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sabato 30 giugno 2012

Innamorarsi è l'esperienza più straordinaria e coinvolgente nella vita di una persona.






Innamorarsi è l'esperienza più straordinaria e coinvolgente nella vita di una persona.


Perché scatena una tempesta nella mente e nel corpo, legata alle complesse reazioni biochimiche che avvengono nel sistema nervoso centrale. Senza però negare la magia e il mistero del più importante dei sentimenti

Un bambino con le ali dall'aria furbetta ma inoffensiva, che si diletta a tirare frecce e a combinare pasticci. Questa è la rassicurante immagine che di Eros, il dio dell'amore, hanno dato gli artisti nel corso dei secoli. Ma se andiamo a scavare più a fondo nel mito, scopriamo che il dio Eros era legato al concetto di caos. Altro che marachelle innocenti di un angioletto paffuto: quando Eros colpisce, può creare e distruggere. Provocare tempeste e uragani, oppure portare il sereno e la pace. Ma una cosa è certa: dopo averlo incontrato, niente resta come prima. Non possiamo negarlo. L'amore è l'esperienza più straordinaria e intensa della nostra vita. Eppure per molto tempo la scienza si è rifiutata di analizzare questo fenomeno nella sua globalità. Certo, si sono moltiplicati gli studi per sezionare i meccanismi biologici della sessualità. Ma nessuno aveva osato entrare nel territorio proibito del sentimento, spirituale ed etereo. Come se le emozioni fossero entità misteriose, totalmente staccate dal corpo, rinchiuse in qualche angolo recondito di un'anima altrettanto segreta e impalpabile. Negli ultimi anni, grazie ai progressi delle neuroscienze, ci si è accorti che in realtà emozioni e stati d'animo dipendono da precise reazioni biochimiche che avvengono nel nostro corpo grazie alla presenza dei neurotrasmettittori, sostanze che permettono alle cellule nervose, i neuroni, di comunicare tra loro. Anche se la scintilla che dà il via a una storia d'amore resta ancora un mistero. Tutti conosciamo i primi, inequivocabili sintomi che ci segnalano che Eros ha fatto centro. Il cuore accelera, lo stomaco sembra pieno di farfalle impazzite; e poi il tremore alle gambe, il respiro affannoso e le pupille dilatate, chiaro segno di interesse e attrazione. "Sono gli effetti dell'adrenalina, neurotrasmettitore prodotto dal surrene", spiega Luciano Martini, direttore dell'Istituto di endocrinologia dell'Università di Milano. E il sudore alle mani? La bocca secca per l'emozione? Tutta colpa della noradrenalina, altra sostanza originata dalle ghiadole surrenali. Il senso di benessere che si prova accanto al partner è invece da attribuire alle endorfine, molecole prodotte dal cervello e dalla ghiandola dell'ipofisi, responsabili dell'effetto euforizzante dell'amore. Che ci fa dimenticare persino di mangiare e dormire, e non ci fa sentire la fatica. "Non per niente, questi ormoni vanno di pari passo con quelli dello stress o Acth", aggiunge Martini. "Ogni molecola di Acth fa secernere anche una molecola di endorfine". L'aspetto più impulsivo e passionale dell'amore si può ricondurre invece alla dopamina, il neurotrasmettitore responsabile dei meccanismi di rinforzo nel cervello, cioè la capacità di gradire qualcosa e di ripetere il comportamento che procura piacere. La dopamina, infatti, è anche legata ai fenomeni di dipendenza da fumo, alcol e sostanze stupefacenti. Come dire, l'amore è una droga. L'ordine che la dopamina impartisce al cervello è categorico: "Desidera". L'ipotalamo, una porzione del cervello localizzata nella sua parte più interna, ordina allora al surrene di produrre adrenalina, la "molecola dell'agitazione". E la bufera ricomincia. Per fortuna che c'è la serotonina, il neurotrasmettitore che contribuisce a mantenere stabile il tono dell'umore. È anche grazie a questa sostanza che riusciamo a conservare l'equilibrio psicologico malgrado quella tempesta di ormoni ed emozioni che chiamiamo amore. L'azione dei neurotrasmettitori permette all'ipotalamo di comunicare con l'ipofisi, la ghiandola che secerne l'ormone luteinizzante o Lh. Il quale a sua volta controlla sia