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venerdì 15 giugno 2012

L’ODORE DEL CORPO






L’ODORE DEL CORPO


L'erotismo é una forma di conoscenza, una conoscenza deI corpo. Del nostro corpo, del corpo dell'altro, una conoscenza raggiunta at­traverso il corpo. Il nostro corpo diventa un oggetto eroti­co, quando vogliamo piacere agli altri. È il loro desiderio che mette in moto la nostra conoscenza. Le religioni asce­tiche che combattono 1'erotismo nascondono il corpo, im­pediscono che la gente ne prenda cura, lo trascurano, non lo lavano. Allora tutti i sensi si ottundono, il tatto, la sen­sibilità cenestesica, 1'odorato. Vi è sempre, nelle persone, negli ambienti, nei locali abitati dai membri delle religio­ni ascetiche, nel loro abbigliamento, nei loro refettori, nei loro conventi, qualcosa di squallido, di cattivo gusto, uni­to ad un cattivo odore. In








Europa sono stati gli aristocra­tici, i mercanti, il grande clero a creare uno spazio per la bellezza, la raffinatezza della vita, per la poesia, per la pittura, per 1'abbigliamento colorato, per i profumi, per la curiosità, per lo studio della natura e del corpo umano, per la medicina. Il rinascimento italiano, da cui ha origine il mondo moderno, è una scoperta del corpo, della sua ar­monia, della sua bellezza.
Ma vi è anche un conoscere attraverso il corpo. Noi tut­ti, quando entriamo in contatto con un'altra persona, sia­mo profondamente influenzati dalle sue espressioni corpo­ree. Per prima cosa percepiamo il linguaggio non verbale del suo corpo. Ne sono però più consapevoli le donne. Il primo aspetto che la donna esplora, che percepisce del corpo dell'uomo è l'odore. L'odore è determinante. Spesso in base all'odore decide se continuare a vedere quell'uomo oppure evitarlo. Evitarlo perché sgradevole, perché pro­duce nausea. L'odore si percepisce a distanza, basta essere seduti accanto in treno, in aereo, in macchina, al ristoran­te, in salotto, o sull'ascensore. Ancora più determinante è l'alito dell'uomo, perché se l'odore è modificabile con i co­smetici ed i profumi, l'alito no. La donna fa di tutto, quasi istintivamente, per coglierlo. Per scoprirlo le basta avvici­narsi. Talvolta la donna lo fa di proposito, si avvicina il più possibile come quando, per esempio, tenta di aggiu­stargli la cravatta. Gli uomini apprezzano questo gesto, questo tipo di attenzione della donna.








L'odore del corpo e dell'alito sono una conditio sine qua non per il proseguimento del rapporto. Se 1'odore è buono può continuare. La donna esperta sa anche intuire dall'odore del corpo e dell'alito, 1'odore del sesso. II sesso dell'uomo, anche dopo una doccia, conserva sempre un odore particolare, individuale, anche se sempre maschile. Il rapporto fra corpi ed odori è un sapere che hanno i creatori di profumi. L'arte di creare i profumi è un'arte erotica. Scaturisce dalla profonda conoscenza della psiche della donna e delle metamorfosi dell'odore naturale del corpo della donna misto con il profumo. Lo stesso profu­mo su ogni donna assume una fragranza diversa. I creato­ri di profumi sono dei grandi cultori del corpo femminile. Il sapere sul profumo maschile, invece, è ancora allo stato grezzo. Forse perché le donne non si sono ancora impe­gnate a creare profumi maschili o forse perché molte di loro preferiscono quello naturale. Esplorato 1'odore, la donna passa ai sapori. Questo atto conoscitivo ha bisogno di un inizio erotico, il bacio. Nel­1'uomo, invece, è col bacio che incomincia 1'esplorazione, perché prima non riusciva a cogliere 1'odore della donna ma solo il suo profumo artificiale. Con il bacio ne sente 1'alito e, talvolta, ha una reazione di disgusto. L'uomo pe­rò non dà a questa impressione la stessa importanza della donna. Se è eccitato eroticamente, infatti, cessa di sentire 1'odore sgradevole. Nell'uomo 1'odore dell'alito è solo un ostacolo, mai una barriera.










