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mercoledì 20 marzo 2013

Le emozioni ci mettono nei guai!





Le emozioni ci mettono nei guai!




Il cervello elabora le risposte emotive in 12 millesimi di secondo; quelle razionali in un tempo doppio. Per questo le emozioni ci mettono nei guai.




Stava uscendo dalla chiesa ad­dobbata di fiori; al braccio la donna appena sposata do­po un lungo corteggiamento. Le campane suonavano a festa, in­torno c'erano parenti e amici; Gunny, americano cinquantenne, rideva spensierato. Poi lo scoppio, per il ritorno di fiamma di un'auto. Nonostante non indossasse la tuta mimetica ma l'abito scuro, e ben­ché non fosse nell'umida foresta asiatica, Gunny si sentì afferrare dal terrore: e, come aveva fatto 35 anni prima in caso di imboscate dei Vietcong, sentendo nelle orec­chie il rumore delle armi si buttò in una siepe. Giusto in tempo per ca­pire che quella paura non era più attuale. Eppure l'emozione era sta­ta tanto forte da farlo agire d'istin­to, inconsciamente, senza pensare.





 







Automatismi - Le emozioni d'altronde scaval­cano quasi sempre il cervello razionale. Lo invadono di sentimen­ti forti, danno determinazione e impulsività ai nostri pensieri, li agi­tano e li forzano. A chi non è capi­tato di fare un balzo di spavento per uno scherzo stupido, o di fare una scenata eccessiva a un parente perché era "di cattivo umore"? È in momenti come questi che le emozioni diventano incontrollabi­li. Come mai?
Studiando il percorso delle informazioni dall’orecchio all'a­migdala, Joseph LeDoux, neuro­scienziato di New York, ha scoper­to una scorciatoia delle emozioni, ereditata direttamente dai primi animali privi di corteccia (il luogo del pensiero razionale) e partico­larmente utile alla sopravvivenza. Il rumore dello scoppio entrato nell'orecchio di Gunny era andato al talamo, ma da qui una parte del­l’informazione era passata diret­tamente all'amigdala, una parte del cervello più antica, dove quel rumore era indissolubilmente legato alle emo­zioni vissute, agli scoppi, alle car­neficine del Vietnam, tanto da far scattare immediatamente una rea­zione di difesa. Secondo i calcoli di LeDoux, per questa via il messaggio estremamente semplificato (grosso modo "scoppio=sparo=morte'') ci mette 12 millesimi di secondo a innescare la risposta di fuga. La metà del tempo necessa­rio per il percorso completo, che passa per la corteccia e aggiunge le informazioni della ragione, del tipo "Non si vedono Vietcong, e neppure fucili", che richiedono 24 ml­l secondi per essere elaborate. E Gunny nel frattempo è già nel ce­spuglio.




 

Rapporti del sistema limbico







Vita di relazione
Lì nell'amigdala sembrano esserci anche le spiegazioni di tante risposte inadeguate della vita di relazione. Ci sono i motivi che ci fanno decidere, già nei primi se­condi di un neonato, se una persona ci piace oppure no; se una serata in compagnia andrà bene o ma­le; se una relazione d’amore viene approvata dall’inconscio oppure no; se un dipendente da assumere fa o no al caso nostro. In un tempo di millisecondi non entra l'elabo­razione ragionevole della cortec­cia e i suoi motivi logici e raziona­li. Le prime impressioni sono quel­le ingannevoli dell'amigdala. E poiché l'amigdala sceglie in base al metodo associativo di elementi del presente con quelli del passato può succedere che l'antipatia istin­tiva provata verso una nuova co­noscenza sia dovuta più al colore dei suoi capelli (rossi come quelli del burbero vicino della nonna memorizzati nell'infanzia) che a razionali motivi di sospetto. E quei ricordi dell'infanzia. superati e in­consci, ispirano comportamenti spesso immotivati. 




