“E poi è arr km 1fulmine a ciel sereno lui ke x me è 1 maledetto,
pke è riuscito in 3gg a farmi sciogliere il sangue nelle vene, a farmi dire ks
impensate, a farmi eccitare alla sola idea di 1suo sms, kn il suo sapere, l
esperienza del suo korpo e della sua anima … so ke lui è vita e io voglio
viverlo, respirarlo, sussultare, senza troppe domande … e nn me ne frega 1cazzo
se una donna nn dovrebbe mai dire qst kose …” VV
Sulle
rive della Senna, alla periferia di Parigi, c’è oggi un rudere, tutto ciò che
resta del monastero dell’Argenteuil, prestigiosa abbazia dove, agli inizi del
XII secolo, fu istruita (ma poi vi ritornò tre anni dopo l’infelice esito della
sua vicenda ) una giovane parigina, che visse un amore tragico per un uomo
famoso, orgoglioso, superbo, bello, il chierico
Abelardo,1 al quale, pur se divisi (solo la morte li riunì),
separati dal destino e spinti alla rinuncia, avendo entrambi abbracciato la
vita monastica, fu fedele
per tutta la vita: Eloisa.
Ora riposano insieme al cimitero di Père-Lachaise; le fronde ombrose vegliano tranquille sui loro simulacri di marmo, ma travagliate, dolorose assai furono le loro vicende personali, soprattutto la loro storia d’amore, dalle implicazioni filosofiche, teologiche e morali, con toni foschi e drammatici come una tragedia shakespeariana, ruotante intorno a tre personaggi, lui, lei, lo zio di lei, in luoghi di reclusione ma non privi di fermenti, i conventi; Abelardo è fin troppo noto per il drammatico accadimento, preme qui maggiormente parlare di Eloisa, che per amor suo, e solo per amore, giurò sottomissione ad Abelardo e prese il velo, ma necessariamente il discorso condurrà anche al suo sposo.
Pietro Abelardo e Eloisa - Lettere |
Quando Eloisa, nata nel 1100, forse a Parigi, conobbe Abelardo, aveva 16 o 17 anni (lui ne aveva trentacinque) e ne rimase innamorata fino a quando morì, quasi sessantacinquenne.
Dalle lettere di Eloisa:
Quei
piaceri ai quali entrambi ci dedicammo
totalmente quando eravamo amanti, furono tanto dolci per me che non
posso dispiacermene, né essi possono svanire dalla mia memoria, nemmeno un
poco. […] Queste visioni non mi risparmiano nemmeno quando dormo. Persino
durante la solennità della messa, quando la preghiera deve essere più pura, le immagini oscene di quelle voluttà si
impossessano della mia infelicissima anima al punto che penso più ai piaceri sensuali che alla preghiera.
Lettera IV 130-131
Uomo di
successo, filosofo, teologo, dotato di grande vivacità intellettuale, dalle
idee innovatrici e decisamente anticonformiste,
professore amato dagli
allievi (prima e dopo la tragedia) per la vastità di cultura e
l’eloquenza, pure audace, ambizioso, estremamente affascinante, e consapevole
di esserlo, Abelardo aveva tutte le
attrattive per sedurre una donna.
[…] Chi tra i re o i filosofi poté uguagliare la tua fama? Quale regione, o città, o paese non ardeva dal desiderio di vederti? Chi, ti chiedo, quando camminavi tra la gente, non correva subito a guardarti? E quando invece te ne andavi, chi non cercava di seguirti con lo sguardo, tendendo il collo e girando gli occhi? Quale sposa, quale vergine, non ti desiderava con ardore se eri assente e, se invece eri presente, non arrossiva? Quale regina o nobile donna non invidiava le mie gioie e il mio letto?
Lettera II 108
Ma anche Eloisa si faceva notare, e non soltanto a Parigi, dove viveva, applicandosi agli studi con sapienza, disinteressandosi delle mondanità e delle frivolezze, ed in più, proprio come Abelardo, aveva fascino, ed anche la sua fama rapidamente si diffuse nel mondo della cultura, Abelardo scrisse che in Eloisa si trovava tutto quello che più seduce gli uomini;2 evidentemente alludeva all’aspetto fisico, sul quale è possibile soltanto ipotizzare che fosse piacevole, mancando fonti precise.
