Stefania Sandrelli
In quarant'anni di carriera, non ha mai conosciuto un declino,
nemmeno ora che gli anni sono aumentati, anzi!
Prosegue
ancora oggi la sua fortunata carriera, Stefania
Sandrelli, beffandosi dell'età che avanza e non curante delle nuove
ninfette che vogliono arrivare immediatamente al successo con ritmi serrati.
Peccato che a loro manchi qualcosa che lei aveva: la tenerezza e quello humour che riusciva a renderla
persino irriverente per i più grandi registi italiani dell'epoca d'oro di
Cinecittà, a partire dal suo titolo più celebre Sedotta
e abbandonata.
Stefania Sandrelli - La più, più ..... più del Cinema Italiano !!! |
Protagonista di tante love story nella vita privata,
scoperta e riscoperta più volte professionalmente, è inutile negare che
nonostante una recitazione "naturalistica" che ogni tanto si inceppa,
se non tenuta a freno dal regista di turno, questa splendida indimenticabile
attrice italiana, è una delle interpreti più movimentate e avvincenti della
storia del cinema di casa nostra.
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A
15 anni, era una delle tante miss che l'Italia del boom sfornava ("Miss
Ninfetta", per la precisione), ma è stato un servizio fotografico sulla
spiaggia della sua città (Viareggio) a portarla sulle strade del cinema. Pochi
mesi di distanza da quegli scatti, Luciano Salce,
colpito dalla bellezza di questa ragazza, le offre una parte ne Il federale (1961) facendola così esordire sul grande
schermo accanto a Ugo Tognazzi (che sarà
spessissimo suo compagno di set) e Gianni Agus.
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Anche se la vera notorietà esplode
dopo la sua partecipazione in Divorzio all'italiana
(1962) di Pietro
Germi, dove interpreta la cuginetta Angela, della quale si invaghisce
perdutamente Fefé (Marcello Mastroianni). A 16 anni, si fidanza con il
cantautore Gino Paoli, con il quale vivrà un lunga storia d'amore (che
verrà poi tradotta in una
delle più belle canzoni italiana del secolo "Questa
lunga storia d'amore", da lui scritta appositamente per lei) e che
si concluderà con la nascita della sua prima figlia, Amanda
Sandrelli (anche lei oggi attrice), nel 1964. Migliore amica di Sylva Koscina (si erano conosciute sul set de Il
fornaretto di Venezia), la Sandrelli si esporta persino in Francia dove
Jean-Pierre Melville la fa recitare accanto a Jean-Paul Belmondo e Michélle
Mercier nel drammatico Lo sciacallo (1963).
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Poi
torna in Italia, fra le braccia del pigmalione Germi per interpretare uno dei film più belli della
sua carriera Sedotta e abbandonata (1964),
dove dà veramente il meglio di sé stessa, nonostante la giovane età. Antonio
Pietrangeli, colpito dalle doti recitative di questa ragazza (ormai mamma), le
offre l'opportunità di impersonare un'attricetta che non riesce ad avere
successo in Io la conoscevo bene (1965).
Nessuno crede che la Sandrelli sia capace di interpretare un ruolo del genere e
Pietrangeli si imporrà fortemente per sostenere il suo nome nel cast. Quando
alla fine ci riesce, il film è un vero successo e l'attrice è esaltata dalla
critica e particolarmente apprezzata dal pubblico.
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Lungo gli anni Settanta, a
Germi, che sarà una costante professionale nella sua vita (sarà diretta da lui
anche in L'immorale e Alfredo, Alfredo), si
alterna Bernardo Bertolucci (Partner, il
capolavoro Il conformista, senza dimenticare
Novecento). Mentre se per Monicelli sarà una strega che segue Brancaleone alle crociate (1970), per Luigi
Comencini è vittima del capitalismo in Delitto
d'amore (1974), ma anche una sexy vicina di casa che balla in un
ascensore bloccato con un monsignore in Quelle
strane occasioni (1976).
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Il cinema francese, nella persona di Claude Chabrol, la inserisce nel giallo Profezia di un delitto (1975), anche se è il cinema
di casa nostra a renderla da sempre la regina del grande schermo. Ettore Scola
sarà infatti uno dei mattoni portanti nella carriera di questa attrice:
impossibile dimenticarla nei panni della donna contesa da Gassman e Manfredi in
C'eravamo tanto amati (1974), e che dire poi
de La terrazza (1980) dove nel ruolo di una
riservata borghese si intasca il Nastro d'Argento come miglior attrice non
protagonista.
