L'amore nel Nuovo Testamento
Affrontando l'argomento dell'amore nel Nuovo Testamento, dobbiamo fare una distinzione fra
i Vangeli, che nell'insieme sono piú vicini all'ethos giudaico, e gli scritti
successivi al grande cambiamento avvenuto sulla strada di Damasco, quando Saul
divenne San Paolo. Per cominciare con i Vangeli, una delle differenze fra
Vecchio e Nuovo Testamento è la nuova interpretazione data da Gesú a
un'affermazione contenuta nella Genesi. Rispondendo a una domanda con cui i
Farisei vogliono metterlo alla prova, Gesú dice:
Non avete letto che...: « Per questo lascerà l'uomo il padre e la
madre e si unirà alla propria moglie e cosí i due diventeranno una sola carne?
» In modo che non sono piú due, ma una sola carne (Matteo 19,4-6).
Questa
distinzione fra due e uno è nuova nell'ambito del pensiero ebraico, ma per noi
che conosciamo Platone è familiare. Gesú prosegue tirando una severa conclusione
dalle premesse della Genesi: proibisce il divorzio.
Perciò, quello
che Dio ha congiunto l'uomo non separi.
Nello stesso
capitolo Gesú dice:
... e vi sono eunuchi che si resero tali da sé per il Regno dei
cieli. Chi può comprendere, comprenda (Matteo 19,12).
Gesù risorto e Maria Maddalena - Noli me tangere! |
Nel culto
vicino-orientale della dea della fertilità, l'autocastrazione religiosa era un
rito frequentemente compiuto dai sacerdoti in stato di rapimento mistico. Gli
Ebrei considerarono tale atto abominevole. Dio aveva comandato all'uomo di
moltiplicarsi. Quindi, l'elogio dell'autocastrazione deve essere parso strano
ai Giudei che ascoltavano Gesú. Le sue parole, naturalmente, erano da
interpretarsi non letteralmente ma metaforicamente. Ciò nonostante, il culto della verginità e 1'idea
che il rapporto sessuale insozzi 1'uomo costituirono una dottrina che
separò nettamente i primi cristiani dalla maggioranza degli Ebrei.
Particolarmente
interessante in tema d'amore è l'incontro tra Gesú e la donna colta in
flagrante adulterio.
Ora gli scribi e
i farisei conducono una donna, sorpresa in adulterio e, postala in mezzo, gli
dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora,
nella legge Mosè ci ha comandato di lapidare tali donne. Tu, che ne dici? »...
Siccome insistevano nell'interrogarlo, [Gesú] si drizzò e disse loro: « Quello
di voi che è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei »...
Quelli, udito ciò, presero a ritirarsi uno dopo 1'altro, a cominciare dai più
anziani, e fu lasciato solo con la donna che stava nel mezzo. Rizzatosi allora,
Gesú le disse: « Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» Rispose:
«Nessuno, signore». «Neppure io ti condanno, - disse Gesú, - va', e d'ora in
poi non peccare piú» (Giovanní 8,3-5.7.9-II)
Gli scribi
vogliono mettere alla prova il rispetto di Gesú per la legge mosaica. Gesú
evita il tranello, ma in questo caso le conseguenze morali trascendono la
circostanza storica. La scena, una delle piú efficaci del Nuovo Testamento,
incontrò il favore degli artisti: « Chi è senza peccato scagli la prima pietra
». Questa frase contiene un nuovo concetto di moralità che ha lasciato il
segno nel pensiero occidentale. In pratica viene detto che nessuno è senza peccato e che nessuno ha il
diritto di giudicare gli altri. La frase di Gesú ha però anche altre
conseguenze: tanto chi commette adulterio nella realtà quanto chi lo commette
nel cuore viene giudicato ugualmente colpevole. In numerosi passi del Nuovo
Testamento ci si accorge che il senso del peccato diventa
sempre piú profondo.
L'eliminazione della differenza fra atto e desiderio contribuì al rafforzamento
di un Super-Io punitivo. La psicanalisi ha ripetutamente dimostrato che la
maggior parte dei sensi di colpa non deriva da atti compiuti, ma da desideri
che, per 1'intervento del Super-Io, sono stati rimossi. Una notevole fetta di
ogni psicanalisi se ne va nello sforzo di rendere cosciente il senso di colpa
inconscio e di aiutare il paziente a distinguere fra desiderio e atto, cosa che
porta a tollerare meglio desideri fino a quel momento considerati
inaccettabili, eliminando così il bisogno di rimuoverli.