Per la donna il sapore della bocca è determinante quanto gli odori, o più degli odori. Il bacio è un modo di cominciare ad offrire qualcosa del proprio corpo, e di prendere qualcosa. È un iniziare a bere il corpo dell'uo­mo. Dal modo di baciare la donna esperta capisce il ca­rattere dell'uomo. Da particolari insignificanti. Per esem­pio capisce se il gioco della vita vuol condurlo lui, oppure se è disposto a cederlo a lei. Si accorge se 1'uomo, nell'atto sessuale, è capace di resistere a lungo, di rimandare il pro­prio orgasmo, oppure se ha una eiaculazione precoce. Se è generoso e capace di dare oppure se, al contrario, è un la­dro di piacere. La donna sa scoprire molte altre caratteri­stiche dell'uomo da un bacio, se è intelligente e sensibile. Il come lo scopre però lo tiene per sé, non lo dice. Non lo dirà soprattutto mai a chi non potrebbe capire. È un sape­re antico, iniziatico, che potrebbe essere giudicato osceno, che richiede complicità, riserbo. Una donna non parlerà di queste cose ad una ragazza che sa che non è mai stata profondamente innamorata. Così come non parlerebbe mai di erotismo ad un ragazzo. Se vuol trasmettergli un sapere farà all'amore con lui.
Dalla conoscenza del corpo dell'uomo una donna sa valutare anche le altre donne. Sentendo parlare una don­na, osservandone i minimi comportamenti, sa se è inna­morata oppure no, sa se ha accettato il corpo del suo uo­mo oppure no. Sa se il suo è un vero grande amore o sol­tanto un senso di possesso, di protezione o di prevaricazione.
L'altra tappa è la conoscenza del corpo dell'uomo usando il proprio corpo. La donna usa il proprio corpo, più che la ragione, per esplorare 1'uomo. Si fida più delle sue sensazioni che del ragionamento, oppure di quello che lui le dice. Per la donna è sempre più importante quello che 1'uomo fa per lei, i gesti che compie verso di lei, di ciò che dice o promette. Conta più un abbraccio, il modo di vibrare, il modo di sospirare, il calore della pelle, la sua esitazione, il suo abbandono, che la parola «ti amo". È più autentico, cioè la donna si fida di più di un ti amo detto con il corpo in un momento qualsiasi, che di un ti amo, detto dalla mente con le parole. Le parole sono am­bigue e strumentali, e lei lo sa bene. Le pulsioni del corpo sono autentiche. Le parole sono controllabili, il corpo no, trasmette sempre qualcosa di ciò che prova, soprattutto quando è stanco, o quando 1'uomo è triste.









Anche la donna più sprovveduta, perfino quella che è incapace di amare e di donarsi ha, in questo campo, un sapere naturale superiore a quello dell'uomo. Su questo piano la donna più semplice supera 1'uomo più sensibile e colto. La donna, in sostanza, usa il suo corpo per attraver­sare quello dell'uomo, per raggiungere la psiche dell'uo­mo. E, spesso, quella parte della psiche che 1'uomo non conosce di se stesso. Nei millenni in cui è stata confinata entro la casa e schiacciata dal potere maschile, la donna ha imparato an­che ad usare questo sapere per uno scopo, per vincere 1'uomo, per dominarlo, per fargli fare ciò che vuole. An­cora oggi, nelle relazioni professionali, soprattutto quando è in gioco qualcosa di essenziale, la donna non si limita a cedere il suo corpo, 1'oggetto maledetto, perché 1'uomo lo desidera. Lo usa per conoscere 1'altro. Le è facile, se lo vuole, fare all'amore con lui. Allora 1'uomo è orgoglioso della sua conquista ma lei, attraverso quel rapporto, sa qualcosa di lui che lui stesso non conosce. Riesce a mettere in luce una parte oscura del suo carattere. In un rapporto professionale o con un superiore, riesce a capire le sue de­bolezze, le sue paure, le sue reticenze, le ragioni della sua aggressività, di atteggiamenti che, prima, le sfuggivano. Riesce a capire i suoi desideri, i suoi meccanismi di difesa e a difendersene. A volte scopre anche delle qualità nasco­ste, delle virtù che si rivelano solo attraverso il corpo.









