“M’incantò la rima fiore - amore,
la più antica e difficile del mondo.”
Umberto Saba
L’argomento è complicato e la
domanda, temo, senza risposte. Cercherò di traghettare pensieri e opinioni di
amici che stimo e parole di persone che amo, con un minimo di ostinazione. Io credo nella passione, e non
capisco se sia la stessa cosa.
L'amore è eterno finchè dura! |
Che cosa s’intende per
amore eterno?
Suppongo quel sentimento – possiamo
definirlo totale per capirci? – che lega due persone dal momento in cui si
manifesta fino al momento … quale? Finché morte non li separa? Fino alla prima
lite con porta sbattuta e cambio d’indirizzo? Fino al primo torto subito – o
inferto?
Un amico filosofo, Giancarlo Livraghi1, mi ha risposto: “L’amore è sempre eterno, finché dura. Se non è eterno
non è amore”. Io adoro
i suoi paradossi. Ho capito che quando nasce un amore non bisogna
chiedersi quanto durerà. Ma come durerà.
L'amore è eterno finchè dura! 2 |
L’amore richiede
pazienza
Sul “Corriere della sera” del 29
settembre scorso, il professor Francesco Alberoni ci fornisce la sua ricetta: “L’amore richiede pazienza”.
No, professore. Io non voglio avere
pazienza. Non in un progetto che coinvolge la mia vita, i miei sentimenti e le
mie certezze. Perché dovrei avere pazienza e rassegnazione, come se fossi perdente
e colpevole, e dovessi salvare ad ogni costo i miei sogni? Io non voglio avere
pazienza, io voglio vincere. Lei scrive ancora che “un solo errore può
distruggere l’amore”.
Se fosse vero avremmo un mondo di
single. Ha ragione Livraghi, non ci siamo mai
chiesti quanto sarebbe durato; è durato malgrado noi. Per assurdo che possa
sembrare, è amore. Lo diceva
anche Euripide: “ Non c’è amante che non ami per sempre”. Io
forse son di quelli.
Il professor Alberoni conclude
paragonando l’amore al
diamante: durissimo e fragile. L’amore, perché il diamante è pietra
durissima e non fragile. In tempi non recenti il fidanzamento riuniva in un
solo anello un diamante e una perla: la forza del maschio e la purezza della
fanciulla. Poi si è deciso di puntare sulla forza, essendo la purezza non più
richiesta.
L'amore è eterno finchè dura! 3 |
Quando l’amore ti costringe a scelte
difficili, non per te, ma per chi ti guarda e non capisce, ti giudica e non sa,
l’amore diventa eroico, più forte che mai. E un poeta che io amo molto, Sandro Penna, nella sua ostinata diversità, ha
scritto in quattro parole uno straordinario poema d’amore e di sofferenza: “Amore, amore – Lieto disonore”.
Ecco,
professore: chi ama forse è fragile. L’amore, no.
La stagione incerta
La maggior parte delle persone di
ambo i sessi, arriva al traguardo del matrimonio per impiantare un’azienda
familiare con l’impegno di farla funzionare. Per sempre.
Entusiasmo, amore, sesso, casa
nuova, viaggio di nozze il più lontano ed esotico possibile (tanto quando ci si
torna?), lavoro magari precario, ma promettente, i figli dopo l’euforia della
novità. E dopo la passione? I figli arrivano. Si sommano le preoccupazioni, il
tempo che passa (e non è galantuomo come si vorrebbe), i malanni che diventano malattie, la noia.
Quanto dura quell’amore eterno nelle
lunghe pause, nelle risposte rugginose? Nei silenzi che diventano sempre più
lunghi.
L'amore è eterno finchè dura! 4 |
Nella reciproca mancanza di interesse, di comprensione, di
condivisione. Quanto dura?
Le statistiche ci indicano che oltre il trenta per cento dei matrimoni fallisce.
Perché un matrimonio, o un qualunque
modo di convivere, così spesso non resiste alla prova dei fatti?
Le cause possono essere diverse e le
lascio alla sociologia e alle statistiche. Credo tuttavia che molto sia dovuto
alla pressione di fare e di avere. Le tentazioni, che non sono soltanto bionde o brune, ma
carriera, appartenenza, accumulo, prestigio, comando sono alla portata di
chiunque abbia tempo e energie da dedicarle. Spesso sottraendoli a quell’amore
che si voleva eterno.
Il settanta per cento di coniugati
che resistono e continuano “finché morte non li separa”, quale vita si sono riservati?
Quale futuro al loro amore?
Due anni fa ho pubblicato con
l’editore Marsilio il romanzo: “Una stagione incerta”, che ha aperto una
corrente di conferenze, dibattiti, articoli sull’amore delle persone anziane.
