" Amor, ch'al cor gentil
ratto s'apprende "... " amor, ch'a nullo amato amar perdona "
scrive Dante. A che cosa si riferisce la prima frase?
Abbiamo visto, che si
innamora chi è predisposto ad innamorarsi, quando vi sono certe
precondizioni, quando è avvenuta una certa elaborazione, quando sono già stati
fatti dei tentativi, delle prove. Chi si innamora ha già tentato o ha già provato ad innamorarsi più volte.
La propensione ad innamorarsi, nel linguaggio dello stil novo, è indicato con
" gentilezza ". Ed anche in questo vi è un elemento di verità, perché
la tensione che porta allo stato nascente può avere molti sbocchi. C'è chi si
converte, chi entra in un gruppo politico, e chi si innamora. L'innamoramento è
già in qualche modo prefigurato dalla cultura e da una disposizione d'animo. La
parola stessa, innamoramento, è un prodotto culturale, il risultato di una
elaborazione e di una definizione di un certo tipo di esperienza. Nel mondo
greco e romano la gente viveva certamente degli stati nascenti a due, ma non
parlava di innamoramento. Nell'islam c'è stata una poesia amorosa mistica molto
ricca, ma manca una letteratura del tipo di quella che, nel medioevo cristiano,
definirà la " figura riconosciuta " dell'innamoramento. Questa
disposizione d'animo a cercare una soluzione nello stato nascente a due - la
" gentilezza " di Dante - può anche essere combattuta, inibita da
altri filoni culturali, da altre ideologie.La seconda espressione, " ch'a nullo amato amar perdona ", contiene invece una verità ed un equivoco. Il tentativo di innamoramento infatti fallisce quasi sempre. Ma

Ma nella frase di Dante c'è qualcosa di più. Lo stato nascente ha il potere di risvegliare negli altri le sue stesse proprietà. Quando una persona si innamora di un'altra suscita sempre in lei un risveglio, una emozione. Chi ama tende a trascinare l'amato nel suo amore. Se anche l'altro è disposto all'innamoramento ne può nascere un incontro e addirittura un innamoramento. Può però avvenire che l'altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora la poesia d'amore dell'innamorato risveglia sì il suo amore, ma per l'altro. Essa viene trasportata su un piano superiore di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati.
Queste diverse possibilità ci portano a formulare la domanda cruciale: nell'innamoramento amano tutti e due nello stesso modo o c'è chi ama di più e chi ama meno? L'innamoramento è una trasformazione interiore individuale che va alla ricerca del suo oggetto. In tutti gli inizi di innamoramento uno solo è innamorato. Di questi tentativi iniziali la maggior parte finisce quasi subito. Altre volte invece il processo continua e possiamo allora avere due casi. Nel primo la scelta era stata giusta, anche l'altra persona era disponibile all'innamoramento. Perciò si sviluppa lo stato nascente a due, è l'innamoramento reciproco. Ma vi sono moltissimi casi in cui l'altra persona ha soltanto un desiderio di amore, o di avventura, oppure è attratta eroticamente, o intellettualmente, dalla prima. Perciò non si innamora. Questo non significa che rifiuti l'amore dell'altro, può esserne anzi lusingata. Però non cambia interiormente, non entra in stato nascente, partecipa dello stato nascente dell'altro. Probabilmente lei stessa si crede innamorata. Ma lo è di riflesso, perché accetta e partecipa dei simboli dell'altro che parla il linguaggio dell'innamoramento. Vedendoli insieme solo un occhio attento si accorgerebbe che l'uno è innamorato profondamente e l'altro molto meno. Questo tipo di innamoramenti squilibrati sono frequentissimi e possono anche durare a lungo; possono anche portare ad un

Vediamo ora un altro caso di innamoramento squilibrato. Gli uomini non sono tutti uguali, vi sono fra loro differenze profonde di sensibilità, di intelligenza, di cultura e di creatività. Quando una persona creativa si innamora diventa più creativa, aumenta la sua capacità di arricchire la vita con la produzione dell'immaginario. Essa allora costruisce fantastici labirinti, città incantate e le abita come se fossero reali. Gli artisti, i poeti, gli scienziati, vivono nell'universo immaginario da loro creato e, innamorandosi, tendono a trasportare chi amano in questo loro mondo. Il loro fascino è grande, ma spesso è grande anche la delusione che provocano. La maggior parte delle persone vuole realizzazioni concrete e perciò, di fronte a questa produzione fantastica, ha l'impressione di qualcosa di irreale o addirittura di qualcosa di falso. Ci sono differenze che l'innamoramento non riesce a colmare: il complesso può capire il semplice, ma il semplice non può capire il complesso, gli sembra falsità e follia. Dostoevskij poteva capire la ragazza di cui era innamorato nel suo viaggio in Italia, ma lei non poteva assolutamente capire lui.

Teniamo ora presente che l'innamoramento produce nella persona più semplice una trasformazione che lo avvicina ai poeti. Il linguaggio dello stato nascente è infatti il linguaggio della mistica, della teologia e della poesia. Se due persone sono innamorate in grado diverso, quella che è veramente innamorata tende a creare universi immaginari, poetici. Chi ama meno ha richieste concrete, precise. Ma lo stato nascente è, in sé, una esplorazione del possibile a partire dall'impossibile; non è un accertamento pedante di ciò che si deve e si può fare. Ed ecco allora che chi è meno innamorato rimprovera chi è innamorato di vivere in un mondo irreale, in cui tutto è gioco, fantasia. Là dove c'è una produzione strabocchevole di simboli, di metafore, di doni, quello che è meno innamorato, a causa della sua aridità, sente l'artificio. Nell'innamoramento squilibrato è sempre chi ama meno quello che rimprovera l'altro di avere poca sensibilità, di essere egoista, di vivere di fantasticherie o di essere ambiguo. È invece sempre quello più innamorato che pone, incessantemente, attraverso mille sfumature, la domanda essenziale: mi ami? Ed è lui che fa i doni.
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