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venerdì 28 settembre 2012

Erica Jong seduce il demonio






Erica Jong seduce il demonio


Sesso a gogò, droga e festini nell’America degli intellettuali





Se leggete Sedurre il demonio lasciate perdere le pagine sul ruolo dello scrittore. Possono piacere, forse, a qualche signora dell’Ohio che sia settantenne (come l’autrice del libro Erica Jong, a questo punto) e che abbia un’idea dei letterati da film — appunto — americano e per signore: gente divorata dal Demone della scrittura, che beve molto, seduce leggendo poesie, va a finire i libri in romantici palazzi cinquecenteschi veneziani, ovviamente fatiscenti. Però Jong, da decenni aspirante letterata, è una scrittrice. Quando racconta racconta. Altrimenti non avrebbe venduto 18 milioni di copie del suo Paura di volare, uscito nel 1973; un po’ romanzo di formazione sessuale ebraico - newyorkese, versione femminile di largo consumo del Lamento di Portnoy di Philip Roth; molto libro-apripista che trasformò la rivoluzione sessuale in bestseller, sdoganò il parlare di sesso tra donne, lanciò la fiction femminile autoironica (non sempre riuscita). 



Erica Jong - premiazione 2006



Per cui. Se leggete Sedurre il demonio saltate le parti sulla letteratura e andate alle storie e agli auto-pettegolezzi dell’autrice. Jong era partita cercando di scrivere un manuale per scrittori, ha finito per trattare i suoi argomenti preferiti, il sesso ed Erica Jong. Jong che si nega al «crudele, sexy» Ted Hughes, poeta vedovo della poetessa suicida Sylvia Plath (conclude che lei non si sarebbe suicidata); Jong che non si nega ad Andy Stewart, marito della dea domestica-magnate-diva tv-ora ex detenuta Martha Stewart (che se la prende molto); Jong nella Los Angeles anni Settanta tra feste e produttori cocainomani; Jong, scombussolata dall’improvviso successo, che si ubriaca alle cene perché incontra molti vip ed è timida; Jong che racconta l’ottimo sesso kundalini con il marito Ken, che non può più prendere il Viagra in quanto sopravvissuto a un aneurisma all’aorta (son cose utili). Soprattutto - è il pezzo migliore del libro  - Jong poetessa esordiente impegnata in una delle più deprimenti fellatio mai descritte su carta stampata. 



Erica Jong



A un anziano editore che dopo un pranzo etilico la invita a vedere la sua collezione di libri rari. Jong si impegna per mantenere l’altalenante erezione dell’uomo di cultura e per portare il tutto a buon fine; stimolata dalla vista di una prima edizione di Leaves of Grass di Walt Whitman, sulla quale si era, pre-fellatio, significativamente soffermata.
Torna a casa dopo ringraziamenti vari, convinta di ricevere presto in dono il libro. In effetti, dopo qualche giorno le arriva un pacco dall’editore: è la prima edizione di Leaves of Grass, in facsimile. Una lezione di vita, ci sono donne professioniste che sanno muoversi, ci sono donne pasticcione che sanno scrivere, ma poi fanno sesso sbadato e si mettono con uomini sbagliati (è un altro demone, come da titolo). Però certo gli uomini sbagliati forniscono ottimo materiale per una scrittrice. Jong ricorda — con pseudonimi o senza — mariti e amanti già comparsi nei suoi libri (una ventina; oltre a Paura di volare, sono autobiografici Come salvarsi la vita, Paracadute e baci, Ballata di ogni donna, ecc.). Il marito psichiatra cornificato nel romanzo più famoso, il primo marito matto, il giovane amante Wasp finito, causa droghe e alcol, a vendere surgelati con un furgoncino. Più vari italiani en passant, nessuno significativo, tutti elegantemente bastardi. E molto ben recensiti: Jong fa capire che per lei sono i migliori, anche se bisogna sopportare le loro infernali mamme (un italiano particolarmente abile riuscì a provocarle un orgasmo accarezzandole il collo, racconta). 




