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sabato 29 settembre 2012

Ci prendono per il naso - I ferormoni






Ci prendono per il naso - I ferormoni


Non lo percepiamo come un odore, ma lo sentiamo a livello inconscio. E forse ne siamo influenzati più di quanto crediamo


Sto arrivando: non lavarti. È tutta qui la celebre lettera che Napoleone scrive alla moglie Giuseppina. Le quattro parole dell'imperatore dicono tutto di quanto desiderio, passione, eccitazione dipendano intimamente da quella parte del cervello, il sistema limbico, il "cervello delle emozioni" e il rinencefalo, il "cervello degli odori", che abbiamo in comune con alcune delle forme di vita più antiche che popolano il pianeta: gli uccelli e i rettili. Sono proprio gli animali a utilizzare al meglio i messaggi chimici per comunicare tra loro, soprattutto per ciò che riguarda il sesso. Noi umani li  abbiamo  chiamati   ferormoni (attenzione, si dice "ferormoni", non "feromoni", letteralmente: "sostanze eccitanti che conducono un altro individuo verso di sé"). Ma li conosceva già uno degli organismi più semplici e antichi della Terra, il Saccaromices cevevisiae. Questo fungo, il comune lievito della birra, si è posto il problema di come comunicare con gli altri suoi simili. Ha preso una decina di aminoaadi, ha costruito un piccolo peptide, l'ha secreto e sparso intorno a sé. 




Amore e ferormoni




Nel peptide, il cosiddetto fattore di accoppiamento, c'era un messaggio d'amore destinato ad altre cellule di lievito. Scritto in lettere chimiche c'è scritto: «sono qui, raggiungimi». A dimostrazione che Napoleone non aveva inventato nulla.

PICCOLI CHIMICI
Ciò che affascina gli endocrinologi della riproduzione è che più o meno la stessa sequenza di aminoacidi la usiamo anche noi, nel nostro cervello,  per  innescare  la cascata di eventi ormonali che governa sessualità e riproduzione. Ma gli animali continuano a essere più bravi degli uomini,  costretti dall'assenza o dalla povertà  del  linguaggio a usare la chimica per comunicare e per accoppiarsi.



 



Gli specialisti sono gli insetti. Veri virtuosi dell'uso dei ferormoni, sono capaci di riconoscere un partner potenziale grazie a una scia chimica secreta anche a molti chilometri di distanza, come fanno le farfalle e le falene, che hanno il loro organo olfattivo nelle antenne. Ma i ferormoni non servono solo per far l'amore. Le api operaie sono chimicamente 'castrate" e riconoscono la loro regina grazie al "ferormone reale" che produce. Il gatto sparge sui divani o sulla moquette l'orina pregna di ferormoni maschili per delimitare il suo territorio.
Nei roditori, i maschi se ne servono per capire se una ratta è disponibile; le femmine per capire se il maschio è il padre dei propri piccoli; e tutti e due usano i ferormoni per accertarsi che l'altro non sia un parente, col quale non ci si accoppia, attraverso una specie di test del Dna. Il kiwi, un uccello neozelandese incapace di volare, identifica la presenza di un verme sottoterra grazie al suo sviluppatissimo olfatto. La lingua biforcuta dei serpenti individua a distanza la presenza invisibile di una preda. E gli esempi potrebbero essere migliaia.
Nel libro L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello (Adelphi, 1985), il neurologo Oliver Sacks racconta di Stephen, uno studente di medicina che grazie all'uso di farmaci e a una transitoria e misteriosa malattia del cervello diventa un "iperolfattorio" e vive un breve periodo durante il quale, come il suo cane, tutte le sensazioni provenienti dagli altri quattro sensi impallidiscono e si sfocano a paragone di un olfatto incredibilmente sviluppato.


