomini e donne) dedite
alla prostituzione. Il suo interesse nasceva dal fatto che la funzione
sessuale era all’epoca l’unica a non essere stata ancora studiata.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Ad un certo
punto però il Dottor Masters sentì l’esigenza di avere una collaboratrice donna per continuare le sue
ricerche (anche a causa di una sua introversione, che non gli permetteva di
relazionarsi positivamente con le persone che intendeva studiare). Nel 1957 la sua
scelta cadde su Virginia Johnson, quando egli la assunse come
assistente di ricerca presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Washington a St. Louis. Virginia lo colpì per la sua intelligenza, maturità ed
estroversione. La Johnson, quando incontrò Masters, si era appena
iscritta alla facoltà di sociologia ed era pluridivorziata (aveva sposato un politico del
Missouri, matrimonio che durò due giorni, poi un avvocato più anziano di lei ed
infine, nel periodo 1950-1956, George Virgil Johnson, da cui prese il cognome, un musicista dal
quale ebbe due figli). In passato la Johnson era stata pianista e cantante di
musica Country, con il vero nome di Virginia Eshelman,
o con il nome d’arte di Virginia Gibson. Da
collaboratrice, nel senso di segretaria,
in poco tempo la Johnson divenne Collaboratrice scientifica del Dr. Masters e poi sua moglie (nel 1971).
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
La leggenda vuole che i
due abbiano fatto sesso insieme, subito dopo
aver iniziato la collaborazione, su richiesta di lui, “per comprendere meglio
tutto quello che poi avrebbero appreso durante l’osservazione”. L’esperienza sessuale, secondo la ricerca di Masters
e Johnson, consta di 4 fasi: fase di eccitazione, fase di plateau, orgasmo e risoluzione; questi
risultati cominciarono ad essere pubblicati su riviste scientifiche nella metà
degli anni Sessanta, ma la notorietà arrivò con il libro “La risposta sessuale umana” (1966), scritto in
freddo linguaggio medico e pubblicizzato solamente fra gli addetti ai lavori,
ma che divenne subito un best seller, vendendo più di
500.000 copie in pochi mesi. Nel 1970 i due ricercatori pubblicarono un
secondo libro: “Inadeguatezza sessuale umana” in cui si occupavano di disfunzioni sessuali,
maschili e femminili (in particolare l’eiaculazione precoce e la disfunzione
erettile nell’uomo e l’anorgasmia nelle donne), creando così le basi per la
moderna scienza sessuologica.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Il merito
principale di queste ricerche è stato indubbiamente quello di rendere l’aspetto fisico della sessualità un argomento di studio,
di cui si poteva parlare apertamente; il secondo merito è stato quello di aver
approfondito la conoscenza della sessualità femminile, dimostrando che anche le donne hanno desiderio
e eccitazione sessuale ribaltando completamente la
concezione freudiana, per cui non aveva fondamento scientifico la visione
dell’orgasmo clitorideo come “immaturo” rispetto a quello vaginale, che era
invece quello “normale”. Il lavoro dei due
sessuologi è stato anche
molto criticato, specialmente quando la coppia rivolse le sue
osservazioni alla sessualità omosessuale e alle relative terapie messe a punto
nel periodo 1968-1977 presso il Masters and Johnson Institute, di cui erano
fondatori e co-direttori.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
I due sessuologi definirono infatti un programma per
rendere eterosessuali dei soggetti omosessuali (strano, ma vero, la famigerata “terapia di conversione” l’hanno inventata loro!) Queste teorie furono pubblicate nel libro Omosessualità in prospettiva, un libro criticato sia
dal punto di vista etico che clinico. A questo flop ne seguì un altro: il libro
di Masters e Johnson sull’epidemia di AIDS, di cui si sapeva ancora pochissimo,
Crisi: Comportamento eterosessuale al tempo
dell’AIDS (1988) fu giudicato inaccurato ed eccessivamente allarmista. A
questo punto la comunità medica sembrò rivoltarsi contro i due pionieri della
sessuologia e, di conseguenza, anche i pazienti cominciarono a diminuire,
mettendo in crisi il Masters
and Johnson Institute ed anche la loro vita di coppia.
William Masters e Virginia Johnson, icone della rivoluzione sessuale |
Il loro matrimonio terminò infatti nel 1992,
quando Masters decise di lasciare Virginia per sposare una vedova che lui, a seguito di un
flirt estivo avvenuto nel 1938, considerava l’unico vero amore della sua vita. Altre
ricostruzioni dicono che la Johnson fosse stanca di pensare sempre al lavoro e
che, al contrario del marito, preferisse godersi la famiglia e il tempo libero.
I due rimasero sempre in buoni rapporti e continuarono a collaborare insieme, ma la loro separazione fu
sicuramente clamorosa: dopo aver condotto personalmente
terapie di coppia a tantissime coppie con problemi sessuali, dopo aver
formato schiere di terapeuti della coppia,
ora anche Masters e Johnson si separavano…
William Masters e Virginia Johnson, il film inchiesta |
Come dichiararono in un’intervista,
i due sessuologi si divertirono molto al pensiero che la gente potesse pensare
che loro stessi avessero avuto un problema sessuale.
Il Masters and Johnson Institute fu chiuso (1994), e Virginia
Johnson si mise in proprio nel Virginia Johnson Masters Learning Center
a Creve Coeur, nel Missouri, nel quale continuò a studiare le disfunzioni
sessuali. William Masters morì nel 2001, a 85 anni dopo
essersi ammalato di Parkinson. La coppia ha avuto anche due figli (uno dei
quali è stato recentemente protagonista di uno squallido fatto di cronaca). A parte le luci e le ombre su questi due
scienziati, di una cosa possiamo essere comunque certi: se oggi parliamo con disinvoltura di
disfunzioni sessuali, di clitoride e di orgasmi, è solo grazie al lavoro
di William Masters e Virginia Johnson. In
America, a Settembre, verrà trasmesso un film special sulla più famosa coppia
di sessuologi del mondo, dal titolo “Master of
sex“: speriamo di poterlo vedere presto anche in Italia.
William Masters e Virginia Johnson, il film inchiesta |