 








il lato nascosto della mente
Esempio n. 1 Una signora composta ed elegante esce dalla chiesa dove ha assistito al matrimonio di sua figlia. All'improvviso si mette a urlare come una forsennata e abbraccia il signore che stava salutando. Solo dopo "si accorge" di cosa le ha fatto compiere quel gesto inopportuno: la paura di un serpente intravisto con la coda dell'occhio. Serpente peraltro di gomma, portato da un nipotino birichino.
Esempio n. 2 Partita di calcio, mischia in area. Da una selva di gambe, il centravanti vede schizzare, velocissimo, davanti ai suoi piedi, un pallone. Non ha neppure il tempo di pensare a che cosa deve fare. Ma lo tocca. E fa gol!
Esempio n. 3. Il signor Rossi va a votare. Come sempre, fa con convinzione la croce sul simbolo del suo partito preferito. E’, convinto di avere fatto la scelta giusta, razionale. Non è vero. Se potesse leggere il suo inconscio scoprirebbe che ha votato quel partito solo per distinguersi dal padre, fedele votante del partito rivale. O che lo ha fatto spinto da un pregiudizio tipico, del suo ambiente, acquisito quando aveva 5 anni. In tutte queste situazioni ad averci spinto ad agire non e stata la parte razionale cosciente della nostra mente, ma un lato nascosto, che sfugge al nostro controllo e che non sempre ci fa fare ciò che poi vorremmo aver fatto. Talvolta è un pregiudizio diffuso o un antico ricordo che agisce, senza che ce ne accorgiamo, sulle nostre scelte, talvolta un’emozione, capace di scavalcare qualsiasi ragionamento logico. In altri casi, dicono gli scienziati, l’inganno è ancora più clamoroso: siamo convinti di essere coscienti di azioni di cui, nel 90% dei casi, siamo solo attori. 







 






Freud aveva ragione
I ricordi cancellati e l'inconscio condizionano la nostra vita e le nostre scelte apparentemente più coscienti: ecco perché le ultime ricerche danno ragione a Freud.
Il primo a teorizzare, alla fine dell'800, l'esistenza di una par­te della mente che sfugge al nostro controllo razionale fu Freud: secondo il neurologo au­striaco il nostro comportamento è dovuto a un guazzabuglio di emo­zioni, pulsioni e motivazioni legate a tracce lasciate nell'infanzia e di­ventate non coscienti. Ma buona parte dei neuroscienziati ha guar­dato con sospetto le idee di Freud perché non verificabili con il me­todo sperimentale. Oggi però le neuroscienze stanno dimostrando che l'inconscio esiste e che Freud aveva ragione. Prendiamo per esempio la repressione: secondo Freud i ricordi indesiderati e spia­cevoli possono essere deliberata­mente dimenticati. L'anno scorso Michael Anderson e Collin Green dell'University of Oregon hanno dimostrato che la repressione esi­ste, ed è molto frequente. In labo­ratorio, in condizioni controllate, hanno "imitato" la repressione di­mostrando che se si cerca delibe­ratamente di dimenticare alcuni vocaboli, successivamente si ha difficoltà a ricordarli, anche se qual­cuno ci promette denaro.





 






Moglie o mamma?
Se poi pensate che la scelta del partner sia dovuta a fattori contin­genti, vi illudete. Anche in questo caso l'inconscio vi ha giocato uno scherzo. Vi ricordate il complesso di Edipo di Freud? Tutti i bambini, diceva, si innamorano del genitore dell'altro sesso. David Perrett del­1'University of St. Andrews, in Sco­zia, ha dimostrato che ad attirarci sessualmente da adulti sarebbero proprio i visi che più ci ricordano i nostri genitori quando li abbiamo conosciuti. Insomma, imparerem­mo che cosa cercare in un partner guardando mamma e papà duran­te l'infanzia. Sono solo alcuni esempi in cui Freud sembra aver trovato alleati anche al di fuori del­la psicanalisi. Ma la stessa psica­nalisi ha rivisto profondamente il modo di intendere l'inconscio. Spiega Vittorio Lingiardi, psichia­tra e psicanalista che insegna a Ro­ma: «Secondo Freud era un po' co­me la "cantina della mente": il ma­gazzino in cui nascondiamo le cose spiacevoli, che non ci piace ricor­dare. Oggi, invece, anche per la psi­canalisi è diventato una fucina di pensieri e di emozioni in cui le no­stre esperienze sono rielaborate in continuazione». Un po' come ac­cade con i ricordi, influenzati in continuazione da emozioni, asso­ciazioni affettive e dalla situazione in cui ci troviamo a ricordare. I più pensano che la memoria sia una specie di ripostiglio dove possono essere archiviati i ricordi richia­mabili alla coscienza quando serve. 