Organo vomeronasale nel gatto



IL SESTO SENSO
Stephen impara a riconoscere a distanza, e con assoluta precisione, la fisionomia olfattoria di chi vive intorno a lui. I messaggi chimici provenienti dagli altri sono vividi, estremamente intensi ed evocativi. Passerà il resto della sua esistenza a cercare di recuperare quelle inebrianti sensazioni, frustrato e deluso di non esserne più capace. Ma c’è qualcosa di Stephen in ciascuno di noi; se non ce ne accorgiamo, dipende soltanto dall'anatomia. Gli animali hanno un organo fatto apposta per leggere le sostanze chimiche disperse nell'aria. Si chiama organo vomeronasale e solo nel 1991 si è scoperto che anche la maggior parte degli uomini adulti lo possiede.
  E' una microapertura semilunare posta alla base della cartilagine centrale del naso, che varia da 0,2 a 2 mm, capace di reagire ai ferormoni e non agli odori (per rilevare i quali c'è la mucosa olfattiva). Le fibre nervose sensitive che partono dall'organo vomeronasale non arrivano alla neocorteccia, sede della coscienza, ma si arrestano prima, in corrispondenza del sistema limbico, il cervello emozionale. Sotto il livello della coscienza, quindi. Per questo, quando un ferormone colpisce il nostro organo vomeronasale, diversamente da un profumo che si percepisce, non ce ne accorgiamo. Ma non vuole dire che il messaggio non sia arrivato.



Ferormone femminile molto intenso





L’ODORE DEL SESSO
Per molti anni gli scienziati hanno creduto che l'evoluzione avesse reso inutile la comunicazione ferormonale, e che gli uomini vi avessero rinunciato. Ma molti esperimenti dimostrano tutto il contrario. La prima ad accorgersene è stata Martha McClintock, che nel 1971 dimostrò su Nature che se prendiamo delle ragazze tra di loro sconosciute e le facciamo vivere insieme, il loro ciclo mestruale (i cui tempi sono regolati da quello stesso ipotalamo che riceve i segnali ferormonali) si sincronizza. Il suo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato nel 1998 che sono le ascelle femminili a secernere sostanze completamente inodori che sincronizzano i livelli di Lh, l'ormone che controlla l'ovulazione. E non è tutto. Per replicare i recenti esperimenti della dottoressa Carole Ober, dell'Università di Chicago, è sufficiente disporre di t-shirt indossate per un paio di notti da un gruppo di uomini. Chiedete poi a un gruppo di donne (che non conoscono gli uomini) di annusare le magliette, scegliendo l'odore preferito. Non daranno la preferenza a caso: riconosceranno, senza saperlo, la persona con il sistema immunitario più simile a quello del loro padre.
  Gli esperimenti  dell'Istituto  di Etologia Urbana di Vienna, aggiungono poi che se valutiamo i visi (non visti dalle donne selezionatrici) degli "indossatori" delle magliette, gli odori più eccitanti corrispondono ai volti più simmetrici, cioè più belli.




Sezione del derma con annesse ghiandole sudoripare veicolanti i ferormoni







UN INTESA A PELLE
Chiarito che il nostro corpo è capace di inviare segnali chimici, c'era ancora da studiare cosa succede nel cervello quando siamo esposti ai ferormoni. Ci ha pensato, pochi mesi fa, il gruppo di neurobiologi diretti dalla dottoressa Ivanka Savic, utilizzando la Pet, una tecnica che permette di visualizzare le aree cerebrali che si "accendono" alla presenza di un determinato stimolo. Gli stimoli erano costituiti dagli ormoni maschili, gli androgeni, e da quelli femminili, gli estrogeni, cosi come vengono estratti dal sudore ascellare di uomini e di donne.



Ferormone femminile - Estratetraenol




Annusare ferormoni significa cose completamente diverse per un cervello maschile e per uno femminile. Gli androgeni attivano l'ipotalamo delle donne (cioè la risposta ormonale riproduttiva e sessuale) e alla regione olfattoria dei maschi (una zona legata ai comportamenti aggressivi e difensivi); gli estrogeni scatenano esattamente l'effetto speculare. Come dire: la presenza nell'aria di ormoni del sesso opposto stimola (partner potenziale), mentre quelli dello stesso sesso mettono in allarme (rivale potenziale).
L’attrazione tra due persone non può certo essere solo questione di chimica. C'è molto di più, e lo sanno bene gli psicologi che non amano l'uso del metodo scientifico per indagare la sessualità umana. Ma provate a chiedere a una persona innamorata perché lo è: vi elencherà virtù e qualche volta difetti della persona amata. Se insistete però, la risposta sarà sempre la stessa: non lo so, lo sento "a pelle" Questione di ferormoni.
          
Emmanuele A. Jannini


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