Molti dei detti
di Gesú contengono messaggi di amore e di assoluzione dalla colpa; alcuni,
però, sono celebri per la loro severità. Uno, in particolare, merita un
commento:
Se la tua mano o il piede ti è di scandalo, taglialo e gettalo via
da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che con due mani o due
piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è di scandalo,
cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un solo
occhio, che essere gettato con due occhi nella Geenna del fuoco (Matteo
I8,8-9).
Per fortuna, la
maggior parte dei cristiani ha interpretato questo monito metaforicamente e
non letteralmente. Ciò nonostante, nella letteratura psichiatrica sugli
psicotici sono descritti casi di automutilazione provocati dall'idea che
1'organo trasgressore deve essere reciso. L'eliminazione autopunitiva di un
organo che simboleggia il pene cattivo viene generalmente attribuita a sensi di
colpa di origine edipica. Lo psicanalista Kohut (I972, pp. 375-76) propone una
diversa interpretazione. Nella schizofrenia avviene una frammentazione del Sé
corporeo. Ogni organo, per cosí dire, rappresenta allora un aspetto della
personalità. L'organo reciso viene eliminato perché, avendo perso il proprio
significato libidico narcisistico, non viene piú considerato dal malato parte
di se stesso. Può quindi essere abbandonato come se fosse un corpo estraneo.
Nel XIX secolo,
quando il potere della religione cristiana cominciò a declinare, 1'equivalenza
fra desiderio e azione fu usata anche da arma di seduzione, come in questa
poesia di Thomas Moore (1779-I852).
Spesso mi han detto frati eruditi,
Che pensare e fare sono lo stesso,
E il Cielo punisce i desideri
Come le azioni compiute.
Se desiderare ci condanna, tu e io
Siamo condannati a sazietà;
Vieni, allora, prendiamoci almeno
Un po' di piacere per il nostro castigo!
Nei giorni
della predicazione di Gesú, il tempio degli Ebrei era ancora in piedi. Per
purificare il tempio, Gesú ne cacciò i mercanti. Il fatto che piú tardi Dio
permettesse la distruzione del tempio costituí un trauma tanto per gli Ebrei
quanto per la nuova setta giudaico-cristiana. Per superarlo, gli Ebrei
sostituirono il sacrificio con la preghiera. In termini psicanalitici, questa
sostituzione equivale al tentativo di affrontare il trauma interiorizzandolo e
aumentando la severità del Super-Io. Il sacrificio, infatti, è un atto
tangibile, che convince facilmente il credente di avere espiato il proprio
peccato. La preghiera, piú intellettuale, ottiene lo stesso risultato, ma con
maggiore sforzo psichico.
Anche san Paolo
reagí al trauma, convertendo il corpo nel tempio stesso che era stato
distrutto.
Il corpo non è per I'impudicizia, bensí per il Signore e il Signore
è per il corpo (i Corinzi 6,I3).
Negli scritti di san Paolo ogni forma di sessualità è condannata con
una ferocia che non si trova né tra gli Ebrei né tra i Greci.
O non sapete che gli ingiusti non
erediteranno il Regno di Dio? Non
illudetevi: né gli impuri, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli
effemminati, né i depravati... erediteranno il Regno di Dio (I Corinzi 6,9).
San Paolo
condanna con uguale severità l'adorazione di idoli, I'adulterio, l'omosessualità e la masturbazione.
I Greci avevano
due dee vergini, Artemide e Atena, ma la castità fine a se stessa non era stata
un simbolo di perfezione né fra i Greci né fra gli Ebrei. Ora, per la prima
volta nella storia dell'Occidente, la castità diventò una virtú; astenersi dai
rapporti sessuali fu considerato segno di santità. Lo stesso san Paolo lottò
valorosamente contro la tentazione sessuale:
Trovo infatti questa legge: che quando voglio compiere il bene, è
il male che incombe su di me. Mi compiaccio della legge di Dio secondo 1'uomo
interiore, ma vedo una legge diversa nelle mie membra che osteggia la legge
della mia mente e mi rende schiavo alla legge del peccato che sta nelle mie
membra. Uomo ínfelice che sono! Chí mi libererà dal corpo che porta questa morte?
(Romani 7,21-24).
San Paolo non
sapeva nemmeno dell'esistenza di Platone; sant'Agostino, invece, studiò il
filosofo greco e ne accettò 1'ipotesi fondamentale, secondo la quale 1'uomo
agogna la bontà ed è ansioso di impossessarsi dell'oggetto del proprio
desiderio. Dio solo è perfetta grandezza; dunque, Dio solo può soddisfare il
desiderio di amore dell'uomo. Dio è piú astratto di un compagno mortale, ma
meno astratto del bene di Platone. Per i mistici, Dio è un oggetto d'amore concretissimo.