 






Le memorie non dichiarate
In realtà esistono particolari tipi di ricordi, detti "memorie implici­te", di cui non siamo consapevoli, che influenzano fin dalla nascita lo sviluppo della personalità. Prima della maturazione dell'ippocam­po, il cervello registra le abilità ge­stuali, le acquisizioni per condizio­namento (se cadi, ti fai male) e for­se anche nomi e significati degli oggetti soltanto come "abilità non consapevoli". Ma non è solo un problema di maturazione dell'ip­pocampo. Nel nostro database inaccessibile ci sono tutti i "ricordi" di quando non sapevamo ancora parlare e descrivere emozioni e stati d'animo. Harlene Hayne e Gabrielle Simcock, psicologhe del­1'University of Otago (Nuova Ze­landa), sono convinte che anche se non si ricordano gli eventi della prima infanzia, essi sono ancora li. Quel­lo che ci manca è il catalogatore per rag­giungerli: il vocabola­rio. Le ricercatrici hanno fatto giocare alcuni bimbi con uno strumento comples­so. Quando, un anno dopo, li hanno inter­rogati, i bambini han­no risposto usando il vocabolario di cui di­sponevano l'anno prima. «In un anno avevano acquisito un vocabolario molto più completo, ma non erano in grado di usarlo per descrivere l'e­sperienza dell'anno precedente» dice Hayne. Eppure il ricordo del­l'esperienza era li: quando ai bam­bini fu mostrata una foto del gioco, erano in grado di dimostrare co­me ci avevano giocato. La loro abi­lità di ricordare era superiore alla loro capacità di parlarne. «Il lin­guaggio funziona come un siste­ma di catalogazione per la memo­ria» dice Hayne. «Le esperienze che precedono la possibilità di ca­talogarle con il linguaggio spari­scono, perché non hanno indice. Il volume è nello scaffale, ma solo il caso lo fa trovare».





 






Ripercussioni
Buona parte di ciò che facciamo lo dob­biamo proprio alle memorie implicite. Spiega Alberto Olive­rio, direttore dell'Isti­tuto di Psicobiologia del Cnr: «Quando guidiamo l'auto, an­diamo in bici o mani­poliamo oggetti, in realtà usiamo una se­rie molto complessa di aggiustamenti mo­tori senza rendercene conto». Anzi, li usiamo così bene proprio perché non ce ne rendia­mo conto: se dovessimo compor­tarci al volante come alla prima le­zione di guida (adesso metto in fol­le; accendo il motore; metto la frec­cia; inserisco la prima e schiaccio l'acceleratore) il traffico sarebbe lento e faremmo più incidenti. Ab­biamo imparato davvero qualco­sa quando dimentichiamo di co­noscerla. Ma l'inconscio agisce an­cora più profondamente.

 
Alberto Oliverio




Autoinganno
Dice Oliverio: «A volte esten­diamo alcune caratteristiche di una persona che ci è simpatica o anti­patica ad altre convinti inconscia­mente che alcuni tratti somatici siano tipici della simpatia». Forse è proprio per questo che la prima impressione, "a pelle", ci influenza più di quelle successive. Per quan­to ci riguarda, invece, amiamo idealizzarci. Se un attore, alla fine di un monologo, viene fischiato, può dare la colpa alla sua cattiva recitazione o all'ignoranza del pubblico. La prima ipotesi è razio­nale ma dolorosa. La seconda, non fa soffrire ma nega la realtà. Di noi ci piace pensare che siamo buoni, bravi, onesti. L'inconscio però sa la verità. «La coscienza è una fac­ciata per ingannare gli altri e noi stessi. La verità è nell'inconscio» dice Robert Trivers della Rutgers University (Usa). «L'autoingan­no ha una sua utilità: se riesci a convincerti che sei il migliore, bluf­fi meglio. Mentre se conosci le tue debolezze, le condizioni competi­tive ti mettono in difficoltà. In­somma, meglio credere di essere i migliori, anche se non è vero».