È questo tipo di conoscenza che usano le donne nei ri­guardi dell'uomo con cui vivono, ma di cui non sono più innamorate o che odiano. Lo usano per controllarne le reazioni, per dominarlo, per spezzare la fiducia che lui ha in se stesso. Anche questo la donna lo fa più col corpo che con le parole. Per esempio alternando il desiderio e il ri­fiuto. Un giorno è elegante, un altro è sciatta, un giorno è appassionata, 1'altro indifferente. Un giorno il suo corpo è vibrante, 1'altro di ghiaccio. In questo modo crea nella mente dell'uomo quello sconcerto che 1'uomo può creare solo attraverso la parola promettendo e poi mancando all'impegno, dicendo e non facendo. Se si comporta in que­sto modo, però, 1'uomo è, dal punto di vista sociale, im­morale. Inoltre si mette in contrasto con i suoi valori etici che gli impongono di rispettare la parola data, di essere coerente. Usando il suo corpo e la volubilità del corpo la donna si sottrae a qualsiasi critica morale. Il corpo non è ragione - dice a se stessa e agli altri - reagisce istintiva­mente. Quindi non è imputabile, non è colpevole. Ritro­viamo così il sovraccarico morale tipico dell'uomo di que­sta epoca e di cui abbiamo parlato a lungo.
Questa straordinaria importanza del corpo femminile per giudicare, per conoscere, per controllare, questa sua forza, la lascia contemporaneamente vulnerabile. Perché anche gli uomini hanno, nel corso dei millenni, appreso un modo per frenare questo potere. Non rinunciando alla donna, all'atto sessuale perché è troppo importante. Ma riducendo i tempi del contatto, la durata dell'incontro, riacquistando, subito dopo, la propria autonomia. La di­scontinuità dell'uomo è il suo modo per rendersi inafferra­bile. La volubilità dell'erotismo maschile è un sotterfugio, un artificio per sottrarsi al giudizio. La donna controllerà tutte le sue reazioni con attenzione preziosa, ma lui non si farà trovare, come il bambino che marina la scuola per non essere interrogato.
2. L'uomo non ha la stessa conoscenza del suo corpo e del corpo femminile. Il grande seduttore sa intuire, dal modo stesso in cui la donna si avvicina, da come lo guar­da, da come risponde al suo sguardo, si siede, accavalla le gambe, se è disponibile per lui. Il grande seduttore cono­sce tutti i punti erotici della psiche e del corpo della don­na, e sa come toccarli, come provocare le sue reazioni. Pe­rò, in genere, non gli interessa la parte profonda della sua anima. Gli interessa fare all'amore con lei, la sua cono­scenza è strumentale a questo fine. Per raggiungere la ca­pacità femminile di conoscere attraverso il corpo, occorre che ci sia un bisogno antico, ancestrale di conoscere. Per realizzare i suoi desideri, per difendersi dal potere maschi­le, la donna ha dovuto scandagliare a lungo ogni gesto dell'uomo-padrone, ogni suo moto involontario. Senza tradirsi nella continua vigilanza. Solo gli omosessuali hanno sviluppato una analoga ca­pacità. Negli omosessuali, soprattutto maschi, l'erotismo è più strettamente intrecciato con la professionalità, con il successo, il potere. Fra di loro vi sono più spesso rapporti simili a quelli della donna con l'uomo potente, che può assicurarle un lavoro, la carriera o, addirittura, la ricchez­za. Nel mondo intellettuale, la conoscenza del corpo e at­traverso il corpo diventa anche una modalità di conoscere intimamente il modo di pensare, la sensibilità dell'altro, di cogliere aspetti della sua personalità altrimenti inaccessi­bili. Qualità e sfumature che 1'eterosessuale sarà condan­nato ad ignorare. Gli omosessuali tendono a formare una comunità anche per questa capacità di conoscersi, per questa intimità esclusiva, per questo sapere iniziatico, ri­servato agli adepti.