Freud diede una
propria interpretazione alla vittoria del cristianesimo, fondata su idee
formulate nel 1913 in Totem e
tabú. Tali idee furono chiarite meglio nel suo ultimo libro, L'uomo Mosè e la religione
monoteistica (1938). In questo libro, Freud interpretò il giudaismo come una religione del
padre, il cristianesimo come la religione del figlio. A suo avviso, il
contenuto latente del cristianesimo è lo spodestamento del
padre da parte del
figlio, cioè il soddisfacimento mascherato dei desideri edipici. Freud
attribuí a san Paolo 1'idea di convertire in salvatore il figlio parricida ed
edipico. Mediante questo travestimento, il figlio ribelle divenne la vittima
innocente. Purificato della propria colpa, può espiare la colpa di coloro che
credono in lui. Nel cristianesimo, a differenza di quanto avvenne nella
mitologia greca, ogni traccia degli impulsi omicidi nei confronti del padre fu
drasticamente rimossa. Rimase solo la colpa. Freud interpretò 1'Eucaristia,
durante la quale il credente introduce nel proprio corpo il sangue e la carne
del salvatore, come una ripetizione del pasto totemico, purgato di ogni
desiderio cannibalistico e aggressivo.
Alle
osservazioni di Freud vorrei aggiungere quanto segue. Nella sfera del pensiero
ebraico, qualsiasi legame sessuale fra Dio e un mortale era considerato
blasfemo. Il concepimento verginale è un riuscitissimo esempio di compromesso
tra i due mondi: il rapporto sessuale tra Dio e una donna mortale avviene e
nello stesso tempo non avviene. Ernest Jones (1914) ha dimostrato che nel
concepimento verginale 1'orecchio sostituisce la vagina. (Arlow [1964] riporta
il caso di una donna religiosa che sottoposta a psicanalisi sperimentò il
concepimento attraverso gli occhi). Il concepimento verginale è un esempio di ciò
che Freud chiama pensiero primario. Soddisfa íl fondamentale desiderio
infantile di una madre che non abbia avuto rapporti sessuali con il padre.
La storia della
Natività, e in particolare 1'iconografia cristiana, offrono altre prove. La
paura del neonato Gesú, che induce re Erode a ordinare il massacro di tutti i
bambini nati a Betlemme, dimostra che abbiamo che fare con una storia edipica.
Un'altra prova è fornita dalla parte umile e servile recitata nel dramma da Giuseppe, padre terreno di Cristo.
I tre Re Magi, eminenti rappresentanti del padre, si recano da Gesú a rendergli
omaggio. Cristo non ha fratelli, sua madre è una vergine che vive interamente
per lui. In cielo verrà
incoronata da Cristo e regnerà come una sposa al suo fianco. L'artista
Michelangelo indovinò intuitivamente il segreto, e nella famosa Pietà raffigurò madre e figlio della
stessa età. Radicale eliminazione della sessualità, madre e figlio privi
di peccato, crocifissione come punizione: ecco come il mito cristiano permise,
ovviamente in forma mascherata, il soddisfacimento dei desideri edipici.
Pervaso di zelo
monoteistico, il giudaismo represse qualsiasi allusione a una divinità
femminile. Solo nella tradizione cabalistica rimase un'emanazione femminile di
Dio chiamata Shekhinah, che in ogni caso occupa il livello piú basso degli
attributi di Dio (Sefiróth in ebraico). Nel cristianesimo, soprattutto durante
il Medioevo, Maria ritornò a pieno titolo nelle vesti di una dea potente. Le
chiese piú belle della cristianità occidentale, per esempio Chartres, sono
dedicate a lei. Freud alluse a questo ritorno della madre-dea in un breve
saggio intitolato Grande è la Diàna efesia (1911a).
In una recente
pubblicazione, lo storico dell'arte Leo Steinberg (I983) ha dimostrato con stupefacente
dovizia di esempi che, dal XII secolo fino alla Controriforma,1'arte cristiana
ha dato particolare rilievo al fallo di Cristo sia da bambino, sia durante e
dopo la crocifissione. Gli psicanalisti, se non Steinbérg, interpreteranno
queste scoperte come un'altra prova che Freud aveva ragione quando paragonava
Cristo a Edipo.
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