E’ noto che sia i resti di Abelardo che quelli di Eloisa, prima di trovare definitivo riposo al famoso cimitero di Père- Lachaise, furono riesumati diverse volte, ma alcuni testimoni asserirono di aver constatato che, a giudicare dallo scheletro, Eloisa doveva essere stata di grande statura e di belle proporzioni … la fronte bene incurvata e armonizzata con le altre parti del viso, con una mascella adornata di bianchissimi denti.3
Questi macabri resoconti fanno subito pensare, mancando ritratti femminili dell’epoca, poiché l’arte del ritratto si affermò solo fra il XIV e il XV secolo, alle immagini di bellezza muliebre offerti dalla letteratura del tempo, che sovrabbonda di descrizioni di donne splendide ed armoniose, dai serici capelli biondi, la carnagione lattea, gli occhi brillanti, pertanto non è azzardato ipotizzare che Eloisa fosse oggettivamente bella, ma era anche colta, capace di tener testa agli uomini nei ragionamenti e nella dialettica; lo stesso Abelardo aggiunse:
Se per
aspetto non era tra le ultime, per la profonda conoscenza delle lettere era la prima; ella
godeva di grande prestigio perché è molto raro trovare in una donna una simile
conoscenza delle discipline letterarie. Per questo il suo nome veniva ripetuto
in tutta la Francia.
Lettera I 51
Eloisa
era la nipote del canonico
di Notre- Dame, Fulberto, presso il quale viveva, perché, probabilmente
orfana, com’era consuetudine del tempo che fosse uno zio materno, o i
nonni, ad occuparsi dei nipoti in caso di difficoltà (ma, secondo alcuni,
sarebbe stata, invece, figlia illegittima del
canonico).
La sua fama di donna colta, il suo prestigio e la sua bellezza, arrivarono ad Abelardo che, dotato delle stesse qualità, cultura, prestigio e bellezza fisica, certo che nessuna donna mai lo avrebbe rifiutato, infiammato di passione, proprio lui che fino a quel momento aveva vissuto in perfetta castità, pensò di legarla a sé con un piano: riuscì a farsi assumere come insegnante da Fulberto che, inconsapevolmente, favorì il suo ardente desiderio, affidandogli completamente, in totale fiducia, la nipote come allieva, accordandogli anche il permesso di batterla, a qualunque ora del giorno e della notte, per costringerla allo studio, essendo, appunto, famosa la castità di Abelardo (io che fino ad allora avevo condotto una vita di continenza).4
La sua fama di donna colta, il suo prestigio e la sua bellezza, arrivarono ad Abelardo che, dotato delle stesse qualità, cultura, prestigio e bellezza fisica, certo che nessuna donna mai lo avrebbe rifiutato, infiammato di passione, proprio lui che fino a quel momento aveva vissuto in perfetta castità, pensò di legarla a sé con un piano: riuscì a farsi assumere come insegnante da Fulberto che, inconsapevolmente, favorì il suo ardente desiderio, affidandogli completamente, in totale fiducia, la nipote come allieva, accordandogli anche il permesso di batterla, a qualunque ora del giorno e della notte, per costringerla allo studio, essendo, appunto, famosa la castità di Abelardo (io che fino ad allora avevo condotto una vita di continenza).4
Cosa
posso dire ancora? Prima ci ritrovammo uniti nella stessa casa, poi nell’animo.
Col pretesto delle lezioni ci abbandonammo
completamente all’amore…
Pietro Abelardo ed Eloisa si rincontrano nei campi elisi Illustrazione di Gio Cipriani Museo Argenteuil |
Lettera I-52
Inevitabilmente
tra i due, di pari levatura, entrambi letterati, colti, belli, scoppiò la passione, ma
da parte di Eloisa fu subito amore, da parte di Abelardo, forse, dapprima
concupiscenza, desiderio sensuale, poi subentrò l’amore: nacque una relazione (durata un solo anno) che, incoscienti entrambi,
non nascosero, ma anzi ostentarono, mostrandosi spavaldamente in pubblico, Abelardo componendo per
lei anche canti d’amore ovunque, poi, intonati dai suoi allievi.
