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sabato 27 ottobre 2012

"Love and limerence: amore e incapricciamento"








La limerenza è una forma d’amore con intensi sentimenti d’ammirazione e necessità di essere corrisposti dalla persona oggetto di limerenza, il cosìddetto "mal d’amore"; è piuttosto comune sentire: "è innamorato di x, non è più lui!"… ovvero la limerenza è un sentimento che trascina in un abisso di incomprensioni da parte di tutti coloro che non la sperimentano. 


Anne  Hathaway - Amore ed altri rimedi

  

Origine della Limerenza, 

Dorothy Tennov Negli anni ‘60, la psicologa Dorothy Tennov effettuò un’osservazione su 500 soggetti e il loro modo di vivere l’amore, pubblicando nel 1979 un libro dal titolo: "Love and Limerence: The Experience of Being in Love" dove il termine appariva per la prima volta. Dalla ricerca emerge che la limerenza non è logica e si manifesta come forma irrazionale nella necessità di essere corrisposti in sentimenti di somma ammirazione. Dorothy Tennov scelse appunto la parola "limerence" per il significato e la valenza insita nel termine: "incapricciamento"


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Caratteristiche della limerenza
Probabilmente, l’aspetto maggiormente rilevante della limerenza è quello che può essere riconosciuto come "pensiero intrusivo", che sfocia nell’ossessione. Gli affetti da limerenza pensano spesso ed in forma involontaria, all’oggetto della propria limerenza; situazioni, oggetti, parole, che non avevano relazione alcuna con la persona "bersaglio" riconducono ad essa.
Le persone limerenti hanno una percezione alterata della realtà per quanto concerne l’oggetto di limerenza: ogni minima azione è studiata e valutata, gesti innocui possono essere interpretati come interesse nei loro confronti, determinate situazioni ricreate con vivida immaginazione, mentalmente, etc.
In questo caso potremmo trovarla in comorbilità con la allomnesia, conosciuta anche come illusione della memoria, ossia il ricordo distorto di fatti passati. Racconti inventati di esperienze personali possibilmente accaduti. La memoria ingannevole fa sì che ricordiamo solo una parte dei fatti o una distorsione degli eventi in funzione dello stato d’animo presente.
Ad esempio una persona "circostan- zialmente" triste investe un’esperienza divertente e spensierata di toni grigi o al contrario rimembra un giorno funesto come estremamente positivo. Nel nostro caso, solitamente, una persona ossessivamente possessiva opera una rilettura del passato attraverso la quale poter giustificare l’attuale mancanza di fiducia. 

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È un disturbo assai più frequente di quanto si possa immaginare… Tornando alla limerenza, adduciamo la presenza di effetti fisici, somatizzazione della sofferenza: tremori, accelerazione del ritmo cardiaco, sudorazione elevata, confusione, “visione a tubo”, emicrania, debilitazione generale, etc. La persona è frequentemente in uno stato di ansia, tensione e timidezza, specialmente al cospetto dell’oggetto del desiderio. 


Chi può esserne affetto
Chiunque, in qualsiasi momento, può iniziare a patire la limerenza. Di norma la persona "bersaglio" è un possibile partner sessuale (o no), coerentemente all’orientamento del limerente. Ovviamente sebbene la sessualità possa peggiorare o migliorare di molto lo stato, non è una variabile preponderante dell’interesse del paziente e del disturbo, in ultima analisi è rilevante ma non implica una necessaria corrispondenza.
Paradossalmente a differenza di altre forme d’amore, la limerenza non denota preoccupazione per il benessere della persona-oggetto ed i suoi sentimenti, nè la sua partecipazione e relazione autentica. Motivo per il quale rientra a pieno titolo nei disturbi psichici e nelle pseudopatologie emozionali del XXI secolo, specchio della società individualista ed autocentrata. I limerenti sentono anche una gran necessità di esclusività, che li conduce ad irretirsi in un ordito di gelosia e dubbio sempiterni. 


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Altresì, si presenta indipendentemente dalla conoscenza reale ed approfondita dell’altro e dal lasso di tempo trascorso insieme; si può trattare di un rapporto instaurato anni prima o di una conoscenza superficiale, l’insorgenza è brusca, involontaria e scatenata da nessun evento particolare.
La persona limerente è anche generalmente insicura, con una personalità ed un Io non marcati e definiti, ha necessità di trovare negli altri conferme, riconoscimento e approvazione al suo essere e ad i suoi atti, è malleabile, non in grado di prendere decisioni e posizione. Trova appagamento nel possedere l’altro nell’atto sessuale e tende a considerarlo, appunto, un oggetto. Potremmo ipotizzare una classificazione, per quanto azzardata, fra i disturbi ossessivo-compulsivi, anche se la letteratura in merito è inesistente. È un disturbo pervasivo che sta dilagando fra le nuove generazioni, figlie del consumismo, del materialismo, dell’incertezza, a nostro avviso, fortemente sottovalutato. 