La donna conserva, in ogni istante della sua relazio­ne amorosa, la capacità di percepire e di valutare. L'uo­mo invece, quando è eccitato eroticamente, perde anche quel poco di acutezza che ha. È dominato da una sola emozione e non è più in condizione di dire se quella don­na è bella o brutta, grassa o magra, con un grande seno o con il seno appena abbozzato. Le donne sono sbalordite nel sentire che il loro uomo ha fatto all'amore con una donna che, ai loro occhi, è bruttissima, addirittura ripu­gnante. Invece, nell'eccitamento erotico, 1'uomo apprezza tutto, così come è. Quando 1'eccitamento scompare, però improvvisamente scompare anche 1'impressione di bellez­za. Per alcuni uomini è addirittura come risvegliarsi da un sogno. Si trovano accanto ad un corpo strano, così diverso dal loro, incredibilmente piccolo o incredibilmente grasso, e ne sono stupiti. Quando 1'uomo è innamorato e, spinto da una attrazio­ne erotica momentanea, fa all'amore con un'altra donna, dopo si sente come insozzato e fa molta fatica a liberarsi da questa sgradevole impressione. Nella donna questo av­viene meno facilmente perché fa la sua valutazione pri­ma. Si accorge prima se quel certo uomo le piace o no. Se è innamorata è raro che si lasci coinvolgere da un uomo qualsiasi. Non ha, perciò, bisogno di provare ribrezzo. L'uomo, al contrario, non aveva valutato nulla ed ora è come stupefatto della sua scelta. Però lo stupore non crea esperienza. Lo stupore è figlio del non sapere e della di­menticanza. La prossima volta si comporterà nello stesso modo.
Quando la donna sbaglia la valutazione e si concede a qualcuno che poi le ripugna, invece è presa da collera e disgusto verso se stessa. È il suo stesso corpo che reagisce. «A questo punto una terribile ripugnanza si impadronì di Tamina», scrive M. Kundera. «Si alzò di scatto dalla sedia e corse ai gabinetti. Aveva lo stomaco in gola; si inginoc­chiò davanti alla tazza per vomitare, il corpo le si torceva come scosso da singhiozzi, e davanti agli occhi aveva lo scroto, i coglioni, il membro, i peli di quell'individuo e sentiva il soffio acre della sua bocca, e le venne in mente che non sarebbe più riuscita a raffigurarsi il sesso e la pe­luria di suo marito (che amava), che la memoria del di­sgusto è più forte della tenerezza (Ah sì, mio Dio, la me­moria del disgusto è più forte della memoria della tene­rezza!) e che nella sua povera testa non sarebbe rimasto altro che quell'individuo dal fiato puzzolente, e vomitava, si torceva e vomitava». (1)
Per fortuna, nell'uomo, per fortuna in  rapporto alla complementarità dei sessi, il disgusto non è mai più forte della tenerezza. Non è nemmeno mai più forte del deside­rio. Perché 1'uomo non ha memoria duratura del disgusto, ma solo del piacere erotico. Di qualunque esperienza ero­tica, anche di quella in cui si era meravigliato di trovarsi accanto ad una donna brutta, anche di quella in cui ave­va provato disgusto, la sua memoria, dopo molto tempo, riesce sempre a distillare un aspetto eccitante, un partico­lare inquietante o attraente, una bellezza capace di gene­rare nuovamente il desiderio.
1 Milan Kundera, II libro del riso e dell'oblio, cit., p. 125.


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