Due doti,
soprattutto, ti permettevano di sedurre in breve tempo qualsiasi donna; la piacevolezza dei tuoi versi
e l’armonia delle tue canzoni, abilità che, come sappiamo, gli altri
filosofi non possedevano. Quasi per gioco, per riposarti dalla fatica degli
studi filosofici, hai
composto molte poesie, e canzoni d’amore, poesie che, grazie alla loro
straordinaria dolcezza nella lirica e nel canto, furono spesso cantate e
mantennero continuamente il mio nome sulle labbra di tutti. Persino la gente
semplice non poteva dimenticare le tue melodie grazie alla loro dolcezza. Le donne sospiravano d’amore per la bellezza delle tue
canzoni e, poiché la maggior parte di esse celebrava il nostro amore, in
breve tempo io divenni famosa in molte regioni.
Lettera II 108
La
relazione non restò segreta a lungo, perché:
O Dio,
chi può per un anno o due coltivare un amore senza manifestarlo? Amore non si può nascondere!
(Béroul,
II romanzo di Tristano)
Fulberto
li scoprì e li separò, ma quando Eloisa si accorse di aspettare un figlio, con
gioia lo comunicò ad Abelardo che, paventando la reazione dello zio,
fattala travestire da monaca, la condusse da sua sorella in Bretagna,
dove nacque Astrolabio.
Affidato il bambino alla sorella, fecero ritorno a Parigi, e Abelardo chiese perdono a Fulberto e si dichiarò disposto a sposare Eloisa (purché il matrimonio fosse rimasto segreto), nonostante lei rifiutasse il matrimonio e cercasse di dissuaderlo con ragionamenti sottili, ritenendo per lui inconciliabili filosofia e matrimonio.
Affidato il bambino alla sorella, fecero ritorno a Parigi, e Abelardo chiese perdono a Fulberto e si dichiarò disposto a sposare Eloisa (purché il matrimonio fosse rimasto segreto), nonostante lei rifiutasse il matrimonio e cercasse di dissuaderlo con ragionamenti sottili, ritenendo per lui inconciliabili filosofia e matrimonio.
Non ho
mai cercato nulla in te, Dio lo sa, se non te; desideravo
semplicemente te, nulla di tuo. Non volevo il vincolo del matrimonio, né una dote. Mi sforzavo
di soddisfare non la mia voluttà o la mia volontà, ma le tue, come sai. E se il
nome di moglie sembra più santo e più importante, per me è sempre stato più dolce quello di amica o, se non
ti scandalizzi, concubina e persino prostituta.
Pietro Abelardo lascia Eloisa al Convento di Argenteuil Illustrazione di Angelika Kauffman Museo Argenteuil |
Lettera II 106
Ritornarono
a Parigi e le nozze furono
celebrate, ma gli incontri divennero furtivi e rari, finché Abelardo non
ordinò ad Eloisa di prendere il velo (pare per
proteggerla dai rimproveri, e dalle percosse, di Fulberto adirato per quel
matrimonio segreto che non riscattava pubblicamente il suo onore e quello della
nipote), inviandola nell’abbazia in cui aveva studiato da bambina: Argenteuil. Allora
Fulberto, credendo che Abelardo avesse voluto prenderlo in giro, mirando, in
realtà, solo a sbarazzarsi di Eloisa, legittimamente adirato contro chi
gli aveva leso l’onore, decise di punirlo con estrema crudeltà: lo fece
sorprendere durante il sonno da tre sicari (tra cui un servo di Abelardo) e, secondo un uso non raro del
tempo, evirare.
[…] mi
punirono infliggendomi una vendetta crudelissima e vergognosissima […]amputarono la parte del mio corpo con cui avevo
commesso l’ingiuria che offese i parenti di Eloisa.