L'amore è eterno finchè dura! 5 |
La protagonista del romanzo a un
tratto si chiede: “Che cosa sa una donna di quarant’anni di quali sentimenti si
è capaci a settanta? La mia vecchiaia è stata capace di sentimenti. Di energia.
Di emozioni. Di sogni. Di progetti.
Come si poteva definire vecchiaia
quella stagione incerta che stavo vivendo?”.
La stagione incerta della nostra
vita è quella terra di nessuno in cui un uomo (sta per umanità, non per genere
maschile) non più giovane sa di non essere già vecchio. In cui un uomo non
accetta il ruolo passivo che gli è destinato. L’apologia dei nonni credo dipenda da cattiva coscienza.
Pensionato, due chiacchiere in
piazza, pennichella, qualche impegno con i nipoti per aiutare i genitori che lavorano,
visite programmate dal medico di famiglia perché la salute è tutto, il giornale
per discutere di calcio, sedute davanti alla televisione, la messa e la
preghiera perché l’ora si avvicina, il gioco delle carte al bar. Siamo sicuri
che sia questa la vita che un uomo (sempre inteso come umanità) pretende tra i sessanta e
settant’anni?
Una famiglia di silenzi, poche parole e pochi gesti, tenerezze dimenticate,
pudore, ruggine, impazienza, conti da pagare, poche responsabilità. Siamo
sicuri?
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Viviamo in una società giovanilista
in cui non soltanto si invecchia più tardi e meglio, ma si è sollecitati a impegnarci per restare più
giovani a lungo, ad ogni costo, non soltanto nell’aspetto.
Sappiamo che uomini e donne
frequentano ormai in ugual misura palestre, istituti di bellezza, spa, piscine,
corsi di ballo, sedute per mantenere il corpo ed elevare lo spirito. Per
esercitare il cervello si producono e si vendono decine di giochi
d’intelligenza che ti cancellano l’età anagrafica. Si sollecita la mente
con “La settimana enigmistica”.
Alcuni ci provano con la televisione
e con l’internet, ma i risultati non sono stati ancora codificati e resi
pubblici.
Naturalmente nessuno trascura il
sesso. Stiamo discutendo da
anni sugli effetti collaterali delle pillole blu, ma intanto ci provano, sono
vivi e persino allegri. Avete provato qualche volta a chiedere ad un
uomo di settant’anni se è ancora innamorato di sua moglie? Io, sì.
Un pensionato mi ha risposto
testualmente: “Innamorato… beh, è mia moglie. Stiamo insieme da tanti anni. Le
voglio bene…”. Mi ha parlato
con più entusiasmo del suo cane da caccia. Fate ancora l’amore? Ho
chiesto.
E quest’uomo sano, ancora di
bell’aspetto, che si è sposato giurando sull’amore eterno, si confonde. Parole
farfugliate a mezza bocca, lo sguardo a terra, persino un leggero rossore. A settant’anni l’amore si vive o
come una prova extraconiugale di cui vantarsi o come una colpa.
La normalità diventa una colpa da
difendere, e di cui vergognarsi persino a parlarne, dietro una cortina di pregiudizi,
falsi pudori, peccati e confessioni.
Jeanne
Moreau, attrice, ha detto: “L’età non ti protegge dall’amore. Ma l’amore un po’
ti protegge dall’età”.
Difficile per i figli – ormai adulti e accasati – e
persino per gli amici, accettare che un settantenne desideri fare
l’amore con una sua coetanea, magari sposata quarant’anni prima. Tanti anni
passati insieme e ancora il gesto, qualche fantasia, una complicità da
condividere.
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La voglia di avere qualche certezza.
La voglia di partecipare alla vita che ti sfugge. L’amore.
Ha ragione Max Damioli2, la felicità degli anziani si costruisce da giovani. Tutelare la salute: è più facile prevenire a trent’anni che guarire a settanta. Stimolare il cervello: ponendosi domande e pretendendo risposte. Allenare il cuore all’amore.
Ha ragione Max Damioli2, la felicità degli anziani si costruisce da giovani. Tutelare la salute: è più facile prevenire a trent’anni che guarire a settanta. Stimolare il cervello: ponendosi domande e pretendendo risposte. Allenare il cuore all’amore.
Di parere diverso due autori,
Haville Hendrix e Helen Hunt, terapeuti americani, che hanno pubblicato (in
Italia da Sonzogno) un corposo volume dal titolo: “Come essere felici insieme
per tutta la vita. Meditazioni e esercizi per far crescere l’amore giorno dopo
giorno”.