l'ovulazione, sia la produzione degli spermatozoi. E se anche non siamo consapevoli di questi complicati meccanismi biochimici, non possiamo certo ignorarne gli effetti. Vale a dire quelle reazioni così intense - spesso contrastanti tra loro - che ci fanno capire di essere perdutamente, disperatamente, meravigliosamente innamorati. Studiare i sentimenti ignorando quello che avviene nel corpo è impossibile, e questo principio vale per la semplice attrazione fisica, per il classico colpo di fulmine o per il grande amore destinato a durare tutta la vita. Persino il senso di identità sessuale, alla base dell'innamoramento, è da ricondurre a reazioni biochimiche a livello del sistema nervoso centrale. "Il cervello nasce sempre "femmina"", dice Luciano Martini. "Diventa "maschio" quando il testicolo secerne un ormone chiamato testosterone. Ma questo non basta. Il testosterone deve essere sottoposto a un altro processo, da parte di enzimi prodotti dal sistema nervoso centrale e chiamati aromatasi. Che trasformano il testosterone, maschile, in estrogeni, ormoni femminili. Sono loro, paradossalmente, a permettere la coincidenza tra organi genitali e identità sessuale maschile". Che si rafforza con l'educazione nei primi anni di vita e successivamente guiderà l'individuo nei suoi rapporti con l'altro sesso. "È questo a differenziare l'uomo dagli animali, che vengono spinti nella scelta del partner e nell'accoppiamento soprattutto dall'olfatto", osserva ancora Martini. "I mammiferi, in particolare, sono dotati dell'organo vomeronasale, che si trova su entrambi i lati del setto nasale, in cima a un osso chiamato, appunto, vomere". Su questa struttura si trovano i recettori dei feromoni, composti chimici con i quali gli animali comunicano le loro intenzioni di accoppiarsi. Succede qualcosa di simile anche nell'uomo? Forse anche noi ci innamoriamo di una persona perché la riconosciamo dall'odore? Negli esseri umani la presenza dell'organo vomeronasale è stata a lungo negata. In realtà esso è presente in buona parte degli individui, e per giunta dotato di tutti i suoi recettori. Nessuno, però, è riuscito a trovare in questo organo il cilindrasse, o assone, cioè il canale sul quale viaggiano tutti gli impulsi emessi da una cellula nervosa e diretti al cervello. Insomma, per quel che ne sappiamo, l'organo vomeronasale umano è un telefono scollegato. Peccato, perché la sua presenza avrebbe potuto spiegare, almeno in parte, i motivi per i quali due persone si piacciono, si corteggiano e alla fine si innamorano. Gli odori che colpirebbero, senza che l'individuo ne sia consapevole, i recettori dell'organo vomeronasale non sono gli stessi captati dall'epitelio nasale vero e proprio. Non solo. La sensibilità di questo organo così controverso dipenderebbe anche dal sesso. Negli uomini si "ecciterebbe" se stimolato con sostanze prodotte dal corpo femminile; nelle donne, viceversa, sarebbe particolarmente sensibile ai feromoni maschili. Tanto che questa ipotesi ha fatto volare, peraltro a sproposito, la fantasia di alcuni produttori di profumo, che qualche anno fa hanno annunciato di aver inserito nelle formule dei loro prodotti anche i feromoni. Come se questi potessero svolgere un ruolo di "persuasori occulti" nei confronti dell'altro sesso, inviando sottili ma irresistibili messaggi subliminali. "Ma si trattava solo di trovate pubblicitarie", dichiara Martini. "Perché non ci sono prove che nell'uomo l'organo vomeronasale, oltretutto assente in alcuni individui, sia attivo". Cosa succede se dai recettori sensoriali esterni ci addentriamo nel sistema nervoso centrale? Scopriamo subito che le aree del cervello che controllano l'affettività e l'organizzazione delle emozioni non sono nella corteccia, cioè la parte più esterna, quella che permette l'elaborazione del pensiero. "Si tratta al contrario delle regioni più interne e "antiche" dal punto di vista evoluzionistico", spiega Costanzo Gala, psichiatra e responsabile del Servizio di psicologia medica del Policlinico di Milano. "Le zone degli affetti e degli istinti si trovano infatti nel sistema limbico, nel talamo, ipotalamo