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La massima espressione di ciò che Bauman definisce "Amor liquido", della mercificazione e fruibilità dei rapporti.
Compresente quella che amiamo definire "poetica della mancanza" - nel caso in cui si riesca ad intrecciare una relazione fra il limerente e l’oggetto - l’attribuzione di valore alle persone, prima di possederle ed una volta “perse” e la mancanza di attenzione e reciprocità durante il possibile rapporto. Quasi si trattasse di masochismo emotivo e ricerca di malessere, tesi a colmare il proprio vuoto interiore, che nulla ha a che vedere con l’amore. 


Altri significati di Limerence
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Limerence (o Ultrattaccamento) è uno stato cognitivo ed emotivo caratterizzato da intenso desiderio per un'altra persona. Il termine fu coniato dalla famosa psicologa Dorothy Tennov per descrive lo stadio finale, quasi ossessivo dell'amore romantico.[1]
Il concetto rappresenta un tentativo di impostare scientificamente lo studio dell'amore romantico. Il termine limerence si riferisce spesso a voler intendere lo stato di una persona che esprime un intenso desiderio di attaccamento, preoccupazione per la persona amata, e, come mostrano recenti ricerche sulla neurochimica, uno stato mentale simile ad un disturbo ossessivo-compulsivo[2].



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Secondo la Tennov, esistono almeno due tipi di amore: "limerence", quello che lei chiama "attaccamento amoroso", e l'"affetto amorevole", cioè il tipo di legame che gli individui instaurano con i propri genitori e i propri figli.[3]
Lo stato di limerence è caratterizzato da pensieri intrusivi e da un'acuta sensibilità ad eventi esterni che riflettono la disposizione della persona nei confronti degli individui: si può provare un'intensa gioia o essere inclini a un'estrema disperazione, a secondo di come i propri sentimenti vengono ricambiati. Molte lingue, a differenza dell'inglese, posseggono termini tradizionali per denotare la limerence, come il tedesco Verliebtheit, lo scandinavo forelskelse, il brasiliano paixonite, o il russo влюблённость (vlyublyonnost).


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Origini
L'attaccamento amoroso, nella sua accezione ossessiva-compulsiva è il tratto caratteristico della limerence. Il concetto di limerence si trova per la prima volta nelle ricerche di Tennov a metà degli anni sessanta. Ella sottopose ad intervista oltre 500 persone sull'argomento dell'amore. La Tennov coniò il termine "limerence" nel 1977, pubblicandolo poi nel suo libro dello stesso anno, Love and Limerence: The Experience of Being in Love.
Tennov opera una differenziazione tra la limerence e altri stati emotivi affermando che l'amore implica interesse per il benessere e per i sentimenti dell'altra persona. Sebbene la limerence non lo presupponga, l'interesse vi può certamente essere incluso. Affetto e tenerezza esistono solo come disposizioni verso un'altra persona, a prescindere dal fatto che questi sentimenti siano ricambiati, laddove invece la limerence richiede che lo siano. Il contatto fisico con l'oggetto amato non è né essenziale né sufficiente a chi stia facendo esperienza di limerence, a differenza di chi prova un'attrazione sessuale. Lo stato iniziale dell'innamo- ramento definito in inglese New Relationship Energy (NRE) si avvantaggia di una comunicazione aperta e di una consapevole mutualità di sentimenti ed è generalmente vista come una positiva esperienza di legame, mentre la limerence può disperdersi una volta che si sia stabilita una reciprocità, ed è caratterizzata da incertezza e ansietà.