 



I meccanismi di difesa
E se i meccanismi di difesa individuati da Sigmund Freud (repressione dei ricordi sgraditi ecc.) fossero causati da problemi della corteccia cere­brale destra? Lo sostiene V S. Ramachandran, docente di neuroscienze a San Diego, che ha studiato pazienti che rifiutano di accettare i sintomi di paralisi degli arti dovute a lesioni all'emi­sfero sinistro. Sulla sedia a rotelle sono convinti di muoversi a loro piacere, mentre conser­vano la coscienza di altri mali non neurologici.
Secondo Ramachandran, infatti, l'emisfero sinistro è "conserva­tore", incorpora ogni nuovo dato in modo da avere una visione del mondo coerente coi ricordi già immagazzinati ed esclude i dati minacciosi. L'emisfero destro invece rileva tutte le incongru­enze e costringe il sinistro a rivedere il proprio modello di realtà. Ma se l'emisfero destro è danneggiato non si possono vedere le incongruenze. Questo capita non solo ai pazienti di Ramachandran, ma anche ai nevrotici.


I Lapsus
Anche quando il ricordo sembra perfettamente cosciente non corrisponde mai a ciò che è veramente succes­so, perché è influenzato da variabili emotive. Lo dimostra l'esperimento del foulard di Edouard Claparède, psicologo svizzero che all'inizio del '900 fece interrompere una lezione per 20 secondi da un disturba­tore con un foulard bianco e marrone. Foulard che nelle descrizioni dei testimoni diven­ne rosso, come "deve" essere un foulard rivoluzionario. L'inconscio gioca scherzi anche con lapsus e atti mancati nei quali, senza voler­lo, diciamo o facciamo ciò che volevamo nascondere. «Un mio paziente perdeva sempre la carta d'identità nei periodi di crisi» dice Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicanalista. Un altro, che in seduta non riusciva a raccontare di sé, dimenticava da me l'agenda o le chiavi di casa, come a dire che una parte di lui era disponibile a farsi conoscere". Tutte "verità" che superano il controllo della coscienza.



4 commenti:

  1. Ti ho inviato questo commento in estate, ma successivamente sei caduto, diciamo, in depressione. Ho mandato una mail privata, ma nemmeno dai cenni di vita. Meno male che continui a pubblicare post! Rileggimi e se puoi assicurami sulla tua salute mentale e affettiva. Rosanna Martini.
    PS - Allego il post estivo, Ciao!

    Sei sorprendente, unico, mi turbi la mente e il cuore. Non so più dove seguirti. Mente e Amore. Scrivi su due blog che sono la mia curiosità, la mia vita. Cervello, didattica, casi di vita, i casi più strani e terribilmente veri (mi documento, se non so) ma tu superi tutti, a volte anche la rete. E che dire dell’amore, a volte mi perdo tra film, poesie, sessualità, psicologia, sei un vero casino. Durante l’estate ho sperato che ci potessimo incontrare anche solo per stringerti la mano, ma non è stato possibile. A volte credo sempre che tu non esista, ma ogni volta un particolare, un dettaglio mi fanno ricredere. Hai tolto la foto sul blog della didattica, perché? Ora non ti vedo più e per farlo devo andare nel blog sotto il tuo profilo e cliccare “foto” li ti vedo con due belle ragazze, presumo le tue figlie e la tua amata foresta. Possibile che esiste un uomo così? Dimmi di si, dammi una prova che non sto sognando e che nel terzo millennio si può ancora sognare e non solo vivere per vivere! Rosanna63
    P.S.
    Ci sono una pletora di femmine che affollano i tuoi sostenitori, non invidio nessuna, solo chi ha la fortuna di averti vicino.