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Allietata
dalla nascita del secondo figlio, Vito, avuto dal matrimonio con il turbolento
playboy Nicky Pende nel 1973, la Sandrelli non rinuncia al cinema: Bolognini,
Sordi, Carlo Vanzina entrano nella sua filmografia, così come entra Tinto Brass che con l'erotico La
chiave (1983), mostra all'Italia un volto della Sandrelli che nessuno
conosceva. E dopo Giuseppe
Bertolucci (Segreti segreti, 1984) e Steno (Mi faccia causa, 1984), è
una delle tante interpreti della commedia in tinta rosa Speriamo che sia femmina. La famiglia (1988) di
Scola e Il piccolo diavolo (1988) di Benigni la riconfermano un'ottima
esponente della commedia italiana, ma è con gli esordienti che la Sandrelli dà
sempre il meglio. Ne sono una prova il David di Donatello e il Nastro d'Argento
come miglior attrice protagonista per Mignon è
partita (1988) di Francesca Archibugi.
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Secondo Ponzio Pilato (1988), Lo
zio indegno (1989), Il male oscuro (1990),
L'africana (1990) e Evelina e i suoi figli (1990) sono tutte pellicole
alle quali partecipa mostrandosi di volta in volta materna e drammatica, sexy o
patetica, conturbante, ma anche estremamente divertente. La sua ambiguità
sessuale fuoriesce soprattutto sotto la direzione di Bigas
Luna (Prosciutto prosciutto, Il mistero, Volaverunt), mentre la sua
innocenza, denotata da quel tono di voce disincantato che la contraddistingue,
emerge in Per amore solo per amore (1983) di
Giovanni Veronesi, ma anche in Con gli occhi chiusi (1994) di Francesca
Archibugi. Non disdegna nemmeno le fiction ed eccola apparire al fianco di Gigi Proietti ne Il maresciallo
Rocca (1996), senza dimenticare l'appassionante saga femminile de Il bello delle donne.
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Lina
Wertmüller, non a caso, la inserirà nel cast di Ninfa plebea (1996), mentre a
cavallo fra la fine degli anni Novanta e l'inizio del nuovo millennio
segneranno i grandi ritorni ai grandi autori: Bernardo
Bertolucci con Io ballo da sola (1996), Francesca Archibugi per il
televisivo Renzo e Lucia (2004), Ettore Scola con
La cena (1998) e Gente di Roma (2003), per il quale vince il Nastro
d'Argento come miglior attrice non protagonista).
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In quarant'anni di
carriera, non ha mai conosciuto un declino, nemmeno ora che gli anni sono
aumentati, anzi! La sua interpretazione in Matrimoni
(1998) di Cristina Comencini è più fresca che mai, e che dire del ruolo
della madre in crisi sentimentale e psicologica de L'ultimo
bacio (2001) di Gabriele Muccino, che le ha fatto guadagnare a furor di
popolo gli ennesimi David e Nastri d'argento per la migliore attrice non
protagonista, replicati l'anno successivo con il drammatico Hijos - Figli
(2001) di Marco Bechis.
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Dopo
l'ennesima riconferma sotto l'ala di Ozpetek in Un giorno perfetto (2008) e dopo le partecipazioni a
Questione di cuore (2008) e Meno
male che ci sei (2009), la Sandrelli decide che il momento del gran
salto è giunto: nel 2009 si cimenta nella regia con Christine, pellicola
biografica sulla vita della poetessa Cristina da Pizzano, nella quale dirige la
figlia Amanda nella
parte della protagonista.
Nello
stesso anno d'esordio dietro alla cinepresa la Sandrelli non manca di tenersi
in allenamento come interprete in Ce n'è per tutti di Luciano Melchionna. Del 2010 sono invece le
sue straordinarie partecipazioni, nel ruolo di madre, in La prima cosa bella (che le fa vincere un Nastro
d'Argento) di Paolo Virzì e La donna della mia vita di Luca Lucini.
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L'anno
successivo è ancora sul grande schermo, ma con due commedie brillanti: la
vediamo accanto a Ricky Tognazzi in Tutta colpa della musica e con Fabio Volo in Il giorno in più, di
Massimo Venier.
È
la diva popolare, e per la critica è il capolavoro umano. Meritatamente, per la
leggerezza con la quale ha attraversato questi anni di cinema italiano, si è
guadagnata quindi il Leone d'Oro alla carriera nel
2005 e il Nastro d'argento onorario nel 2006.
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