e ippocampo, cioè le strutture che conservano gli "imprinting" (le reazioni automatiche) che abbiamo in comune con gli animali". Gli impulsi elettrici inviati da queste aree del cervello alla ghiandola ipofisi si traducono poi in scariche ormonali, del tutto autonome dalla nostra volontà. "Per capire quanto siano delicati e complessi questi meccanismi, basta pensare che nel sistema nervoso i centri del dolore e del piacere sono gli stessi. Come se il cervello, di volta in volta, scegliesse i "contenuti" con cui riempirli", dice Giorgio Abraham, docente di Psichiatria all'Università di Ginevra e sessuologo. L'uomo, però, ha anche sviluppato la corteccia cerebrale (la parte esterna dell'encefalo), grazie alla quale elabora le emozioni elementari e costruisce i pensieri. Nella corteccia frontale, per esempio, ha sede la capacità - tipica di chi è innamorato - di proiettarsi nel futuro ricavandone sensazioni piacevoli. "Ma il nucleo della vita psichica resta l'affettività", sottolinea Gala. "Grazie alle tecniche diagnostiche più recenti, che ci permettono di "guardare" dentro al cervello, sappiamo che i farmaci antipsicotici, assunti da malati con gravi disturbi del pensiero, vanno a depositarsi e ad agire proprio nelle aree delle emozioni, per esempio il sistema limbico e talamico. Questo significa che la cognizione, cioè il modo di organizzare e interpretare la realtà, è governata dai circuiti affettivi prima ancora che dalla corteccia cerebrale. Quindi il pensiero funziona meglio se è accompagnato dall'emozione. La stessa parola "ricordare", che indica una funzione cognitiva, letteralmente significa proprio "riportare al cuore"". Pensiero e affettività, emozione e percezione, insomma, procedono di pari passo. "Perché l'amore è l'incontro tra Eros e Psiche, tra il principio maschile, fisico, del desiderio e quello femminile, spirituale, dell'anima e dell'intimità psichica", spiega Alberto Bimbi, psicologo e psicoterapeuta. Ansie, tumulti ed estasi. Amarezze e delusioni. Paure, fughe e minacce. È questo il percorso obbligato di ogni relazione di coppia. "E non è neppure così difficile prevedere il punto di arrivo", dichiara Giorgio Maria Bressa, psichiatra e psicoterapeuta. "Perché le basi di un rapporto si gettano con le prime 50 parole scambiate tra due persone. Tutto si gioca nei primi cinque minuti di comunicazione, o di silenzio. Nei messaggi verbali e in quelli non verbali". È in questa fase che si creano i ruoli e le attese reciproche. Se una persona ne conquista un'altra grazie alle proprie capacità dialettiche o se invece la seduce con un atteggiamento misterioso, le dinamiche di coppia saranno molto diverse. Nel primo caso, l'individuo tenderà ad adottare anche in futuro un atteggiamento estroverso, nell'altro continuerà a mostrarsi sfuggente. Senza però considerare che, in determinate situazioni, il partner può aspettarsi o desiderare comportamenti diversi. "Per questo i momenti di crisi possono essere capiti rifacendosi ai momenti iniziali di una relazione. Le "prime 50 parole" sono insomma un capitale da recuperare nei momenti difficili, quando non si riesce più a parlare lo stesso linguaggio". Reazioni biochimiche analizzate fase per fase. Storie di coppia scomposte in fotogrammi come se si trattasse di un film. "Ma spiegare la dinamica delle emozioni non significa svelare l'essenza dell'amore", sottolinea Giorgio Abraham. "Da cosa scaturisce quella scintilla che cambia il corso della nostra vita? Perché scegliamo proprio quella persona e non un'altra? Ci guida un istinto innato, scritto in una specie di "inconscio biologico", o qualcosa che si apprende con l'esperienza e l'educazione?". Per il momento il gene dell'amore non è stato scoperto e forse è meglio così. L'animo umano conserva ancora il mistero e la magia che da sempre ispirano i poeti e gli artisti. E tutti noi possiamo ancora permetterci di sognare sulle note di una canzone romantica. Come quella di Luca Carboni: "Ma l'amore che cos'è, beato chi lo sa capire... Ma l'amore cosa fa, io so che mi fa morire".

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