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  2. Caro Gabry!
    Sono Lella Costantini. Seguo il tuo blog sulla didattica. Ti ho contattato ad agosto per il concorso dei docenti, ma spesso mi soffermo su Amore Psiche Gabry. E’ più ricco di articoli e foto, ma c’è davvero di tutto. Dal gossip (inutile, lo accetto solo per i ragazzi in cerca di foto) alle spigolature storiche, alle biografie, all’arte ecc. Belle tue poesie dedicate a chissà chi!!! E le risposte erotiche delle tue fan. Certo per uno che ne ha viste tante scendere nell’agone del sesso e dell’amore vuol dire che hai ancora tanto da dare. Sai ho imparato, grazie a te, a usare un po’ il PC. Ma solo per cercare il tuo sito e quello didattico. Il per il resto lo usa mia figlia. Pensavo di essere vecchia per certe cose, e invece …..! Mi sono data una scossa e a 53 anni ho scoperto di essere ancora femmina ….. e mio marito non manca di puntualizzare che sto mettendo un po’ troppo la testa fuori dal sacco. Scherzi a parte queste letture sono per me una botta di vita. Mi ero già rassegnata ad essere nonna e ….. invece mi fanno perfino i fischi per strada. Quando si dice che ….. un Bolg allunga la vita. Ti dirò, mi piaci anche se credo tu sei più giovane di me o mi sbaglio. Ma dai commenti che ti fanno sei molto ricercato. Ti seguo sempre, sono una di quelle innamorate di Colazione da Tiffany’s! un sogno immortale come tu dici. Ti abbraccio. Lella59

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  3. Cher Gabry,
    sont Anastasie Laurent. A Paris, nous sommes un groupe de passionnés d'enseignants de toutes les formes de l'amour. Chacun de nous écrire ou de dire à tous leurs expériences et leurs sentiments au sujet de ce sentiment. Des histoires d'amour à ceux du sexe, de la communauté scientifique à ces ethnologiques, des événements artistiques dans les littéraires. Nous vous avons choisi comme représentant de nos expériences si vous voulez nous écouter. Mon blog traite de Agape et Eros. Les folies sexuelles paroxystique et besoin inné d'amour pour les autres. Nous aimerions proposer un échange culturel pendant les vacances, sans frais. Vous avec nous et nous avec vous. Vous aimez l'idée. Je vais chercher mon courrier. Nous avons découvert votre blog où vous parlez de Tristan et Isolde et maintenant de notre Pierre Abélard et Héloïse. Nous sommes enthousiastes, nous vous suivez toujours!

    Caro Gabry,
    sono Anastasie Laurent. A Parigi siamo un gruppo di docenti tutte appassionate delle varie forme dell’amore. Ognuno di noi scrive o si racconta tutte le proprie esperienze e sensazioni su questo sentimento. Dalle storie d’amore a quelle di sesso, dagli aspetti scientifici a quelli etnologici, dalle vicende artistiche a quelle letterarie. Abbiamo scelto te come referente delle nostre esperienze se vorrai ascoltarci. Il mio Blog si occupa di Agape ed Eros. Delle follie parossistiche del sesso e del bisogno innato dell’amore per gli altri. Vorremmo proporti uno scambio culturale durante le ferie a costo zero. Tu da noi e noi da te. Ti piace l’idea. Ti faccio avere la mia mail. Abbiamo scoperto il tuo blog dove parli di Tristano e Isotta e ora del nostro Pietro Abelardo ed Eloisa. Siamo entusiaste, ti seguiamo sempre!


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  4. Avviso ai naviganti. Poiché per motivi tecnici e di visione uso un monitor da 32 pollici ad alcuni il Blog sembra gigantesco! Ma non è così, basta andare sulla barra in alto del Browser (Explorer, Firefox, Opera, Crome ecc.) e sotto la voce Visualizza scegliere lo zoom del proprio monitor 70% - 80% ecc Ok!

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