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martedì 26 giugno 2012

L'innamoramento e il cervello










Cosa succede nel nostro cervello quando siamo tristi, felici, impauriti o furiosi? È possibile definire un 'cervello emotivo'? E perché le emozioni esistono? Le emozioni rappresentano un duplice enigma. In primo luogo occorre chiedersi quale sia la funzione di processi che così pesantemente influenzano il nostro comportamento, il nostro pensare ed i nostri ricordi. Certamente non possono essere uno scherzo della natura. In secondo luogo, occorre chiedersi quale sia il correlato cerebrale di un vissuto così intenso e personale.
Certamente le emozioni semplici sono nate per controllare la motivazione, cioè per guidare il comportamento dell'individuo verso alternative che sono vantaggiose per i suoi geni. A questo punto è evidente perché il piacere sessuale susciti una reazione positiva così forte. Ma quali sono i correlati chimici di questo piacere?
Nel 1954 i due ricercatori Olds e Milner effettuarono un esperimento che rappresenta una delle pietre miliari nello studio del cervello. Inserirono in diversi punti del cervello di un ratto un sottile elettrodo stimolante. Premendo una leva, il ratto chiudeva un circuito, stimolando elettricamente la regione cerebrale nella quale l'elettrodo era infisso. Quando l'elettrodo era posto in alcune regioni critiche situate alla base del cervello, il ratto premeva la leva fino quasi allo sfinimento senza farsi distrarre neanche dall'offerta di cibo o acqua. Questo esperimento suggerì l'esistenza di un particolare circuito neuronale la cui attivazione agisce come una ricompensa, detto altrimenti, di centri del piacere nel cervello. Studi successivi hanno dimostrato l'esistenza di 'centri del piacere' nel cervello delle scimmie e anche di pazienti umani. Queste regioni si trovano nella parte anteriore del cervello e se stimolate producono una sensazione simile all'anticipazione di un orgasmo. Studi successivi hanno dimostrato che alla base di queste sensazioni c'è una sostanza chimica detta dopamina. La dopamina è prodotta da alcuni neuroni e viene rilasciata quando questi sono attivi elettricamente. Il rilascio di dopamina in queste regioni del cervello provoca una sensazione di piacere e molte sostanze stupefacenti, direttamente o indiret-tamente, agiscono sulla dopamina. È possibile che lo stesso meccanismo sia attivato, in misura minore, anche da un sigaro cubano, da un bicchiere di ottimo vino, dai tagliolini al tartufo e chissà, forse anche dai concerti brandenburghesi di Bach. Infatti, la dopamina è generalmente associata a sensazioni piacevoli, ma i meccanismi che generano la specificità di questi piaceri sono ancora sconosciuti.
Cosa si può dire invece dell'emozione associata all'innamoramento? Studi effettuati nei roditori indicano che due ormoni, la vasopressina nel maschio, e l'ossitocina nella femmina, sono di fondamentale importanza. Se questi ormoni sono bloccati le bestioline non formano coppie. Anche negli umani questi stessi ormoni vengono rilasciati al momento dell'orgasmo ed è stato suggerito (ma non provato) che possono contribuire a rendere più saldo un legame sentimentale.
Questi stessi ormoni negli animali sono alla base dell'attaccamento della madre ai piccoli: l'evoluzione crea la possibilità di un legame di coppia sfruttando i meccanismi dell'amore materno già esistenti e dirigendo verso il partner la risposta emotiva generata nella madre dai propri cuccioli.
Una caratteristica interessante collegata al corteggiamento e all'amore è l'uso di espressioni e toni vocali che normalmente vengono usati quando si parla o gioca con dei bambini. Quando due innamorati parlano, il tono della loro voce sale diventando più acuto ed è molto comune riferirsi all'amato con vezzeggiativi che sono sinonimo di bambino o cucciolo. Se questo non suona certo come una novità, è interessante osservare come questo comportamento sembri universale e non ristretto alla nostra cultura. Il rivolgersi nei confronti del proprio amato come si farebbe verso un bambino potrebbe quindi essere espressione di un meccanismo evolutivo simile a quello ha portato alla nascita della monogamia nei roditori.
L'amore è certamente la più sfuggente delle emozioni ed è impossibile rispondere alla domanda che tutti si pongono "perché lui/lei e perché ora"? La biologia potrà forse un giorno spiegare le sensazioni associate alle emozioni, così come già oggi spiega perché la paura aumenta il battito cardiaco, ma non può spiegare gli stimoli, le idee, i pensieri che scatenano le nostre emozioni.
Si sente spesso dire però che l'amore è una questione di chimica, e si possono proporre congetture ben informate sul tipo di cambiamenti nella chimica dei neuroni che sono all'origine della tempesta emotiva che scuote il cervello degli innamorati.
Prima di cercare di capire cosa accade nel cervello degli innamorati, vediamo di capire cosa succede nel loro corpo, ricordando che mente e corpo partecipano entrambi all'esperienza di un emozione.
L'aumento del battito cardiaco alla vista della persona amata è uno dei sintomi più classici dell'infatuazione. Questo effetto è sicuramente causato da un attivazione del sistema nervoso simpatico ed è mediato dal neurotrasmettitore noradrenalina. Alle stesse cause può essere ricondotta l'involontaria dilatazione della pupilla che ha luogo quando si guarda una persona attraente, il cambiamento del respiro e molte altre sensazioni fisiche che ben conosciamo. Se i cambiamenti chimici e ormonali che sono alla base delle sensazioni fisiche degli innamorati possono essere facilmente compresi sulla base di conoscenze basilari di fisiologia, molto più arduo è invece affermare con un certo grado di certezza quali cambiamenti nella chimica del cervello siano alla base della sensazione emotiva collegata con l'amore.
Alcuni psichiatri hanno suggerito l'esistenza di due componenti nell'amore che lo accomunano a specifici disturbi psichiatrici: una componente euforica e una componente ossessiva.
L'euforia è quella che ci tiene svegli la notte, che permette di fare cose che si credevano impossibili, e che ci rende felici. È possibile che la dopamina sia in qualche modo coinvolta nell'euforia. Un gruppo di psichiatri pisano ha posto invece l'accento su di una seconda sostanza chimica, la serotonina, e sul suo coinvolgimento nelle ossessioni. Alcune coppie di innamorati hanno accettato di sottoporsi a un prelievo di sangue, ed è stato rilevata una variazione della serotonina simile a quella osservata in pazienti ossessivi. Un anno dopo però, la concentrazione di serotonina nel sangue degli innamorati si è normalizzata. D'altronde, c'era bisogno di complesse misurazioni chimiche per dimostrare che l'amore rende folli?