Lettera I 62-63
L’indomani tutta Parigi seppe dell’atroce accaduto; i sicari vennero arrestati, due subirono la stessa punizione di Abelardo e furono anche accecati, e a Fulberto, nonostante si proclamasse estraneo all’accaduto, confiscarono i beni. Da quel momento sia Abelardo che Eloisa si votarono alla religione, ritirandosi in convento: lui nel monastero di S. Dionigi, lei in quello di Argenteuil, poi al Paracleto.
Per il resto della vita non si videro mai più, ma continuarono a scriversi, scambiandosi lettere di argomento filosofico, teologico, morale, ed anche appassionate lettere d’amore. Abelardo morì nel 1142, Eloisa nel 1164. Un giorno lui aveva espresso il desiderio di riposare, da morto, al Paracleto; Eloisa ottenne la spoglia mortale del suo sposo, ed ottenne anche che fosse assolto da tutti i suoi peccati. La leggenda narra che, quando Eloisa lo raggiunse nella tomba, deposta accanto a lui, su disposizioni che lei stessa aveva dato, Abelardo aprì le braccia e le chiuse strette sul corpo della sua sposa. Così recita un passaggio dell’epitaffio sul loro monumento funebre:
Aveva
(Abelardo) sposato Eloisa che fu la prima badessa. L’amore che aveva unito i
loro spiriti e che si conservò durante la loro lontananza attraverso le lettere
più teneri e più spirituali ha riunito i loro corpi in questa tomba.
Pietro Abelardo ed Eloisa scoperti dallo zio di lei Fulberto - Illustrazione di Angelika Kauffman - Museo Argenteuil |
Leggendaria è loro storia d’amore, che forse ad Abelardo
diede più fama delle sue opere, ma è importante sottolineare la singolarità
della figura di Eloisa, sicuramente la prima donna
“intellettuale”.
Testimonianza della sua statura intellettuale (Eloisa compose anche i “Problemata”, opera di carattere edificante, attribuitole senz’ombra di dubbio, al contrario delle lettere ad Abelardo, della cui autenticità sì è spesso dubitato perché troppo profane), oltre che della misura del sentimento che provò per il marito - monaco fino alla morte, ci proviene dall'autobiografia di Abelardo, “Historia calamitatum mearum”, “La storia delle mie disgrazie”, un’opera attraversata da varie tematiche, certamente documento di cultura, ma anche carteggio d’amore, in cui, pur occupando solo un quinto dell’opera, ma sufficiente, evidentemente, con la sua levatura, a dare tanto risalto alla vicenda d’amore, Eloisa, rievocando la miserabile storia della (nostra) conversione5, impone con fierezza tutto il suo sentimento, con argomentazioni estremamente dotte. Nelle lettere, colte, ricche di citazioni, stilisticamente raffinate, compendio dell’universo culturale dell’epoca, Eloisa e Abelardo affermano, però, due diverse concezioni dell’amore.
Testimonianza della sua statura intellettuale (Eloisa compose anche i “Problemata”, opera di carattere edificante, attribuitole senz’ombra di dubbio, al contrario delle lettere ad Abelardo, della cui autenticità sì è spesso dubitato perché troppo profane), oltre che della misura del sentimento che provò per il marito - monaco fino alla morte, ci proviene dall'autobiografia di Abelardo, “Historia calamitatum mearum”, “La storia delle mie disgrazie”, un’opera attraversata da varie tematiche, certamente documento di cultura, ma anche carteggio d’amore, in cui, pur occupando solo un quinto dell’opera, ma sufficiente, evidentemente, con la sua levatura, a dare tanto risalto alla vicenda d’amore, Eloisa, rievocando la miserabile storia della (nostra) conversione5, impone con fierezza tutto il suo sentimento, con argomentazioni estremamente dotte. Nelle lettere, colte, ricche di citazioni, stilisticamente raffinate, compendio dell’universo culturale dell’epoca, Eloisa e Abelardo affermano, però, due diverse concezioni dell’amore.
