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venerdì 22 marzo 2013

Saartjie Baartman, venere nera o curiosità anatomica?









Esibita nei circhi, sezionata dagli scienziati dell'800, la Venere nera ha ossessionato il regista Kechiche. Finché ha trovato in Yahima Torrès un'appassionata interprete.



E’ un film su una donna vissuta due secoli fa. Ma una donna molto diversa dalle altre, misteriosa e deforme (secondo i canoni occidentali), per questo vilipesa, sfruttata, violentata. Una freak ante litteram. Da anni Abdellatif Kechiche (La schivata, Cous cous) era affascinato dal mistero di Saartjie Baartman, la Venere ottentotta il cui corpo è stato conservato per decenni a Parigi al Musée de l'Homme.




Donna ottentotta con steatopigia - dipinto - Saartjie Baartman





Il regista franco - tunisino è tra i pochi ad aver visto il calco di gesso di quel corpo, ma più che la bassa statura o le natiche smisurate ha conservato negli occhi l'espressione del viso della ragazza. "Kechiche mi ha raccontato che era una smorfia disperata su un viso invecchiato anzitempo, segnato dall'alcol, e da quello che le era capitato". Lo racconta l'attrice cubana Yahima Torrès, 30 anni, arrivata a Parigi nel 2003 e diventata la Venere nera del film di Kechiche, è il suo primo ruolo, difficile e doloroso.





Donna ottentotta con steatopigia - dipinto - Saartjie Baartman






Come Saartjie anche lei è nera (però molto meno scura) e abbondante. Ma nella vita è un'habanera allegra e luminosa. Arriva all'appuntamento con una deliziosa acconciatura: due treccine rigide all'insù, come quelle di Pippi Calzelunghe, le incorniciano il viso. "A Cuba nessuno si fa problemi per come sei fisicamente. Il mio corpo mi è sempre stato amico, mai l'ho sentito come un ostacolo. E nel ruolo di Saartjie ho avuto diritto a natiche in silicone, perché persino le mie erano troppo piccole". Lo dice sorridendo mentre con impeto si avventa sul cappuccino.





Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 






Arrivata in Inghilterra dal natio Sudafrica nel 1810, a 21 anni, mostrata in un baraccone come un orso ammaestrato dall'afrikaaner per il quale faceva la cameriera a Città del Capo, Saartjie Baartman divenne, alla morte, oggetto di studi scientifici in Francia (dov'era giunta nel 1814), da parte dell'Accademia Reale di Medicina. Gli scienziati erano incuriositi soprattutto da una parte del suo corpo, la più ambita e l'ultima a essere asservita, mercificata: il sesso. "Le donne ottentotte erano note per avere un sesso esteso e prominente, lo chiamavano "il grembiale genitale ottentotto", continua Yahima alla quale per fortuna sul set la protesi genitale è stata risparmiata.





Sophia Castello, venere hard del 3° millennio 






Nel 1815, quando Saartjie, ormai prostituta e attrazione dei salotti dell'alta società, muore di polmonite e malattie veneree, Georges Cuvier, il più famoso anatomopatologo dell'epoca, non deve faticare per avere un cadavere che nessuno reclamerà. Fa un calco di gesso dell'intero corpo e poi lo seziona. La Torrès ricorda con poco entusiasmo quando, con i grandi fianchi fasciati in un lenzuolo, Saartjie è condotta davanti a Cuvier. Nel film di Kechiche è una delle scene più spietate. "Quella volta Saartjie riuscì a fuggire dal gruppo di scienziati che volevano obbligarla a mostrare i genitali.





Donna ottentotta con steatopigia  2






Scappò via correndo. Ma io mi sono identificata con lei soprattutto nella scena in cui la definiscono scimmia, e lei, che parla soltanto afrikaaner, non riesce a difendersi. Lì mi sono sentita davvero ferita, ho sentito il razzismo sulla mia pelle". Dopo la morte, il corpo della ragazza arriva sul tavolo di marmo di Cuvier. Gli organi genitali e il cervello finiscono in vasi di formalina, per essere studiati (nel 1817 fu così stabilita "l'inferiorità razziale della boscimana") e poi esposti, assieme allo scheletro e al calco, nel Musée de l'Homme.





Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 2






Nel 1976, anche per le proteste dei visitatori, l'allora direttore André Langaney sottrasse la Venere ottentotta agli sguardi morbosi della gente. E nel 2002 lo scheletro di Saartjie tornò a Città del Capo, dove fu accolto con tutti gli onori, non solo dalla sua tribù (i khoikhoi), ma dall'intero paese che oggi la considera un simbolo dello schiavismo e dell'oppressione coloniale. Solo il calco del corpo è rimasto in deposito a Parigi; fu esposto per l'ultima volta nel '94 al Musée d'Orsay. Nessuno ha mai svelato i misteri della vita della Baartman, della quale restano poche tracce nelle cronache d'epoca.





Sophia Castello, venere hard del 3° millennio 2






Kechiche ne ha ricostruito l'esistenza senza esprimere giudizi, con lucidità e poco compiacimento, mostrando anche alcuni bianchi buoni, come gli attivisti della Società Africana di Londra che cercano di strappare Saartjie al suo manager Caezar (bravo l'attore sudafricano André Jacobs). Ma al processo che avrebbe potuto restituirle la libertà, documentato dai giornali di allora, lei nega di essere stata sfruttata affermando che Caezar la rispettava e le permetteva di essere un'artista.




Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 3 






Tra molti crudeli primi piani (girati anche per motivi di budget, ha detto il regista) ci sono due scene d'assieme nelle quali la Venere ottentotta esprime se stessa: quando, durante il patetico spettacolo circense a Piccadilly, uscita dalla gabbia si mette a cantare e suonare una struggente canzone africana; e quando, in un salotto parigino, si libera dal guinzaglio e danza. Spiega Yahima: "Saartjie arriva in Europa perchè vuole cantare e ballare. E pensa che Caezar, il suo padrone, le permetterà di farlo. Lui non è poi così cattivo, ma sa quali sono i gusti della gente, e cerca di assecondarli. 





Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 4 






La sfrutta perché in Europa è un freak e gli farà guadagnare molto". Come si è sentita a essere palpeggiata, pizzicata, montata come un bestia da soma? "Prima dell'inizio delle riprese abbiamo provato molto. E posso dire che al primo ciak ognuno sapeva benissimo la sua parte. Eravamo come una compagnia teatrale, unita da un sentimento di solidarietà. Ci sono stati momenti duri, ma il regista, gli attori e i tecnici non mi hanno mai abbandonata: capivano che era la mia prima volta e facevano a gara per starmi vicino, rassicurarmi. Sono sempre stata dalla parte di Saartjie.





Sophia Castello, venere hard del 3° millennio 3






Mi rendevo conto che raccontando la sua vita con sincerità le avrei reso un servizio. Questa è stata la mia sfida: far conoscere la sua storia, riscattarla, darle l'importanza che merita e che non ha avuto nella vita". Prima di diventare attrice - cosa che ora vorrebbe fare a tempo pieno - la Torrès lavorava a scuola, con i bambini. L'incontro con Abdellatif Kechiche sembra nascere sotto un cattivo destino. Nel 2005 il regista, già stregato dal mistero della Venere ottentotta, la vede passeggiare per una strada di Belleville. La segue, la ferma, le racconta il film che ha in testa. Si scambiano i numeri di telefono.





Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 5 






Ma in quel momento lui sta preparando Cous cous, che uscirà nel 2007, e il "vero" incontro avverrà solo quattro anni più tardi. Presentato nel 2010 alla Mostra di Venezia, Venere nera non è un film d'azione, non racconta una storia "dinamica" ma percorre incessantemente i volti dei protagonisti. Come se, anche nel caso di un'anatomia sbilanciata, l'espressione di un essere umano superasse sempre il suo corpo. è un film lungo (due ore e quaranta) e crudele, non tanto per le situazioni fisiche ma per quelle psicologiche. Il pubblico partecipa alla caduta di Saartjie, alla sua discesa all'inferno, e al proposito Kechiche non risparmia davvero nulla. "Dall'attimo in cui Abdel mi ha proposto il film ho iniziato a informarmi sul personaggio, e ho subito capito che il mio compito non sarebbe stato facile.





Venus Noire - Abdellatif  Kechiche 6 






E durante le riprese ho cercato di non cadere mai in depressione". Un ruolo immenso, per il quale la Torrès avrebbe meritato premi che non sono arrivati. La Venere nera si esibisce come un animale ammaestrato, la gente tocca le enormi natiche, la cavalcano come un asino, la frustano fino a imporle un erotismo morboso, assai diverso dal suo. E Yahima Torrès non ha certo avuto controfigure. Pensare che quello sia stato il suo primo ruolo, e guardarla sorridente, le treccine rigide all'insù, bere un cappuccino, sembra impossibile: come il fatto che nessuno le abbia poi offerto altre parti. Kechiche ha detto d'averla scelta proprio per questa leggerezza. Lui sapeva molto bene che dal ruolo della Venere Ottentotta un'attrice - e una donna - tormentate non sarebbero uscite indenni.


Sophia Castello, venere hard del 3° millennio 4


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2 commenti:

  1. Avviso ai naviganti. Poiché per motivi tecnici e di visione uso un monitor da 32 pollici ad alcuni il Blog sembra gigantesco! Ma non è così, basta andare sulla barra in alto del Browser (Explorer, Firefox, Opera, Crome ecc.) e sotto la voce Visualizza scegliere lo zoom del proprio monitor 70% - 80% ecc Ok!

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  2. Querido Gabry,
    informar a ustedes un extracto del Castillo Interior de Santa Teresa de Ávila a decir que los santos hacen el amor a los ángeles. Son de Zaragoza y profesor de literatura española. Deja un comentario o enviarme un e-mail. Realmente aprecio su blog. Hola!
    "Pude ver en sus manos un dardo de oro largo, que la punta de hierro me parecía tener un poco de fuego. Configgesse parecía a mí varias veces en el corazón, tan profundamente que llegué hasta la médula, y cuando me sacó pareció quitársela y me dejó todo en el fuego del amor de Dios herida dolor era tan agudo que estaba emitiendo gemidos, pero era tan grande la dulzura que me inculcó este dolor inmenso, que no había fin al deseo, ni el alma podía darse por satisfecho de que Dios no es un dolor físico, sino espiritual, aunque el cuerpo no deja de participar un poco ", y no mucho. Se trata de un romance tan dulce que tiene lugar entre el alma y Dios, te suplico la divina bondad que hacer así que trate de pensar que miento ".


    Caro Gabry,
    riporto per te uno stralcio del Castello interiore di S. Teresa d’Avila per dirti che anche i santi fanno l’amore con gli angeli. Sono di Saragozza e insegno letteratura spagnola. Mandami un commento o la tua mail. Apprezzo molto il tuo Blog. Ciao!
    “Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era cosi vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era cosi grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio cosi soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento”.

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