Erica Jong - anni '70



Anche loro elemento preoccupante della maledizione delle donne famose, scrive Jong. Spiega come, mentre gli uomini di successo attirano femmine devote e adoranti, le celebri e magari un po’ ricche attraggono disgraziati, sadici, tipi calcolatori che ne sfruttano fama e contatti. Però Jong si è saggiamente blindata anni fa con un rassicurante avvocato. Però, nonostante i vari demoni, è contenta perché almeno ora le letterate non sono più necessariamente zitelle, o senza figli, o disperate, e si suicidano meno. Ancora però: in una lettera immaginaria a Sylvia Plath, le scrive: «Quando tu eri viva, era ancora possibile essere uno scrittore e disdegnare la televisione. Oggi questo è un altro tipo di suicidio … Bisogna avere una bella presenza e non aver paura di chiacchierare come degli idioti sullo schermo. Cosa avrebbe mai fatto Emily Dickinson nel mondo secondo Paris Hilton? ». Poco, probabilmente. Chissà se terrebbe un blog. 




Erica Jong - anni '90



Il paragone con le letterate sublimi e sofferenti è un demone iperpresente nei libri di Jong (che ha il suo carico di sofferenze, e qui racconta la sua storia di alcolismo e disintossicazione). Però Jong è un altro tipo: trent’anni prima di Paris Hilton, usando la scrittura e il patrimonio familiare di umorismo ebraico, ha spettacolarizzato la sua vita, vita sessuale inclusa, come lei; invece che in tv, nei libri. Continua a farlo, lo fa anche sua figlia Molly Jong-Fast (autrice di due para-romanzi autobiografici); però continua a confrontarsi con le poetesse morte, a ripensarci, a vivere con la sensazione di essersi ritrovata con un facsimile. Ps. Però Jong ha guadagnato molti soldi e vive bene. Perché in un libro così deve citare e lodare la sua beauty farm preferita, tipo pubblicità occulta? Mancano solo il telefono e l’indirizzo web. Emily Dickinson forse non l’avrebbe fatto.



Erica Jong - oggi

2 commenti:

  1. Per Rosanna Martini63! Ti ringrazio per la stima, ma non sono sorprendente e non sono unico! La verità è che sono disperato come tutti i comuni mortali! Forse per te sono un punto di riferimento ed anche per altre persone, ma la verità è che io sto perdendo i miei punti di equilibrio! L’unica persona che ho non mi appartiene (appartenenza metaforica, nel senso che non posso condividere i suoi pensieri, la sua vita, le sue gioie e i suoi dolori!) Io invece amo respirare l’aria della persona che sta con me, in tutti i sensi. Ma questo non è possibile. A volte è già successo che gli incontri vacillino, anzi temo che lei per trovare pace, voglia troncare tutto per non mettersi più in discussione! Praticamente, per te e le altre potrei anche essere un colosso, ma come quello di Rodi, dai piedi d’argilla! Scusa lo sfogo, forse il Blog sull’amore era anche una ricerca sulla mia identità!
    Ti ringrazio Gabry.
    P.S.
    Continua a seguire, se puoi sostienimi

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    1. Ma cosa succede! Hai inviato un commento quasi disperato, dove dici che il padrone dell’amore (tu) sta per smarrire “l’amore”? Io che stravedo per quello che dici e scrivi non capisco il messaggio. Per il resto so, come tutti, che sei separato da tanto, quindi non sono problemi di famiglia. Allora chi o cosa, all’improvviso, fa vacillare la tua (che poi è anche la mia) fede nell’amore? Non una donna, perché a mio modesto avviso, si getterebbero nel fuoco per stare con te. Anche solo condividere il pensiero o la presenza. A tacer d’altro …..! Cosa ti turba tanto da mettere in discussione le cose fondamentali in cui credi? Forse hai una compagna e il rapporto si è lacerato? Egoisticamente ne sarei “felice” ma non arrivo a tanto. Non credo sia questo il problema nessuna donna sarebbe così folle da perderti. Non solo, ma perderebbe l’amore con la A maiuscola, anche se tu fossi un imbrattacarte. Perché diciamolo veramente uno che imbratta le carte come te è un menestrello, un aedo. Solo grandi poeti, romanzieri e registi hanno descritto l’amore come fai tu e …. non sono tanti! Chi pazza butta alle ortiche un tuo “pensiero” dedicato a lei? Fosse anche uno solo. No, il problema è un altro. Io sarei ben felice di aiutarti, anche senza altri fini, per davvero! E non mi pare ancora vero. Rosanna Martini.

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