Abelardo, pur non rinnegando il tempo in cui il sentimento per Eloisa fu sentimento e passione carnale, esalta soprattutto l’amore fra gli esseri umani; Eloisa, che gli ha fatto dono assoluto di sé per la vita, invaghita dell’uomo e dell’ altezza intellettuale dello studioso, rievoca il tempo felice dell’amore e riafferma l’indissolubilità del legame che li ha uniti, attraverso parole appassionate, ma anche con ragionamenti sottili, lasciando sempre trasparire il filo doloroso che ha guidato la vita di Abelardo, con il trauma doloroso subito, e la sua vita, costretta alla rinunzia e al silenzio, abbracciando una vita monastica non per vocazione.
Fu un tuo ordine, non la devozione religiosa, a
vincolarmi ancora
adolescente alle durezze della vita monastica.
Lettera II 110
Alla sua
storia d’amore Eloisa guarda in due modi diversi: inizialmente rievoca la gioia
dei primi momenti, delle ore d’amore, quando insieme, esaltati dalla comunione
intellettuale e dal clima di popolarità e successo in cui maestro e allieva
erano immersi, spavaldamente
sfidavano il mondo; in una fase successiva mette in dubbio che
Abelardo abbia provato per lei amore, crede, piuttosto che da parte sua
ci sia stata solo trasporto
dei sensi; eppure Abelardo dichiara che per lei era “infiammato
d’amore”:
Infiammato
dall’amore per questa fanciulla, cercavo un’occasione per conoscerla…
Lettera I 51
Non può
non colpire nella tragica vicenda anche il terzo personaggio, Fulberto, giustamente
risentito, che cerca il matrimonio riparatore per l’onore offeso, mentre
Abelardo vuole il matrimonio per tenere Eloisa legata a sé, ma lo vuole
segreto, per continuare a dedicarsi all’insegnamento. Giganteggia, però,
anche ai nostri giorni, Eloisa, amante
appassionata, che si oppone al matrimonio in nome dell’amore, preferendo essere adultera o
prostituta pur di non nuocere al prestigio di Abelardo.
E’ l’unica a non essere spinta dall’egoismo, a “ragionare” solo in nome dell’amore stesso, intendendolo come dono di sé, bene dell’amato.
Per amore di Abelardo, Eloisa diverrà monaca, ma non smetterà mai di protestare contro la Sorte che così brutalmente la colpì, scaraventandola dalle gioie dell’amore al silenzio del convento.
Dio, se
mi è permesso dirlo, come sei stato sempre crudele con me! Oh clemenza
inclemente! O Sorte sfortunata che esaurì contro di me tutte le sue frecce, al
punto che non ne ebbe più per infierire su altre vittime; svuotò contro di me
l'intera faretra cosi che ora la sua ostilità non spaventa più nessuno. D'altra
parte, se le restasse ancora qualche freccia, non saprebbe più dove ferirmi. La
Sorte esitò soltanto di fronte alla ferita mortale che porrebbe fine alla mia
sofferenza; essa non smette mai dì torturare, ma teme proprio quella morte che
sembra voler infliggere.
Lettera IV 126-127
Infine
Eloisa non parlò più d’amore ad Abelardo (ho imposto il freno del tuo ordine
alle parole del mio illimitato dolore6), comprese che per
continuare ad essergli vicina, per avere le sue parole per lei tanto preziose,
doveva piacere a Dio, così sarebbe piaciuta ancora una volta al suo sposo, allora si chiuse nei suoi doveri
di badessa, gli chiese di sostenerla con la sua scienza, offrendo una
lezione sul monachesimo femminile e regole per lei e per le sue sorelle,
convinta della necessità di creare regole specifiche in considerazione
della diversità del sesso.
Attinse, così, conforto e ritornò anche alla sua antica vocazione: gli studi.
Attinse, così, conforto e ritornò anche alla sua antica vocazione: gli studi.