Innamoramento, attrazione, passione e fedeltà ‘sono scritti’ in poche molecole chimiche

Ormai da anni la ricerca scientifica ha evidenziato come i meccanismi dei sentimenti siano strettamente legati alla presenza o all’assenza di alcune sostanze chimiche nel corpo. A partire dai colpi di fulmine, sempre associati ad alte quantità di ormoni in circolo: i ferormoni, responsabili dell’attrazione sessuale e nell’uomo anche il testosterone, la cui produzione è legata alla passione erotica. I ferormoni sono in grado di produrre dei reali effetti attrattivi o repulsivi tra due persone in funzione della loro compatibilità e sono il motivo per cui non è possibile innamorarsi di una persona che abbia un odore che non sia gradito. 
Anche l’amore romantico è soggetto alle leggi della chimica, soprattutto nella fase iniziale, caratterizzata da sensazioni sessuali ed emotive molto intense. L’innamoramento è strettamente correlato agli effetti della feniletilamina e alla produzione elevata di dopamina e norepinefrina (associate ad una bassa attività di serotonina nel cervello). La feniletilamina è un ormone della classe delle anfetamine che l’organismo produce naturalmente, dagli effetti simili a quelli provocati da certe droghe o dagli sport estremi, come la riduzione dell’appetito e l’iperattività, che si riscontrano tipicamente in una persona innamorata. Ma l’azione della feniletilamina non finisce qui. Questa infatti stimola il rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore che agisce su numerosi processi fisici e psicologici. Tra l’altro, la dopamina è intimamente legata al sistema limbico, la zona del cervello sede delle emozioni e delle funzioni vitali come la sete, la fame e la sessualità, e consente di rinforzare alcuni comportamenti che apportano piacere e soddisfazione. Quando un evento è più felice di quanto fosse sperato, la dopamina emette un segnale di felicità i cui effetti euforizzanti spingono a ripetere l’esperienza. È questo il motivo per cui si sviluppa un forte attaccamento verso l’altra persona e la necessità di sentirla e vederla spesso.
Tuttavia, secondo quanto ci dicono gli esperti, questo ’periodo magico’ non può durare più di sei-sette anni. Poco a poco infatti l’organismo si abitua alla feniletilamina e l’allegria si attenua. Per i ‘drogati’ di feniletilamina questo segna spesso la fine della coppia e la voglia di cercare altri partner per poter ricreare gli effetti euforizzanti della feniletilamina. La persona lasciata va invece in deficit di questo ormone e si verifica ciò che viene comunemente chiamato ‘il mal d’amore’. Resta comunque il fatto che, seppur svanita la fase dell’innamoramento, la chimica continua ad essere protagonista e in questa fase ‘si può contare’ su altri ormoni quali l’ossitocina e le endorfine. Come ha spiegato Armando Zingales, presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici, “nel rapporto affettivo a lungo termine è ormai assodato l’importante ruolo svolto dalla chimica. Per esempio, nelle donne è l’ossitocina a favorire l’attaccamento al proprio partner, o se si vuole, la ‘fedeltà’, mentre nell’uomo è la vasopressina a svolgere un ruolo di sereno appagamento”. L’ossitocina è ormai provato che generi un aumento della sensibilità alle carezze e che spinga al contatto fisico e agli abbracci. Praticamente una sorta di ‘colla ormonale’ che fa stare insieme per tanto tempo anche dopo l’esaurimento della feniletilamina. Quando l’organismo sviluppa una tolleranza alla feniletilamina e non si scatenano più gli effetti dirompenti presenti all’inizio del rapporto, il cervello inizia a produrre le endorfine che apportano calma e sollievo al dolore e riducono l’ansia, procurando una sensazione di benessere che si traduce in una relazione affettiva molto forte che non si vuole più interrompere. È questa la fase dell’amore-attaccamento che può durare per anni.
“Il fatto che la chimica sia così importante in tutti gli aspetti della nostra vita, compresi quelli più intimi e personali come l’amore e la fedeltà non deve nè stupirci nè disorientarci – sostiene Zingales. La natura non ha paura della chimica, ma la usa sapientemente. Noi dobbiamo imparare a fare altrettanto, perché non c’è vita senza chimica e la qualità della vita dipende dalla chimica stessa".


2 commenti:

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  2. A tutti quelli che parlano anche di didattica voglio ricordare che sotto i titoli iniziali del blog “amore psiche gabry” compare un pulsante di rinvio ad un altro blog guidato da me “nuova didattica gabry” quelli cui interessano i processi dell’intelligenza il cervello e la didattica in generale sono i benvenuti. Grazie. Gabry

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