Non l’ho letto, soltanto sfogliato. Un amore che ha bisogno di
crescere giorno dopo giorno, mi spaventa. Anche le meditazioni e gli
esercizi. Le ricette servono
in cucina, la vita non è un minestrone con ingredienti variabili.
La banalizzazione di questi manuali
svilisce la nostra intelligenza, e anche l’amore.
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Dante, Petrarca e
Jacques Prévert
Un amico, mio coetaneo, a proposito
di amore eterno, maliziosamente, mi cita due dei padri della letteratura
italiana: Dante e Petrarca.
Francesco
Petrarca poetava in modo sublime di una
certa Laura, forse mai davvero esistita, mentre sappiamo che ha avuto due
figli, riconosciuti, da una donna che non ha sposato e di cui non si conosce il
nome.
Dante
Alighieri, che ha professato eterno e
purissimo amore per Beatrice Portinari, nei fatti ha sposato tale Gemma di
Manetto Donati, con la quale ha avuto quattro figli. E si divertiva con altre,
come confessa nel suo bel sonetto a Guido
Cavalcanti:
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Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e
mio,
si’ che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ‘l disio.
E
monna Vanna e monna Lagia poi
con
quella ch’e’ sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono
incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
so’ come i’ credo che saremmo noi.
Una mia allieva di vent’anni, invece,
mi mostra timorosa la sua poesia del cuore: “Cet
amour” di Jacques Prévert. Qui c’è tutto quello che lei crede di
sapere sull’amore eterno.
Cet amour
Si violent
Si fragile
Si tendre
Si désespéré
Cet amour
Beau comme le jour
Et mauvais comme le temps
Quand le temps est mauvais…
Beaucoup plus tard au coin d’un bois
Dans la foret de la mémoire
Surgis soudain
Tends-nous la main
Et sauve-nous.
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Ho trascritto soltanto l’inizio e la
fine di questa lunga poesia che celebra l’amore anche nei suoi lati più oscuri
e controversi. L’ultima frase è il messaggio di Prévert: “Tendici la mano e salvaci”.
L’amore può davvero salvarci: se non
ci fa paura. A vent’anni e a ottanta, forse sì:
l’amore fa paura.
La ferita dei non
amati
Una pubblicità apparsa in questi giorni
in televisione recita “la felicità è un viaggio che comincia da bambini”.
Dopo aver indagato sugli amori dei
sessantenni, e averne tratto conclusioni a volte stupefacenti, in un altro
romanzo ho considerato il dolore di una bambina di tre anni.
Per accorgermi che tutto quello che
ci capita da piccoli, all’inizio di quel viaggio, condiziona il nostro
carattere, le nostre scelte, i nostri amori. Eterni e no.
Il timore dell’abbandono se i genitori si separano; i sensi
di colpa se i genitori litigano o se il ragazzino ti lascia e l’amica
che credevi tua per sempre preferisce una compagna diversa da te. Più tardi
sarà il fidanzato a lasciarti, il marito a tradirti, la persona che ti è più cara a morire, un altro abbandono.
Il dolore dell’abbandono, che ti
segna come una ferita, la ferita dei non amati, è l’inizio di quel viaggio. Verso amori sostitutivi e scelte sbagliate, che si
ripetono identiche nel tempo, con la stessa sofferenza. Perché il dolore e la
colpa sono parte di noi. È quella ferita che ci fa deboli, di fronte all’amore,
e ci confonde.
La felicità è un viaggio che
comincia da bambini. Anche
il dolore.
L’amore eterno
C’è una ricetta perché l’amore duri
in eterno? Probabilmente, sì. Io non ne ho.
Ne aveva certamente Eugenio Montale,
che ho conosciuto diversi anni prima che morisse. Nella sua casa di Milano, lui
in poltrona con un vecchio plaid sulle ginocchia, e accanto, su una sedia più
alta, sua moglie, la donna che gli è stata accanto tutta la vita (“Esterina, i
vent’anni ti minacciano…”). Che gli appoggia una mano protettiva sul braccio e
lo incita a rispondere alle mie domande, mentre approva compunta con un cenno
del capo ogni cosa che lui dice.
Parliamo d’amore. Cita a memoria la
strofa di una poesia provenzale di Bernard de Ventadorn:
Ai, las! Tan cuidava saber
D’amor, e tan petit en sai…4
(Ahi, me infelice tanto credevo di sapere
d’amore e tanto poco ne so)
1) Giancarlo Livraghi, www.gandalf.it.
2) Massimo Damioli, “ Il Massimo del respiro”, Edizioni Skills.
3) Eugenio Montale, “Ossi di seppia”, Mondadori.
4) Ahi, me infelice tanto credevo di sapere d’amore e tanto poco ne so.
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