Dammi
almeno un qualsiasi rimedio per il mio dolore […] Tutte noi, ancelle di Cristo
e in Cristo tue figlie, ora rivolgiamo, supplici, alla tua bontà di padre
due richieste […] che tu ci istruisca sugli inizi del monachesimo femminile […]
che tu crei per noi una regola, e che, dopo averla scritta, ce la invii. Vorremmo che questa regola fosse
adatta alle donne …
Lettera VI 163
Fra le
donne del Medioevo Eloisa può apparire il prototipo di colei che s’assoggetta
al volere dell’uomo, non esitando ad ubbidirgli, accettando anche il convento,
pur di compiacerlo, ma la sua scelta non dipende dalla convinzione della
superiorità dell’uomo e, conseguentemente, dell’inferiorità della donna, ma
soltanto dal riconoscimento della superiorità dell’amore, dinanzi al
quale necessariamente è spinta ad inchinarsi, anche sacrificando se
stessa.
Note
1) Il chierico era il letterato di allora.
2)
Lettera I 51.
3) In
Etienne Gilson, Eloisa e Abelardo.
4)
Lettera I-52, in Abelardo, Lettere di Abelardo e Eloisa.
5)
Lettera II 110.
6)
Lettera VI 162.
Bibliografia
essenziale
Régine
Pernoud, Eloisa e Abelardo, Jaca Book, Milano, 1982.
Etienne
Gilson, Eloisa e Abelardo, Einaudi, Torino, 1950.
Abelardo,
Lettere di Abelardo e Eloisa, Bur1996, Milano.
F.
Bestini, F. Cardini, C. Leopardi, M.T. Fumagalli Beonio Brocchieri-Medioevo
al femminile, Laterza, Roma- Bari, 1989.
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RispondiEliminaGabry! Ti ricordi di me? Sono la collega Giovanna Bianchi. A parte qualche sbavatura nei gossip e qualche nudo di troppo, il resto è di primordine! Forse il gossip e i torsi nudi fanno parte del folclore e del business, ma vanno accettati come la pubblicità. Ottime le foto e i commenti. Impeccabili i contenuti. Spettacolari i Post sulla Storia del sesso, il Medioevo e quelli sulla Religione. Ho scoperto il tuo blog di riflesso, ero su nova didattica e cliccando ho scoperto le tue notti bianche. Ti seguo da sempre. Peccato per la mia anagrafe, ma se non ti costa posso offrirti la mia amicizia. Chi si contenta gode! Ciao Vanna47
RispondiEliminaTi seguo sempre. Sei un Amore. . . E vai!
RispondiEliminaCaro Gabry,
RispondiEliminaA proposito del post sull’inquietudine, turbamento e sensualità, visti da lei” ricordo di aver letto qualcosa su Gilda, la famosa Rita Hayworth, venne utilizzata fino a quando non comparvero altre star più duttili di lei, e poi presto dimenticata. “Gilda” segna la nascita del suo mito, crea un personaggio che le rimarrà per sempre incollato addosso, anche fuori dal cinema: Gilda è la dea dell’amore, la femmina archetipa, bellissima, imprevedibile, bruciante di vitalità e di passione. Per la Hayworth, una maledizione: “Ogni uomo che ho mai conosciuto si è innamorato di Gilda… e si è svegliato la mattina dopo con me”! Come vedi tutte vogliono essere amate per se stesse e sono gelose perfino del personaggio che interpretano. Ti seguo sempre. Giuliana70
Ti ho inviato questo commento in estate, ma successivamente sei caduto, diciamo, in depressione. Ho mandato una mail privata, ma nemmeno dai cenni di vita. Meno male che continui a pubblicare post! Rileggimi e se puoi assicurami sulla tua salute mentale e affettiva. Rosanna Martini.
RispondiEliminaPS - Allego il post estivo, Ciao!
Sei sorprendente, unico, mi turbi la mente e il cuore. Non so più dove seguirti. Mente e Amore. Scrivi su due blog che sono la mia curiosità, la mia vita. Cervello, didattica, casi di vita, i casi più strani e terribilmente veri (mi documento, se non so) ma tu superi tutti, a volte anche la rete. E che dire dell’amore, a volte mi perdo tra film, poesie, sessualità, psicologia, sei un vero casino. Durante l’estate ho sperato che ci potessimo incontrare anche solo per stringerti la mano, ma non è stato possibile. A volte credo sempre che tu non esista, ma ogni volta un particolare, un dettaglio mi fanno ricredere. Hai tolto la foto sul blog della didattica, perché? Ora non ti vedo più e per farlo devo andare nel blog sotto il tuo profilo e cliccare “foto” li ti vedo con due belle ragazze, presumo le tue figlie e la tua amata foresta. Possibile che esiste un uomo così? Dimmi di si, dammi una prova che non sto sognando e che nel terzo millennio si può ancora sognare e non solo vivere per vivere! Rosanna63
P.S.