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David Brooks e Edgar Morin
La cultura occidentale, da sempre prigioniera del mito della ragione, ha idealizzato una razionalità pura, radicalmente separata dalle emozioni e dalle passioni. Antonio Damasio ci ha però insegnato che la razionalità pura non esiste. Ogni attività razionale è sempre accompagnata da una dimensione emotiva. Ma per troppo tempo abbiamo eluso la questione centrale: quella del rapporto tra docenti e allievi. Sono arrivato a credere che questi errori nascano tutti da un unico equivoco, dovuto a una concezione semplicistica della natura umana. La nostra società – e non mi riferisco solo al mondo politico, ma a numerose altre sfere – vede l’essere umano come una creatura divisa in due parti distinte: da un lato la ragione, di cui è giusto fidarsi; dall’altro le emozioni, che sono invece sospette. Si tende a credere che il progresso sociale sia portato avanti dalla sola ragione, nella misura in cui riesce a reprimere le passioni.
Questa concezione conduce a una distorsione della nostra cultura, che esalta il razionale e il cosciente, ma resta nel vago sui processi in atto negli strati più profondi. Siamo bravissimi a parlare di cose materiali, ma quando si tratta di emozioni la nostra abilità viene meno.
Cresciamo i nostri figli focalizzando tutta l’attenzione sugli aspetti misurabili attraverso i voti o i test attitudinali; ma spesso non abbiamo nulla da dire sugli aspetti più importanti, come il carattere o il modo di gestire i rapporti. Nella vita pubblica, le proposte politiche provengono spesso da esperti perfettamente a loro agio in correlazione con quanto può essere misurato, quantificato o aggiudicato, ma che ignorano tutto il resto.
Eppure, mentre siamo tuttora invischiati in questa concezione amputata della natura umana, vediamo emergere una visione nuova, più ricca e profonda, grazie all’opera di un gran numero di ricercatori delle più diverse discipline, dalla neuroscienza alla psicologia, dalla sociologia all’economia comportamentale e via dicendo.
Questo corpus di ricerche, disperso ma sempre crescente, ci richiama alla mente una serie di concetti chiave. Ricordiamo innanzitutto che la parte più importante della mente è quella inconscia, sede dei più straordinari prodigi del pensiero. In secondo luogo, l’emozione non è contrapposta alla ragione; sono anzi le nostre emozioni ad attribuire valore alle cose, e a costituire la base della ragione. Infine, noi non siamo individui che costruiscono relazioni reciproche, bensì animali sociali profondamente interpenetrati gli uni con gli altri, “emersi” proprio grazie alle nostre relazioni.


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Alla luce di questo, la visione illuminista francese della natura umana, che pone in primo piano l’individualismo e la ragione, appare fuorviante, mentre sembra più vicina al vero quella dell’illuminismo britannico, che privilegia il senso sociale e non ci descrive come creature divise. Il nostro progresso non avviene solo
grazie alla ragione e al suo dominio sulle passioni.
Evolviamo anche educando le nostre emozioni. Una sintesi di queste ricerche apre nuove prospettive in tutti i campi, dal mondo economico alla politica, passando per la famiglia. E porta a non privilegiare più lo sguardo analitico sul mondo, ma piuttosto il modo in cui le persone lo percepiscono per organizzarlo nella loro mente. Si guarda un po’ meno ai tratti individuali, e si presta maggiore attenzione alla qualità dei rapporti tra gli esseri umani. Cambia anche il modo di vedere quello che chiamiamo «capitale umano». Nel corso degli ultimi decenni si è affermata la tendenza a definirlo nel senso più restrittivo del termine, ponendo l’accento sul quoziente di intelligenza e sulle competenze professionali – che certo sono importanti. Ma le nuove ricerche pongono in luce tutta una serie di talenti più profondi, che abbracciano sia l’aspetto razionale che quello emotivo, fondendo insieme queste due categorie:

1) Sintonia: la capacità di immedesimarsi nella mente altrui, prendendo conoscenza di ciò che ha da offrire.

2) Ponderatezza: la capacità di osservare serenamente i moti della propria mente e di correggerne gli errori e i pregiudizi.

3) Metis (da Metide, dea greca della saggezza, ndt) : la capacità di individuare gli schemi e i modelli di sistemi aggregati (pattern) comprendendo l’essenza delle situazioni complesse.

4) Simpatia: la capacità di inserirsi nell’ambiente umano che ci circonda e di evolvere all’interno dei movimenti di un gruppo.




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5) Limerence (termine coniato dalla psicologa Dorothy Tennov per descrivere lo stadio finale, quasi ossessivo dell’amore romantico, uno sorta di ultra attaccamento, ndt): più che un talento, è una motivazione. Se la mente cosciente è avida di denaro e di successo, quella inconscia ha sete dei momenti di trascendenza in cui, mettendo a tacere la skull line - la «linea del cranio» - ci abbandoniamo perdutamente all’amore per l’altro, all’esaltazione per una missione da svolgere, all’amore di Dio. Un richiamo che sembra manifestarsi in alcuni con potenza molto maggiore rispetto ad altri.

Le tesi elaborate sul subconscio da Sigmund Freud hanno avuto effetti di vasta portata sulla società, oltre che sulla letteratura. Oggi, centinaia di migliaia di ricercatori stanno facendo emergere una visione sempre più accurata dell’esse-
re umano. E pur essendo di natura scientifica, il loro lavoro orienta la nostra attenzione verso un nuovo umanesimo, poiché sta incominciando a porre in luce la compenetrazione tra emotività e razionalità. Mi sembra di intuire che questo lavoro di ricerca avrà effetti di vasta portata sulla nostra cultura, cambiando il nostro modo di vedere noi stessi. E chissà che magari un giorno non riesca persino a trasformare la visione del mondo dei nostri politici. Per la nostra società l’essere umano è una creatura divisa in due: ragione e sentimento. Sappiamo parlare della prima ma siamo impreparati sul secondo.
Dobbiamo puntare a una visione diversa più ricca e profonda Che tenga conto dell’importanza dei rapporti tra le persone.


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