Ci sono una pletora di femmine che affollano i tuoi sostenitori, non invidio nessuna, solo chi ha la fortuna di averti vicino.
Caro Gabry!
RispondiEliminaSono Lella Costantini. Seguo il tuo blog sulla didattica. Ti ho contattato ad agosto per il concorso dei docenti, ma spesso mi soffermo su Amore Psiche Gabry. E’ più ricco di articoli e foto, ma c’è davvero di tutto. Dal gossip (inutile, lo accetto solo per i ragazzi in cerca di foto) alle spigolature storiche, alle biografie, all’arte ecc. Belle tue poesie dedicate a chissà chi!!! E le risposte erotiche delle tue fan. Certo per uno che ne ha viste tante scendere nell’agone del sesso e dell’amore vuol dire che hai ancora tanto da dare. Sai ho imparato, grazie a te, a usare un po’ il PC. Ma solo per cercare il tuo sito e quello didattico. Il per il resto lo usa mia figlia. Pensavo di essere vecchia per certe cose, e invece …..! Mi sono data una scossa e a 53 anni ho scoperto di essere ancora femmina ….. e mio marito non manca di puntualizzare che sto mettendo un po’ troppo la testa fuori dal sacco. Scherzi a parte queste letture sono per me una botta di vita. Mi ero già rassegnata ad essere nonna e ….. invece mi fanno perfino i fischi per strada. Quando si dice che ….. un Bolg allunga la vita. Ti dirò, mi piaci anche se credo tu sei più giovane di me o mi sbaglio. Ma dai commenti che ti fanno sei molto ricercato. Ti seguo sempre, sono una di quelle innamorate di Colazione da Tiffany’s! un sogno immortale come tu dici. Ti abbraccio. Lella59
Cher Gabry,
RispondiEliminasont Anastasie Laurent. A Paris, nous sommes un groupe de passionnés d'enseignants de toutes les formes de l'amour. Chacun de nous écrire ou de dire à tous leurs expériences et leurs sentiments au sujet de ce sentiment. Des histoires d'amour à ceux du sexe, de la communauté scientifique à ces ethnologiques, des événements artistiques dans les littéraires. Nous vous avons choisi comme représentant de nos expériences si vous voulez nous écouter. Mon blog traite de Agape et Eros. Les folies sexuelles paroxystique et besoin inné d'amour pour les autres. Nous aimerions proposer un échange culturel pendant les vacances, sans frais. Vous avec nous et nous avec vous. Vous aimez l'idée. Je vais chercher mon courrier. Nous avons découvert votre blog où vous parlez de Tristan et Isolde et maintenant de notre Pierre Abélard et Héloïse. Nous sommes enthousiastes, nous vous suivez toujours!
Caro Gabry,
sono Anastasie Laurent. A Parigi siamo un gruppo di docenti tutte appassionate delle varie forme dell’amore. Ognuno di noi scrive o si racconta tutte le proprie esperienze e sensazioni su questo sentimento. Dalle storie d’amore a quelle di sesso, dagli aspetti scientifici a quelli etnologici, dalle vicende artistiche a quelle letterarie. Abbiamo scelto te come referente delle nostre esperienze se vorrai ascoltarci. Il mio Blog si occupa di Agape ed Eros. Delle follie parossistiche del sesso e del bisogno innato dell’amore per gli altri. Vorremmo proporti uno scambio culturale durante le ferie a costo zero. Tu da noi e noi da te. Ti piace l’idea. Ti faccio avere la mia mail. Abbiamo scoperto il tuo blog dove parli di Tristano e Isotta e ora del nostro Pietro Abelardo ed Eloisa. Siamo entusiaste, ti seguiamo sempre!